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Autore: Shainareth    05/04/2015    5 recensioni
Non molto tempo prima, infatti, Peggy era riuscita a stoppare Kentin per i corridoi del liceo e a convincerlo a rispondere ad alcune domande, personali e non, da pubblicare sul giornale della scuola.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Kentin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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INTERVISTA




«Un biscotto per i tuoi pensieri!» esclamai alle sue spalle, facendolo sobbalzare.
   Kentin si voltò bruscamente nella mia direzione, inalberando un’espressone indispettita. «Mi hai fatto prendere un colpo!» mi accusò, facendomi ridere.
   Gli zampettai attorno come una bambina e mi affiancai a lui, prendendo a scrutare il giardino della scuola, dove avremmo iniziato le attività del club, di lì a poco. Tutto quel verde era meravigliosamente rilassante, anche se la mia tonalità preferita era quella degli occhi del ragazzo che mi era accanto.
   Quel giorno, però, quel luminoso verde smeraldo sembrava essere offuscato da qualcosa, al punto da averlo costretto a defilarsi subito dopo la fine delle lezioni per trovare un riparo solitario nei pressi della serra della scuola.
   «Cos’è che ti turba?»
   Lui mi lanciò uno sguardo annoiato. «Non fingere di non saperlo.»
   «È per via dell’intervista di Peggy?»
   «Per cos’altro, se no?»
   «Io l’ho trovata carina», gli assicurai, senza aver bisogno di mentire.
   Non molto tempo prima, infatti, Peggy era riuscita a stoppare Kentin per i corridoi del liceo e a convincerlo a rispondere ad alcune domande, personali e non, da pubblicare sul giornale della scuola. Quest’ultimo era uscito proprio quella mattina e chi lo aveva letto non aveva potuto fare a meno di sorridere per alcune risposte del mio migliore amico, come quella che riguardava i suoi vecchi occhiali rotondi, che a quanto pareva continuava ad usare in casa, o la ragione per cui, prima di partire per la scuola militare, non era stato in grado di vestire come avrebbe invece voluto a causa della sua piccola statura. Leggere di quei suoi piccoli segreti mi aveva intenerita non poco.
   «Anche la parte riguardante la mia vendetta su Ambra?» s’interessò di sapere Kentin, pur conoscendo bene la risposta al veleno che gli avrei dato.
   Risposta che non tardò a venire, difatti. «Fallo di nuovo e ti spezzo le ossa.»
   Era incredibile come, almeno su quel punto, mi ostinassi ad infischiarmene del pudore e della timidezza che mi impedivano di essere più chiara riguardo ai miei sentimenti per lui. Beh, non che ci volesse una cartomante, per capire quali fossero.
   Kentin mi guardò contrariato e imbarazzato a un tempo. «Avevi detto che non ti ricordavi dell’accaduto.»
   «Cerco di dimenticarlo, infatti», gli garantii incrociando le braccia al petto con aria accigliata.
   «Ti ho già detto che non è una cosa di cui vado fiero.»
   «Lo so. È per questo che hai ancora i menischi intatti.»
   Stavolta faticò a trattenere un sorriso, ma preferì lasciar cadere l’argomento con un’indolente scrollata di spalle. «Quell’imbrogliona di Peggy è riuscita ad inserirci proprio tutto quello che ci siamo detti.»
   «E che ti aspettavi? Lo sai com’è fatta. Anche se, al posto suo, non mi sarei certo soffermata su tutte quelle domande sui tuoi biscotti preferiti…»
   «Nemmeno io…» mi assicurò Kentin con un tono di voce che lasciava intuire tutta la sua perplessità al riguardo. «Mi ha dipinto come se fossi un biscotto-dipendente.»
   «Perché, non lo sei?» lo presi in giro, iniziando a ridacchiare.
   Lui fece un verso buffo, ridendo con me. Qualche attimo dopo, però, sbirciò nella mia direzione, accorgendosi che lo stavo fissando con una certa insistenza ed un inquietante sorriso sulle labbra. «Che c’è?» volle sapere, pur con una vaga titubanza.
   «È vero quello che hai detto a proposito di Castiel?» gli domandai, intrecciando le dita davanti alla bocca e fissandolo da sotto in su con il cuore che mi batteva forte in petto. Quando Peggy glielo aveva chiesto, Kentin aveva risposto che, per la ragazza che amava, avrebbe tenuto testa a Castiel. Le sue testuali parole erano state: farei qualsiasi cosa per lei.
   Lo vidi arrossire e distogliere lo sguardo, mentre si portava una mano dietro la nuca. Era un gesto che a volte compiva in automatico, quand’era in imbarazzo, ed io lo trovavo a dir poco delizioso. «Certo che è vero», rispose, abbassando sensibilmente la voce.
   «Un biscotto per il suo nome!» mi azzardai ad affermare, troppo vivacemente per i suoi gusti.
   Kentin si volse di nuovo verso di me, inalberando un’espressione contrariata. «Come se non fosse già abbastanza evidente!» Pur non facendo nomi, in effetti, lo aveva persino lasciato intendere nell’intervista, affermando che alla scuola militare non aveva avuto modo di farsi amici perché il suo unico obiettivo era stato tornare in città il prima possibile. Era ovvio, dunque, che lo avesse fatto per me. Lo sapevano tutti. Anche perché, quando mi aveva salutata prima della partenza, mentre mi metteva fra le mani l’orsacchiotto di peluche che conservavo gelosamente in camera mia, mi aveva giurato e stragiurato che sarebbe tornato. Persino Iris, che pure all’epoca conoscevamo da poco, mi aveva confessato che Ken era stato triste per quella separazione e che non aveva fatto altro che parlarle di me per tutto il tempo.
   Ridendo della sua sincerità, qualità che in lui avevo sempre adorato, tirai fuori dalla borsa un pacchetto di biscotti al cioccolato, gli stessi di cui andava ghiotto. «Ecco qua: una confezione nuova di zecca tutta per te», dichiarai, mostrandogliela.
   «Sul serio me la regali?» chiese, rischiarandosi in volto come se non fosse successo nulla. Diamine, era davvero un biscottofilo!
   «Non ho detto che te la regalo», ci tenni a precisare, sentendomi particolarmente dispettosa, quel giorno. «Prima devi rispondere alla mia domanda.»
   Tornando a corrucciarsi, Kentin tacque. Feci spallucce e iniziai a scartare la confezione. «E dài, dammela!» non riuscì a trattenersi dall’insistere a quel punto, allungando una mano nella mia direzione.
   «No!» risposi, sempre più divertita, mentre mi allontanavo di qualche passo per evitare che lui riuscisse a raggiungere il pacchetto.
   Qualcuno fischiò dall’alto dell’edificio scolastico e, alzando il naso per aria, scorgemmo la testa rossa di Castiel affacciata ad una delle finestre: stava fumando. «Ti ha già detto che non vuole dartela, non insistere.»
   Pur nell’imbarazzo, non potei fare a meno di soffocare sul nascere una risata. «Non mi ha detto di no!» reagì vivacemente Kentin, forte della distanza che li separava.
   Scrutandolo con interesse, Castiel aspirò dalla sigaretta. «Dicevi sul serio nell’intervista?»
   Serio in volto, l’altro s’impettì. «Certo!»
   Il nostro compagno di classe abbozzò un sorriso sbilenco. «Eh, beh, allora sei fortunato: la tua amichetta non è il mio tipo.»
   «O magari quello fortunato sei tu», ribatté Kentin, entrato perfettamente nella parte dell’eroe.
   Castiel si mise a ridere. «Sogna», disse soltanto, prima di buttare la cicca di sotto, rischiando di farci cadere la cenere addosso. Mentre rientrava dentro, fu accompagnato da un paio di insulti piuttosto coloriti.
   Osservai accigliata il mozzicone ancora fumante abbandonato in terra. Non era la prima volta che Castiel ne lasciava in giro, per cui mi ripromisi che prima o poi gli avrei fatto passare il vizio di sporcare la scuola in quel modo.
   Per il nervoso, afferrai il primo dei biscotti presenti nella confezione e me lo infilai in bocca per metà, pronta ad abbuffarmi. L’ombra di Kentin calò su di me e, prima ancora che riuscissi a reagire, afferrò con i denti l’altra estremità del biscotto, un sorrisetto irriverente sulle labbra, gli occhi nei miei. Mi sentii svenire per l’intensa sensazione che mi provocò quel suo gesto malandrino, tant’è che barcollai all’indietro, mollando la presa così di colpo che il dolce cascò in terra, rompendosi.
   «Che spreco!» esclamò Kentin, accorgendosi appena in tempo che ero sul punto di lasciar cadere anche il resto del pacco. Me lo tolse dalle mani prima che potessi continuare nel mio eccidio di biscotti e ne assaggiò uno.
   «Sei scorretto!» protestai, battendo persino un piede in terra, non appena fui di nuovo in grado di respirare a pieni polmoni.
   Lui sorrise, porgendomi uno dei frollini ripieni di cioccolata. «Un biscotto per un bacio.»
   Il tuffo al cuore che avvertii in quel momento mi costrinse a prendere di nuovo aria prima di riuscire a tartagliare, rossa in volto: «N-Non mi svendo per un biscotto!» Me lo agitò dispettosamente sotto al naso e, infine, lo afferrai, portandomelo con furia alle labbra. Ridendo, Kentin tornò a chinarsi su di me, limitandosi però ad affondare la bocca fra i miei capelli.












Quell'intervista esiste davvero, non me la sono inventata. Non ho ancora capito se sia contenuta in uno degli artbook o in uno dei volumi del manga, ma oggi ho trovato la scansione della pagina in francese e, munendomi di traduttore online, sono riuscita a renderla in italiano più o meno intelligibile. Per chi fosse interessato, non ha che da contattarmi.
Il secondo (e ultimo) capitolo della long arriverà probabilmente domani sera, ma nel frattempo non sono riuscita a rimanere con le mani in mano. Devo avere un tic nervoso che mi costringe a scrivere in continuazione, portate pazienza.
Detto ciò, vi saluto, vi ringrazio e vi auguro la buonanotte! ♥
Shainareth





  
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