Il qui presente intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva dell'autrice; pertanto, non può essere riprodotto - totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima. Titolo © MacBeth, 1606, William Shakespeare.
Avvertimenti: slash "fantasmagorico".
Note: Happy nonsense.
And
yet are on 't
Ho sempre pensato che non
v'è nessuna felicità maggiore
di quella della famiglia.
(Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
di quella della famiglia.
(Fëdor Michajlovič Dostoevskij)
«Gli altri lo avevano detto.»
Sirius accarezza con lo sguardo la testolina blu elettrica di Teddy. Ha quasi due anni.
«Mh?» Remus lo ascolta distrattamente, mentre osserva accigliato il figlio arrampicarsi su un’altissima sedia.
«Che l’avresti trovata, alla fine. Una famiglia.»
Teddy si aggrappa alla tovaglia per mantenere l’equilibrio precario, ma il risultato è fin troppo scontato: la caduta ha una colonna sonora di cocci infranti e pianti. Senza contare il mezzo infarto di Andromeda. Quando Lunastorta prova a consolare il bimbo cercando di prenderlo in braccio senza successo, Sirius si scusa mimandogli una smorfia: “Inconvenienti da fantasma”.
«L’ho sempre avuta.»
Sorride.
Non sarà male, l’eternità.