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Autore: Ellie_x3    05/04/2015    6 recensioni
Efestione era d'una bellezza cara agli dei -slanciato, flessuoso, con occhi grandi del colore della roccia bagnata- e Alessandro, ben piantato e con il corpo d'un guerriero, scherzava sul fatto che, una volta stanco di ammirare Ganimede, Zeus avrebbe posato gli occhi su Efestione. Il suo Efestione.
Per tutta risposta lui sorrideva con indulgenza, ma ringraziava che ciò non fosse mai accaduto.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Troia li aveva accolti con l'abbraccio del deserto.
Alessandro, con la schiena diritta in sella a Bucefalo e il mantello rosso mosso dal vento, puntava la città come se fosse una vecchia amica- ed Efestione lo vedeva, vedeva come brillavano i suoi occhi scuri. Stirpe di Achille, mormoravano alle sue spalle, e sangue di Eracle. Ebbene, ci sono città che, anche nella rovina, aprono le proprie braccia solo ad un certo tipo di uomini: ai valorosi, ai giusti, ai grandi.
Gli stessi, vecchi sussurri che Alessandro fingeva di non sentire quel giorno si provarono veri. 
L'eroe tornava a casa.

 
-Madre-

"He [Hephaestion] is half my soul."



Efestione era d'una bellezza cara agli dei -slanciato, flessuoso, con occhi grandi del colore della roccia bagnata- e Alessandro, ben piantato e con il corpo d'un guerriero, scherzava sul fatto che, una volta stanco di ammirare Ganimede, Zeus avrebbe posato gli occhi su Efestione. Il suo Efestione.
Per tutta risposta lui sorrideva con indulgenza, ma ringraziava che ciò non fosse mai accaduto. 
Forse non l'avrebbe ceduto nemmeno a Zeus, Alessandro. Ne era la riprova l'eco distante della voce di Olimpiade -la lupa nel recinto di Pella, abbandonata fra i suoi serpenti e le sue stregonerie- che faceva tremare Efestione nonostante le continue rassicurazioni e le prove della fedeltà di Alessandro. Le giornate passate insieme, fianco a fianco, e le tante notti in cui su di loro erano piovuti fiumi di vino e fiori.
Alessandro lo amava.
Ma vennero gli inverni, e le battaglie, e Alessandro divenne re all'alba dei vent'anni. Avrebbe dovuto sposarsi.
Presto, diceva lui.
Quando? chiedeva sua madre.
Infine, con una tenacia disperata, urlando parole scritte con un inchiostro che aveva lo stesso colore del sangue, le lettere dalla Macedonia li avevano seguiti persino nel pellegrinaggio a Troia.
Allora Efestione sbatté le palpebre per scacciare le lacrime, e poggiò la mano sulla roccia scivolosa delle rovine della città che era stata di Priamo.
Poggiò la fronte contro il muro, stringendo i pugni, e prese una decisione.
Che Achille lo aiutasse, le lacrime non volevano smettere di scendere.    


"Non capisco; mia madre può dire quello che vuole, ma lei è in Macedonia e noi siamo lontani. Io sono solo io. Io ero solo Alessandro ieri e lo sono oggi, ma erano diversi gli occhi con cui mi guardavi quando eravamo alle tombe di Achille e Patroclo." Com'era prevedibile, il re non era facile da convincere. Non voleva sentire, non desiderava vedere. In due falcate fu addosso ad Efestione e lo prese per le spalle, scrollandolo con forza.
Era sempre stato più alto di lui. 
"Vorrei che mi spiegassi perchè e voglio -no, ti ordino, per l'amore che porto a Zeus- di non prendere sul serio le parole di mia madre. Vorrebbe che mi sposassi, ma Cleopatra Euridice è morta e così i suoi figli: mia madre teme troppo. Non preoccuparti. Ed Efestione..." esitò, un ragazzo spaventato che si mordeva le labbra, ed il generale sentì il mondo sotto i propri piedi tremare violentemente "...Mio Efestione, come puoi venire qui e dirmi di voler dividere ciò che è stato unito dagli dei? Con che diritto?"
Era una domanda legittima, ma Efestione si chiedeva se non fosse sbagliata: Alessandro era un re e, di certo, non era suo. Era dei macedoni, in futuro sarebbe stato della sua regina e poi del mondo intero, votato a gloria ed immortalità, caro ad Apollo che ogni giorno baciava i suoi passi sul deserto asiatico. Sangue di Achille e di Ercole, sangue d'eroe, nulla a che spartire con i mortali. 
No, Efestione dubitava d'essere parte del disegno che gli dei avevano dipinto per il grande principe.
Gli sorrise, ma era una gioia spenta, e con grazia posò una mano su quella del re. 
"Ti sbagli, amico mio" disse. Le sue dita si strinsero attorno alla mano calda di Alessandro, resa ruvida dal vento e dal sangue, e la scostarono con grazia."Non c'è alcun disegno, alcuna influenza divina. Tu sei un grande uomo, Alessandro." 
Un giorno d'estate di molti anni prima, a Pella, Efestione aveva ottenuto un amico prezioso. Quel mattino, quando il sole batteva così­ forte da sciogliere le strade e l'aria non si poteva respirare, poco meno che bambino aveva imparato cos'era davvero l'affetto. 
Ora, alle porte di Troia, l'Antica, iniziava a capire la devozione.
Cieca e risoluta e disperata, sì, ma rendeva grandi gli uomini.
"Tu sei un re e un giorno, forse, sarai un dio." aggiunse, e strinse più forte quella mano a lungo conosciuta. Fece male lasciarla andare. "Io sono solo un altro Patroclo."




@Ammetto che, essendo basato sul film, non c'è un grande lavoro di documentazione.
Giusto un pochino.
   
 
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