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Autore: alessandras03    07/04/2015    33 recensioni
"Sequel di 'Ostacoli del cuore', per chi lo avesse letto."
Sono trascorsi sei anni da quando la bella e ormai giovane donna Emily Stewart ha abbandonato il liceo. Adesso la sua vita è cambiata. Ha un lavoro, un uomo meraviglioso e nuovi progetti da realizzare.
Non poteva mai immaginare di dover riscontrare nel suo cammino quello che per lei è stato il suo amore adolescenziale. Brandon Felton è tornato a sconvolgere la sua vita in un batter d'occhio, ma quanto è forte il passato? Il loro legame è indissolubile come quello di un tempo o il destino ha nuovi piani per loro?
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«Brandon.. Felton?» Accenno una risata divertita per non apparire su di giri.
«Vedo che la barbetta e qualche anno in più non cambia il mio aspetto.» Sorride com’è solito fare e si avvicina tralasciando la mia lastra sul tavolo. Porta le mani dentro le tasche e si morde le labbra carnose.
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Rivivo nella mia mente i momenti romantici con Brady, le parole dolci, i ti amo, gli sconforti e i numerosi litigi e ricordo quella bambina che si emozionava con poco. Ricordo quella bambina che pensava di poter scavalcare tutto e tutti con quel ragazzo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 20.

 

Sono appena rientrata in casa. I miei piedi sono completamente addormentati, formicolanti e doloranti. Quelle scarpe prima o poi finiranno nell’immondizia.
Salgo le scale lentamente, sorreggendomi dalla ringhiera e finalmente mi rintano nel mio dolce bagno. Apro il getto d’acqua e dopo essermi spogliata del tutto m’infilo sotto la doccia. Rimango lì sotto per una mezz’ora abbondante, mentre la mia pelle diventa rosso fuoco a causa dell’acqua bollente.

«Emily!» Mia madre bussa forte alla porta, così le rispondo di rimando con un urlo altrettanto potente quanto il suo.
«Non funziona la doccia di Grace, esci!»
Ma tu guarda se non posso neanche lavarmi in santa pace, in questa casa.
Acchiappo l’asciugamano e l’avvolgo intorno al mio corpo. Infreddolita appoggio i piedi completamente bagnati a terra e percorro velocemente il parquet umido. Proprio quando sto per raggiungere il pomello, scivolo ed arrivo con il sedere a terra.
Rimango per cinque secondi esatti in silenzio, mentre delle lacrime mi scendono lente lungo le guance. Credo di essermi rotta gli arti inferiori e che stavolta rimango su di una sedia a rotelle per sempre.
Impreco come un maschiaccio e sbraito affinché mia madre mi soccorra.
Lei spalanca la porta e trovandomi distesa a terra sgrana gli occhi.
«Che diavolo fai a terra?» Chiede con tono sconcertato.
Le ringhio contro, «sto testando il pavimento… bello, liscio… mamma giusta scelta.» Dico a denti stretti.
Lei, rincoglionita, continua a non capirmi.
«Mamma Cristo di Dio… sono scivolata, vaffanculo!» Sembro assatanata.
S’inginocchia senza più parlare e mi aiuta a mettermi in piedi. Continuo a sostenere l’asciugamano e con fatica finalmente raggiungo il letto, dove mi distendo.
Grace spunta dalla porta ed indicandomi se la ride a crepapelle.
«Sarebbe il momento giusto per chiamare Brady! Sei pure nuda!» Ride tenendosi la pancia, piegata in due.
Le lancio la prima cosa che ho fra le mani e lei si scansa, alzandomi il dito medio, poi si chiude in bagno.
«Grace! Queste affermazioni davanti a me, mai più! Hai capito?» Urla mia madre sbattendo una mano sulla porta.
«Mamma cerca di non rompere le palle» ridacchia dietro.
«Quando esci ti gonfio!» Decreta lei di rimando.
Mentre io sono morente sul letto loro si scambiano frecciatine inutili e scontate.
Vorrei piangere per il dolore che avverto nel fondo schiena e loro pensano a tutto, purché a me.
«Chiamo qualcuno?» Domanda mia madre osservandomi con le mani appoggiate sui fianchi.
Mostro una risata antipatica, «vuoi chiamare il sindaco?»
«Okay… chiamo Brandon!» Indietreggia e scompare dietro la porta.
«No… mamma!» Non faccio in tempo a fermarla che ha già sceso le scale. «Ma vaffanculo!» Esclamo a bassa voce.

Aspetto dieci minuti abbondanti immobile su quel materasso, che, al momento appare scomodissimo. Fin quando mia madre spunta dalla porta.
«Sta arrivando Kris» mormora.
«Kris è un medico? Quando si è specializzata ?» Sgrano gli occhi e serro la mascella.
Lei abbassa lo sguardo, «stai buona qui, che sta arrivando lei e poi vediamo il da farsi» mormora balbettante.
Mi sta nascondendo qualcosa?
«Certo, quel pezzo di merda di Felton… neanche mi può vedere, giusto?» Accenno un sorrisetto malvagio e deluso allo stesso tempo.
«Emily!» Mi richiama severa. «Basta.» Gesticola e poi scompare nuovamente.
Qui sono tutti pazzi!

Poco dopo Grace fa la sua uscita travolgente, con i capelli alla rinfusa completamente bagnati ed il suo canticchiare strafottente. Quasi quasi spero che cada e si rompa l’altra gamba.
La guardo curiosa, poi si rende conto di me e si volta.
«Alza quel culo di lì… che non hai niente, marmotta!» Esclama accingendo ad uscire.
«Grace quando succederà, ti menerò. Sei una stronza!» Sbotto, ma lei è già entrata nella sua stanza.

Il mio orecchio subito dopo viene attirato dalla voce di Kris, che parlotta in maniera losca con mia madre. Poi la sento salire lentamente e finalmente piomba davanti alla porta.
Ha una strana espressione in volto, sembra frastornata ed angosciata. Socchiude la porta alle sue spalle e si avvicina.
«Ho chiamato in clinica ed il dottor Stevenson arriverà a breve…» dice lievemente, «come ti senti?» Domanda poi. Il suo tono è troppo distaccato per essere la solita Kris.
«Sai ho il sedere dolorante e penso che non riuscirò a mettermi in piedi per il resto dei miei giorni» ironizzo, «il destino gioca sempre a mio sfavore. Me ne andasse una buona!» Arriccio il naso.
Lei scoppia a ridere e si posiziona ai piedi del letto, accarezzandomi una gamba.
«Kris, che succede?» Domanda corrucciata. «E’ da quando sei entrata che sei strana… mi stai nascondendo qualcosa.» Decreto decisa.
Lei abbassa lo sguardo e tira su con il naso, poi sfila dalla borsa un foglio piegato in due  e senza dire una parola me lo porge.
Aggrotto la fronte e aspetto qualche secondo prima di prenderlo in mano.
«Vado di sotto… appena arriva il dottore risalgo»  si mette in piedi e senza aggiungere altro esce dalla stanza.

Mi sento confusa e senza rendermene conto sto tremando.
Perché qualcosa mi induce a pensare che dietro tutto questo mistero e questo foglio ci sia solo e soltanto Brady?
Le mie mani tremano e non ho il coraggio di aprire e leggere. Per un attimo il dolore che avverto alla schiena, scompare.

Mi decido e finalmente apro quel dannato foglio.

“Cara Emily,
lo so, ti sembrerà strano che io abbia scritto una lettera, ma è il minimo che possa fare… adesso. Ti sarai chiesta cosa si nasconde dietro quel faccino triste di Kris, perché lo so già che lei non è felice al momento. Ti starai chiedendo dove io sia andato a finire, e perché stai leggendo queste parole… bè, non c’è più nient’altro da dire Stewart.
Ho scelto di rincorrere un’altra vita, ho deciso di stravolgere i miei piani e di andare altrove… Le catene che mi tenevano ancorato in quella città, sono state sciolte nel momento in cui tu sei piombata nella mia vita, stravolgendo nuovamente tutto. Perché è così che fai tu… devii sempre il mio percorso.
Non starò qui a dirti cosa provo e cos’ho sempre provato… perché, ormai, sarà per sempre acqua passata, ma sono qui per dirti addio, quell’addio che, come un codardo, non sono riuscito a darti qualche giorno fa. Sono qui a scriverti queste parole per farti capire che, come me, anche tu devi ricominciare da capo…
Solo adesso ho realizzato che quel sogno che mi legava a te era solo una fottuta illusione…e che il lieto fine, come ho sempre pensato… che il per sempre, come ti dicevo in passato, è solo una presa per il culo.
E’ vero… ho creduto in noi, ci ho creduto talmente tanto da apparire un folle dietro ad una donna che stava rincorrendo l’amore della sua vita. Sono stato folle a credere che tra me e te poteva ancora esserci qualcosa.
Ci ho creduto fino alla fine… ma adesso, Emily, ho depositato le armi…non ci credo più.
Spero che tu viva il meglio della vita, spero che troverai quella persona che riesca darti tutto ciò che desideri dalla vita e spero che il mio ricordo lo porterai sempre nel tuo cuore, come lo farò io… perché nonostante tutto, ti porterò sempre dentro…
Spero che realizzerai ogni tuo desidero e spero un giorno di rincontrare questa bellissima donna con un marito che sia alla sua altezza e con i figli che ha sempre sognato.
Voglio il meglio per te Emily. Sei e sarai sempre la ragazza che mi ha fatto perdere la testa, fermare il tempo, diventare irrazionale e pazzo, che mi ha fatto perdere il controllo della mia vita. Sei e sarai sempre lei.
Forse mi odierai e probabilmente hai ragione… ma fidati, col tempo, capirai anche tu che è la cosa migliore da fare. Ti prego, non chiamarmi, se puoi cancella ogni traccia di me, non cercarmi… io non voglio. Per una volta sono io che ti chiedo un favore, sono io che ti imploro di lasciarmi perdere. Ho bisogno di trovare la serenità che non ho mai avuto. Spero che rispetterai la mia decisione.
Non ti dimenticherò mai…

Con amore Brandon.”


Per la prima volta non piango. Sono stravolta, devastata. Ho il cuore a pezzi. Sento di poter svenire da un momento all’altro. Non capisco più niente.
Si può morire di crepa cuore no? Esatto. Questo è seriamente la circostanza durante la quale il mio cuore cesserà di battere e… addio.

«Buongiorno» il dottore bussa alla porta e fa la sua entrata cautamente, testando che il territorio sia tranquillo.
Dietro di lui, a seguire, proseguono Kris e mia madre, entrambe con gli occhi bassi. Sapevano già tutto.
«Allora… cos’è successo qui?» Si avvicina a me, mentre io nascondo la lettera sotto il piumone.
Accenno un espressione dolorante, mentre invano cerco di ricompormi.
«Sono scivolata… e come nota sono nuda.» Ironizzo.
Lui ride abbassando la testa e grattandosi il capo, «okay, cosa ti senti?»
«Ho un forte dolore qui» lentamente cerco di voltarmi mostrandogli la schiena e lui annuisce.
«Dobbiamo per forza fare una lastra, quindi in qualche modo ho bisogno che tu ti cambi e vieni con me in clinica» sfrega le mani e sospira.
«Ti ha lasciato il lavoro sporco eh» ridacchio cattivamente, riferendomi a Brady, mentre mia madre mi rivolge un’occhiataccia.
Il dottor Stevenson alza le sopracciglia imbarazzato e mi fissa, «il dottor Felton è eccezionale, sicuramente verrà apprezzato anche a Denver» spiega.
Beccato! Denver, eh?
Kris spalanca gli occhi e la bocca. Poi socchiude le palpebre, incrocia le braccia al petto e sbuffa. Ovviamente io non dovevo saperlo.
«Ho detto qualcosa che non dovevo dire?» Fissa mia madre e Kris con sguardo innocente, mentre entrambe non riescono a dargli una risposta.
«Sì, io non dovevo saperlo!» Esclamo beffarda osservando entrambe di sottecchi.
Lui alza le mani ed indietreggia, «ascoltate io sono qui solo per fare il mio lavoro, il resto scusatemi…» balbetta, «ci vediamo fra poco, vi aspetto lì» esce dalla porta ed io rimango lì con entrambe che mi osservano.

Dopo una manciata di secondi in silenzio, sfilo dal piumone quella dannata lettera e gliela mostro.

«Credete davvero che con un foglio io riesca a cancellare tutto?» Sbraito con voce rauca. «Credetemi, sono in pessimo stato sia fisicamente che moralmente e questa benedetta lettera… ve la potete conficcare tutti su per il culo!» Sbotto nervosa. 
La loro risposta è ancora il silenzio. Evidentemente lo sanno anche loro che non ho alcun torto al momento.
«Anzi sapete che vi dico?» Le guardo incazzata. «Per me Brandon Felton è morto.» Sentenzio. «E adesso portatemi in questo dannato ospedale, prima che rimanga su di una sedia a rotelle…» sbotto, cercando di sistemarmi.
Kris esce dalla stanza, mentre mia madre mi aiuta a vestirmi, rimanendo in silenzio.

L’unico mio pensiero è la faccia di Brady spiaccicata in un muro. L’unico desiderio è quello di  prenderlo a pugni, a schiaffi fino a farlo sanguinare. Vorrei pestarlo come farebbe un vero uomo. Gli farei provare tutto il dolore che sto provando al momento io e poi lo prenderei a parolacce fino ad ammazzarlo dentro, fino a disintegrargli il cuore in mille pezzi, eliminandone ogni piccolo frammento.

Arrivo in ospedale piena di rabbia, frustrazione, isteria e tutto ciò che potrebbe esserci di cattivo in una persona. Mi sento impotente e allo stesso tempo piena di forza. La sua unica fortuna è quella di esser scappato via, di aver agito come un uomo senza palle, che fugge dal destino.

Dopo aver fatto la lastra aspetto una mezz’ora abbondante fuori dalla porta. Il mio fondoschiena sta implorando pietà. Questa sedia è scomodissima.
Finalmente il medico esce dallo studio invitandomi ad entrare. Io, intanto, spero che non sia nulla di grave.
«Non ha nulla di rotto, non riesce a sedersi o camminare per il trauma… e a breve ti spunterà un livido enorme… ti è andata bene» annuisce, «per il resto cerca di rimanere a riposo, di non sforzare troppo la schiena e se hai forti dolori prendi questo» prescrive in un foglio una medicina e dopo averlo strappato me lo porge.
«Dottore per il resto apposto, quindi?» Chiede mia madre.
Lui annuisce e gli stringe la mano per un saluto, «arrivederci» sorride lui.
«A mai più» mormoro io uscendo velocemente dalla porta, zoppicante.

A quel punto mia madre mi raggiunge fuori, mentre io cerco di evitarla.
Salgo in ascensore e chiudo la porta prima che lei metta piede qui dentro, con me.
Sono stufa di troppe cose, ormai. Vorrei spaccare tutto. Niente per me ha più un senso.
Raggiungo l’auto e mi posiziono affianco ad essa con le braccia incrociate al petto, mentre mia madre esce furiosa dall’ospedale.

«Emily… ma che modi sono?» Domanda nervosa. «Quel dottore non ti ha fatto proprio nulla e dovresti ringraziare il cielo che non hai nulla di rotto» aggiunge.
«Dovrei ringraziare il cielo anche per questa vita di merda?» Domando curiosa di sapere la sua risposta.
Boccheggia per qualche secondo, «i giorni brutti passano.»
Scoppio a ridere e poi torno seria, «tutto passa, bisogna vedere come» apro la portiera dell’auto e mi siedo senza far caso al dolore.
Lei mi segue e poi mette in moto. «Quello che voglio farti capire io è che come lui ha preso la decisione di ricominciare, anche tu dovresti farlo!» Esclama guardandomi, mentre il mio sguardo è perso fuori dal finestrino. «Emily, rimanere appesi al passato comporta solo delusioni ed illusioni» il suo tono adesso è più calmo.
«Vaffanculo al passato» borbotto.
«E allora mandalo sul serio a fare in culo, diamine! Ma cosa aspetti?» M’incoraggia. «Sei giovanissima, bellissima, hai tutto ciò che una donna della tua età dovrebbe avere…»
A quel punto mi volto scattante bloccandola, «no mamma, ti sbagli. Non ho il coraggio di una donna che dovrebbe avere, non ho la maturità di una donna della mia età e non ho la vita che ho sempre desiderato.» I suoi occhi sono fissi sui miei. E’ dispiaciuta ed angosciata, lo so.
Scuote il capo lentamente e sospira, «c’è sempre un modo per stravolgere la situazione, c’è sempre un modo per andare avanti e c’è sempre un modo per cambiare e maturare, ci vuole la forza di volontà» mi accarezza il capo, ma io mi scanso. Non voglio essere sfiorata.
«Mamma, parti.» Decreto con tono severo.
Lei non se lo fa dire più di una volta e finalmente scompariamo di lì.


Quando faccio ritorno a casa, mi rinchiudo in camera senza pranzare. Riprendo quella lettera fra le mani e dopo averla riletta, la getto a terra con disprezzo e cattiveria.
Poi sfilo il cellulare dalla tasca e nella rubrica cerco il suo numero. Faccio in modo che io rimanga sconosciuta e chiamo.
Attendo per qualche secondo, mentre squilla.
«Pronto?» La sua voce è tranquilla, ma sembra affaticato. Mille pensieri mi passano per la testa in quell’istante. «Chi è?» Domanda nuovamente con tono curioso. Avverto il suo respiro e socchiudo le palpebre, cacciando via le lacrime ed ingoiando per eliminare quel maledetto nodo alla gola. A quel punto sono io che attacco la chiamata.

Come ha potuto fare una cosa del genere? Meriterebbe di esser rinchiuso in una cella per sempre, senza mangiare e bere. Lo farei morire della stessa morte mia. Non merito tutto questo. Non merito un addio così scontato e screditato. Una lettera. Una fottuta lettera per dirmi che stava andando via. Quanto coraggio avrebbe dovuto avere per guardarmi dritta negli occhi e dirmi tutte quelle parole e poi scappare via?
Non ce l’avrebbe mai fatta e per questo rappresenta l’essere più viscido e schifoso dell’intero Universo. Tutto l’amore che provavo nei suoi confronti, come sperava lui, si è trasformato in un odio incontrollato e smisurato. E non riesco neanche a piangere, perché mi sembra persino sciocco buttare giù delle lacrime su di un foglio, scritto magari di fretta.
Avrei preferito schiaffeggiarlo, dirgli quanto mi faceva schifo e poi sarebbe potuto scomparire per sempre. Invece, mi ha lasciata qui, con i miei mille complessi, con il mio amore sterminato a patire questa sofferenza che non merito. Questo è decisamente il modo migliore per farmela pagare. Ed io non prenderò nessun fottuto volo e non lo raggiungerò, esattamente come ha chiesto lui, perché da questo giorno in poi, volontariamente cancellerò ogni traccia di lui, cercherò in tutti i modi di riappropriarmi della mia vita e di fare ciò che è giusto per me.

In quel momento qualcuno bussa alla porta.
«Emily, per favore, apri la porta… è importante.» Grace sembra devastata. Sicuramente è appena tornata da scuola.
Mi metto in piedi e barcollando giro la chiave e lei entra, chiudendo nuovamente la porta alle sue spalle.
«Non puoi capire, il ragazzo più figo della scuola mi ha invitata al ballo!» Esclama entusiasta.
Osservo la sua gamba ingessata e penso a come dovrebbe andarci in quello stato.
«Ma non eri fidanzata?» Chiedo corrucciata.
Ride, «non mi piaceva, l’ho lasciato» scrolla le spalle. «Comunque mi devi aiutare… devo mettere qualcosa… ma niente mi piace del mio armadio e mamma non deve sapere che ci andrò… quindi devi darmi qualcosa di tuo» sorride con faccino dolce.
«Scusa… perché non dovrebbe saperlo?» Incrocio le braccia al petto.
Rotea gli occhi, «Uhm… dopo l’incidente mi ha vietato il ballo di primavera, ma io non posso non andarci, capisci?» Sgrana gli occhi e gesticola. «E tu, da brava sorella maggiore, con un passato simile al mio… manterrai il segreto» faccio più attenzione a quella parola che mi perseguita giorno dopo giorno, ma poi senza polemizzare accetto ed apro il mio armadio.

Cerco più infondo qualcosa che avevo indossato anni prima e finalmente trovo il vestito del ballo di fine anno. Era il mio preferito e non appena Grace lo nota, me lo strappa dalle mani.
«Scordatelo! Questo non lo indosserai mai» lo riprendo con antipatia, mentre lei accenna una smorfia antipatica.
«Cos’è… per caso quella notte che l’hai indossato »
«Non nominare Brandon!» La avverto puntandole un dito contro ancor prima che parli.
Alza le mani con innocenza, «uh, l’hai nominato tu, non io» mostra un sorrisetto soddisfatto. Non capisco come faccia ad esser così malvagia con un faccino così dolce.
«Ti prometto una cosa da ora in avanti» esordisce poi con estrema serietà, tanto da farmi credere che sia impazzita da un momento all’altro. L’ascolto. «Non parlerò più di te e lui. Ho provato in tutti i modi a farvi capire che siete importanti l’uno per l’altro… ma nessuno può costringervi a fare ciò che non riuscite a fare» annuisce, «ho giocato insieme a voi questa partita, vi giuro… che non ho mai creduto in qualcosa come in voi… e siete per me… l’esempio che l’amore vero esiste, ma non sempre tutti lo riconoscono.» Sorride delicatamente. «Spero che il prossimo non te lo farai scappare…» conclude ironica.
Sono sorpresa dalle sue parole e mi vengono persino i brividi. Non riesco a pensare di esser stata l’esempio di mia sorella. Sono l’esatto contrario di ciò che dovrebbe seguire.
«Ti prometto che il prossimo lo terrò stretto» le sorrido, ma internamente sto imprecando.
«Comunque… mi piace quello» indica l’abito che indossavo il giorno di capodanno di quell’anno, in cui si è spenta la speranza di una vita meravigliosa. Tengo quel vestito come un ricordo dentro il mio armadio ed ogni volta mi sento morire dentro. Forse è la volta buona che prenda aria e che magari mi ricordi qualcosa di più bello.
Così lo sfilo dalla cruccia, lo stringo forte al petto, sotto lo sguardo confuso di mia sorella e glielo porgo.
«Promettimi che lo tratterai bene, non sai quanto ci tengo» sussurro.
Lei sorride sistemandolo addosso e guardandosi allo specchio. «Non voglio sapere in che occasione lo hai indossato, ma ti giuro che sarà come un figlio. E’ bellissimo.» Sembra elettrizzata. Saltella fino alla sua stanza e mi lascia nuovamente sola nella mia.

So che dovrei stare a riposo e non dovrei sforzare la schiena, ma so anche che non riesco proprio a rimanere chiusa qui dentro con i miei pensieri. Così senza farmi notare da mia madre, che sta facendo il bucato, esco di casa con le chiavi della sua auto ed arrivo fino a quella di Kris. Busso alla porta e mi apre Marcus, mentre mi accorgo di Kris alle sue spalle che sta facendo addormentare Lux.
«Emily.. entra» mi fa spazio.
Percorro il corridoio e raggiungo Kris, che mi fa cenno di aspettare un po’. Poi porta la bambina di sopra e riscende in salone, dove, imbarazzata per la situazione rimango in silenzio.
«Vado a scuola io» dice Marcus. Si gratta il capo e con un cenno saluta entrambe, anche se con Kris si scambiano un lungo sguardo ammiccante. Vorrebbero stritolarsi e baciarsi. Sono curiosa di sapere perché diavolo non lo fanno. Credono che possa venirmi un infarto o che potrei rimanerci male? Anzi ne sarei più che felice a vedere due mie amici felici insieme.

Rimango da sola con lei, mentre prepara del caffè.
«Sai, sembra vuota questa casa» mormora lei.
«Ti abituerai» riesco a malapena a dire.
Si volta e mi da un lungo sguardo, «mi dispiace per Brady» sussurra. «Forse te l’avrei detto dove stava andando, solo se me l’avessi chiesto» ammette.
«Brandon è morto.» Decreto con tono distaccato.
«Accetto la tua decisione di considerarlo come morto… però io so quanto sia stato difficile per mio fratello andarsene via e lasciarti con una lettera» continua.
«No Kris. E’ stato facilissimo invece.» Sbotto. «Perché  non avrebbe mai avuto le palle per venire a dirmi tutte quelle cose in faccia. Non ci sarebbe mai riuscito ed invece è scappato… perché era la cosa più semplice da fare.» Dico amareggiata.
Sospira e rimane per un po’ in silenzio. «Quindi la tua decisione è quella di far finta che non sia mai esistito?»
«E’ esattamente quello che chiede… vuole che non lo cerchi, che non gli vada incontro, vuole che io cancelli ogni parte di lui e così farò.» Serrò la mascella e chiudo gli occhi. Maledetto nodo alla gola.
«Voglio farti vedere una cosa… Brady ai tempi del liceo ha montato un video. Era una sera di sette anni fa, eravamo tutti insieme in giro e lui riprendeva con il cellulare… devo per forza fartelo vedere.» Sorride.
Accetto senza esitare. Forse mi farà sentire meglio osservare quanto eravamo felici anni fa. Mi aiuterà ad eliminare il marcio.
Ci accomodiamo così in salone e lei cerca in uno scatolone un dvd. Lo inserisce nel lettore e finalmente parte.

“Dammi questo dannato telefono!” Tom rincorre Brady, mentre si riesce a sentire la risata euforica di quest’ultimo.
“La finite di fare i bambini? Brandon posa questo coso e finiscila.”  E Kris al suo solito cerca invano di farli smettere.
Ed ecco che compaio io, cerco di nascondermi il volto, mentre Brady mi riprende. Lo insulto e lui scoppia a ridere. Gli alzo il dito medio e poi gli mostro una linguaccia.
“Stewart, sempre bellissima” è l’unica cosa che dice.
Poi riprende Hanna e Samantha che stanno parlottando tra di loro ed accorgendosi di ciò cercano in qualche modo di sfuggire dalle grinfie di Felton. Al suo solito Hanna lo riempie di cattive parole e Brady non fa altro che ripetere in maniera sarcastica ogni cosa che lei dice, fino a quando esausta lo manda a fanculo.
Rido osservando la scena e Kris accanto a me fa lo stesso.
Poi inquadra Tom che passeggia tranquillo con Jenny. “Bro, hai rotto i coglioni” gli urla contro.
Ed infine Marcus che per tutto il video non si è neanche visto. Compare da un vialetto e si sistema i jeans. “Mi stavo pisciando addosso giuro. Brady… che cazzo? Chiudi sto video… dai, smettila. Sei un coglione. Vedi che ti denuncio per stalking..” La sua espressione è sempre buffa ed è proprio in questo istante che si sentono delle sonore risate, persino la mia. Vengo inquadrata proprio nel momento in cui sono piegata in due e Brady con un piede mi stuzzica la gamba. “Brady hai rotto, adesso basta” ed ecco che la mia mano oscura l’obiettivo ed il video si blocca.
Prendo un lungo respiro ed osservo Kris che sorride come un ebete davanti alla televisione.

«Pagherei per tornare lì…in quel video, in quegli anni» il suo tono non è triste, anzi.
Quando tutto sembra concluso, ecco che compare nella televisione il viso di Brady. E’ in una stanza mai vista prima, con un letto dietro e mille indumenti gettati di sopra.
Kris sgrana gli occhi. Sicuramente è un video correlato e lei non se n’era mai accorta.
Improvvisamente comincia a parlare:

“Ciao Emily… ehm… sono in stanza, il mio compagno è andato via per le vacanze di Natale… ed io non ho intenzione di far ritorno a casa. Ho troppa paura di incontrarti e di sfasciare il mio piano. Sono mesi che penso al modo in cui ci siamo lasciati… e ti penso ogni giorno… ogni istante… Le cose vanno bene, stranamente riesco a studiare e fare meno cazzate, ma mi manchi un casino.
Ricordati che ovunque io vada, porterò sempre con me il tuo ricordo… e se per caso un giorno dovrò incontrarti, ti prego… fai di tutto per convincermi che c’è ancora una speranza per noi. Nonostante tutto, non smetterò mai di crederci…Ti amo immensamente…Fanculo”


A quel punto stacca tutto. Quel video non è mai giunto a me. In quegli anni di college non ho mai avuto sue notizie. E’ sempre stato il solito coglione codardo.
Ma “fai di tutto per convincermi che c’è ancora una speranza per noi”. Quelle parole mi martellano nel cervello per una manciata di minuti, mentre Kris mi osserva basita e senza parole.  Ci guardiamo a lungo negli occhi, entrambe sospiriamo, poi lei si morde il labbro inferiore nervosamente e scuote il capo.
«Aeroporto?» Chiede mettendosi in piedi. E’ esaltata e completamente su di giri.
Le annuisco senza neanche pensarci, scattante indossa un giubbotto ed acchiappa le chiavi dell’auto, mentre sale di sopra e sveglia la bambina portandola in braccio fino all’auto. Povera piccola.
Con me ho solo una borsa con i soldi necessari per prenotare un biglietto al momento. Non ho nulla. E questa rappresenta la pazzia più grande che abbia mai fatto.


«E se non c’è un volo?» Le chiedo mentre guida.
Si volta in preda al panico. «Aspetterai, ma ci deve per forza essere.» Lo sguardo di Kris è concentrato sulla strada e di tanto in tanto controlla Lux nei sedili posteriori.
«Mamma dove andiamo?» Chiede la bimba.
«Amore… tranquilla, è una passeggiata.» Dice nervosamente Kris osservando la figlia dallo specchietto. «Emily… tieni» esce dalla tasca del giubbotto un foglio con un indirizzo e me lo porge. «Me l’aveva lasciato sulla scrivania della mia stanza per qualunque necessità. Questa è un’estrema urgenza, invece.» Sorride.
«Me ne pentirò?» Domando mentre il mio cuore palpita nel petto e mi sento in fibrillazione.
Scuote il capo. «No. Devi andare a prenderti ciò che è sempre stato tuo.» Decreta.
Sì, ma prima lo meno.

Arrivati in aeroporto Kris prende in braccio Lux e correndo raggiungiamo l’entrata. Osserviamo nel tabellone i voli in partenza per Denver ed improvvisamente appare la scritta “Annullato”.
«Eh no! Merda!» Sbotta Kris.
«Destino» mi siedo con fatica sulla sedia e porto le mani in viso, coprendolo.
«Destino un cazzo, Emily. Svegliati.» Mi scuote costringendomi a guardarla. Poi corre da un hostess e le parla con tono acceso. E’ una pazza, folle completa. Torna da me borbottando. «Il prossimo volo è fra un’ora. Tu ora stai qui con me e…aspettiamo.» Mi ordina. «Anzi, alzati e vai a farti il biglietto.»
Sorridendole obbedisco e dopo quindici minuti di fila riesco a farcela. E’ assurdo pensare che sto prendendo un volo per Denver e non ho neanche un capo d’abbigliamento.
Qualcosa dentro di me mi dice che sto facendo la più grande cazzata del secolo, un’altra parte di me, invece, mi incita a farlo, senza timore di sbagliare, perché ho sbagliato già abbastanza.

Il mio cuore non può reggere all’infinito a questi urti. Prima o poi non ce la farà.

Per me questa è esattamente l’ora più lunga della mia vita. Mi sento completamente in un’altra dimensione. L’unica cosa che riesco a fare di razionale è scrivere un messaggio a mia madre: “mamma, sto rincorrendo l’amore della mia vita.”
La sua risposta non si fa attendere: “sono fiera di te.”

Il mio orecchio poco dopo viene attirato dall’annunciazione del volo. Mi metto subito in piedi e Kris fa lo stesso.
«Sono così fiera. Vai da lui e fallo subito. Basta scappare.» Mi attira a se e mi stritola stringendomi forte.
Le sussurro un flebile “grazie” e corro finalmente verso il gate.


M’imbarco mezz’ora dopo. L’aereo decolla sopra New York. Mi sento realizzata e sono convinta che qualunque cosa lui faccia per cacciarmi via, non sarà all’altezza per convincermi davvero. Farò di tutto per convincerlo che c’è ancora una speranza per noi. Farò esattamente come sette anni fa ha chiesto in un video, mai giunto a me.

Dopo tre ore e mezza, atterriamo. Ho provato in tutti i modi a riposarmi e soprattutto a trovare una posizione adeguata per il mio mal di schiena, ma tutte le volte che ho provato a voltarmi, ho sentito un dolore lancinante esattamente nel punto in cui sono arrivata a terra, come una papera.

Arrivata in aeroporto mi sento spaesata. Fortunatamente all’uscita trovo un taxi vuoto, gli mostro l’indirizzo e ci salgo. E’ proprio in quelle strade che mi sento mancare l’aria. Non so ancora a cosa sto andando incontro e non so che faccia farà Brady nel vedermi, ma so esattamente cosa fare non appena il suo viso sarà di fronte al mio.

«Scusi ci vuole ancora molto?» Chiedo nervosamente, mentre la mia gamba non riesce a stare ferma, le mie labbra fra poco sanguineranno per quanti morsi gli ho dato e le mie mani sono rosso fuoco per quanto le sto torturando.
«Eccoci» dice tranquillo posteggiando di fronte ad una grande villa.
Ho le palpitazioni e vorrei scoppiare a piangere. Rimango in macchina ancora per qualche istante e lui si accorge della mia incontrollata agitazione.
«Signorina… andrà tutto bene» ridacchia il vecchio signore.
«Lo spero per lei… sennò è costretto a ripassare di qui, per riportarmi in aeroporto.» Ironizzo lasciandogli i soldi.
Lui li acchiappa e si volta a sorridermi. «Spero di no e poi una bella ragazza come lei non potrà mai essere rifiutata.» Annuisce convinto.
Apro la portiera e dopo averlo ringraziato, lo lascio andare. Mi ritrovo da sola in quella strada sconosciuta e non notando nessuna auto posteggiata, suppongo che non sia in casa.

E’ quasi buio ed io sono costretta  a sedermi in quel dondolo, che mi ricorda tanto quello che mia madre aveva posizionato anni fa fuori casa. Fa uno strano rumore questo e mi aiuta a non pensare a cosa accadrà quando Brady spunterà.
Per tutto il tempo mi scambio messaggi con Kris, che, mi rassicura dicendo che è ancora a lavoro. Diamine, più tempo passa, peggio sto. La mia tensione sento che a breve sfocerà in un pianto liberatorio ed è l’ultima cosa che voglio farmi vedere fragile e vulnerabile. Non è quello che merita al momento. Non le mie lacrime.

Quando sento il rumore di un auto, mi blocco, ma rimango seduta esattamente dove sono. Si chiude lo sportello dell’auto e i miei occhi scrutano da dietro il pilastro in legno delle Lumberjack che spuntano e camminano lente, fin quando, mettendo il piede sul primo scalino, noto il suo viso, coperto sempre dai soliti occhiali da sole. Mi metto in piedi e lui non si è ancora reso conto della mia presenza. Avanzo verso di lui e quando il suo orecchio avverte dei passi, si volta scattante. I suoi occhi adesso sono nitidi, dopo aver sfilato i Ray- Ban. Ha la bocca socchiusa ed uno sguardo intimorito.
Mi avvicino e mi paro davanti al suo viso. Riconosco la sua espressione, vorrebbe fuggire. Ha la mascella serrata ed i pugni stretti.
Avevo promesso a me stessa che la prima cosa che avrei fatto non appena i suoi occhi avrebbero incontrato i miei, sarebbero stati tre lunghi e abbondanti ceffoni, che gli avrebbero fatto ricordare che Emily Stewart non è cambiata affatto.
E così faccio. Il suo volto non si smuove di mezzo centimetro ed ad ogni tocco le sue palpebre si socchiudono.
«Sei uno stronzo» scandisco ogni singola parola. «Questa, te la puoi ficcare dentro il culo» sfilo dalla borsa la lettera che avevo infilato prima di uscire di casa, casualmente. Gliela sbatto contro il petto e lui la prende fra le mani accartocciandola per bene. «Credevi sul serio che ti avrei ascoltato?» Deglutisco rumorosamente.
Accenna una risata divertita e scuote il capo abbassandolo.
«Perfetto. Perché non mi sono mai fatta mettere i piedi in testa da un ragazzo, specialmente da te!» Esclamo.
I suoi occhi scrutano di nuovo i miei. Sembra parecchio compiaciuto e questo mi fa imbestialire parecchio.
«Sono qui. Non ho un cazzo con me. Ho preso il primo volo per questa fottuta città» gesticolo nervosa. «E sono venuta qui per dirti che ti odio, mi fai schifo, sei un essere spregevole, sei un falso ed un codardo di merda, mi hai rovinato l’esistenza, continui a stravolgere giorno per giorno la mia vita, mi hai fatto passare i miei giorni peggiori, mi hai fatta piangere e soffrire come un cane… ma ti amo follemente ed incondizionatamente.» Sono esausta, ma allo stesso tempo piena di vitalità, quella che ancora mi è rimasta per continuare a schiaffeggiarlo ed insultarlo.
Mostra un sorriso sghembo, «Emily Stewart sei la mia dannazione» getta a terra la valigetta che portava alla spalla e mi prende in braccio, mentre le mie gambe si attorcigliano alla sua vita. Dopo di che le sue labbra si incollano alle mie, lasciandoci andare in un bacio aggressivo, passionale, liberatorio. Gli stringo i capelli quasi strappandoglieli e tra un bacio e l’altro gli sussurro un violento “ti odio”.
«Ti amerò per sempre» sussurra lui sulle mie labbra.
«Per sempre?» Sorrido maliziosa.
«Sì, perché adesso sei solo mia e non ti mollo più.» Dice con voce rauca, per poi spalancare la porta di casa e spingermi dentro con forza.  

Per la prima volta in tutta la mia vita mi sento realizzata. Ho inseguito il mio sogno. Ho inseguito l’uomo che amo senza limiti. Sono andata contro tutto e tutti. Nonostante i tentativi del destino di rendermi tutto più complicato, sono qui.
Adesso appartengo a lui e lui appartiene a me. Non importa quanto durerà il nostro per sempre, perché non ho intenzione di separarmene più.

Ho trovato il mio piccolo spazio di paradiso terrestre. Ho trovato il mio attimo di felicità, che spero duri a lungo. E non mi importa più di dover attraversare giorni cupi. Mi basta guardare l’uomo che ho al mio fianco per ritrovare la luce.

Mi sono ripresa il mio passato e me lo tengo stretta nel cuore.



Angolo autrice.

Eccoci qui. Con questo vi saluto, ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita fin ad oggi e vi ringrazio per tutto l'affetto che mi avete dimostrato. Grazie per esser stati sempre pazienti e per aver atteso anche mesi per un dannato capitolo, ahaha! Se questa storia è arrivata al termine è anche merito vostro e delle vostre belle parole. Spero di avervi trasmesso qualcosa e spero di poterci rileggere ancora una volta. Non voglio svelare niente qui, ma potrei pensare di fare uno spin-off riguardante la cara Grace, ma è tutto da decidere ancora. Non so se potrebbe piacere. 
In ogni caso GRAZIE, GRAZIE E ANCORA GRAZIE. 
Baci, a presto.
  
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