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Autore: Risa_chan    04/04/2015    3 recensioni
In fondo a quella strada buia e stretta, in quell'hotel a ore, la vita Maëlys Rolland tornò alla sua grigia quotidianità, al via vai di amanti, a storie spoglie di una notte o di sole poche ore.
Tuttavia era Maëlys a essere cambiata dentro. [song-fic]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Albergo a ore
 

Io lavoro al bar d'un albergo a ore
Porto su il caffè a chi fa l'amore.
Vanno su e giù coppie tutte uguali,
Non le vedo più manco con gli occhiali...

 
Parigi 1956
In fondo ad malfamata strada di periferia, stretta, buia e sporca c’era il piccolo albergo, sudicio per davvero,  in cui lavorava Maëlys Rolland; una signora dai capelli grici e gli occhiali spessi attraverso i quali aveva visto così tanto  a tal punto che  nulla poteva più stupirla.
Era abituata al grigio via vai degli amanti, di facce anonime sempre uguali, mascherate dal troppo trucco o da capelli che coprivano la faccia. Arrivano si prendevano quello di cui avevano bisogno senza fermarsi più di una notte o per poche ore: il tempo di un caffè, senza parlare senza scambiare una gesto di gentilezza,  ma dal altro canto chi arrivava fino a lì aveva solo modi volgari e rozzi. Maëlys era spettatrice di un mondo che nulla aveva da offrire, pieno di niente, a parte alcool e puzze nauseabonde.
Era diventato facile ignorare, rimanere sordi ai rumori, alle parolacce e alle volgarità misere; era facile ignorare anche il puzzo di certi uomini. Continuava a servire da bere al bar, oppure a pulire quel tanto che bastava per le minime norme igieniche.  Dare ordini e aiutare le cameriere a rifare le stanze (faccenda da fare spesso durante tutta la giornata) erano le occupazioni che la signora di mezza età ripeteva meccanicamente.   Avrebbe potuto scrivere un libro intero su cosa era riuscita a trovare in quelle stanze, fra le lenzuola o sul pavimento. Ci rideva spesso con Laurine, una cameriera che non lavorava più lì già da un po’.  Non duravano mai molto in verità: si rischiava spesso di essere scambiata per una delle donnine perciò nessun uomo sano di mente le avrebbe mai più volute. Laurine aveva durato tre anni perché aveva bisogno di soldi per potersi sposare, e lì la paga era buona.
Maëlys era  andata al  matrimonio e sapeva che adesso lavorava in un forno fuori da Parigi nel piccolo paese in cui era nato il marito.
“perché non vedi,  e te ne vai da questo posto?”
Aveva riso alla domanda, perché non aveva un motivo per rimanere.
 
Ma sono rimasta come una cretina
Vedendo quei due arrivare un mattino:
Puliti, educati, sembravano finti!
Sembravano proprio due santi dipinti!
 
M’han chiesto una stanza, gli ho fatto vedere
La meno schifosa, la numero tre...
E ho messo nel letto i lenzuoli più nuovi
Poi, come San Pietro gli ha dato le chiavi.
Gli ho dato le chiavi di quel paradiso
E ho chiuso la stanza, sul loro sorriso!

 
 Maëlys,dunque, credeva sul serio che nulla di buono potesse arrivare lì, in quel luogo perso e dimenticato per buone ragioni. Eppure un mattino, come un vero miracolo arrivò quei due, così belli tanto che gli sembravano  due angeli scesi  direttamente dal paradiso.
Uno aveva capelli biondi e occhi azzurri, pelle dorata un angelo sicuramente, l’altro la carnagione chiarissima incorniciata da capelli scuri e due occhi neri e profondi. Era qualcosa nei loro occhi nello stare vicini, due giovani uomini, il modo in cui le loro mani  si sfioravano con delicatezza: tutto era purezza, intensità e bellezza. L’opposto di tutto ciò che invece si poteva trovare lì.
Alla donna parve come se la carta da parati quasi scrostata e così ingiallita riprese colore, mentre uno dei due le chiese una stanza poggiando lì i contanti.
“Dovrete aspettare un po’, per avere una stanza.”
Sorrisero entrambi, dicendo che andava bene. Così offrì loro da bere dicendogli di accomodarsi al bar.
Come incantata prese dalla rastrelliera la chiave della tre, la stanza meno rovinata, poi dallo sgabuzzino scelse le lenzuola più nuove, preparò il letto e sistemò la stanza al meglio.
Non sapeva perché lo faceva, non c’era una vera ragione, lei si muoveva automaticamente spinta da una forza invisibile, voleva che tutto potesse essere degno di loro,  qualcosa le diceva che quei ragazzi erano speciali.
Anche una squallida stanza di un love hotel.
Tornò nella hall, si diresse vero il bancone del bar e li trovò lì seduti vicini sorridendosi parlando sussurrando. Interromperli sembrava un peccato mortale.
Tossì più delicatamente possibile, per farsi sentire:
“Accomodatevi la vostra stanza è pronta!”
“Grazie, Signora!”
Certo che quell’era un modo di fare al quanto diverso per quel posto la vecchia signora lo sapeva e comprendeva che anche i due uomini se pure non sembrarono farci  caso.
La proprietaria li lasciò in quella piccola stanza trasformata in un paradiso, la salutarono con un sorriso.
Era strano per una donna così anziana proprietaria di hotel a ore, abituata solo a tristi storie di sesso, ad amanti sempre diversi, a puttane che portavano lì i loro clienti. Aveva perso il conto dei giorni, degli anni passati seduta lì, passando il tempo a leggere riviste senza nessun interesse, scambiando a volte chiacchiere futili, a volte ordini alle cameriere, a pulire bicchieri o servire  liquori. Quel giorno non lo avrebbe mai dimenticato, aveva fatto rifiorire in lei la speranza che la fuori di quella strada buia e stretta qualcosa di bello ci fosse.
 
 
Io lavoro al bar d'un albergo a ore
Porto su il caffè a chi fa l'amore.
Vanno su e giù coppie tutte uguali,
Non le vedo più manco con gli occhiali...

 
 
Li trovò così, anche nelle morte la bellezza era rimasta invariata,  bianchi, freddi e perfetti. Era una donna che non piangeva più da tanto tempo eppure mentre parlava con la polizia, Maëlys pianse.  In silenzio,  guardando le pareti che erano tornate grigie com’ erano sempre state.
 
“signora…”
“Ah eccovi, vi accompagno….”
Erano due polizotti in divisa, impettiti e austeri i quali sembravano perdere sul serio il loro mestiere.  Con Loro vi era il medico legale. Salirono al primo a piano arrivando alla seconda porta a sinistra, e li faceva entrare, cercando di fare meno rumore possibile. Il dottore guardò un attimo quasi schifato.
“A occhio e croce si sono avvelenati…”
Parlottarono fra loro, dicendo le solite generalità, le  cose da professionisti, mentre Maëlys rimase in disparte con gli occhi fissi sugli amanti come a voler vegliare su di loro.
“signora, si sente bene?”
“Non deve essere abituata…”
Negò discostando lo sguardo costringendosi a guardare l’agente.
“Non credo che ci sarà bisogno di chiudere, signora…appena poteremo via i cadaveri, potrà riutilizzare la stanza”.
Non rispose, tuttavia l’osservazione le fece notare quasi con gioia che, pochi erano stati i clienti. Quel giorno era il loro; quel silenzio, quel senso di strazio era loro dovuto.
Senso di colpa, impotenza. Morire a vent’anni non era giusto, come non era giusto condannare quel loro amore perché diverso.  Erano solo due anime  gemelle che disideravano vivere negli occhi dell’altra.
Aspettò l’arrivo dell’ambulanza per  vedere il via vai di persone e osservare mentre venivano caricati ognuno sulla barella, coperti con un lenzuolo  e infine portati via.
Li seguì fino alla strada, al freddo gelido di quella mattina.
Mentre vide scomparire l’auto, pensò che in qualsiasi posto avrebbero potuto essere felici per sempre. Insieme.
 
 
Ma sono rimasto là come un cretina
aprendo la porta in quel grigio mattino,
Se n'erano andati, in silenzio perfetto,
lasciando soltanto i due corpi nel letto .
 
Lo so, che non c'entro, però non è giusto.
Morire a vent'anni e poi, proprio qui !
Me Ii hanno incartati nei bianchi lenzuoli
E l'ultimo viaggio l ' han fatto da soli:
né fiori né gente, soltanto un furgone,
Ma là dove stanno, staranno benone !

 
 
In fondo a quella strada buia e stretta, in quell’hotel a ore, la vita Maëlys Rolland tronò alla sua grigia quotidianità, al via vai di amanti, a storie spoglie di una notte o di sole poche ore.
Tuttavia era Maëlys a essere cambiata dentro.
 
lo lavoro al bar d'un albergo ad ore
Portò su il caffè a chi fa l'amore...
sarò una cretina ma chissà perché
 Non mi va di dare a nessuno la chiave del tre!

   

Note autrice

Appena ho sentito questa canzone, non ho potuto non pesare a Sasunaru,  e farne una Song fic.
La canzone  si intitola  Albergo ad ore ed è stata tradotta da un celebre success “Les amants d'un jouro”  di Edith Piaf.  Qui  maggiori informazioni -----à  http://it.wikipedia.org/wiki/Albergo_a_ore_(brano_musicale)    Vi consiglio di sentire sia la versione originale che quella in italiano è davvero bellissima  ç.ç.
http://youtu.be/dP-GaA3ykLk0; http://youtu.be/JHlwvYDrht4
 
Nota su possibili errori grammaticali/ortografici: mi scuso per eventuali errori, il correttore automatico non è affidabile al 100% Risa-chan
   
 
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