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Autore: lapoetastra    07/04/2015    1 recensioni
Mi dicevi sempre di essere forte, fratello mio.
Ed io ho cercato continuamente di seguire il tuo prezioso consiglio
Ora, invece, è tutto diverso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Mi dicevi sempre di essere forte, fratello mio.
Ed io ho cercato continuamente di seguire il tuo prezioso consiglio.
Ma a quei tempi, quando ero con te, quando ero libero e felice, essere forte significava non fermarmi di fronte ad una salita, continuare a correre anche se l’ossigeno nei polmoni mi mancava ed il respiro mi bruciava come fosse fuoco nella gola.
Ora, invece, è tutto diverso.
Adesso essere forte significa sopportare le punizioni che mi sono inflitte dalle guardie giapponesi ogni giorno, ogni momento, nonostante non abbia fatto nulla.
Essere forte, qui, non vuol dire andare avanti sempre a testa alta, ma chinare il capo anche quando gli insulti mi fanno ribollire il sangue nelle vene.
Eppure, nonostante l’ira e l’odio, devo imporre alla mia bocca di restare chiusa, devo rimanere zitto, altrimenti la rappresaglia sarà durissima, ed il mio corpo già spezzato dalle fatiche continue non riuscirebbe a sopportarlo.
Ma non è questo che realmente mi distrugge, nel corpo e nell’animo.
Perché qui c’è qualcosa di ancora peggio.
Il dolore.
Non quello di chi lavora per tutto il giorno e riposa solo pochi minuti per notte, o di chi è denutrito e talmente magro da non riuscire neanche a reggersi in piedi.
No, il mio è un dolore molto più atroce ed agonizzante.
E non è quello fisico, che taglia e ferisce, ma quello morale, che lacera e spezza il cuore.
Perché ogni giorno sono costretto ad assistere alla barbara uccisione dei miei compagni, sventurati come me che si sono ridotti a miseri brandelli di carne e sangue, resi ancora più esanimi dalle bastonate incessanti dei giapponesi.
Non vengono puniti perché hanno commesso reati o perché si sono ribellati, ma solo per puro e semplice diletto di queste guardie orientali che non sono poi molto diversi dai nazisti, in fattore di crudeltà e sadismo.
Le urla dei miei amici brutalmente pestati mi distrugge i timpani, ed ogni volta vorrei non guardare, perché so che altrimenti quelle orrende visioni mi seguirebbero dappertutto come scure ombre anche se il Sole non splende.
Eppure sembra sempre che i miei occhi siano animati da volontà propria e rimangono fissi e spalancati sulla scena che si presenta in tutto il suo orrore di fronte a me.
L’unica cosa che posso fare per evitare di vedere è piangere, perché in tal modo le calde lacrime si accumulano tra le mie palpebre creando un muro d’acqua che mi appanna almeno anche solo un po’ lo sguardo.
Ecco cosa significa davvero essere forti, qui.
Significa impedire al proprio cuore di spezzarsi in mille frammenti affilati, evitare di chiudere gli occhi per non vedere il viso scavato dal dolore di coloro che vengono bastonati, non tapparsi le orecchie per non udire i loro lamenti strazianti.
Qui essere forti significa desiderare ancora vivere.
Ed ho capito una cosa, fratello mio, in questi giorni che mi paiono lunghi come una vita intera, pieni di sofferenza e ricchi di follia.
Una cosa di cui non ho dubbio alcuno e di cui sono assolutamente sicuro.
Io non sono forte.
   
 
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