Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: kibachan    07/04/2015    4 recensioni
lo S.H.I.E.L.D. è caduto, Ward ha tradito, Fitz è in coma. È da qui che Coulson deve partire per rimettere insieme i pezzi della sua amata organizzazione. Insieme agli agenti superstiti dovrà trovare la forza per far tornare lo shield ad essere lo scudo che protegge l'umanità, e affrontare nuove e vecchie minacce.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Melinda May, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Base segreta di Fury, laboratori, due giorni dopo

Simmons si rigirava tra le mani il piccolo apparecchio, osservandolo rapita. Non era più grande di una figurina dei calciatori, ed era poco più spesso. Dal suo perimetro spuntavano tanti piccoli uncini: era stato una vera spina nel fianco estrarli senza fare danni; lo facevano somigliare a una grossa zecca.
La donna rabbrividì all’appropriato paragone che le era sorto in mente.
Quella piccola placca, proprio come il disgustoso parassita, era ancorata saldamente al suo ospite, alimentato dalla carica magnetica cerebrale di modo da essere inesauribile. Se non fosse stato rimosso, avrebbe condizionato l’esistenza di quell’uomo per sempre.
“Fitz…” sussurrò, quasi avesse timore di ‘svegliare’ quella cosa diabolica che aveva in mano “vuoi darci un’occhiata? È agghiacciante ma allo stesso modo affascinante” commentò girando l’apparecchio sulla pancia per esporre le microscopiche viti che lo tenevano chiuso.
“no grazie” le rispose secco il ragazzo senza distogliere l’attenzione dal suo progetto (una miniatura di camera antigravitazionale) “non mi interessa quella roba, non l’adopererei neanche fosse l’unico modo per fermare il professor Hall” aggiunse in tono schifato, prima di calcarsi gli occhiali protettivi arancioni e imbracciare la fiamma ossidrica.
Simmons sorrise alla sua nuca concentrata. Amava ogni millimetro dell’incorruttibile moralità di quel ragazzo.

“hei bellissima!!” la voce squillante di Skye sulla porta la fece voltare con un sorriso
“che producete di bello cervelloni?” le fece eco Easter al suo fianco mentre entravano trotterellando. Simmons le osservò divertita ficcanasare un po’ dappertutto mentre si avvicinavano alla sua postazione. Quelle due avevano istituito una bella associazione a delinquere! Era indubbio!
“che fai?” le chiese Skye mentre entrambe le si facevano accanto dietro al bancone metallico.
Simmons aprì la bocca per rispondere ma fu interrotta dalla porta automatica che stridette nell’aprirsi nuovamente
“ah quanta bellezza in una volta sola!” esclamò Barton guadagnando il centro della sala mentre si strofinava energicamente un asciugamano sulla nuca, indossando null’altro che una canottiera della salute e i pantaloni del pigiama.
“si lo so, sono uno schianto” gli fece eco Fitz mentre Skye ringraziava mentalmente tutte le divinità che conosceva: doveva pur essere merito di qualcuno se quell'uomo aveva il vizio di passeggiare mentre si asciugava dalla doccia!!
“è pronta la mia attrezzatura raggio di sole?” chiese Clint mentre ricambiava i saluti delle ragazze
“dammi due minuti e te la vado…. a prendere, vo-voglio finire un attimo qui” gli rispose Fitz non staccando gli occhi dal suo progetto.
Simmons rivolse un piccolo sospiro nella sua direzione, mentre anche Barton si avvicinava al tavolo. Fitz ancora balbettava quando parlava con gli altri.
“cos’è st’affare?” la voce di Clint la riportò a dare attenzione al piccolo oggetto che aveva in mano
“Simmons, non dirmi che questo…” Easter si morse le labbra, non osando terminare la frase
“è la placca neurale che abbiamo tolto al Soldato d’Inverno” ammise la scienziata annuendo.
“incredibile” soffiò fuori Skye inclinando la testa come per osservarla meglio “un oggetto così piccolo, capace di una cosa del genere…”
“solo l’HYDRA poteva inventarsi una cosa tanto oscena” le fece eco la bionda in tono schifato
“scusa.. “ intervenne Barton poggiando gli avambracci sul tavolo per sporgersi in avanti “gliel’avete tolto… da dove precisamente?” chiese.
Non che si fosse informato più di tanto delle vicissitudini di quel tipo, aveva avuto ben altro da fare in quei giorni. Con Capitan Fesso in lutto e May e Trip impegnati a scandagliare le svariate abitazioni che aveva occupato Quinn in passato, lui e Nat avevano dovuto completare da soli tutte le missioni operative che erano saltate fuori, e dopo gli ultimi sviluppi stare da solo con lei non era esattamente piacevole con una volta.
“vedi questi uncini?” gli stava dicendo Simmons “erano infilati nel tessuto cerebrale, abbiamo dovuto aprirgli una porzione di scatola cranica, all’altezza del lobo occipitale, e scollarlo proprio dalla materia grigia” Skye e Easter storsero la bocca. L’uomo assunse un'espressione disgustata e poi occhieggiando le altre due ragazze, che avevano dipinta sul viso la sua medesima espressione, altamente in contrasto con quella entusiasta di Simmons, scoppiò a ridere lasciando cadere la testa tra le spalle, seguito a ruota dalle giovani hacker
“mio dio passerotto, è repellente!” esclamò
“tutt’altro!” esclamò la ragazza, contrariata  puntellandosi le mani sui fianchi, mentre le altre due si sbellicavano
“cosa è repellente?” chiese Fitz comparendo dietro di loro brandendo l’arco di Clint, che in mano a lui appariva quanto mai inappropriato
“il vostro lavoro splendore” rispose Barton tirandosi su e prendendo la sua roba “wow! Che ci hai fatto?? L’hai svuotato?” esclamò non appena toccò l’arco “peserà la metà!” aggiunse tendendolo immediatamente per provarlo, offrendo in questo modo alle ragazze una limpida visione della curva della sua schiena in tensione, che fece arrossire Simmons fino alla radice dei capelli.
“segreti del mio… repellente lavoro” commentò Fitz ironico, ma incrociando le braccia fiero del suo operato
“mi ero appena docciato ma questo tocca provarlo subito!” esclamò Barton “ciao!” aggiunse mollando una manata sulla spalle di Fitz prima di uscire, a mo di ringraziamento.
Fitz si diresse di nuovo alla sua postazione, resistendo alla tentazione di massaggiarsi la spalla finchè non ebbe superato le ragazze, che invece erano rimaste abbastanza basite dallo spettacolino.
“certo che” ruppe il silenzio Easter arrossendo un po’ “l’agente Barton è…”
“sexy da far schifo?” la interruppe Simmons in tono analitico
“da sbatterlo sul selciato e farselo?” le fece eco Skye facendo quasi sfuggire di mano a Fitz un becher pieno di un liquido non meglio identificato “si… abbastanza!” aggiunse la mora mentre Easter andava quasi a fuoco balbettando qualche “no… ma io.. non intendev…”
“stai tranquilla” la rassicurò ancora Skye con un fantastico tono materno “anche a me all’inizio bruciavano le ovaie tutte le volte che lo vedevo, ma dopo ci si abitua!” Fitz dietro di loro arrossì di botto e rischiò quasi di spezzare a metà la matita con cui stava scrivendo
“ci si abitua se come me non lo avete visto in mutande!” aggiunse Simmons tranquillamente
“OH INSOMMA! LA SMETTIAMO O NO!!” esplose Fitz facendole voltare tutte e tre. Easter era quasi più imbarazzata di lui.
“suvvia Fitz non fare il geloso..” disse Simmons tranquillamente “è solo un commento oggettivo! Non provo certo dei sentimenti per l’agente Barton”
“no!” gridò quasi Fitz avvicinandosi e puntandole un dito contro, per poi esplodere in un fiume di parole “la pizza è la migliore invenzione dell’umanità è un commento oggettivo, star wars la minaccia fantasma è un film orrendo è un commento oggettivo, non sbattere gente da qualche parte o… robe vostre che vanno a fuoco!” poi buttò fuori aria dal naso e con mala grazia strappò la placca dalle mani della collega “ora se non vi dispiace questa devo portarla al Soldato, gliel’avevo promesso!” sbraitò guadagnando l'uscita come una furia.
“aspetta vengo con te!” esclamò Easter correndogli dietro, incurante della sua rabbia al solo pensiero di poter vedere finalmente come stava Bucky.
Simmons e Skye erano rimaste alquanto spiazzate dalla sfuriata e li osservarono per un po’ allontanarsi oltre le porte a vetri, in silenzio. Fu Skye la prima a parlare
“ma Fitz non era rimasto balbuziente dopo il coma?” chiese

base segreta di Fury, infermeria

Easter arrancava dietro a Fitz che sbatteva i piedi ad ogni passo nel corridoio che conduceva all'infermeria. Non c'era dubbio che quando era arrabbiato quel ragazzo liberasse le sue doti da maratoneta! Vani i tentativi della piccola di parlarci o anche solo di rallentarlo.
Gli era ormai abbarbicata addosso tipo koala quando le porte automatiche a vetri si spalancarono davanti a loro e l'odore pungente del disinfettante, di cui l'infermeria era pregna, aggredì le sue narici. Lo spettacolo di Bucky seduto sul letto, che parlava con Steve dando loro le spalle, ebbe il potere di distrarre entrambe dai loro pensieri precedenti.
Easter sentì il cuore fare una doppia capriola vedendolo sveglio finalmente! E... davanti a Steve senza che stesse tentando di strappargli gli occhi per giunta! Saltò giù dalle spalle di Fitz e si precipitò verso di loro correndo. Totalmente dimentica che Steve non sapeva quanto lei e quell'uomo fossero entrati in confidenza nei giorni precedenti, dato che l'aveva fatto di nascosto, corse e gli gettò le braccia al collo per istinto, felice solo di vederlo star bene. O per lo meno quella era la sua intenzione.
Ok, forse non era stato esattamente un colpo di genio pensare di prenderlo alle spalle, ma la sua reazione fu imprevedibile e fulminea: prima ancora che potesse sfiorarlo Bucky si voltò di scatto e contemporaneamente la afferrò alla gola col braccio d'acciaio sbattendola poi schiena al materasso. Easter sbalordita dalla sorpresa e lo spavento ebbe comunque modo di rabbrividire nel vedere le decine di sottilissime placche di metallo, di cui l'arto era composto, scattare  e sovrapporsi fluidamente seguendo i movimenti delle articolazioni artificiali, facendo assomigliare quel braccio straordinario ad un serpente. Si trattò in tutto di una manciata di secondi da quando lui aveva neutralizzato il suo 'attacco' in un turbine di dolore che le era esploso nel collo, a quando vide le sue pupille scure come pozzi dilatarsi nel realizzare che era lei. Contemporaneamente le braccia di Steve erano entrate nel suo campo visivo intorno al collo di Bucky per staccarglielo di dosso. Il moro la lasciò all'istante permettendo di fatto a Steve di strapparglielo da sopra e attuare su di lui una presa di contenimento. Fitz le andò vicino e la aiutò a tirarsi su dal materasso mentre il Capitano le urlava
“scappa!! presto!!” ma si bloccò un istante dopo sorpreso, nel sentire Bucky nelle sua presa non opporre nessuna resistenza e dire invece
“Easter.. perdonami...”

-conosce il suo nome?- fu il primo pensiero che scattò nella mente di Steve.

Cautamente lo lasciò andare e quello si voltò per lanciargli un occhiata come a dire di stare tranquillo prima di colmare con due passi la distanza che lo separava dalla ragazza, ancora sotto shock. Easter sentì il cuore di Fitz battere all'impazzata dalla paura contro il suo fianco mentre se la tirava più vicino come per proteggerla
“gu-guarda che ti ho già picchiato una volta e po-posso rifarlo!”  disse ad alta voce. Bucky si fermò e sollevò le mani in segno di resa. Di nuovo Easter fu rapita dal movimento naturale delle placche del braccio destro.
“non voglio farle del male” disse piano l'uomo rivolto a Fitz “è stato un errore. Quando ho sentito una presenza dietro di me ho reagito. Non potevo immaginare fosse lei” il suo tono era chiaro e fermo, e improvvisamente Easter capì cos'era successo. La paura si sciolse all'istante e si divincolò dolcemente dalla presa di Fitz.
“è tutto a posto” gli disse girandosi a guardarlo. Fitz occhieggiò incerto prima lei e poi Bucky prima di annuire debolmente. Solo a quel punto Bucky riprese ad avvicinarsi a lei.

Steve lo guardò stupefatto portare entrambe le mani vicino alle guance di Easter e studiarla quasi con occhio clinico per controllare di non averla ferita mentre le diceva
“scusa” e lei sorridergli mentre gli rispondeva con una naturalezza disarmante
“non preoccuparti è stata colpa mia, non avrei dovuto prenderti alle spalle”.
Sbagliava o c'era una complicità snervante in quella conversazione???
Quando si rese conto di essersi schiarito rumorosamente la voce l'aveva già fatto da un pezzo a giudicare da come ora tutti e tre lo guardavano.
“che dite...” buttò lì domandandosi per quale motivo fosse in imbarazzo “fate capire qualcosa anche a me o devo fare la figura dell'imbecille ancora a lungo??” Easter strinse i denti facendo una smorfia e gli andò vicino
“hem... posso spiegarti”
“mi sembrava di averti chiesto di stare alla larga da lui” la interruppe Steve sinceramente rammaricato
“è perchè scusa?” intervenne Bucky sollevando un sopracciglio in un modo che per Steve fu quasi un pugno in piena faccia, dato lo stato totale di tabula rasa in cui aveva trovato la sua memoria
“dopo il numero di un attimo fa hai anche il coraggio di chiederlo??” lo zittì “lei non è come me o te! Potevi ucciderla!”
“ho già detto che è stato un incidente”
“un incidente che poteva ucciderla!!” insistette Steve rifacendoglisi contro. Easter si frappose mettendo le mani sul petto di Steve
“basta per favore!” strillò. Steve le piantò gli occhi azzurri in faccia e respirò forte per calmarsi. Poi dopo un ultimo sguardo a Bucky la afferrò per una mano
“parliamo un attimo per favore” le disse con un tono che non ammetteva repliche, iniziando poi a trascinarla fuori.

Fitz rivolse un sorriso tirato a Bucky quando le porte si chiusero alle loro spalle. Aveva capito bene anche lui la dinamica dell'aggressione di poco prima, eppure capiva bene anche lo spavento e la rabbia di Steve. In fondo, per la stessa impulsività nelle reazioni, Bucky  stava per far fuori Simmons poche settimane prima! Ci voleva davvero molta pazienza e self control con quell'uomo.
“bhe..” gli disse “se non altro mi sembra tu ti sia ripreso perfettamente!” tentò di stemperare “contento che ti ho riattivato il braccio durante l'operazione?” aggiunse
“è la sorella?” disse invece lui distogliendo solo in quel momento lo sguardo dalla porta
“he?...no!” si affrettò a rispondere Fitz sorpreso dalla domanda “no Steve non ha fratelli ne sorelle...” aggiunse ricordandosi che benché avesse un vago ricordo del Capitano, Bucky non aveva memoria di nient'altro della sua vita prima di essere il Soldato d'Inverno
“allora è la sua donna?” chiese di nuovo
“neanche...” scosse la testa Fitz “è un po' complicato, magari te lo fai spiegare da lei” aggiunse tagliando corto. Non chiacchierava dei suoi fatti personali figuriamoci di quelli degli altri!! Gli fece cenno di sedersi per poterlo visitare e gli si avvicinò brandendo lo stetoscopio. “ma guarda che ragazzaccio sei” scherzò tentando di stemperare la tensione che ancora aleggiava nella stanza “ti sei strappato la flebo! Quella ti serviva!” ridacchiò. L'uomo non rispose e iniziò a mordicchiarsi l'unghia del pollice della sua mano umana, mentre Fitz gli auscultava il battito.

-è un po' più lento del normale, come prima- constatò il giovane scienziato -chissà se hanno fatto su di lui interventi anche per rallentargli il ritmo biologico- si domandò levandogli con una manata la mano dalla bocca e piantandogli una torcetta negli occhi per constatare i riflessi oculari.

Mentre gli infilava l'apparecchio per la pressione sotto al braccio sinistro, si arrischiò a gettare qualche occhiata al braccio bionico. La sua mente scientifica era affascinata da quel prodigio di ingegneria. Ad ogni movimento le sottili strisce di cui era composto si riposizionavano automaticamente per seguire le curve naturali di un vero arto umano, era dotato di un apparato nervoso artificiale che lo rendeva sensibile al tatto e quindi capace anche di movimenti molto fini. In più era dotato di un energia elettromagnetica potentissima che lo rendeva anche una temibile arma da guerra. Se solo un giorno Bucky gli avesse permesso di studiarlo a fondo, anche dall'interno, avrebbe potuto donare passi da gigante alla scienza ortopedica e gli amputati sia civili che militari ne avrebbero tratto un giovamento impensabile al momento attuale.
Scosse la testa e ricominciò di nuovo la procedura per prendere la pressione dato che quelle riflessioni l'avevano distratto. Si vergognò dei suoi pensieri. E si ripeté mentalmente che quella era l'opera di maniaci pazzi assassini, gli stessi che gli avevano strappato ogni ricordo e ogni umanità e che oltre a quello si erano macchiati di migliaia di altri crimini atroci, e che quindi non meritava nessuna ammirazione da parte sua.
Eppure non riusciva ad impedirsi di esserne affascinato.
“ormai sei sano come un pesce” proruppe togliendo con un sonoro strappo la fascia della pressione “mai visto un bastardo con una tempra come la tua” commentò riuscendo a strappargli un mezzo sorriso. “oh!” esclamò ricordandosi poi della placca neurale che ancora aveva nel taschino dell'improbabile camicia a scacchi verdi e rossi “quasi dimenticavo... una promessa è una promessa” aggiunse tirando fuori il piccolo oggetto e porgendoglielo.
Gli occhi di Bucky si illuminarono di attenzione nel vederlo
“è questo?” chiese solo. Aveva già capito che la promessa era stato mantenuta, dato che non sentiva più alcuna voglia di uccidere Steve e aveva fatto con lui anche alcune prove utilizzando svariate parole tubù per entrambe le fazioni, HYDRA e S.H.I.E.L.D., ma tenere tra le mani il responsabile di tutto il dolore  e degli orribili istinti non suoi che aveva provato.... era un altra cosa.
Fitz lo guardò alzarsi in piedi tenendo la placca nel palmo della mano destra e allontanarsi da lui di qualche passo dandogli le spalle. Sorrise alla sua schiena immaginando che non volesse far vedere il mare di emozioni che gli attraversava il volto in quel momento.
Con un gesto secco, Bucky serrò il pugno bionico sulla placca sgretolandola in migliaia di frammenti, con un rumore metallico.
Fitz lo vide sollevare lo sguardo al soffitto mentre la tensione abbandonava le sue spalle, e sorridendo pensò a come doveva sentirsi bene in quel momento, ora che era ufficialmente di nuovo un uomo libero.


Base segreta di Fury, corridoi

“si può sapere cosa ti è preso??” gli disse Easter liberando la mano dalla presa e costringendolo quindi a fermarsi e voltarsi.
“no! Cosa è preso a te!” la aggredì Steve puntandole un dito contro “ti avevo detto di stare lontana da lui!” Easter si morse il labbro, in difficoltà nel sentirsi in difetto
“hai ragione, scusami” disse piano “non era previsto che legassi con lui così tanto quando l'ho incontrato la prima volta, ti giuro che era solo curiosità la mia” tentò di giustificarsi “ma avrei dovuto dirtelo quando le cose si sono fatte più serie, perdonami”
“le cose sono più serie? Avete legato tanto??” proruppe Steve con voce quasi scandalizzata. Easter lo guardò ad occhi sgranati senza capire, sinceramente pensava di conoscere abbastanza Steve da essere sicura si sarebbe calmato una volta ricevute le sue scuse, invece fumava di rabbia! “Easter non capisci!” esplose lui afferrandola per entrambe le braccia “è questo che non va bene! Non che tu mi abbia mentito! Lo hai visto anche tu poco fa! Bucky non è una persona normale, come tutte le altre, con cui puoi fare amicizia e andare a prendere da bere quando non sei in servizio!” Easter si irrigidì arrossendo di rabbia, ma come si permetteva di parlarle a quel modo! 'uscire a prendere da bere???' l'aveva presa per una stupida?? “è una macchina ormai! Fidati non c'è più niente del ragazzo di cui ti ho parlato dentro di lui! Ci sono talmente tanti orrori nella sua testa che potrebbe ucciderti senza volerlo!” continuò il giovane, addolcendo il tono della voce, ma stringendo di più la presa sulle sue braccia per costringerla a guardarlo.
“tu non capisci!” urlò Easter di rimando iniziando a divincolarsi finché lui non la lasciò andare “non sono certo stupida o sprovveduta! Credi che non lo sappia quanto sarà difficile avere a che fare con lui? Ma non mi importa! Lui ha bisogno di contatto umano e non è affatto una macchina!” Steve la guardò sorpreso da tanto ardore “il tuo problema Steve è che continui a insistere sul fatto che lui non sia più la persona che conoscevi, invece di cercare di conoscere la persona nuova che lui è ora!” il ragazzo si sentì punto sul vivo da quelle parole, forse perché in fondo erano veritiere, e senza volerlo si trovò a interromperla con tono astioso
“ciò non toglie quanto questa tua crociata sia pericolosa. Sono sicuro che anche Sunday avrebbe disapprovato!” la gelò. Si pentì un'istante dopo di averlo detto, davanti ai suoi occhi spalancati, e fece un passo indietro come se quel gesto potesse tirare indietro anche le sue parole “senti..”
“come osi” sibilò lei “come osi tirare in mezzo mio fratello! Tu non lo conoscevi! Non sai un bel niente di lui né di cosa ritenesse giusto!” la voce era andata crescendo e gli si era avventata contro “e poi tu non sei niente per me! Non puoi permetterti di dirmi cosa fare!”. Si bloccò così, mordendosi la lingua davanti al lampo di dolore che aveva visto passare negli occhi di Steve. Anche lei aveva finito per passare il limite. Quindi si voltò e corse via, incapace di trattenere ancora le lacrime, né di sostenere più il peso di quella lite.
Steve sprofondò il viso nel palmo della mano, poco dopo aver sferrato un pugno di stizza contro la parete che incurvò vistosamente le lamiere.


Base segreta di Fury, una settimana dopo

Skye investì in un volare di carta varia alcuni membri della divisione spionaggio, mentre correva a perdifiato nei corridoi della base.
Quando arrivò davanti alla porta dell'ufficio di Coulson non rallentò minimamente progettando si aprirla con una spallata. Il risultato fu che impattò contro il legno massiccio ruzzolando all'indietro di un paio di metri, senza avere prodotto sulla porta più che una bussata.

Strano, quando l'aveva visto fare a Barton era andata diversamente.

“Skye! Sei uscita di senno?” la ragazza aprì gli occhi da sdraiata sul pavimento, inquadrando sopra di lei il viso bello e severo di May che la scrutava, tra l'indignato e il preoccupato, circondata dai proverbiali uccellini che accompagnano le botte in testa.
“devo vedere AC” biascicò rotolando su un fianco per tentare di rimettersi in piedi
“sono qui, cosa c'è di tanto urgente da farti rischiare una commozione?” intervenne il direttore uscendo anche lui dall'ufficio.
“AC!” esplose Skye balzando in piedi e rassettando alla meglio la maglietta “credo di aver trovato Quinn!”

Un minuto dopo Coulson e May avevano seguito Skye fin nel lounge dove lavorava sempre con Easter e stavano chini entrambe sul computer della ragazza, che mostrava quella che aveva tutta l'aria di essere posta privata.
“non capisco” commentò la donna tirandosi nuovo dritta e ravvivandosi alcune volte i capelli, che fino a quel momento erano risultati insolitamente scomposti “questa sembra la mailing list di un'enoteca on-line”
“già..” le fece eco Coulson stringendo fin sotto la gola il nodo della cravatta che prima gli ciondolava sullo sterno “come può dirci dove si trova Ian Quinn?” chiese il direttore. Easter stava per rispondere tutta eccitata quando Skye la interruppe con una mano
“aspetta un secondo!” esclamò “che mi venga un colpo! Tu con la cravatta lenta, May con i capelli in disordine... AC ho interrotto qualcosa poco fa????” chiese con un gridolino eccitato
“Skye concentrati! È vitale questa informazione!” la rimproverò May ad alta voce, mentre invece un vago rossore sulla faccia del suo capo le rispondeva affermativamente
“oh si che lo è! Credo di aver vinto la più grande somma di denaro della mia vita!” scherzò Skye per nulla intimorita, guardando Coulson con aria sorniona. La donna l' afferrò per il bavero della maglietta piantandole uno sguardo omicida in faccia tra l'orrore sul viso di Easter e il debole “Melinda...” di Phil, che non riusciva a trovare motivi per darle torto.
“ok, ok hai ragione scusa” si affrettò a dire Skye spingendole via le mani dal collo e divincolandosi per tornare al computer. “questa enoteca è la nostra salvatrice!” riprese tornando seria “perché conserva gli indirizzi di tutte le sue spedizioni, anche le più piccole” spiegò andando ad evidenziare col cursore un ordine in particolare “ecco guardate qui, una cassa da 76 bottiglie di vino rosè 'Cerasa', il preferito di quel verme di Quinn, inviate all'ufficio postale di Praiamare”
“quell'ufficio è l'unico riferimento postale per i pochissimi abitanti dell'isola di Dino” intervenne Easter, desiderosa di parlare della sua parte della scoperta “è un grosso scoglio vicino alla costa dove vivono solo una  manciata di vecchi contadini con poco amore per la compagnia” spiegò
“cosa ci fanno 10 contadini della bassa Italia con tutto quel pregiato (ed effemminato) vino rosè?” continuò Skye ripalleggiando l'attenzione dei due su di sé “Quinn ha la sua base da qualche parte sull'isola, ne sono certa!” esclamò trionfante. Coulson sorrise della sua euforia ma le poggiò una mano sulla spalla come per riportarla con i piedi per terra
“Skye... è un po' poco per esserne sicuri, innanzi tutto come sai che è il vino preferito di Quinn quello? E poi...”
“alla sua schifosa festa a Malta, dove mi hai mandato a rimorchiarlo, si beveva solo quello” lo interruppe Skye alzandosi in piedi “ma se ancora la mia parola non dovesse bastarti, ho chiamato il tizio dell'ufficio postale fingendomi il proprietario dell'enoteca on-line” aggiunse
“è stato facile, ci ho messo circa 2 minuti a trovarle il numero della partita iva dell'impresa e a baipassare il segnale telefonico per far credere all'ufficio postale che provenisse dal numero di telefono dell'azienda” intervenne Easter.
“gli ho chiesto chi era venuto a ritirare il pacco, e lui lo sai che mi ha risposto?” riprese Skye ammiccando con un  sorriso in direzione della biondina “che l'aveva ritirato un americano con capelli neri, occhi azzurri e una gran spocchia” il viso di Coulson si illuminò di un sorriso trionfante
“bhe.. diciamo che vale la pena fare la trasferta” commentò “May, Easter radunate la squadra, si va in Italia” esclamò voltandosi verso la donna
“tutti?” chiese May mentre già la ragazza era con un piede fuori dalla porta
“tutti” annuì il direttore guardandole poi uscire.
“ottimo lavoro Skye” disse poi rivoltò alla ragazza, con un sorriso e una stretta sulla spalla “sapevo che ci saresti riuscita” aggiunse con orgoglio. La mora gli sorrise per un attimo grata, ma subito dopo le sue labbra si piegarono in un ghignetto furbo
“AC, non fare il vago,  guarda che non mi scappi... cosa è successo tra te e May??” chiese. Coulson alzò gli occhi al cielo e le voltò le spalle con un sbuffo incamminandosi “è così da sempre o è una conquista recente?” insistette Skye tallonandolo “oh dio è la cosa più figa del mondo!!” stava ancora esclamando quando uscirono nel corridoio.


Base segreta di Fury, infermeria

“Non capisco” ripetè di nuovo Bucky. Forse per la quinta volta da quando Steve aveva iniziato a tentare di convincerlo che non avevano più parenti perchè entrambe appartenevano ad un'altra epoca. Si alzò dal letto e gli diede le spalle portandosi entrambe le mani alla base del collo e tirando indietro, come per distendersi. Era tutto troppo assurdo.
“te l'ho detto” sospirò Steve “siamo nati negli anni '20.... tu un po' prima di me, siamo amici fin dall'infanzia” continuò “durante la seconda guerra mondiale, dopo che ti ho creduto morto, ho avuto un incidente che mi ha lasciato ibernato nei ghiacci artici, fino a qualche anno fa.” fece una pausa guardandosi le mani in imbarazzo. Quella storia più la diceva più in effetti sembrava ridicola. “non ho idea di come abbiano mantenuto giovane te. Fitz e Simmons dicono che a parte il braccio destro sei completamente umano.” aggiunse guardandolo da sotto in su.
“non lo so” rispose Bucky voltandosi di nuovo a guardarlo “ho subito più ricondizionamenti cerebrali di quanti riesca a ricordare... ma mi sembra così assurdo. Dovremmo avere.. 90/100 anni?” chiese con uno scettico sopracciglio sollevato “non sarà che hanno ricondizionato anche te per farti credere a questa storia? Come potrei non ricordarmi qualcosa come una guerra mondiale!” insistette. Steve sbuffò
“ma se non ricordi neanche il viso di tua madre!” esclamò stufo che continuasse a cercare di rigirare la frittata. Bucky girò il viso di lato senza ribattere e Steve si morse la lingua dandosi mentalmente dell'imbecille. Ultimamente non riusciva a frenare quella vena velenosa quando parlava e aveva combinato più di un casino “era una donna straordinaria” aggiunse in tono più dolce “ti ha cresciuto da sola facendo tre lavori in un epoca in cui poche donne lavoravano, e faceva la crostata di mirtilli più buona del mondo” aggiunse con un sorriso mentre il vecchio amico era tornato a guardarlo. Per un attimo l'ombra di un sorriso pareva voler attraversare anche il suo viso. Ma poi venne spazzata via da un espressione amara
“non mi ricordo” ammise Bucky dolorosamente “non mi ricordo nulla”. Gli era capitato, parlando con Steve, di avere dei ricordi sensoriali, legati a lui. Ma stavolta non era successo. “lasciamo perdere ora... non voglio parlarne più” disse secco. Steve annuì tristemente. Bucky voltò di nuovo le spalle al suo amico, occupando le mani nel rassettare il letto dell'infermeria in cui era stanco di soggiornare e legandosi i capelli con un laccetto che gli aveva portato Simmons. Era stufo di quella sensazione di disagio che provava a galleggiare in una memoria che doveva avere 90 anni a sentire Steve, e che invece non conteneva che pochi mesi di ricordi, quasi tutti orrendi. Si sorprese a pensare che provava calore solo nel ricordare i momenti che aveva passato con quella ragazzina, con Easter, che non gli faceva mai domande sul suo nebbioso passato, e che sembrava sempre felice di vederlo.

“scusate..” una piccola voce sottile gli fece sollevare lo sguardo, e sollevò le sopracciglia sorpreso nel trovarsi davanti proprio Easter, titubante sulla porta. Sentì anche Steve alzarsi in piedi nel vederla.
La piccola si morse le labbra in difficoltà. Era una settimana che non parlava con Steve e ora May aveva spedito proprio lei a chiamarlo! Sospettava che la maledetta lo avesse fatto apposta.
“Steve..” disse cercando di risultare tranquilla “ci sono novità su Quinn, devi venire immediatamente. Il direttore farà un breafing tra poco” si complimentò mentalmente con se stessa. Aveva mantenuto un tono freddo e distaccato.
Già. Peccato che poi aveva mandato tutto a puttane incrociando lo sguardo con quegli occhioni azzurri da cucciolo bastonato che aveva Steve quando si sentiva in colpa, e aveva sentito lo stomaco sprofondare alle caviglie al ricordo delle cose brutte che gli aveva detto!
Maledizione!
Lo vide annuire mentre Bucky le chiedeva
“io?”
“credo tu... debba rimanere ancora qui” gli rispose facendo una smorfia dispiaciuta “mi spiace!” Bucky si costrinse a trattenere un'imprecazione e farle invece un cenno di saluto.
Steve aspettò di vederla andar via prima di rivolgersi di nuovo a Bucky
“come sta?” gli chiese a bruciapelo, sapendo che la ragazza andava a trovarlo la sera (era stato un po' imbarazzante chiedere a Natasha di aiutarlo a sbirciare le registrazioni delle telecamere ma stavolta aveva voluto essere informato). L'uomo fece spallucce
“le manchi” disse solo. Non gliel'aveva detto ma era abbastanza lampante.
Steve deglutì a vuoto. Mancava anche a lui. Doveva parlarle. A costo di prendersi qualche altro insulto.
“tornerò presto” disse a Bucky in segno di saluto mentre si avviava alla porta scorrevole
“piantala. Sembri un vecchio marito che saluta la moglie prima di andare a lavoro” ribatté lui “fai uscire me da qui piuttosto, mi sono rotto”. Quell'ironia permise a Steve di lasciare l'infermeria con un sorriso sincero per una volta.


Base segreta di Fury, sala riunioni

“è presto detto” esordì sbrigativo Coulson quando vide Trip entrare di corsa in sala per il breefing. “scusate se vado direttamente al punto ma manca solo una settimana al meeting di Bruxell e ogni secondo può fare la differenza” aggiunse facendo poi un cenno a Skye che mandò sul proiettore una immagine di quello che apparentemente sembrava un grosso scoglio poco lontano da un bianco litorale.
“questa che vedete è l'isola di Dino. Si trova in Italia, costa tirrena. Coordinate 39°52′26″N 15°46′30″E  è lì che Skye e Easter ritengono si nasconda il nostro amico” spiegò il direttore
“abbiamo già realizzato un'analisi spettrometrica dell'intera isola e, a parte qualche capanno e casa di pietra, sulla superficie non c'è nulla” aggiunse May
“ma in compenso si registra un consumo elettrico che potrebbe illuminare un'intera città!” le fece eco Simmons
“quindi o le talpe in Italia organizzano dei rave party da paura..” intervenne con sarcasmo Skye
“o laggiù, sotto a una di quelle innocue baracche di pietra, c'è la base sotterranea di Quinn” concluse per lei Trip che, di ritorno da una missione stava ancora togliendosi di dosso tutto l'arsenale e depositandolo sul tavolo davanti a lui. La ragazza gli sorrise apertamente e lui fece altrettanto.
“che ci facciamo ancora qui?” chiese Clint allargando le braccia
“con calma agente Barton” lo frenò Coulson con un mezzo sorriso “è importante che definiamo COSA  andremo a fare lì, ricordatevi che ancora non sappiamo nulla di come sconfiggere il professor Hall, un attacco diretto è da escludere” spiegò “l'obiettivo, è Quinn, preso lui  sono certo che avremo più tempo di manovra”
“ritiene che scatenare una guerra non sia un obiettivo di Hall?” intervenne Natasha con una nota di scetticismo nella voce. Coulson annuì
“no agente Romanoff. Lui ce l'ha con lo S.H.I.E.L.D. di questo sono quasi sicuro”
“ce- ce l'ha con lei... più che altro” la voce timida di Fitz fece voltare tutti dalla sua parte, il ragazzo si schiarì la voce in imbarazzo “n-non è lei che l'ha fatto cadere nel gravitonium?” chiese
“grazie tante Fitz, ora si che mi sento meglio!” ironizzò Coulson facendo leggermente ridacchiare Easter e Clint. Fitz sollevò le spalle guardando in basso come a intendere che lui aveva solo fatto una constatazione. “faremo una manovra di infiltrazione quindi” continuò il direttore scuotendo leggermente la testa con un lieve sorriso “ma occorrerà la collaborazione di tutti, specialmente perchè ci troveremo dall'altra parte del mondo” gli altri annuirono tornando seri “dopo una ricognizione con base nel paese costiero, che ci permetterà di individuare l'ingresso della struttura, io, May, Skye, il Capitano, Tripplett, Barton e Romanoff andremo sul campo, Barton tu avrai il compito di stendere Quinn con una freccia icer non appena lo avrai a portata di tiro, sono solo dei prototipi ma mi fido molto del lavoro dei FitzSimmons” spiegò facendo un cenno ai due ragazzi che risposero con altrettanta determinazione
“non potrei farlo secco e basta?” chiese sbuffando Clint, ma Coulson lo ignorò
“quanto a Easter e a voi due ragazzi” disse invece rivolgendosi di nuovo ai due scienziati “ci aspetterete sul BUS pronti a darci eventuale supporto tecnico. I tre annuirono. Easter aveva il cuore che andava a mille.
“FitzSimmons, e tanto meno la ragazza, non sanno pilotare il BUS” intervenne May col suo solito tono pratico “non è meglio che io rimanga a bordo e mi tenga pronta per un eventuale recupero?” propose. Skye la guardò per un istante stupefatta al pensiero che proprio lei si fosse proposta per non partecipare, e gli altri palleggiarono lo sguardo da lei a Coulson in attesa di una risposta.
“No” disse il direttore dopo un istante di riflessione “non abbiamo idea di quante forze disponga Quinn nella base, dobbiamo presumere molte, e tu Melinda puoi fare la differenza laggiù. Ci recupereremo da soli.” concluse con un sorriso incoraggiante rivolto a tutto il gruppo. Natasha annuì tranquilla, abituata a non aver mai le spalle coperte da nessun altro eccetto Clint, mentre gli altri digerivano la notizia.
“partiremo non appena saremo pronti, quindi vi invito a sbrigarvi” aggiunse Coulson spegnendo il proiettore.
“mi scusi direttore” intervenne Steve, che fino a quel momento aveva solo ascoltato “se andiamo tutti... cosa ne sarà di Bucky? Intende lasciarlo qui alla base, da solo con i tecnici?”
“al contrario Capitano” rispose Coulson prontamente “lo porteremo con noi, non è ancora stabile, ma il BUS è il posto più sicuro per averlo sempre sotto controllo.” Steve si avvicinò per parlare a voce più bassa solo con Coulson
“direttore non ha più avuto episodi di violenza, né risposte troppo impulsive dal suo risveglio.. io credo..”
“anche io credo Capitano Rogers” lo interruppe Coulson mettendogli una mano sulla spalla “altrimenti non mi sarei preso la briga di farlo operare. Ma questa missione è troppo delicata per coinvolgere attivamente anche lui. Sta tranquillo..” concluse con un sorriso “arriverà anche il suo momento” Steve annuì. Coulson gli battè un paio di volte ancora la mano sulla possente spalla prima di rivolgersi di nuovo alla squadra che ora aveva iniziato a confabulare a gruppetti
“un'ultima cosa” disse a voce alta attirando di nuovo l'attenzione su di sé “se durante questa missione doveste incontrare Ward.... sparate a vista.” Un gelo incredibile spazzò la sala, prima che la voce di Skye si levasse sola dal gruppo
“ci può contare direttore...”

Easter accompagnò con lo sguardo i compagni che lasciavano la sala riunioni con il cuore ridotto a uno spillo. Aveva paura. Lei non sarebbe andata in prima persona, ma Steve... con cui non aveva più parlato dalla loro lite fuori dall'infermeria, e tutti gli altri a cui si era affezionata in quelle settimane. Loro si. Osservò il viso freddo e risoluto di Skye, che aveva perso la sua naturale spensieratezza al solo sentir nominare Ward. E ripensò invece all'espressione eccitata e impaziente dell'agente Barton, che gli aveva visto su prima che uscisse insieme all'agente Romanoff, e che aveva imparato a vedergli sul viso prima di ogni missione. Fu quando notò l'ultima porzione della schiena di Steve uscire dalla porta, che ripensando alle orribili parole che gli aveva rivolto, decise che non poteva assolutamente lasciare che le cose rimanessero così.
Lo seguì fuori e si mise quasi a correre per raggiungerlo quando lo vide in fondo al corridoio
“Steve!” lo chiamò quando lo vide svoltare l'angolo, per andare poi a sbattere rimbalzando contro il suo petto di pietra. Si era voltato di colpo e lei non aveva fatto in tempo a fermarsi. Sarebbe caduta se la sua mano forte non le avesse afferrato il braccio e trattenuta in piedi appena in tempo
“Easter attenta!” le disse lui, arrossendo un istante dopo nel rendersi conto che non le parlava con tanta confidenza da una settimana.. voleva dirle qualcosa ma non fece in tempo ad aprire di nuovo bocca che se la ritrovò attaccata al collo con le braccia e alla vita con le gambe che piangeva senza ritegno
“mi dispiace!” singhiozzò contro la sua spalla “mi dispiace Steve perdonami ti ho detto delle cose orribili e assolutamente false! Tu sei tutto per me Steve! Non ho nient'altro se non te!” il ragazzo sentì sciogliere il cuore a quelle parole e ricambiò l'abbraccio nascondendo quasi completamente il corpo della biondina tra sue braccia
“no scusami tu piccola” le disse poi facendo in modo che staccasse il viso dal suo collo e lo guardasse “tu hai fatto per Bucky quello che io non ho avuto il coraggio di fare, accettarlo per quello che è. Ed era giusto così” ammise “e scusami anche per aver parlato di Sunday. Avevi ragione.. io” ma la ragazza lo interruppe scuotendo la testa e tirando su col naso
“no no... avevi ragione tu” gli disse debolmente “forse è proprio per questo che mi sono arrabbiata tanto. Sunday anche si sarebbe comportato da fratellone geloso” ammise con un mezzo sorriso imbarazzato staccando una mano dalle spalle di Steve per asciugarsi gli occhi. Steve arrossì appena per il paragone e poi le sorrise, con quel suo sorriso dolce e rassicurante che l'aveva convinta a poggiare la pistola, in quella base maledetta. Easter lo abbracciò di nuovo stretto intorno al collo e sospirò serenamente quando sentì lui stringerla a sua volta.
Si convinse che Sunday da lassù non gliene avrebbe voluto, se grazie a Steve aveva ricominciato a sentirsi a casa, ancora una volta.


Bus, notte fonda

Skye si tirò su dal letto di scatto, e strozzò il grido che le si era liberato dalla gola quando si rese conto che, di nuovo, era solo un sogno. Respirò a fondo passandosi una mano esausta sulla fronte sudata. Non poteva crederci... anche quella notte.. un incubo! Ormai era diventata la prassi per lei svegliarsi in un bagno di sudore in preda ai tremori di un sogno eccessivamente realistico, il cui tema di fondo era sempre lo stesso: lei... era un alieno. Il raiting dei suoi sogni variava da temi più soft, che al risveglio la facevano quasi sorridere, come quando si era immaginata avvolta da un asciugamano bianco sulla bici di un dodicenne, a quelli più cruenti in cui un vero e proprio Alien con tanto di bava e doppie fauci le usciva dal petto squarciandogli la cassa toracica.
Ebbe un tremito al solo pensarci, e calciando via le coperte con stizza si alzò in piedi per sgranchirsi le gambe e riprendere totalmente il contatto con la realtà.

Non che fosse meno preoccupante del sogno a dire il vero.

La ragazza si piegò leggermente all'indietro con le mani sui lombi, fino a sentir scrocchiare la colonna, e si fermò a contemplare per un attimo il caos della sua stanza. Un istante e le parve di essere inghiottita dal silenzio che c'era, soffocata da tutte le sue cose.

Stavano andando dall'altra parte del mondo. Ad affrontare l'uomo che le aveva sparato, che per l'occasione si era fatto affiancare da un mostruoso dotato capace di manovrare la gravità terrestre. In più c'era anche Ward con loro.

Di colpo sentì le budella torcersi dolorosamente come se stesse per vomitare e le pareti della stanza che le si stringevano addosso. Si proiettò verso la porta e armeggiò freneticamente con la serratura fino ad aprila con uno scatto nervoso, e praticamente rovinare fuori dalla stanza.
Sospirò. Già nel corridoio andava meglio.
Niente.
Anche quella sarebbe stata una notte insonne. Decise che sicuramente una cioccolata gigante l'avrebbe aiutata a ricacciare via i suoi demoni e, senza premurarsi di rientrare a vestirsi, puntò dritta alla sala comune.

 

Bus, sala comune

Le luci erano soffuse, come voleva il computer di bordo per la notte. Ormai conosceva ogni centimetro della base di notte, ma il BUS... aveva ancora quel fascino del posto intatto, che conservava ricordi principalmente felici.
Aggirò lo sguardo tra le piccole postazioni vicino ai finestrini, e al lungo bancone in legno lucido che era stato l'orgoglio di Coulson. Il tavolino accanto alla porta della cabina di pilotaggio. Sfiorò appena la formica leggermente consumata del piano. Quello era il posto preferito di lei e Ward una volta... ci si mettevano sempre a giocare a battaglia navale e lui montava sempre un adorabile broncio da bambino tutte le volte che lei gli affondava una nave.

-chissà magari.... persino quello era una finta- il suo pensiero autolesionista venne bruscamente interrotto dal rumore della porta del frigobar che si chiudeva rumorosamente, facendola sobbalzare.
“Trip!!” esclamò a voce alta, più a se stessa che all'uomo, come a sincerarsi di aver visto bene. Quello le rimandò un sorriso, sorpreso ma contento di vederla, senza smettere di tenere stretto tra i denti un pacchetto di pistacchi salati.
La ragazza si portò istintivamente le mani a tendere verso il basso l'orlo della maglietta, decisamente corta, a coprire gli slip. Non che si vergognasse della cosa in se, aveva sempre ritenuto piuttosto ridicolo vergognarsi delle mutande e non del bikini, ma quella sera sfoggiava un bel paio di slip a fantasia di pluti felici e proprio non gli andava di condividerle con Tripplett!
“che ci fai qui?” gli chiese domandandosi come aveva fatto a non accorgersi della porta del frigo aperta quando era entrata.
“folo...” sputò il pacchetto sul tavolo “solo ansia pre missione, mi viene sempre una fame tossica!” spiegò poggiando anche il resto delle schifezze di cui aveva piene le braccia.
“noto...” ridacchio Skye sotto i baffi, avvicinandosi poi al tavolo di modo che fosse il bancone stesso a coprirle la metà inferiore del corpo.
“tu invece? Cercavi i tuoi pantaloni?” la prese in giro l'uomo sfoderando uno dei suoi bellissimi sorrisi da mille kW. Skye arrossì appena picchiandogli piano un pugno sul braccio.
“no! Non riuscivo a dormire e pensavo di essere l'unica!” replicò facendogli poi una linguaccia.

Dopo una ventina di minuti lo spazio tutto intorno al divano, dove si erano spostati, era pieno di pacchetti vuoti di cibi poco salutari che avevano spazzolato scherzando e ridendo. La metà erano di Barton, e non avrebbe gradito, Skye ne era praticamente certa. Fece un sospiro dopo una lunga risata e poggiò la testa sullo schienale sorridendo al suo compagno di scorreria. Passare il tempo con Trip era un vero tocca e sana. Tutta l'ansia era sparita!
L'uomo aprì una lattina d'aranciata e la sollevò leggermente verso di lei come per brindare
“qualcosa di gasato per mandar giù tutto questa spazzatura è quello che ci vuole!” esclamò Skye rise ancora “posso chiederti...” la interruppe Trip “cosa fai le altre notti? Quando non ci sono io?” la ragazza smise all'istante di ridere accomodandosi meglio sul divano, e prendendo istintivamente un po' di distanza da lui
“che vuoi dire?” chiese sospettosa
“voglio dire che non dormi mai Skye” rispose lui con tono calmo, e guardandola intensamente “non solo stanotte... di qualsiasi notte abbia visionato i filmati ci sei tu, che ti aggiri per la base come il fantasma di Canterville” Skye chiuse gli occhi comprendendo. Come aveva fatto a non pensare che Trip era addetto al controllo della sicurezza.. come!? “cosa succede... he?” insistette lui con tono dolce. Skye aprì di scatto gli occhi quando si sentì toccare la guancia da una mano calda, quando esattamente si era avvicinato tanto?? istintivamente sfuggì al suo tocco
“ho un po' di pensieri” confessò senza guardarlo “che mi tengono sveglia”
“a volte condividerli con un amico è il modo migliore per scacciarli via!” replicò l'uomo con un sorriso. Anche Skye si ritrovò a sorridere, suo malgrado. Nonostante la spensieratezza di un istante prima avesse di nuovo lasciato campo all'ansia, Trip la faceva comunque sentire a suo agio.
“non mi va di parlare... ero venuta qui appunto per distrarmi” rispose in tono amaro
“distrarti in una stanza buia e vuota? Bel modo!” l'affermazione di Trip questa volta cadde nel silenzio. Skye aveva di nuovo davanti agli occhi la mappa celeste incisa a vivo sul muro della stanza di Coulson, e la pelle blu del Kree* nella foto.
Poi d'un tratto si sentì afferrare per un braccio e senza avere il tempo di opporre alcuna resistenza trainare in avanti. Un attimo e Trip la stringeva tra le braccia, una mano poggiata tra i capelli come in una carezza, a tenerle il viso premuto piano contro il petto.
“se no vuoi parlare so che anche un abbraccio può fare miracoli” gli sentì dire.
“grazie...” sussurrò sentendo una piccola parte della sua ansia sciogliersi, al ritmo tranquillo del cuore del suo amico.
Si aggrappò meglio alla sua maglia, avvicinando i loro corpi ancora di più. Fu lì che distrattamente fece scorrere la mano sul suo petto, dalla pancia alla gola, e si sorprese di sentirlo rabbrividire leggermente, così come dell'inconscio pensiero di apprezzamento che le attraversò la testa, a sentire sotto le dita gli addominali tirati dell'uomo.
Aveva preso un abbaglio o gli era piaciuto che l'avesse sfiorato in quel modo?
Non seppe perchè le venne voglia di provocarlo, di vedere se succedeva di nuovo. Non che se ne facesse una vanto ma riteneva di saper capire abbastanza bene quando piacesse a un uomo.
Così, fingendo di farlo per caso, prese a far scorrere lievemente la mano sul suo petto, scoprendosi a godere anche lei segretamente di quei contatti. Niente sembrava cambiare esteriormente, ma sotto il suo orecchio il battito cardiaco di Trip era decisamente meno rilassato di prima.
Si morse le labbra, vergognandosi un po' nel rendersi conto che lo desiderava.
Non che non si fosse mai accorta di quanto fosse bello, solo non aveva mai pensato a lui come a un possibile partner. Sarà che... quando l'aveva conosciuto era completamente rincoglionita dietro a quel traditore di Ward.. e quindi.
Il solo pensare il nome del suo ex AS le fece venir voglia di concentrarsi su altro.
“Trip” soffiò piano
“mhn...”
“ti piace sempre Simmons?” gli chiese a bruciapelo. Poi non sentendolo rispondere sollevò la testa per guardarlo in viso. Lui era rimasto un po' interdetto dalla domanda e la guardò di rimando. Skye si stava assegnando mentalmente un premio per essere riuscita, per la prima volta nella storia, a lasciare Antonie Tripplett senza parole, quando quello rispose
“no. A parte che per me non era un interesse serio... ora è la ragazza di un mio caro amico, perciò a prescindere..” sciolse l'abbraccio per simulare la forma di una croce con le mani “crocione!” aggiunse. Skye sorrise scuotendo la testa mente si metteva in ginocchio vicino a lui
“dio santo Trip sei l'uomo più leale... che mi sia mai capitato di incontrare in vita mia!” esclamò
“lo dici come se ci fosse qualcosa di negativo!” esclamò lui ridacchiando.

Si in effetti dati i suoi intenti qualcosa di negativo c'era, ma Skye lo ignorò.

“e io?” gli disse a bruciapelo, troncando la conversazione di prima “io ti piaccio Trip?”
Incredibile. Ammutolito per due volte in due minuti! Era una maga! Non rispose ma i suoi occhi parlavano da soli. Skye gli fece un sorrisino malizioso, mentre con un gesto fluido si alzava e lentamente gli si sedeva sulle gambe, a cavalcioni
“Skye.. che stai facendo?” le chiese l'uomo lasciando andare la testa indietro contro lo schienale.
“avanti Trip... guardami in faccia e dimmi che non ti piaccio” lo provocò di nuovo. Lui la guardò, più serio in volto di quanto Skye l'avesse mai visto, anche se non riuscì a resistere a poggiarle le mano sui fianchi lasciati nudi dalla maglietta
“e tu? Guardami in faccia... e dimmi che lo vuoi veramente..” ribattè. Skye lo fissò per un istante in quegli occhi, dolci ma risoluti.
Aveva bisogno di annegare la sua ansia.
Era stufa di torcersi le budella pensando a Ward e a quanto l'aveva fatta soffrire, era stufa di chiedersi se da li a poco le sarebbero spuntate un paio di antenne verdi (o meglio, blu). Non provava più niente per Ward?
Non ne era sicura. Per niente. Ma era ben decisa a rifiutare quel sentimento così devastante. Non lo voleva più... quell'amore che aveva provato.
Voleva sentirsi leggera.
Voleva qualcosa di leggero e piacevole. Voleva sentirsi bene di nuovo.. ma senza investirci anche l'anima..
“lo voglio” disse solo, prima di protendersi in avanti e affondare la sua bocca in quella calda e carnosa dell'uomo, che non si fece certo pregare a ricambiare il bacio, con la stessa passione di lei.
Senza il minimo sforzo Trip si tirò in piedi dal divano con lei addosso, sorreggendo tutto il suo peso con le braccia, e in un bacio pressoché continuo la condusse nella sua cuccetta. La coricò sul letto e si tolse la maglietta prima di stendersi su di lei.
Skye chiuse gli occhi, e lasciò che il suo corpo si abbandonasse completamente alle sensazioni.


Quando finirono Skye, ancora senza fiato, si lasciò guidare stesa accanto a Trip, con la testa sul suo petto. L'uomo la avvolse con un braccio senza dire una parola, e lei ne fu felice. Non si sentiva così bene.... da mesi.
Con la mano poggiata a coppa nel punto in cui poteva sentir battere il suo cuore, a Skye scappò un mezzo sorriso nel vedere gli slip con i pluti felici abbandonati scompostamente sulla sedia accanto al letto. Poi chiuse gli occhi, e finalmente si addormentò.
 


Isola di Dino

“eccellente” disse per la terza volta consecutiva Ian Quinn nel ricevitore del telefono. Hall alzò gli occhi al cielo, pensando che se lo sentiva dire anche solo un'altra volta quella parola gli avrebbe compresso il cervello fino a farlo credere un pesce rosso!
Per la fortuna del magnate la telefonata si concluse in quel modo.
“cosa c'è da essere tanto contenti” disse in tono cupo la creatura, richiamando la sua attenzione “sto ammuffendo da tre settimane in questo buco, e ancora non c'è nessuna traccia di Coulson!” i suoi occhi a spirale brillarono ancora di più di rabbia quando si rese conto di non essere riuscito a controllare il tono della voce come avrebbe voluto. Quinn fece un sorriso tirato e toccò istintivamente la siringa automatica che teneva sempre nella tasca interna della giacca, mentre si avvicina a Hall
“pazienza professore” lo blandì poggiandogli lievemente una mano sulla spalla “ancora pochi giorni e potrà scatenare tutta la sua frustrazione finché avrà voglia, al meeting di Bruxell” Hall si scrollò di dosso la mano e afferrò Quinn per il bavero della giacca inamidata. I piedi del raffinato tavolino da thè inglese accanto a loro incrinarono lievemente il parquet allo sbalzo improvviso di gravità
“a me non interessa nulla di quell'inutile gruppo di umani e della tua guerra, feccia!” tuonò “l'unica cosa che voglio è Coulson!”
repentinamente, prima che gli venisse a mancare l'aria, Quinn poggiò le mani sui gomiti della creatura, di modo da entrare nel suo clima gravitazionale e non risentire dei suoi poteri, come gli aveva insegnato Tyst
“lo avrà!” non riuscì ad impedirsi di urlare. “ora la smetta! Ci sono 5 piani sotto di noi! Non vorrà ritrovarsi nella dispensa! Hall lo lasciò andare con una spinta, riprendendo il controllo di sé e ripristinando contemporaneamente la gravità “mi creda, conosco Coulson, non mancherà mai a un appuntamento del genere!” insistette Quinn gettando uno breve sguardo rammaricato al suo tavolino da thè “lei la veda come un esca, se le fa piacere, invece che come il mio piano” aggiunse annuendo vigorosamente per sottolineare la sua convinzione. Hall, dopo un ultimo sguardo si fuoco, gli voltò le spalle.
“una settimana Quinn” sentenziò “dopodiché... o mi prenderò la vita di Coulson... o la sua” aggiunse prima di lasciare la stanza.

Quinn lasciò andare un profondo sospiro di sollievo, dopo un'occhiataccia malevola alla porta. Doveva mettere sotto il professor Tyst affinché trovasse un modo per rimetterlo in bottiglia tipo il genio della lampada! Una volta che avesse finito di usarlo a suo piacere.
Si sistemò il nodo della cravatta e si chinò sul tavolino per premere il tasto dell'interfono che collegava i suoi alloggi ai laboratori ancor più sotterranei
“si signore?” Quinn storse la bocca, il suono arrivava gracchiante, probabilmente lo 'sbalzo d'umore' di Hall aveva danneggiato il sistema elettrico
“mandami Tyst” ordinò
“non so se può venire signore, ha appena indossato la tuta anti-radiazioni” ribattè la voce gracchiando. Quinn fece scrocchiare il collo per la rabbia
“mandalo. Subito qui.” sentenziò tra i denti “o 'non so se può venire' sarà la cosa che dirò a tua moglie per i weekend dei prossimi due anni!”
“come vuole” ribattè rapidamente la voce tagliando poi la comunicazione.
“scienziati... giuro che li ammazzo tutti non appena non avrò più bisogno di loro”

“voleva vedermi?” si annunciò Tyst entrando nel lounge dove Quinn lo aspettava, dopo circa una ventina di minuti
“alla buon ora” borbottò Ian
“mi dispiace signore ma il processo di decontaminazione due quindici minuti, non volevo rischiare un linfoma” Quinn agitò la mano come a dire che non gli interessava nulla e afferrò il portatile
“quel che conta è che sei qui, mi serve che mi appronti una videoconferenza con Assad, ieri hanno ricevuto le armi che gli ho inviato clandestinamente e voglio ragguagli.” spiegò allungandogli il portatile. Tiberius sentì le budella torcersi al solo pensiero, della quantità immane di artiglieria che quel pazzo aveva spedito in medio oriente ma, prendendo il portatile tentò di mascherare in sarcasmo il suo disgusto
“subito signore, ma attivare Skype ritengo sia una cosa assolutamente alla sua portata sa? Dovrebbe imparare” asserì
“ho sempre pagato per farlo al mio posto” ribattè tra i denti di un sorriso tirato Quinn, che stava cominciando a contare fino a 100 per non staccare la testa di netto al suo capo scienziato. Ne aveva avuto abbastanza per quel giorno.
“ecco a lei” disse Tyst porgendogli il portatile dopo 15 secondi circa di lavoro. Poi fece per andarsene
“no. Resta resta... non vuoi sentire come procede il nostro piano?” lo fermò Quinn. Il giovane si fermò per un istante sulla porta. Non voleva. Non voleva sapere più niente. Ma il suo capo aveva al fine vestito l'espressione della sua vera natura. Quel sorriso distorto dalla follia che lo faceva sembrare davvero mostruoso. Quando faceva così non si poteva far altro che assecondarlo. Annuì debolmente tornando indietro, e guardando con odio il grosso naso di Assad, il collegamento terroristico di Quinn, che si affacciava allo schermo cercando di capire perchè vedeva solo una giacca invece del viso del suo benefattore americano.
“sinior Quinn” lo salutò allegramente quando incrociò gli occhi azzurri da aspide dell'uomo, che aveva poggiato il portatile sul tavolo “finalmente!”
“Assad, caro amico, sono arrivati i miei regali?” sorrise maligno l'uomo
“arrivati arrivati! Vuole vedere? Vuole vedere risultato?” chiese eccitato quello sfoderando il suo miglior inglese
“ma certo” sibilò. Tiberius spostò il peso da un piede all'altro. Lui non voleva vedere proprio niente. Ma a dispetto del suo volere Assad caricò un video che fu costretto a guardare. Decine di uomini armati fino ai denti entrava correndo in un villaggio dove un manipolo di americani in divisa da medici aveva allestito un piccolo campo ospedale. La gente scappava in ogni direzione ma era tutto inutile. Uno dopo l'altro cadevano come mosche, sotto colpi si mitra, fucile o arma da taglio. La sabbia si tingeva di rosso sotto il sorriso sinistro di Quinn che si allargava sempre più
“si...” commentò piano quando un uomo con un camice verde da chirurgo si accasciò a terra col il petto crivellato di colpi. Neanche un'anima era stata risparmiata. Tiberius non potè impedirsi di chiudere gli occhi e girare la testa dall'altra parte davanti alla scena di un bambino massacrato a colpi di macete.
Poi il video finì, e il grosso naso di Assad si appiccicò di nuovo alla webcam
“soddisfatto?” chiese in tono neutro
“attacchi ai campi gestiti dagli americani, esattamente come volevo, perfetto Assad” commentò Quinn con una disgustosa asetticità. Poi chiuse la comunicazione chiudendo il portatile.
Quando si voltò verso il ragazzo sorrise quasi dolce del pallore sul suo viso
“oh suvvia Tyst non faccia così, non è di più di un film vietato ai minori di 14 anni, e lei li ha fatti da un pezzo credo” lo prese in giro battendogli poi un paio di incoraggianti pacche sulla spalla. Quello si lasciò sballottare appena dai colpi sul suo corpo efebico, sforzandosi di accennare un piccolo sorriso
“gli horror non hanno mai fatto per me signore” borbottò. Quinn scoppiò a ridere e gli voltò le spalle
“ora puoi tornare alle tue cose radioattive” lo congedò.
Tyst lasciò la stanza senza salutare oltre. Ignorò l'ascensore che l'avrebbe riportato ai laboratori e prese invece la via del primo bagno infilandocisi dentro. Nonostante lo shock il suo super cervello gli permise di analizzare che dovunque c'erano telecamere meno che nelle toilette, così si infilò in una di quelle prima di lasciarsi andare. Accasciò entrambe le braccia e la fronte contro un muro prima di iniziare a sbattere più forte che poteva il pugno contro la parete, cercando di reprimere le lacrime che sentiva venir su.
Basta.
Doveva fare qualcosa.
Non era più possibile per lui tacitare oltre la sua coscienza. Aveva già demolito la sua convinzione che il suo lavoro lo faceva in nome della scienza. Ora, dopo quell'ennesimo crimine mostruoso di cui si sentiva responsabile, aveva messo a tacere anche la paura di quello che avrebbe potuto fargli Quinn se l'avesse scoperto.
Aveva deciso.
Avrebbe smesso di rendersi complice di quella follia.

 


Note dell'autrice: eccomi qui. No, non sono morta. Faccio solo quello che posso. Ma tento di offrire un prodotto di qualità e quindi ci lavoro quando ho ispirazione e fino a renderlo migliore possibile ^^ (viene pistata... ai lettori non frega nulla della sua mania per la perfezione)

ora le note!
* Kree sarebbe la razza aliena a cui apparteneva il mezzo corpo da cui hanno estratto il siero GH. Skye non ha le visioni dei segni sul muro, quindi si è concluso che abbia materiale genetico in comune proprio con i Kree.

 

 

 

 

 

  
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