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Autore: alinonalice    06/04/2015    2 recensioni
Martina e le sue due cugine e migliori amiche sono le protagoniste di questa storia.
Il Natale le porterà in vacanza nientemeno che a Los Angeles, insieme a tutta la loro famiglia. Purtroppo, qualcosa rovinerà la magica atmosfera delle feste non appena metteranno piede nella villa che hanno affittato. Ma non tutto il male viene per nuocere, perché le circostanze faranno incontrare alle ragazze qualcuno di molto speciale e che cambierà per sempre le loro vite.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ross Lynch, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io, Laura ed Eleonora siamo sedute accanto a fantasticare su quanto shopping faremo, su quante cose vedremo, su quanto ce la spasseremo.

Non ci credo. Sto davvero andando a Los Angeles per le vacanze di Natale. E le mie cugine sono con me! Questa è la terza volta che vado negli USA, ma non ero mai stata a Los Angeles prima d'ora. E poi con Ele e Lau sarà del tutto diverso, un sogno. Sarà indimenticabile, me lo sento.

Atterriamo alle 7 di sera, eccitatissime di vivere questa fiaba meravigliosa tutte insieme. Ma purtroppo, purchè ci sia una fiaba, occorre per forza un rapporto causa-effetto, che scombussoli anche il più perfetto degli equilibri.

I nostri genitori hanno affittato una villa mettendo insieme i loro soldi. In pratica in realtà è una vacanza di famiglia, ma noi tre abbiamo la nostra stanza.

Entriamo e ci guardiamo intorno estasiate. Io abbandono le mie valigie a terra con un'espressione incredula, ancora non riesco a capire se tutto questo è reale.

Ele mi legge nel pensiero e mi da un pizzicotto sul braccio.

“Allora è vero...” mormoro.

“Siamo davvero a...” dice Eleonora, ma non riesce a finire.

“LOS ANGELES!” completa Laura.

Un secondo di silenzio, poi ci lanciamo in un abbraccio e cominciamo a saltellare come delle pazze e gridiamo così forte da spaccare i timpani.

Infatti il “Vaffanculo malate” di mio cugino Gabriele, che stava passando davanti alla porta proprio in quel momento, non tarda ad arrivare.

Ma a noi non importa. Siamo a Los Angeles tutte e tre insieme, ed è l'unica cosa che conta.

“Anche a te, stronzo!” risponde Ele.

Non fatevi un'idea sbagliata però. Io e i miei cugini ci vogliamo un bene incredibile. Ci prendiamo a male parole perchè ci adoriamo.

Gabri torna indietro ed entra.

“Che è successo, avete visto un ragnetto?” chiede in tono ironico “Avanti, ditemi dov'è la bestia, che la ammazzo.”

“Cazzo, siamo cugini da quando siamo nati e ancora non riesci a distinguere i motivi dei nostri urli?” dico ridendo.

Lui ruota gli occhi e cominciamo tutti e quattro a ridere.

Gabri esce dalla stanza, dicendo che ci lascia a sistemare le nostre cose. Lui divide la camera con mio fratello, che ha il suo stesso nome. Mio fratello è un po' più piccolo di noi. Noi abbiamo tutti e quattro tra i tredici e i quattordici anni.

Non faccio in tempo a sdraiarmi sul mio letto, anzi, su quello che ho deciso sarà il mio letto, che le ragazze mi saltano addosso e mi fanno il solletico. Dio, le ammazzerei quando lo fanno. Imploro pietà tra le risate. Poi il telefono di Laura suona. Che liberazione!

“È Dario!” esclama Lau.

Dario è il suo ragazzo. Io ed Ele ci solleviamo e ci sediamo. Laura si siede tra noi.

“Pronto, amore!” esclama con un sorriso grande quanto una casa stampato in faccia.

Ma man mano il suo sorriso rimpicciolisce, come se si fosse ristretto in lavatrice, fino a scomparire del tutto. Una lacrima le riga il viso, poi due e poi tre.

“Sai che ti dico? Va' a farti fottere, stronzo!” scoppia in lacrime. “Laura aspetta col cazzo!” gli grida in un fiume di lacrime.

Porta via il telefono dall'orecchio, chiude la chiamata e scaglia il suo iPhone sul letto; da lì poi rimbalza e finisce per terra.

Povero telefono.

Ma poi mi concentro su Laura, sta singhiozzando mentre impreca contro quello stronzo del suo ragazzo. Non so ancora che le abbia fatto di così tremendo, ma già so che deve essere qualcosa di terribile. Non mi sono mai fidata di quel Dario, dalla prima volta che l'ho visto. Fatto sta che ora per colpa sua Laura è in un lago di lacrime e non glielo perdoneremo mai.

“Che è successo Lau, cosa ti ha fatto?” mi affretto a chiedere.

“Che ha combinato per farti piangere così?” domanda Ele.

Lei continua a piangere e a borbottare qualche insulto e qualche parolaccia con le mani sulla faccia. Noi la abbracciamo, per cercare di farla sentire al sicuro.

Piange talmente tanto che mi sono convinta che non servirà un'escursione per vedere le Cascate del Niagara.

Dopo una buona mezz'ora di singhiozzi, si solleva e si passa un dito sotto il naso, si strofina gli occhi.

“Mi ha lasciata.” dice con un fil di voce.

E ricomincia a piangere, tuffando nuovamente la testa tra le mani. Io ed Ele ci guardiamo per capire come fare.

Non stava così male da quando... Bè, non era mai stata così male. L'ultima volta che eravamo in una situazione di crisi erano bastate a stento cinque uova di Pasqua(solo per lei). Ora non abbiamo nemmeno una briciola di cioccolata. Non sappiamo davvero come fare per aiutarla ad affrontare questa delusione. Poi, bisogna anche vedere perhè l'ha lasciata.

È inquietante come io e le mie cugine a volte ci leggiamo nel pensiero.

“Per un'altra. Mi ha lasciata per una troietta!” grida e piange “E per telefono! Ha aspettato che partivo per dirmelo!”

Partissi. La correggo sempre quando sbaglia i tempi, ma sta soffrendo troppo, le farei ancora più male.

E così Dario è riuscito a rovinare la nostra fiaba. Si, perchè se soffre una di noi, le altre non possono fare a meno di stare male per lei.

Come dicevo prima, nelle fiabe occorre indispensabilmente un rapporto causa-effetto.

Il perfetto equilibrio è stato rotto. Ammetto di avere un po' paura di conoscere gli effetti, Laura è imprevedibile quando è arrabbiata.

Improvvisamente, si alza con un'espressione seria, prende il telefono e comincia a muovere le dita. Io ed Ele ci guardiamo di nuovo, confuse.

Si mette il telefono in tasca.

“Venite, usciamo.”

“Lau...” diciamo io ed Ele in coro.

“Per favore ragazze...” ci supplica ancora con gli occhi rossi “Ne ho bisogno. E poi, si, ok, basta, Dario mi ha lasciata, ci sto male, ma Los Angeles è nostra solo per le vacanze. Avrò la possibilità di deprimermi dopo.”

Sta cercando di sembrare meno ferita di quanto sia in realtà, si capisce. Alla fine decidiamo di accontentarla. Ci sistemiamo velocemente e scendiamo le scale che portano all'ingresso.

“Noi usciamo.” diciamo in coro.

E una scia di “Cosa?!?!” ci investe, seguita dalle nostre madri.

“Non pensate sia un po' tardi per uscire?” obbietta la mamma di Laura.

Sua figlia prende il telefono e vede l'ora.

“Sono le 8:30, mamma...”

“Non siete un po' giovani per andare in giro per Los Angeles da sole?” dice la mamma di Ele.

“Ma', Los Angeles è un'occasione unica nella vita di una ragazza italiana. Ci volete negare questa esperienza?” ribatte Eleonora.

Mi giro verso mia madre e faccio la faccia triste.

“Ti prego!” supplico.

Le tre mamme si guardano e parlottano tra loro. Poi si girano verso di noi.

“State molto attente!”

“Grazie!!” gridiamo tutte e tre all'unisono.

Io e Laura ci fiondiamo sulla porta e le mamme ci guardano ironicamente.

“Genie, state uscendo senza soldi!” ci dice Ele.

Noi due indietreggiamo imbarazzate e prendiamo i soldi. 30 dollari a testa. Wow.

Usciamo e mi rendo conto di non avere idea di dove stiamo andando, così chiedo a Lau, visto che è lei a guidarci.

“In un posto perfetto per chi è nella mia situazione.”

Ora, in quel momento ho pensato a qualunque posto, un centro commerciale, una gelateria, perfino un parco giochi, ma non avrei mai pensato che ci potesse condurre in un pub.

“È uno scherzo, vero?” le chiedo preoccupata.

“Ti sembra una faccia scherzosa la mia?” mi sento rispondere.

Cerco aiuto in Eleonora, ma la vedo alquanto indifferente al mio turbamento.

“Non mi starete mica dicendo che bevete!” esclamo.

“Io no.” dice Ele.

Meno male, mi sento confortata. Ma Laura? Beve davvero? E da quanto? Cavolo, è assurdo, non lo avrei mai pensato!

“Io si.” afferma invece Laura.

Sento una stretta allo stomaco.

“DA QUANDO TU BEVI?!” le chiedo sconvolta.

“Dall'anno scorso, mi pare.” mi risponde in tutta tranquillità.

“Quanto bevi?” le chiedo sempre più sconcertata.

“Abbastanza.”

Abbastanza? Che cazzo vuol dire abbastanza?! Mi sento strana, mi sento male.

Laura apre la porta e ci invita ad entrare. Io non voglio.

“Ragazze, non dovremmo...”

“Dai! Lasciati andare!” mi incita Laura.

“E poi puoi anche non bere se non vuoi...” propone Ele.

“Va bene...”

Lo faccio solo per Laura, perchè le voglio bene.

Entriamo. Un fortissimo tanfo di alcool ci investe e ne sono quasi disgustata. È fin troppo forte. Ci sono un sacco di persone di tutte le età, ma noi siamo le più piccole. Che imbarazzo. Mentre camminiamo verso il bancone, qualche spiritoso ubriacone ci prende in giro ridendo e brandendo il proprio boccale.

“Hey, piccole, che fate qui? Cercate papà?” domanda uno.

“Spero proprio per loro che non sia quello là!” si aggiunge un altro alcolizzato indicando con il suo boccale, rovesciandone metà nel gesto, un uomo addormentato su un tavolo, a cui ne stanno combianando di tutti i colori, preferisco evitare di andare nello specifico...

E io mi chiedo: è mai possibile che degli uomini adulti sotto effetto di alcool tornino immaturi come noi(o forse di più)? Cerco di non farci caso.

Alla fine però questo posto non è poi così male. C'è un po' di gente sobria, o per lo meno quasi... Diciamo che il pub è diviso a metà: dal lato del bancone, i più ubriachi, dal lato opposto la gente più... responsabile, ecco; questi ultimi si avvicinano alla zona degli ubriaconi solo per predere un po' da bere, poi tornano dalla loro parte. Laura si avvicina al bancone e chiede della vodka alla fragola, Ele invece non sa che prendersi, non ha mai provato. Decide che berrà un sorso di quello di Lau, e se le piace lo prende anche lei. Però dice che non le va di esagerare, e questo mi rincuora. La vodka alla fragola arriva e Laura ne fa assaggiare un po' a Ele. Sembra piacerle. Ele chiede un bicchiere anche lei. Intanto, Laura se n'è già scolati due.

Non credo di sentirmi molto bene a vedere questa scena. Ma non posso farci nulla. Dopo il quarto bicchiere, Lau fa una pausa. Ele si è fermata a uno e mezzo. Poi mia cugina chiede un quinto bicchiere, lo prende e si alza. L'altra prende il suo mezzo e la segue a ruota. Si avvicinano a me.

“Davvero non ne vuoi, neanche un po'?” mi chiede Laura.

Io scuoto la testa. Continuano ad avvicinarsi con quei bicchieri e io comincio a indietreggiare lentamente.

“Sono seria ragazze, non mi va.” cerco di respingere la loro proposta.

Continuano a camminare verso di me e io continuo ad andare indietro come un gambero.

“E dai, prova! Che ti costa un sorso...” mi invita Laura.

Non so più che rispondere. E poi sono riuscite a farmi incuriosire, cazzo.

A un certo punto sbatto la schiena contro qualcosa e mi fermo.

Forse è una parete... No, non può essere una parete, sarebbe più fredda. E poi le ragazze hanno delle facce un po' troppo sorprese. Della sorpresa di Laura non mi fido, da quanto ha bevuto potrebbe anche essere capace di scambiare un muro per un unicorno. Di quella di Ele si, lei ha bevuto poco. Mi giro di colpo e mi rendo conto di essermi scontrata con un ragazzo. 

***
Cari lettori, mi presento: sono Martina, alias alinonalice. Sto (finalmente) pubblicando questa storia.

È da tantissimo tempo che aspetto di scrivere una FF interamente sugli R5 e adesso eccola! Non so come verrà, spero davvero che vi piaccia!

Recensite se vi va, sappiate solo che mi rendereste un'autrice felice.

Mi scuso con coloro che hanno trovato alcune parti troppo volgari.

Ciao!

   
 
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