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Autore: SakiJune    06/04/2015    0 recensioni
Sto, Cintura di Casivanian. Vastra e Jenny stanno progettando di avere un figlio e il loro socio Alonso s'innamora di un certo Jack Harkness.
Terra, Sistema Solare. Gordon Stewart si è appena fidanzato con Billie, la sua amica d'infanzia, e progetta di lasciare il suo lavoro negli Stati Uniti.
Gallifrey, Costellazione di Kasterborous. Lord Jelpax, Coordinatore della Matrice, è diviso tra la sua fedeltà al Dottore e i continui ricatti del famigerato Vansell e della sua Agenzia Interventista.
E c'è un'unica finestra da cui può vedere il futuro... una finestra aperta su Trafalgar Square.
Seguito di "Stars of Kasterborous"
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro, Jenny, Nuovo personaggio, Osgood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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- Ma dove mi sarei procurato l’arma? Quando?

- Una delle guardie ha denunciato la scomparsa del suo staser di servizio. Non abbiamo le prove che sia accaduto prima del tuo turno di lavoro, ma è comunque una prova significativa a tuo carico.

- E l’avete trovato?

L’espressione impassibile del Castellano si tramutò brevemente in sollievo. - No… non ancora.

- Allora fatevi qualche domanda. - Spandrell ammirava sinceramente il suo coraggio, e già a metà del primo interrogatorio aveva smesso di sperare che ammettesse di aver commesso quel crimine. - Ma perché avrei dovuto ucciderlo?

- Io e te sappiamo bene perché, Kedredaselus.

- No. Non avrei mai potuto. Lei sa che non avrei potuto…

- Ascolta: io so quali sono le prove, e so che reggeranno di fronte all’Inquisitore. Operazioni di spionaggio e un omicidio a sangue freddo… nessuno può aiutarti, questa volta.

- Ma le ho detto la verità. Confesso di aver inviato un messaggio al Dottore che conteneva la ricostruzione virtuale. Ma non ho ucciso quel ragazzo, non l’ho fatto, no! E non sono un traditore, signor Castellano, quel pianeta è…

Ripeté ciò che aveva visto, l’esplosione, la nebbia, e perché gli fosse familiare.

Spandrell aggrottò la fronte. - Questo l’hai già raccontato. Ma abbiamo esaminato la lista dei sistemi da monitorare di quel giorno, e non vi era nulla del genere.

- Ma chi l’avrebbe inserito nella memoria per poi cancellarlo?

Il Castellano appoggiò un dito sulle labbra, e Kedred comprese.

- Mi crede, allora…

“Come se cambiasse qualcosa,” pensò Spandrell, lottando per non cedere all’urgenza impellente di lasciare la stanza e di levarsi il copricapo, slacciarsi i pesanti abiti e sputare sul sistema putrido che aveva giurato di servire e proteggere, “come se potessi influenzare una decisione orchestrata lassù”. Resistette. Forse non poteva aiutarlo, ma ugualmente voleva capire.

- Torniamo a quel blocco di memoria. La vittima dichiarò che l’aveva scambiato per errore con il suo?

- Così mi disse, sì.

- E lui avrebbe riconosciuto quel pianeta?

- Non più di qualsiasi studente che abbia frequentato i corsi supplementari di Geografia Spaziale. No, a meno che… - Era impossibile.

- Kedredaselus, non dobbiamo escludere nessuna ipotesi.

- A meno che non fosse penetrato nei dormitori delle ragazzine dei Corsi Elementari, dove Ryndane teneva quel disegno quando frequentava l’Accademia. A meno che Jack o Thistle non gli avessero raccontato di Jenny e lui avesse deciso di svolgere delle ricerche a riguardo… ma perché avrebbe dovuto?

Il Castellano si arrese. - Già, perché?

- Ma se qualcun altro… avesse inserito quella stringa…

Spandrell annuì. - Questo è più probabile, ma chiunque l’abbia fatto ha preso le sue precauzioni per non lasciare tracce.

- Non era reale, quindi? - Kedred si aggrappò a quella che sembrava essere l’unica speranza. Anche se fosse stato condannato, non vi era comunque nulla di vero in ciò che aveva visto...

- Non è così semplice. Lord Jelpax ne saprà dire di più, ma un’ipotesi può concretizzarsi, se viene richiamata con forza. - Spandrell non si rese conto che avrebbe potuto risparmiarsi tanta franchezza.

 

Una volta rimasto solo nella sua cella, Kedred scivolò nel terrore, pietrificato da quell’eventualità.

Sarebbe stata colpa sua, dunque?

Poteva davvero essere così?

Che cosa aveva fatto?

L’amore, le promesse, il futuro che sembrava attenderli… era tutto già finito?

In un loop crescente, Il tempo e lo spazio esplodevano insieme a quella sequenza che martellava dietro le sue palpebre.




- Gliel’avrei detto, signore. Oh, gliel’avrei detto…

- È troppo tardi. Era importante che Vansell non avesse dubbi; dovevo dargli tutte le informazioni di cui ero a conoscenza, o avrebbe trovato il modo di farmi dimettere.

Era un eufemismo. L’Agenzia agiva solitamente in modo subdolo, ma sapeva ricorrere alla violenza diretta quando riteneva di non correre rischi.

- No, lei non capisce. Deve denunciarlo, adesso. Non posso credere che lascerà correre. Io le ho dato fiducia, ma non posso accettare questo.

- È per un bene più grande.

Non c’è bene più grande della felicità di coloro che amiamo, fu la fulminante risposta che Damon gli inviò nella mente. Innamorarsi di una terrestre, ecco a cos’aveva portato… trasformare un anonimo tecnico della Rete in un poeta.

- Non immaginavo cosa significasse per il Dottore. Non posso tenere il conto di tutti i suoi parenti, maledizione! Era una ricostruzione ipotetica come tante… - Si corresse. Gli doveva almeno un po’ di sincerità. - La linea temporale del Dottore si era bloccata di nuovo, dopo la sua seconda visita a quel pianeta. Così ne ho cercato le possibili cause, ed è apparso qualcosa che non mi aspettavo.

- Mi faccia indovinare, - rispose Damon con amarezza. -  Era collegato direttamente alla Finestra.

- Non direttamente; era un collegamento di quarto livello, ma era il primo e l’unico. Ora sta crescendo.

- Dandolo in pasto a Vansell, l’abbiamo fatto avverare?

Jelpax assaporò quel superbo plurale. Damon era arrabbiato con lui, eppure si considerava parte di ciò che era accaduto.

- Non è ancora stabile, ma è possibile che accada. Ma credimi, non potevo immaginare che coinvolgesse…

Si sedette, dandogli le spalle. Avrebbe potuto liquidarlo senza una spiegazione. Gliene aveva date troppe, negli ultimi tempi, l’aveva coinvolto ad un livello impensabile per un semplice impiegato tecnico. Solo che lui non era mai stato solo questo…

- Damon, tu ci invidiavi, non è vero? Quando ci vedevi passare per i corridoi. Quando ci sentivamo i padroni dell’Accademia e di tutta Gallifrey. Quando credevamo l’uno nell’altro e non esisteva nulla al di fuori di noi. Così ciechi. Così ingenui nella nostra fretta di crescere e conquistare l’universo. Lui… non è soltanto scaltro. C’è un accanimento morboso nel modo in cui opera, e risale a quel tempo. Ebbene, devo scendere al suo livello, dovrò pensare ad una soluzione che lui stesso attuerebbe, e non piacerà a nessuno. Ti chiedo solo di avere fiducia, ancora una volta.

- Come sempre, Lord Jelpax. Come sempre. - Gli occhi fissi al pavimento, Damon alitò quelle parole come ombre dei suoi stessi incubi.

“Dovevi essere tu, allora,” pensò il Coordinatore, stringendo quell’anima fedele alla sua, pesante ed inquieta. “Dovevi essere tu, dall’inizio, da sempre…”




È andato a scegliere qualche suppellettile per il suo ufficio, che è davvero un po’ troppo spoglio. La TARDIS potrebbe creare ciò che desidera, ma non lo fa da molto tempo. Vive sulla Terra da così a lungo, ormai, da preferire la via più complessa e autentica per soddisfare i suoi bisogni; inoltre preferisce che gli oggetti di cui si circonda abbiano una storia, che spesso ha già incrociato nei secoli appena vissuti. Adora quel negozio d’antiquariato sullo Strand. Ma è ancora chiuso, è troppo presto, è una di quelle mattine scialbe senza sole né pioggia, solo un poco umide, e le sue vecchie, vecchie ossa protestano un po’.

Quando si riscuote dai suoi pensieri e la vede, rispecchiata nella vetrina, ha un sorriso tremulo e fiero.

- Buongiorno, signorina Osgood. - la saluta senza voltarsi. - La mia segretaria è stata efficiente, vedo.

- Sì, mi ha detto che avrei potuto trovarla qui. - La sua mano è corsa alla tasca, ne ha sfilato l’inalatore con un gesto meccanico. Teme che ne avrà bisogno, nonostante tutto. Il professor Smith riesce a scatenare in lei la stessa ansia che l’Undicesimo Dottore le aveva procurato chiedendole di esaminare i frammenti delle statue, il giorno della tentata invasione degli Zygon. Ma ora sa il perché, naturalmente.

- Quindi ci sono delle novità.

Sul riflesso, oltre le sue spalle, le pare di vedergli le labbra incresparsi in modo impercettibile. Si sente scavare nel profondo, ma continua a fingere.

- Ho ricordato qualcosa, in effetti.

- Vuole parlarmene? C’è un locale grazioso, qui vicino. Potremmo...

È tutto un gioco per lui?
No, certamente no.
Vuole portarla a confessare?
Sa che cosa vuole da lui?

- Basta. - Scuote la testa, incapace di trattenere ancora quell’urgenza un solo istante.

Non c’è nulla che possa fare per tornare indietro, può solo sperare che loro non interpretino ciò che sta accadendo come il fallimento della sua missione… la rabbia sale, come sempre, tenta di sopraffare quell’impeto di affetto puro e innegabile…

- D’accordo, basta.

Gli occhi le si riempiono di lacrime.

La vetrina li riflette entrambi, spettri in fluttuante equilibrio tra gli oggetti di legno lucido.

Nasconde il volto, perché lui non possa vederla sillabare poche parole. “La copertura è saltata,” ripete a se stessa, ma a loro beneficio. “Lasciatemi una possibilità. Non ha senso mentirgli, sa tutto, ha sempre saputo, anche quando io avevo dimenticato… ma lo convincerò, vi prego, vi prego!”

Sa che il filtro non può reggere tutte queste emozioni, ormai sta per spezzarsi il filo di quell’illusione che forse è riuscita ad ingannare gli Zygon e ben quattro delle sue incarnazioni precedenti, ma non lui.

- Lasciati andare, tesoro, - sussurra John Thomas Smith al riflesso di lei.

 

- È l’unica decisione che questo Tribunale possa prendere. Tuttavia, se ha insistito a testimoniare, ascolterò la sua opinione.

- Sono d’accordo. Considerati i precedenti, terminare la sua vita sarebbe un atto di giustizia. Un atto, però, fine a se stesso, che non risolverebbe altre questioni ancora in sospeso.

- Questioni in sospeso? Come l’innegabile amicizia che la lega al Dottore, Coordinatore Jelpax? - sbottò l’avvocato dell accusa. L’Inquisitore lo zittì con un cenno.

- Chi lo nega? Tuttavia i rapporti personali non potrebbero mai scontrarsi con la mia fedeltà all’Alto Consiglio. Come Coordinatore APC, vi ho fornito ogni prova contenuta nella Matrice in relazione ai fatti avvenuti… o non avvenuti. Mi è parso che qualcuno sia rimasto deluso della mancanza di prove riguardo all’omicidio, per quanto non vi siano dubbi sulla fuoriuscita di informazioni riservate. Ora vi prego però di ascoltare la mia proposta.

- La ascoltiamo.

- Primo punto: ho esposto già in altre occasioni la necessità di assicurarsi che l’esistenza del Dottore si concluda effettivamente a Trenzalore. In caso contrario, il paradosso che si creerebbe sarebbe insolubile.

- Di ciò se ne occupa un team apposito - obiettò un pomposo Consigliere che portava le insegne Arcaliane.

- Ne sono consapevole, ma sinora la Finestra non si è mossa, lo sapete anche voi. Secondo punto: la soluzione potrebbe trovarsi in quest’aula stessa. - Si era voltato verso il banco dei testimoni della difesa, puntando il braccio verso di lei. - Thistleswincetlungbarrowmas! Può avvicinarsi?

Lei aveva ripreso a tremare, ma aveva obbedito. Qual era il suo piano? Voleva impedire che Kedred venisse giustiziato, questo era chiaro, ma…

- Esimi signori, avete davanti a voi l’erede di Lungbarrow, una delle Grandi Case di Gallifrey. Casa di alterne fortune, ma di nobiltà indiscussa. La tradizione impone che il nuovo Kithriarca venga designato solo alla morte del suo predecessore, ma in questo caso sarebbe solo una formalità. Non è così?

Thistle abbassò gli occhi.

- Voi affidereste una delle Grandi Case ad un’ibrida, figlia di un Rinnegato e di un’umana?

L’Inquisitore si accigliò. - Coordinatore Jelpax, a meno che non abbia delle accuse precise, questo processo non si estende alla moglie dell’imputato. Tuttavia, voglio capire fino in fondo dove voglia arrivare. Prego, il dibattito è aperto.

- Se dimostrasse inequivocabilmente la propria fedeltà a Gallifrey... - obiettò l’avvocato della difesa, sorpreso dal contegno dell’Inquisitore, ma felice di poter dire la sua.

- Proprio così! Ma come possiamo esserne certi?

Ogni singolo paio d’occhi era fisso su di lui.

- Dovrà rinnegare la sua metà umana, e vincerla… togliendo ogni dubbio sulla sua lealtà. Thistleswincetlungbarrowmas, lei avrà su di sé la responsabilità del corretto andamento degli eventi. Il Dottore morirà a Trenzalore poiché là ha avuto, ha e avrà la sua tomba. Il cosiddetto Undicesimo Dottore vi fece visita, se posso usare un eufemismo, anche se il Consiglio di Guerra fu costretto a rimandare l’evento per garantire la nostra salvezza. Rimane comunque un punto fisso, ma sfortunatamente, la sua linea temporale non è prevedibile nemmeno per la Rete. Sappiamo dove e quando sceglierà di vivere la sua ultima incarnazione, ma non riusciamo a vedere al di là di un certo lasso di tempo: le incognite sono ancora numerose. Qui entra in gioco lei. Si assicurerà che suo padre non si procuri altre rigenerazioni illecite, che il suo corpo non rimanga sulla Terra o in qualsiasi altro luogo che non sia Trenzalore. Se fallirà… se la Matrice non dovesse aggiornarsi e permanesse il blocco sulla sua linea temporale, allora… la giustizia farà il suo corso.

L’Inquisitore si prese il suo tempo per riflettere, visibilmente ammirata. - Ma questo non ha nulla a che vedere con il processo in corso, tecnicamente.

- Al contrario, Vostro Onore. Voglio dire, pensi al contrario. A me non importa assolutamente nulla del fatto che l’imputato sia colpevole o innocente. Tocca a lei sincerarsene e prendere una decisione a tempo debito. Ciò che le chiedo è la possibilità di trarre il meglio da questa situazione. Ora, se questo tempo potesse venire posticipato… cambierebbe forse qualcosa per il sistema?

Saeculadoxiousparchbrightshoremas sogghignò. - No. Ma cambierà l’opinione del Consiglio nei suoi confronti, immagino.

- Lo prendo come un complimento.

Thistle tremava dentro, ancora incerta se considerare Lord Jelpax un abile istrione o un crudele stratega.

Stava dando una possibilità a Kedred, continuava a ripetersi. Una speranza dove prima non ve n’era alcuna. La crudeltà era poca cosa, se solo in due avrebbero dovuto soffrirne.

Il filtro di percezione avrebbe assicurato che la sua identità non fosse percepita dai suoi simili, per quanto fosse stato ideato per Signori del Tempo purosangue e meno emotivi di lei.

Ma l’incidente aveva rovinato tutto. Forse non poteva più rimediare… forse Lord Jelpax si era preso gioco di loro dall’inizio, illudendoli, o forse aveva agito in buona fede, ma ormai la sentenza aveva perso il suo valore...



Accade in un istante, un lungo istante che più tardi, e per molti anni ancora, ricorderanno e scomporranno nei suoi più piccoli particolari.

Lui appoggia il bastone al muro, muove un passo verso di lei. - Vieni qui, carciofina. Andrà tutto bene.

- Non lo sai. Non sai perché sono qui.

- Certo che lo so, Thistle. - È strano chiamarla di nuovo per nome, dopo cinquecento anni. È triste ed esaltante. - Non sei mai stata brava a nascondere i tuoi pensieri, lo sai.

Conosce la natura della missione? Perché allora la guarda con tanto amore? Non riesce a comprendere...

Lui alza gli occhi al cielo di Londra con aria di sfida, rivolgendosi a coloro che su Gallifrey monitorano il segmento finale di quella sua ultima esistenza. - Dopo tutto questo tempo, ancora non vi fidate di me. Ho commesso errori tremendi, sì, e anche voi… ma guardatemi: non sono forse un po’ più saggio di allora? Credete davvero che cercherei di vivere più a lungo, come se Borusa non mi avesse insegnato niente, come se... Jack non mi avesse insegnato niente? - Prende la mano di Thistle nella sua, stringendola per farle coraggio. - Quando verrà la mia ora, lei mi porterà a Trenzalore. Non c’è alcun motivo di dubitarlo, perché sapete, per quanto possa volermi bene, io sono soltanto suo padre. Non sono il suo futuro. Lungbarrow è il suo futuro. Kedred è il suo futuro, e se osate torcergli un capello, oh, sì, allora, ma soltanto allora, potrei decidere di cambiare il mio e il vostro destino. Oggi sono soltanto un umile Curatore che ha ritrovato la sua bambina. Lasciateci in pace e abbiate fiducia, nel nome di tutto ciò che è sacro.




Lord Jelpax uscì dalla cabina di teletrasporto e si avviò lungo il corridoio, evitando di guardare il nuovo tecnico alla scrivania. Sembrava un bravo ragazzo, fresco di Accademia, sempre concentratissimo sul suo lavoro. Anche troppo.

- Signore! - si sentì chiamare, e tornò indietro. -  Sembrano esserci novità riguardo al codice WC2N-5DN. Mi aveva detto priorità assoluta, giusto?

Certo che gli aveva detto così.

Aveva mentito a tutti, questa volta, per prendere tempo.

Lo fissò intensamente sino a farlo impallidire. - Tu non hai idea di cosa sia il codice WC2N-5DN, non è vero?

- Nossignore.

- Meraviglioso. Continua per questa strada.

Si affrettò verso l’area riservata e chiuse ogni accesso dall l’esterno. Si assicurò che i collegamenti fossero rimasti inattivi; lo erano. Solo allora accedette alla Finestra, e vide che era tutto vero, si era sbloccata di nuovo.

Damon ci era riuscito.

Ma avrebbe mai trovato la strada per tornare?

 

Quando avevano assistito all’incidente, la Finestra si era cristallizzata e aveva temuto più che mai che il suo piano fosse fallito. Ma Vansell non si era fatto sentire a tale proposito; forse il suo interesse si era spostato verso qualcos’altro, oppure non gli era mai davvero importato nulla - sin dall’inizio aveva solo voluto dimostrare di poterlo manipolare a suo piacimento. Ad ogni buon conto, aveva evitato che ricevesse ulteriori aggiornamenti, per quanto fosse pericoloso tagliarlo fuori.

- Lui deve saperlo. È l’unico modo.

- È un rischio enorme.

- No, non lo è. Lo conosce, e meglio di me.

Jelpax aveva considerato le opzioni. Inviare un messaggio era fuori discussione, ciò che era accaduto a Kedredaselus era la prova che sarebbe stato intercettato. Mandare qualcun altro, creando interferenze altrettanto imprevedibili? No, no di certo. L’unica alternativa era… no. Era un suicidio per chiunque l’avesse tentata.

 

La zona oscura della Matrice. Si diceva che avesse tentacoli protesi in ogni universo possibile, ma nessuno che vi si fosse avventurato era mai tornato indietro.

 

- Voglio farlo - era saltato su Damon, come se si trattasse di una gita su Razithi. Era così impaziente di gettare via la propria vita? Era a questo che mirava sin dall’inizio, perdersi nel nulla, bastava che fosse per una buona causa?

- Devi sapere a cosa andrai incontro. È come... un labirinto di esistenze scartate e aborti di mondi. Un luogo dove lo spazio e il tempo sono distorti, dove la realtà non è reale, e un frammento di pensiero può ridurti la coscienza in briciole.

- Non ho paura. È colpa nostra, dobbiamo rimediare.

Di nuovo quel plurale, a piegare ogni possibile obiezione. - È colpa mia, vorrai dire.

- Forse, ma ho fiducia in lei, signore. E nessuno mi rimpiangerà.

Avrebbe potuto dissuaderlo, ma non l’aveva fatto. Aveva lasciato che la Matrice lo inghiottisse.

E si era ritrovato solo, irrigidito contro un futuro che aveva perso sapore all’improvviso.

 

Ecco.

Ora sapeva che ce l’aveva fatta. Si era fatto strada in qualche modo, aveva consegnato il messaggio, ed era un miracolo che nemmeno la sua esperienza poteva spiegare

(il loro miracolo)

ma uscire dalla Zona Pseudonirica, attraversandola una seconda volta, sarebbe stata una sfida pressoché impossibile. Avrebbe continuato a ripetersi che ne era valsa la pena. E sarebbe andato avanti, perché ora aveva un motivo in più - e non avrebbe dimenticato il prezzo di tutto questo.

Fece scattare una levetta e inserì un cavo, ristabilendo il collegamento a beneficio del suo peggior nemico.



E Vansell digrigna i denti, nauseato. Il cosiddetto Curatore dice la verità? Non nasconde altri piani per sfuggire a ciò che è stabilito? Se così fosse, forse potrebbe allentare la presa e dedicarsi completamente a ciò che ora gli interessa davvero. Dopotutto la Finestra si è sbloccata, anche se solo per un tratto. Se il presente è sotto controllo, vi sono altre importanti questioni da risolvere, nel passato del Dottore - ma soprattutto, nel futuro della galassia.

Chi avrebbe immaginato che la proposta di Jelpax si rivelasse efficace, per quanto tremendamente sentimentale? Forse a questo punto potrebbe addirittura decidere di sostenerlo nella sua corsa al potere, ora che il vecchio Consiglio inizia a scalpitare per una maggiore trasparenza nella gestione degli affari dell’Agenzia. Sì, potrebbe essere il coronamento delle sue ambizioni - l’unico ostacolo al dominio totale su Gallifrey e le galassie circostanti verrebbe abbattuto. Certo, in alternativa potrebbe ucciderlo e reclamare ugualmente per sé il posto di Coordinatore, ma attirerebbe troppi sospetti. Per quanto la psicodiffusione segua la linea del governo, la razza dei Commentatori è imprevedibile.

 

C’è un attacco da organizzare. Non chiederà a Jelpax di interrogare di nuovo la Matrice a riguardo, non vuole turbarlo e vanificare l’equilibrio raggiunto. Ma ora sa che la ricostruzione usata per incastrare Kedredaselus è esattamente la realtà che vuole creare.

 

I Sycorax attendono il segnale.

L’agente Zendar attende istruzioni.

La Federazione Galattica non risorgerà.

 

 

   
 
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