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Autore: MyTrueColors    06/04/2015    2 recensioni
'Ciao amore mio, é un giorno scuro e mi manchi tanto. Ed è il bisogno di averti la parte peggiore. Non è l'amore che distrugge, ma la dipendenza. La consapevolezza che senza te non so stare. La loro era una necessità, un bisogno reciproco, insaziabile.'
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava semplicemente essere tornato in superficie dopo una lunga, interminabile apnea.


Allora era così che ci si sentiva quando si veniva salvati.



Negli ultimi mesi trascorsi, molto spesso per lui il sogno si era confuso, intersecato ed insediato profondamente nella realtà, nella sua forma più semplice e banale, ma che aveva imparato ormai a non dare più per scontata: l'arrivo di un messaggio sul Peraphone, il suono del campanello alla porta, una semplice ragazza dai boccolosi capelli biondi per strada; tutto era Sam, tutto lo riconduceva a lei, tutto lo illudeva che lei era lì, che non se n'era mai andata.


Ma la realtà era ben diversa.

Sam aveva mollato tutto ed era scappata, lei, quella forte, quella aggressiva, prepotente, codarda tra le codarde.


Freddie era immobile, la mano ancora poggiata sulla maniglia della porta spalancata.

Nemmeno il suo largo petto si muoveva di quei piccoli innalzamenti dovuti alla respirazione, era semplicemente inerme.

Eppure dentro di lui era tutto così diverso da cosa si percepiva da fuori.

Dentro, i pensieri non cessavano di esplodere, di accavallarsi uno sull'altro, tanto che non seppe dire con certezza se quella situazione così assurda fosse reale.

Esattamente come quando ti capita di sognare una cosa con insistenza, come quando vuoi così profondamente che accada da non riuscire più a scindere ciò che è reale da ciò è desiderio.

Eppure lui questa scena l'aveva già vissuta; era tutto un semplice déjà-vu triste ed appannato, un'immagine molto diversa da quella che aveva tormentato Freddie per gli ultimi mesi.



«Freddie.»


Era stato un bisbiglio, un soffio sfuggito alle labbra, ma lui l'aveva sentito, l'aveva sentito come se l'avesse urlato.



Non sei cambiata per niente.

Temevo di aver scordato ormai le sfumature della tua voce, nonostante un po' ci sperassi, perso negli inutili intenti di cancellare via ogni ricordo che mi facesse male.

Poi piombi qui e ti ritrovo davanti ai miei occhi come non avrei voluto,

non riesco a spiegarmi perché io sia così sollevato di averti davanti agli occhi, in fondo cosa cambia?

Però lo sapevo in fondo, sai? La ricordo perfettamente, la tua voce.

Ogni screziatura che assume, ogni sentimento che ne traspare;

non lo ammetterai mai, ma sei un libro aperto per me, e lo sai bene.

Ora che guardo meglio solo i capelli sono un po' più lunghi di quanto ricordassi, i boccoli biondi ormai si poggiano con delicatezza sul tuo corpo, adagiandosi seguendo un ritmo perfetto,

come se fossero stati disegnati per contornare ogni tuo lembo di pelle.

Ehi, ma perché mi guardi così?

Sono io, Freddie.

Non mi riconosci più?

Dovrei essere io a guardati con quegl'occhi attoniti.

E ora? Ora cosa dovrei fare?



«Bentornata.»



Mi dispiace, non so fare di meglio.



La mano di Sam perse d'un tratto la forza che la faceva stringere attorno al braccio di Spencer; un tonfo sordo e precipitò giù nell'oblio.

Capiva perfettamente che dovesse tenersi a distanza da lui per ciò che aveva fatto, perchè non si meritava nemmeno quel semplice bentornata; semplicemente però sentì chiaramente salire dentro sé la voglia di avvicinarglisi, sorridergli, magari abbracciarlo e prenderlo un po' in giro, non avrebbe chiesto altro.

Voleva solo sentire che lui era lì, e non solo fisicamente. Era lì per lei, nonostante tutto.

In fondo se l'erano promesso.

Si ritrovò a muovere qualche piccolo passo incerto verso di lui, senza sapere bene cos'avrebbe fatto una volta piazzatosigli davanti, in fondo non sapeva nemmeno se lui le avrebbe dato occasione di farlo senza scappare via, senza scivolarle di nuovo.



Sam, sei sempre la solita.

Vorrei dirti che sono felice che tu sia qui tanto quanto ti meriteresti di sentirti dire che non avrei più voluto vederti, eppure, qualunque cosa ti dicessi, non corrisponderebbe alla verità, o almeno non alla verità assoluta.

Sono paralizzato dai tuoi passi.

Assurdo pensare che dopo questi mesi in cui siamo stati lontani chilometri ti bastino pochi secondi per avvicinarti così pericolosamente a me.

Ma tu sei forte, tu hai le idee chiare, tu ti prendi sempre ciò che vuoi.

Evidentemente non mi volevi abbastanza quando te ne sei andata.



Un altro passo. Freddie non dava segni di reazione.


«È tornata oggi. Mi ha fatto una sorpresa. Una bellissima sorpresa.»


Spencer si sentì quasi in dovere di dire qualcosa; la tensione era così forte da essere palpabile e lui le pressioni così proprio non le digeriva.

Era dai tempi della scuola che non si sentiva in così grande disagio, come se ogni cosa che potesse dire sarebbe stata comunque ed inesorabilmente sbagliata nel momento stesso in cui le parole fossero uscite dalla sua bocca.

Non stava succedendo nulla, la realtà era immobile intorno a lui, gli stessi Sam e Freddie non battevano ciglio, eppure lui provava come un senso di esclusione da quell'atmosfera, che aveva un che di perfetto ed eterno e che, come sempre, coinvolgeva unici i due ragazzi: come quando si lanciavano l'uno addosso all'altro dieci anni prima per picchiarsi e come quando, solo poco tempo prima, erano l'uno incollato sull'altro, con le mani che non davano segno di volersi allontanare da un corpo cui sentivano profondamente d'appartenere. Era il loro mondo, vi erano entrati e nuovamente persi; Spencer li conosceva bene e sorrise rincuorato dal pensiero che almeno qualcosa, dopo tutto il tempo passato e dopo tutto ciò che era successo, non fosse cambiato.


Nonostante ciò, Spencer notò la nota d'amarezza che Freddie aveva negli occhi, nella voce,

nei movimenti. Era ben visibile, e gli fece male.


Chissà quale stupidaggine ti sei messo in testa, eh?

Sai che è pura fantasia, eppure stai permettendo che ti ferisca.

Guardala, guarda i suoi occhi: hanno mai contemplato in questo modo qualcuno diverso da te?


Freddie si schiarì la voce con un deciso colpo di tosse; la situazione stava diventando alquanto pesante e preferiva troncarla prima che ne perdesse il controllo.



«Beh, bene no? Spero sia andato tutto bene a Los Angeles e sono contento per te che tu sia tornata, che sia solo di passaggio o che tu abbia deciso di restare.

Ora vado, avrai molto da fare. Spencer, ci vediamo!»


Non aveva mai parlato così velocemente, avrebbe giurato di aver detto tutto nel giro di cinque secondi, e in men che non si dica si era girato dirigendosi a grandi passi oltre la porta.



«No Freddie aspetta!»


Freddie non potè che emettere un sospiro profondo e pesante, come se si sentisse profondamente stanco. Fu freddo nel risponderle, ma stava lentamente perdendo la capacità di controllare le sue reazioni.

«Che c'é?»


Sam inspirò per trarre fuori tutto il coraggio che aveva in corpo.


«Non te andare»


La sua fu una richiesta più unica che rara; un bisogno intimo, uno di quelli che non si era lasciata scappare nemmeno quando sarebbe stato lecito farlo, quando erano fidanzati. Non

gli aveva mai dato modo di sentirsi così importante, così fondamentalmente incisivo nella sua vita, non gli aveva mai chiesto di rimanere, forse perchè semplicemente lui lo faceva senza che ci fosse bisogno di tante parole. Ma ora scappava, e Sam in fondo sapeva che il suo era un atteggiamento più che giustificato, ma allo stesso tempo non poteva permettergli di andare via, non senza prima aver provato a trattenerlo.


«Per favore, Freddie, rimani»


Calcò con grande enfasi le prime due parole, una gentilezza che non era da lei e che voleva gli facesse rendere conto di quanto realmente teneva alla sua presenza in quel momento; scandì lettera per lettera e pronunciò il tutto con estrema lentezza.


Freddie sospirò rauco di nuovo; sembrava realmente esausto, provato da un troppo che minacciava di schiacciarlo. Finalmente puntò gli occhi nei suoi.


«Non stavolta. Mi dispiace»




Per la prima volta da molto tempo, Sam rimase interdetta, totalmente senza parole di fronte a qualcosa che sembrava lei non fosse in grado di governare.


Lui aveva scelto, e se n'era andato.





Mi sembra d'aver pubblicato giusto ieri l'ultimo capitolo, eppure i mesi sono passati, anche tanti.

Lo giuro, mi sono scivolati via senza che io me ne rendessi conto tra impegni, tra che non tocco il computer, tra gli innumerevoli momenti in cui non ti viene in mente uno straccio di idea. Ed in effetti, mi sono usciti sei capitoli di patimenti! Ahahahah

Quando pubblico voglio essere convinta di quel che faccio, e mi dispiace veramente tanto che nel frattempo passi tutto questo tempo... Ci tengo a questa storia, e sapere che anche solo una persona la segue ancora e ne è interessata mi dà grande voglia di fare, e faccio del mio meglio per non deludere le aspettative (se ci sono), il tempo è poco e l'impegno che metto in quel che amo fare è tanto. Spero apprezziate quest'ennesimo e super ritardatario capitolo. :))










  
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