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Autore: SakiJune    06/04/2015    0 recensioni
Sto, Cintura di Casivanian. Vastra e Jenny stanno progettando di avere un figlio e il loro socio Alonso s'innamora di un certo Jack Harkness.
Terra, Sistema Solare. Gordon Stewart si è appena fidanzato con Billie, la sua amica d'infanzia, e progetta di lasciare il suo lavoro negli Stati Uniti.
Gallifrey, Costellazione di Kasterborous. Lord Jelpax, Coordinatore della Matrice, è diviso tra la sua fedeltà al Dottore e i continui ricatti del famigerato Vansell e della sua Agenzia Interventista.
E c'è un'unica finestra da cui può vedere il futuro... una finestra aperta su Trafalgar Square.
Seguito di "Stars of Kasterborous"
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro, Jenny, Nuovo personaggio, Osgood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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Presentarsi al funerale di Rhys era stata una cattiva idea sin dal principio, e su questo Rex Matheson l’aveva pure avvertito, ma Jack era deciso a dimostrare a Gwen quanto gli anni trascorsi sulla Terra fossero stati importanti per lui. Quanto tutti loro lo fossero stati. Sarebbe stato ingiusto, credeva, lasciarsi andare alle spalle una volta per tutte quella lunga, dolorosa, fantastica esperienza senza chiarire con lei.

Con Alice non era stato possibile, naturalmente, ma-

- Gwen… mi dispiace. - Era ormai la terza volta che provava ad avvicinarla, e ormai la cerimonia si era conclusa, ma lei non l’aveva ancora degnato di uno sguardo. - Mi dispiace davvero.

Lei continuò a guardare davanti a sé. I suoi occhi erano asciutti. Aveva pianto sempre di nascosto… nell’automobile parcheggiata, mentre cercava delle lampadine nel sottoscala, china sul carrello del supermercato. - Hai un nuovo amichetto. In quale bar di quale asteroide scalcagnato sei andato a rimorchiarlo?

Effettivamente, la presenza di Alonso non era un segno di tatto da parte sua. Qualunque fosse il vero motivo per cui ora si trovavano entrambi in quel cimitero, non reggeva di fronte a tanto imbarazzo. - Gwen, sai che non dimenticherò mai nessuno. Amavo Ianto. Amavo te.

- Non osare dirlo! Non osare, qui, adesso! - Qualcuno, allarmato o incuriosito, si mosse a sbirciarli, ma non osò intervenire.

- Aspetta. Intendevo… so che lui era l’uomo della tua vita. Ora lo so più che mai.

- Vattene. Non ho bisogno dei tuoi discorsi distaccati da eroe immortale. Vai!

- Signora, Jack non intendeva…

- Alonso, non immischiarti - sbottò lui, infastidito. - Scusami, Gwen. Ti voglio bene, e volevo bene a Rhys, e ci tenevo ad esserci…

- Non lo nominare. Non devi neanche nominarlo.

Se questo fosse avvenuto qualche tempo prima, Alonso se ne sarebbe risentito. Avrebbe chiesto di tornare a casa, anche se non aveva più davvero una casa, non nel vero senso della parola. Era tornato al vecchio quartier generale - Jenny lo chiamava ancora così, con crescente sarcasmo - non più di quattro volte negli ultimi trent’anni, anche se per lui non erano stati che una manciata di mesi. Sembrava che Jack lo facesse apposta, a fargli lentamente perdere i contatti con le persone a cui teneva, fingendo di non saper usare il manipolatore con precisione… figurarsi. L’ultima volta che avevano incontrato Kew, serviva cocktail in una bettola equivoca per pagarsi le ripetizioni di matematica di nascosto da Vastra. Era determinato a prendere il diploma, anche se ci avesse impiegato un’eternità, e ad entrare nell’esercito… nessuna delle due madri avrebbe fatto i salti di gioia al pensiero, di questo ne era sicuro, ma non l’avrebbero saputo da lui.

Jack era… tutto il suo mondo, adesso.

Prepotente, brusco, gelido… seducente.

Ma aveva imparato a non essere più una vittima del suo egoismo. Tanto quanto l’amava, lo desiderava, lo seguiva, così percepiva il dolore, il vuoto, l’ombra che lo circondava fitta, e in quell’ombra aveva scelto di vivere senza però farne parte. Capì che non c’era modo per Jack di ricucire quello strappo, che doveva rassegnarsi. Gli mise una mano sul braccio: - Andiamo. Mi dispiace, signora. Condoglianze. Noi…

Gwen finalmente alzò la testa ad incontrare lo sguardo dell’ex comandante di Torchwood Tre e gli trasmise, con il suo, tutto l’odio che poteva.

Sputò per terra.



Swansea era un nome che Ada aveva sempre associato alle vacanze, un po’ come Brighton. Le vacanze degli altri, naturalmente - lei iniziava a tremare non appena l’acqua le arrivava alle ginocchia, anche in piscina…

(anche in quel laghetto caldo, prima di scivolare tra le braccia di Thete)

(anche al torrente dove nuotavano i ragazzi, sulle pendici del monte Lung)

C’era un motivo, se non era nata pesce.

Era nata newyorkese, e di famiglia benestante, su una Terra che non aveva mai conosciuto un’invasione aliena.

Era cresciuta ansiosa e disconnessa dal mondo e si era preparata inconsapevolmente ad un destino meraviglioso e crudele.

Lei non c’entrava con la decisione del Dottore, non avevano seguito lo stesso percorso, lei non aveva visto nulla, non di persona, era come se non fosse mai accaduto, la Matrice non contava a questo riguardo, non era reale, e nemmeno quell’odore era stato reale. Di questo doveva convincersi senza che restasse alcun dubbio, il dubbio l’avrebbe uccisa… peggio, le avrebbe strizzato ogni pensiero coerente lasciandola a vegetare.

(non ancora, non poteva ancora permetterlo)

Eppure non si trattava solo di lui, anzi non doveva pensare a lui per niente, era tutto quanto, ognuno di loro era stato importante… e Damon era stato l’ultimo a gridare il suo nome

 

lo conosceva troppo bene oh se lo conosceva aveva pensato già in arc of infinity che fosse un gran bel ragazzo e visto da vicino poi era ancora meglio ma era uno di quegli uomini prevedibili come una puntata che hai già visto alla fine ti rassicura e vuoi provare perché sai che resterà sempre uguale a se stesso almeno lo era stato fino a quel momento come una stella che non era la più luminosa forse certo che no damon non era lui non sarebbe mai stato essenziale e unico come thete era anche sciocco pensare di poterlo credere ma era tanto dolce e sapeva prenderla molto molto bene le aveva insegnato tutti i trucchetti della sua tardis e non solo per quanto riguardava la console si dice ci siano infinite stanze e in ogni stanza c’è qualcosa da scoprire e l’amore è infinito forse lo è ma non sai da che parte soffierà domani e la vita le sembrava più grande di quanto la sua mente potesse concepirla era così immensa che non poteva lasciarne nemmeno una briciola sarebbe stato come buttare via qualcosa di prezioso non era terribilmente stupido ragionare così insomma quando viveva sulla terra era ben felice di gettare via giorni e mesi a manciate senza concludere nulla e adesso succhiava tutto ciò che esisteva intorno a lei ed era tanto tanto bello oh nessuno poteva capire lei era diventata madre ancor prima di sentirsi donna doveva ricominciare da capo e da capo ancora ma non voleva dire che non li amasse che non fossero la sua famiglia perché mai doveva scegliere c’era tanto tempo sì era una battuta scarsa ma era così aveva ventinove anni da un bel pezzo ed era come in quel film dove ti svegli ogni giorno lo stesso giorno e puoi prendere strade diverse ma non aveva fatto i conti con thistle lei non l’aveva mai accettato e le sembrava stupido anche questo perché forse non le dimostrava ogni giorno quanto amasse suo padre andiamo che cos’era quella gelosia inutile perché doveva avvelenarsi così il dottore aveva capito perché lei no che cosa temeva di perdere oh no no era adesso che aveva perso tutto era adesso ed era colpa sua aveva commesso l’errore più grande e non poteva tornare indietro aveva cancellato le coordinate e damon aveva richiamato la tardis e sapeva che l’avrebbe fatto lo conosceva troppo bene

 

Del mare, per quanto poteva vedere, c’era solo il profumo. Se ne colmò le narici, e fu un passo avanti, fu davvero come se New Earth non fosse mai esistita. Si guardò attorno e rabbrividì: era in un cimitero. Uno strano scherzo, che dire? C’erano alberi, e un monumento, e... da quanto non si trovava davanti delle piante verdi? Quelle colline… erano così…

(terrestri)

ma perché si stupiva? Era dove doveva essere. E ne ebbe la conferma quando li vide.



Jack Harkness aveva appoggiato la trasmittente alla base della colonna e l’aveva accesa, in cerca di un segnale. Alonso provò ad obiettare che non era il luogo ideale per aspettare un passaggio, ma lui borbottò qualcosa sulle occasioni da prendere al volo e sulle stronze ingrate. Una donna dai capelli biondi venne loro incontro, un passo alla volta, quasi stesse imparando allora a camminare, finché non ebbero più dubbi che volesse dir loro qualcosa. Non era tra i partecipanti al funerale, di questo ne era piuttosto sicuro.

- Capitano Harkness…

- Ci conosciamo?

Le orecchie le ronzavano forte. Le tremavano le ginocchia e non credeva di poter resistere, stava quasi per dimenticare perché doveva farlo...

- Ho un messaggio di Jenny.

- Non so chi sia. Non m’interessa. Ho sbagliato a venire qui. - Continuò a trafficare con la trasmittente, deciso a ripartire con la prima astronave disponibile. Durante il funerale stato tentato dal chiedere alla Lady Suprema della UNIT - ormai un po’ attempata, ma decisamente ancora sexy - di ridargli indietro il vecchio manipolatore, ma l’atteggiamento di Gwen e la freddezza generale nei suoi confronti l’avevano fatto desistere. Se ne sarebbe procurato un altro. O un altro paio. La galassia pullulava di aggeggi più o meno affidabili per viaggiare nel tempo, bastava sapere dove cercare.

Alonso lo sgomitò, allarmato. - Jenny? Jenny Smith?

- La moglie della tua amica pazza? - chiese Jack, alzando un sopracciglio, ma senza distogliere l’attenzione dal display pieno di crepe. Tentò un’altra frequenza, senza risultati.

- Jack, fermati. Credo sia importante. Jenny non è solo una mia amica, è la figlia del Dottore. Signora, che cosa succede?

Così, il Dottore aveva deciso di riprodursi. Chiaro. Aveva messo su famiglia, forse non una bella famiglia felice, ma a quanto pare continuava a sbatterci contro. L’invidia in lui divenne amara.

Jack sbuffò e si tirò su. Squadrò la donna: era sorprendentemente priva di attrattive, e a lui era sempre andato bene tutto, eh. Sembrava senza sopracciglia, ma era solo troppo chiara di capelli, e naturale per giunta; aveva labbra sottili e un vestito da ballo di foggia ben poco terrestre, sporco e stropicciato. Lesse sul suo volto sofferenza e stanchezza. Sembrava aver compiuto un lungo viaggio per essere là, molto più lungo del suo.

- Avanti, la ascoltiamo.

Ada non aveva nessuna idea di come condividere con lui il contenuto della sfera, che ora aveva iniziato a srotolarsi nella sua coscienza come il nastro di una vecchia macchina per scrivere. Doveva andare per tentativi. - Posso?

Jack guardò la mano della donna tesa verso di lui e vii posò la sua, ancora accigliato.

Ada ebbe un brivido, trattenendosi a stento dal gettarsi su di lui e coprirlo di carezze. Ma quel contatto illuminò il nastro e portò le sue parole alla luce... finalmente, dopo tutto quel tempo, poteva accedere alle parole di Jenny.

Fu un poco delusa.

Non era nulla di poetico o sui massimi sistemi, era una strategia di difesa militare. Ma doveva essere urgente, dal punto di vista di…

(cosa voleva dire, urgente, quando si viaggia nel tempo?)

(voleva dire la stessa cosa)

(era stato urgente venire qui, come raccogliere il cuore che ti hanno strappato dal petto e provare a rimetterlo dentro)

(parla)

(parla, adesso)

- Avete bisogno di una nave. Una nave nera e imponente, che ha una propria volontà e viaggia nel tempo e nello spazio, ma non è una TARDIS. Chiamatela.

Era la nave di Skagra! Era stato il Dottore a trasformarla, nel serial incompleto di Shada…

- Fatele capire che siete amici del Dottore, vi lascerà salire a bordo. Dovete impostare le coordinate su-

I numeri e le lettere erano chiari mentre scorrevano sul nastro, e li ripeté così com’erano.

- Sono le coordinate di Sto! - saltò su Alonso, stupefatto e allarmato. - Che cosa significa?

Ada ebbe un groppo alla gola. Ogni particolare che le si svelava portava con sé altro dolore. Ma se era la soluzione… se tutti loro erano ingranaggi di una macchina perfetta...

Jack fischiò. - Vai avanti.

- Ci... sarà un’invasione dei Sycorax. La loro ammiraglia sarà già fuori uso, ma sarà una flotta notevole. Dovrete reclutare altrettanti alleati, e dovranno avere armi potenti. Distruggeteli. - Diede le coordinate temporali, come in trance, e a quel punto capì che il nastro luminoso nella sua mente aveva esaurito il suo compito, dissolvendosi e lasciando solo il ricordo di ciò che aveva contenuto.

- Che dici, Alonso? Ti sembra un bel programma? - Jack si fregò le mani, di nuovo di buon umore… non capiva perché, ma non aveva alcun dubbio che fosse la verità. Raramente aveva la possibilità di dimostrargli concretamente quanto tenesse a lui, senza al contempo doversi perdere in smancerie.

- Io… - Lo amava, oh, come avrebbe mai potuto amarlo più di così? - Come pensi che troveremo questa nave? Basta pensarla intensamente? Fischiare?

Jack grugnì. - Proviamo! - Si mise due dita in bocca ed emise un fischio potente. Era buffissimo, ma sembrava davvero determinato. Il cuore le si strinse.

Non dovettero attendere molto con il naso in aria. La nave si materializzò nel cielo grigio e atterrò senza tanti complimenti, costringendoli a correre via e riducendo in briciole il monumento ai caduti, trasmittente inclusa.

- Sei uno splendore, ragazza! Oh, sì, sei una meraviglia! - Gli occhi di Jack brillavano.

La vanità della nave fu soddisfatta dai suoi complimenti e il portellone si aprì, invitandoli all’interno.

- Andiamo, allora. Qui comunque non siamo graditi, perciò andiamo a salvare il tuo pianeta - esclamò, entusiasta, rivolto ad Alonso.  - Questi lo guardò con amore e gratitudine, ma Jack non lo ricambiò con altrettanta intensità.

Ada non seppe frenarsi. - Jack…

Lui tornò indietro. Tornò da lei… era di nuovo vicino, troppo vicino, a portata del suo cuore impazzito. - Sì? Altre istruzioni?

Lei scosse la testa, mentre le lacrime iniziavano a scorrere sulle sue guance. Accennò ad Alonso, che lo attendeva davanti all’ingresso della nave. - Non gettare via i regali del Dottore. Lui sa sempre quello di cui hai bisogno.

Sorpreso, ma colto sul segno, Jack si morse le labbra. - Lasciarsi andare è difficile. Se mi lascio andare, ne sarò distrutto quando lo perderò.

- Sarebbe molto peggio non vivere ciò che puoi, non dargli tutto il tuo amore. Lo merita. Lo merita davvero.

- Chi sei?

Tutto in lei gridava ed echeggiava

Sono la tua mamma,

Quell’istinto pulsava in ogni cellula del suo corpo

e ti amo tantissimo, tesoro mio -

Ricordò che lui aveva avuto una madre, su Boeshane. Probabilmente non aveva mai saputo di essere stato adottato. Tutto ciò che aveva conosciuto di lei, in quella puntata di Torchwood, erano state dolorose parole di rimprovero, ma nonostante questo era sicura che l’avesse cresciuto con amore. Doveva essere stato così.

- Nessuno. Sono soltanto… Ada Markham. Niente di speciale.

- Arrivederci, allora, Ada Markham. - Jack intuì che c’era qualcosa di più, ma non indagò oltre. Quando lei gli gettò le braccia al collo, ricambiò la stretta. Era così semplice. Era così… naturale.

Sembrava che lei non volesse lasciarlo andare, ma era solo un’impressione. Si ricompose e gli augurò buona fortuna. Jack avrebbe voluto farle qualche altra domanda, ma iniziava ad arrivare gente - scorse Gwen, furiosa e implacabile, e preferì filarsela.

 

Quando il portellone si richiuse, la piccola folla indietreggiò e si disperse, e nessuno pensò minimamente di fare capolino da dietro le lapidi finché la nave non fu sparita.

 

Era tutto finito.

Poteva crollare?

Poteva morire?

Poteva...

 

- Ehi? Tutto bene? Ci conosciamo, mi sembra.

Ada sentì quella voce e il tocco gentile sulla spalla, e tuttavia non staccò gli occhi dal cielo.

- Ma certo! Non dimentico mai una faccia. Eri al mio compleanno, insieme al Dottore.

Ada si voltò, fissando trasognata il giovane con i baffi, finché non lo riconobbe. Era il ritratto del Brigadiere, ma con i capelli più chiari.

- Gordon? - Le uscì un soffio di voce, niente di più.

A lui sembrò che stesse per svenire, o qualcosa del genere.  - Ehi. -  Avrebbe dovuto tornare da Billie… ma non poteva ignorare la situazione.

- Perché sei qui? Come… sapevate…

- Ti sbagli. Non so cosa sappia mia madre di questo, ma eravamo davvero qui per un funerale.

- Non volevo... disturbare. Nemmeno Jack lo voleva… ma dovevo incontrarlo, era urgente, era...

- Tranquilla. Dire addio a qualcuno non è qualcosa che puoi rendere peggiore. Al massimo puoi rendere l’occasione un po’ più avventurosa. Gwen ha sofferto così tanto in questi mesi… di sicuro, prendersela con il Capitano le è servito come sfogo.

Una ragazza dai capelli biondo scuro e dal viso gonfio di pianto si era avvicinata. Gordon le circondò le spalle con un braccio.

- La mamma va in macchina con Andy. Non ce la faccio, - mormorò lei. - Ci mancava solo l’astronave. Ma sai cosa? Parlava continuamente di questo suo eroe immortale. Non ha mai smesso di aspettarlo. E ora salta fuori che lo odia, che non le importa niente. Ma ha ragione… senza papà non ha più senso niente…

- Billie, forza. Sono qui, cucciolo.

Ada spalancò gli occhi. Quella ragazza era Anwen Williams, la figlia di Gwen. Cominciò a capire cosa fosse successo. Avrebbe voluto trovare qualcosa da dirle, ma perché avrebbe dovuto ascoltarla? Perché chiunque di loro avrebbe dovuto…

Riconobbe Kate Stewart, inconfondibile nel suo spolverino, parlare al cellulare con la sua aria indaffarata. Era rimasta al comando della UNIT per tutti quegli anni? Quanti… quanti erano?

- Sì, è rimasta sul luogo dell’atterraggio pochi minuti, poi è ripartita. Una delle solite scorribande del Capitano Harkness, nulla di preoccupante. Ovviamente bisognerà ripagare i danni, ma puoi attingere ai fondi di emergenza. No, nulla di grave. No, non dovrebbe ripetersi. - Vide che si era accorta di lei, mentre la sua voce si faceva distratta e concludeva la conversazione: - Grazie, a più tardi.

Le parve che sapesse, proprio come Gordon aveva immaginato. Non sembrava stupita di vederla, no, non lo era per nulla. Provava pietà per lei? Non voleva la sua pietà. Non voleva niente.

- Il Dottore… che cosa ti ha fatto? - si sentì chiedere, e ci pensò un poco. Cosa le aveva fatto? Aveva dato un senso alla sua vita. Le aveva permesso di amarlo, di conoscere la felicità più completa. E poi… - Quello che fa da sempre, in ogni luogo - rispose, scuotendo la testa e indietreggiando. - Si è preso tutto il dolore, e mi ha lasciato la speranza. Ma ora, anche per me, non è rimasto niente…

- Non è così. Non è affatto così. - Kate cercò di avvicinarsi, ma Ada si era lanciata in una corsa folle lungo il vialetto. Gridò a Gordon di fermarla, ma quando lui raggiunse l’uscita del cimitero, Ysgol Street era deserta.

 

 

   
 
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