Film > Thor
Segui la storia  |       
Autore: Mania    07/04/2015    2 recensioni
{ CROSSOVER con Once Upon a Time }
{ Loki/Sigyn + accenni Gold/Belle ● Ambientata a Storybrooke durante la prima stagione di Once Upon a Time }
→ C A P. O 3 || Non importa tra quanto tempo, ci ritroveremo ||
«Sappiamo entrambi che per noi il piacere ha variopinte sfumature» chiosò Loki, cominciando a incamminarsi verso la sua meta – una cittadella arroccata vicino al mare, imprigionata in una morsa d’inverno che pareva averla paralizzata completamente, ma Sigyn era troppo distante per poter capire quale natura avesse quello strano immobilismo di cui aveva sentore.
«Cerchiamo di non trascurarne alcuna, allora.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SE NON CI SARà ABBASTANZA TEMPO PER NOI

C A P I T O L O   0 3
“ Se non ci sarà abbastanza tempo per noi,
lo ruberò alle vite degli altri






» CAP O3 || Non importa tra quanto tempo, ci ritroveremo

La prigione era esattamente come quella che ci si sarebbe immaginati se gli avessero chiesto di pensare alle segrete di un castello. Scarsamente illuminata, per rendere ad effetto la comparsa del prigioniero, posta alla fine di un lungo corridoio umido sulle cui pareti non vi erano torce lasciate accese, e pietra intrisa di muffa e bagnata per via della temperatura del sottosuolo, a incorniciare ancora più magistralmente il cliché del quadro generale.
Tremotino non se ne lamentava, comunque. Era esattamente dove voleva stare, senza che nessuno lo sapesse, se non Regina, la Regina Cattiva per la precisione – la stessa donna vestita di nero che gli era di fronte in quel preciso momento a stringere un altro accordo con lui. La cosa più divertente dell’essere il Signore Oscuro era che nessuno imparava mai la lezione: la magia aveva sempre un prezzo, eppure tutti lo pagavano senza pensarci grandemente. E proprio puntando sulla debolezza umana, Tremotino aveva architettato il proprio piano – e tutti erano sue pedine, solo che non lo sapevano.
«Altre condizioni?» domandò la donna, increspando le labbra scarlatte in un sorriso malevolo.
«Sì, dovrai portare due persone per me, dove andremo» rispose Tremotino. Avrebbe seriamente fatto a meno della sposina petulante, ma se non l’avesse condotta con loro avrebbe avuto un enorme problema del quale occuparsi – e non gli occorreva un problema, ma un alleato. La magia del principe di Asgard era potente, diversa da quella del loro mondo, e avrebbe resistito all’incantesimo lanciato da Regina forse – forse, avrebbe persino mantenuto le memorie almeno lui, protetto da un potere tanto forte.
«Come mai?»
«Perché lui non ha finito di pagarmi, riscuoterò nel mondo in cui ci porterai, e se non porto anche lei sarebbe un guaio per tutti quanti. Anche per te» rispose ridacchiando il Signore Oscuro, divertito – perché era divertente almeno immaginarsi come Loki avrebbe potuto vendicarsi se lo avessero separato da Sigyn.
«Accordato. Come li trovo?»
«Ti servirà una gazza[1].»
Erano gracchi quelli che riempivano la mattinata plumbea, di corvi e cornacchie in attesa dell’imminente pioggia. Il Signor Gold li osservò appollaiarsi sui rami e le grondaie, una smorfia simile a un sorriso gli si dipinse sul volto ricordando le gazze che inviava ad Asgard, per comunicare con il giovane principe della città più splendente dei Nove Regni.
«La tua bella Séline ha sempre un brutto carattere anche in questo mondo» asserì interrompendo il silenzio consueto con cui lavoravano nel negozio di pegni – e antiquariato. Il futile tentativo di Loïc proteso a riportare a galla i ricordi di Sigyn nella mente della giovane agente non avevano ovviamente portato all’effetto sperato, anche se Gold doveva dirsi decisamente stupito di come una parte delle sue memorie fossero riemerse in sogni che la stavano tormentando, concedendole poche ore di sonno. Pareva qualcosa di simile a ciò che era avvenuto con il precedente, e alquanto sfortunato, sceriffo Graham, anche se non con lo stesso impatto. A quanto sembrava l’influsso della magia di Loki, latente e non cancellata come quella di tutti gli altri – compresa la propria –, era sufficiente ad affievolire l’effetto della maledizione su Séline. Ciò implicava che i suoi calcoli riguardo la natura dei poteri magici della del Dio del Caos erano corretti, e li avrebbe potuti usare per andare a cercare suo figlio non appena Emma Swan avesse compiuto il suo destino.
«Alla fine aveva ragione su di voi» si limitò ad asserire laconico Loïc. Non aveva alcun bisogno di specificare riguardo a cosa, gli bastò sorridere con soddisfazione mentre continuava a riordinare le carte contabili. Lady Sigyn aveva sempre posseduto la particolare qualità dell’osservazione accurata, lei le persone le sviscerava con uno sguardo, le comprendeva – e proprio per tale ragione era assurdo credere che l’avesse in qualche modo costretta a compiere alcunché per lui, al massimo era il contrario. E così aveva fatto anche sull’Oscuro Signore, senza preoccuparsi di tenere a freno la lingua e con la stessa aria delicata con la quale si ammantava perpetuamente.
La sua anima avulsa dallo scivolare nello sfacelo delle grandi passioni, la rendeva una creatura particolare, lontana dal mondo – una scrutatrice che aveva scelto di passeggiare su quelle terre unicamente per lui. Era questa sua distanza a renderla particolarmente irritante quando si prodigava nelle sue conclusioni che nessuno le aveva domandato, ed era ad esse che si riferiva Loïc.
Con gli anni, anche senza volerlo, alla fine il rapporto tra lui e Gold era diventato persino confidenziale in alcuni casi, dunque conosceva ora il nome dell’unica donna che aveva amato con quel che rimaneva del suo cuore. E proprio perché comprendevano a vicenda cosa significasse avere al proprio fianco una persona dotata della capacità di accettare ogni sfaccettatura del proprio animo, nessuno dei due si era mai permesso di spendere troppe parole al riguardo. Tuttavia, da quel che aveva osato raccontare Gold, Loki si riteneva particolarmente fortunato ad avere con sé non solo una persona non solo abile nel sviscerare i suoi più reconditi pensieri, emozioni e menzogne, ma che non provava il minimo desiderio di renderlo migliore – d’altronde, il concetto di migliore dipendeva sempre dal punto di vista, e per Sigyn erano gli altri a non essere alla loro altezza.
Era il suono sordo del bastone sul pavimento impolverato ad annunciare i passi di Gold, i quali risultavano comunque incredibilmente fermi nonostante la gamba non fosse quella di un giovane. La forza carismatica dell’uomo rendeva del tutto irrilevanti i suoi limiti fisici; era uno dei motivi per cui Loïc stimava, ovviamente in un modo tutto suo, lo stregone. C’era qualcosa di incredibilmente simile nei loro animi, una ricerca perpetua per ottenere i propri scopi, altro potere, e un’insoddisfazione incapace di sedarsi anche al fianco dell’amore.
Perché l’amore non bastava, non a tutti. Non si poteva essere felici senza, ma nemmeno realizzati unicamente possedendolo, era un rompicapo insolubile e loro ci si muovevano dentro causando caos, giocando con le vite degli altri unicamente per prendere quanto più possibile di ogni cosa, nel disperato tentativo di trovare almeno un po’ di pace prima di ricominciare a seminare distruzione.
«Tra poco la maledizione sarà spezzata, si ricorderà di voi. Quando avrò trovato mio figlio, potrete andarvene», la sentiva la forza di quell’incantesimo che aveva confezionato appositamente per essere lanciato da Regina, farsi sempre più debole. Anche se non possedeva i suoi poteri magici, avvertiva il tremito di essa esattamente come quando Loïc provava a evocare i propri poteri – era una questione di sensibilità, di affinità alla magia stessa.
«Non c’è fretta. Questo è un mondo interessante» asserì Loïc alzando le sue iridi feline dalla documentazione che stava riesaminando – la precisione era una delle sue poche qualità, nessun dettaglio era trascurato e proprio per tale ragione era un’eccellente collaboratore. Uno dei motivi che in un certo senso rendevano dispiaciuto Gold all’idea di perdere un alleato di tale calibro, e anche la sua graziosa sposa – poteva pure essere avvezza a commenti poco opportuni, ma le sue capacità strategiche, forza e abilità erano indiscutibili.
«La tua magia funzionerà meglio della mia non appena la faremo tornare.»
«Per questo mi avete voluto qui.»
Non proprio una notizia, ma era la prima volta da molto tempo che Gold affrontava l’argomento. Tale circostanza faceva supporre a Loïc che fosse veramente vicino il momento in cui la maledizione sarebbe stata infranta, e scorgeva nello sguardo inaccessibile di Gold un luccichio che conosceva perfettamente, era quello che aveva lui stesso quando stava architettando qualcosa che stava per compiersi. Dunque, fu per questo che non si disse sorpreso davanti alla successiva affermazione di Tremotino: «In ventotto anni nessuno è venuto a cercarti, non credo che una tua permanenza più lunga fuori casa li scombussolerà troppo.»
Loïc rise, come non rideva da moltissimo tempo. Se lo sarebbe dovuto aspettare dall’Oscuro una mossa del genere, un tentativo di manipolarlo usando la scarsa considerazione che la sua famiglia aveva di lui, per trattenerlo lì, a Storybrooke, dove avrebbe potuto usufruire di una magia che nessuno conosceva e poteva sperare di contrastare.
«Casa. Sigyn è la mia casa. Il resto è solo un gioco che non voglio perdere» replicò quando le risa gli morirono sinistramente in gola, in un suono aspro e cupo. «Comunque, conoscendo Odino e mio fratello, temo che ci abbiano provato a cercarmi, ma questa maledizione è potente, ha schermato la vista di chiunque.»
«La cosa sembra compiacerti» osservò Gold. Aveva il sospetto che in qualche modo, la sua collaborazione con Loki non sarebbe terminata definitivamente nemmeno quando il pagamento sarebbe stato ultimato; semplicemente, la volta successiva avrebbero trattato in modo diverso – uno scambio di favori che avrebbe potuto avere ripercussioni più forti del ritrovare un figlio o ridare la parola alla donna amata. Ed era ciò, invece, a divertire Tremotino.
«Da morto, ho sicuramente più possibilità» si limitò a rispondere prima di ritornare a concentrarsi sulle carte di fronte a sé.
Non che gli desse chissà quale soddisfazione sistemare la contabilità di Gold, come non gliene dava aiutarlo a riscuotere chi non pagava in tempo o assicurarsi che il tutto avvenisse nel più discreto dei modi – per quanto ovviamente fossero quanto meno attività più interessanti di una montagna di scartoffie –, tuttavia Loïc era il tipo di persona incapace di sopportare anche solo una piega fuori posto. La perfezione era una forma di eleganza, e Loïc non faticava a vestire i panni del gentiluomo distinto solo per rendere più contrastante l’impressione esteriore con la sua natura.
Era avvenuto mentre stava riordinando cartelle e documenti, dopo che aveva visto Gold allontanarsi insieme alla donna che aveva chiamato Belle, come colei che credeva morta decenni prima. Gli era scappato un sorriso osservando la scena da un angolo del negozio, senza interferire minimamente o ricordare a qualcuno della propria presenza. Era stata una bella riunione, anche se lei ancora non ricordava chi fosse l’uomo che le stava di fronte; e a discapito di quanto la maggior parte delle persone ritiene, anche il cuore di chi viene definito come essere privo dello stesso, poteva provare emozioni forti nell’assistere a qualcosa di meraviglioso.
Dunque era rimasto in negozio, anche se sarebbe dovuto andare con Gold per riportare la magia a Storybooke, perché lo trovava sconveniente e probabilmente l’altro lo avrebbe ucciso nel caso si fosse voluto unire, per interpretare il ruolo del terzo incomodo. Ed era stato un bene che in quella giornata nella quale Gold gli aveva annunciato che la maledizione si sarebbe spezzata, con tono pregno di soddisfazione, che se ne fosse rimasto a stazionare tra oggetti provenienti da chissà quanti mondi, tutti con storie cariche di importanze diverse e collegate tra loro per quel che avevano significato per i proprietari.
Era entrata portandosi una folata di vento con sé, feroce come il suo sguardo. Il tintinnio dei campanelli era apparso come i rintocchi di una campana da quanto aveva sbattuto veementemente la porta, facendogli levare il capo con le sopracciglia alzate in un’espressione interrogativa per il fracasso improvviso e il sollevamento di qualche foglio per via della corrente creata dal nulla.
«Tu ti ricordavi», la sua voce era a metà tra il rimprovero veemente, lacrime trattenute a stento con la forza dell’orgoglio e una scintillante gioia, talmente tanto esasperante da sentirla pesarle addosso, su ogni poro della propria pelle e dell’anima. «Da quanto tempo lo sai? Da quanto tempo ti sei preso gioco di me
I preamboli non erano adatti a Sigyn, non se n’era nemmeno aspettati. Quel grumo di emozioni che le affollavano voce e volto, tuttavia rendevano difficile a Loïc scegliere il comportamento da tenere in quella circostanza – era diviso tra scoppiare a ridere per il risultato estremamente buffo delle sue contrazioni facciali, parlare seriamente della situazione e cominciare immediatamente a recuperare il tempo perduto. Aveva la netta sensazione che nel caso avesse scelto la prima e l’ultima soluzione, Séline avrebbe afferrato una delle spade a disposizione in negozio per infilzarlo senza eccessivi problemi, quindi sfoderò il suo sorriso più smagliante, dalle sfaccettature baldanzose e maliziose, superando il bancone per portarsi di fronte a lei.
«Non mi sono mai preso gioco di te. Hai sempre pensato che Henry fosse pazzo, perché avresti fatto un’eccezione per me?»
Lo schiaffo che ricevette non era particolarmente doloroso, semplicemente fu inaspettato. Era così raro vedere Sigyn perdere il controllo sulle proprie emozioni, uno spettacolo ogni volta differente e che lo aveva affascinato incredibilmente – la rarità di quelle increspature sull’acqua del suo spirito immacolato, avevano la forza di catturare completamente la sua attenzione. Il suo animo costruito di oceani placidi, contenenti mille e più segreti, non conosceva burrasche durature e tanto meno frequenti, ma quando esse si dibattevano in lei, avevano la maestosità delle forze della natura più spietata.
«Ti avrei creduto. Dopo la festa, ti avrei creduto» sibilò, modulando la propria voce in un sussurro appena udibile, andandogli maggiormente vicino per incollargli occhi accusatori addosso. Era l’essere tenuta al nascosto di tutto per quasi trent’anni a renderla furiosa, l’essere per una volta vittima inconsapevole delle cospirazioni di Loki senza ricordarsene – perché lui glielo aveva detto prima che la maledizione venisse lanciata, ma ovviamente non aveva potuto tenerle con sé le sue parole di conforto su come si sarebbe preso cura di lei nonostante tutto. Era soprattutto il dolore di non aver saputo quanto profondamente lo amava – e quanto lui amasse lei – per quel lasso di tempo a ferirla, quella divisione che li aveva tenuti separati nonostante la vicinanza, a renderla furiosa.
«Quello non è credere, Sigyn, quello è intuire ed avere una conferma» glielo disse con calma, massaggiandosi la guancia con espressione divertita – e rasserenata, perché doveva ammetterlo, era una soddisfazione vibrante quella di riavere Sigyn con sé completamente.
«Anche prima ti avrei creduto, lo sai. Ho sempre avuto fede in te», le parole di Séline questa volta vennero pronunciate mozzate, con sillabe perse e imprecise nella loro delineazione per via del bacio con il quale si era aggrappata alle labbra di Loïc. Non aveva dovuto aspettare nemmeno un attimo per avvertire le braccia dell’uomo stringersi attorno alla propria vita, fino a scorrere lungo le cosce e sollevarla per appoggiarla sul bancone, mentre ricambiava con passione il bacio – le mordeva le labbra, con forza, per sentirne a fondo il sapore, e le guidava i movimenti per avere la massima consapevolezza della sua totale presenza lì in quel momento, sentendola dentro di sé con quanta più prepotenza potesse disporre. Fino a far male, fino a non poter desiderare altro che quel dolore condiviso perché sapeva di piacere.
«Ma i miei piani non ti prevedevano con la memoria intonsa, mia devota sposa» lo sospirò al suo orecchio, prima di scendere a baciarle il collo, mordendo la pelle candida e slacciando la camicetta. Sentiva la presa delle gambe di lei salde attorno alla propria vita, e la stessa voracità con la quale la desiderava essere presente anche in Sigyn stessa. Non si preoccupò nemmeno di aver lasciato la porta aperta, di chi e quando sarebbe potuto entrare, perché era solo lei a occupargli la mente – ogni suo respiro che si infrangeva sulle sue labbra, ogni carezza con la quale lo toccava, ogni graffio che gli procurava tenendosi alle sue spalle per seguire il ritmo delle spinte, ogni mezza parola con la quale lo cercava maggiormente.
Le spostava i capelli ogni volta che le ricadevano davanti al volto, con poca grazia, tirandoglieli e spezzandone alcuni. Non poteva permettere nemmeno alla bellezza della sua chioma di luce solida di impedirgli la vista delle iridi di Sigyn, non in quel momento in cui fare l’amore con lei era l’unico modo per riscoprirla completamente e sedare una sete che aveva tenuto sotto controllo lungamente.
«Sono stati ventotto anni lunghi, ma comunque trascorsi assieme, non avercela troppo con me», le prese il volto tra le mani per chiederglielo, rimanendo avvinghiato a lei nonostante entrambi avessero raggiunto l’orgasmo, incapaci di staccarsi troppo velocemente – quasi per paura di perdersi nuovamente.
Nel sorriso morbido di Séline rivide pienamente Sigyn, e seppe che non c’era più rabbia o irritazione. Le dita sottili della donna continuavano a delineargli i contorni del volto, rimanendo imbrigliate nell’ebano dei capelli lisci quando vi affondavano dentro. Le guance arrossate, il sudore a renderle lucida la pelle e il petto a sollevarsi irregolarmente la rendevano maggiormente splendida agli occhi di Loïc, una vera dea – inarrivabile per chiunque altro.
Increspò le labbra in una piega indecifrabile, osservando come anche in quel mondo Loki continuasse a possedere l’inusuale capacità di rivestirsi rapidamente, egregiamente e senza il segno di una piega fuori posto sui propri abiti o sul suo volto. Era qualcosa che Sigyn aveva sempre invidiato, forse perché i suoi capelli rimanevano inspiegabilmente ricoperti di nodi, ogni suo indumento spiegazzato a rendere palese quanto accaduto nel recente passato. Un dettaglio che amava e che era felice di ritrovare.
«Suppongo che nonostante tutto, ci sia ancora qualcosa in sospeso con Tremotino» asserì rimettendosi la camicia all’interno dei pantaloni, prima di raccogliere la giacca. Non ne era particolarmente certa, ma aveva la netta sensazione che le cose stessero in quel modo e le sue intuizioni su Loki erano sempre state corrette – la sua abilità innata di comprenderlo, di sviscerare ogni suo più recondito pensiero era un dono che l’aveva spinta ad avvicinarsi a lui, comprenderlo e amarlo.
«Il mio debito non è ancora estinto. E poi è divertente, il caos che crea Tremotino è di mio gradimento», arricciò le labbra in un ghigno insano, uno di quelli che avrebbero provocato brividi a chiunque avesse un briciolo di istinto di autoconservazione – dunque non a Sigyn.
«Non vuoi tornare ad Asgard?» chiese semplicemente, non perché le mancasse tale posto, semplicemente per capire quali piani stessero frullando nella mente del proprio sposo. Non le importava di ritornare nel luogo in cui era nata, non provava alcuna nostalgia per esso, a lei bastava poter rimanere accanto a Loki per tutta la durata della sua esistenza – il resto era contorno dispensabile. Una richiesta che avrebbe realizzato da sola, distruggendo chiunque avesse provato a impedire tale circostanza.
«Per il momento, no, e anche volendo non abbiamo un portale. Non ancora», le diede un bacio sulla fronte prima di allontanarsi per controllare fuori l’improvvisa fuga della luce – un’oscurità insana stava calando precipitosamente su Storybrook. La nuvola viola che invadeva la città poteva avere una sola origine e il ghigno di Loki divenne più amplio sul suo volto – un taglio di un coltello, affilato. Stava diventando tutto sempre maggiormente divertente, su questo non c’erano dubbi e lui adorava le partite complicate.
Avvertì le dita di Sigyn insinuarsi tra le proprie, stringendogli la mano per poi appoggiarsi sul suo fianco. Non chiese nulla riguardo all’insolita nebbia colorata che invadeva le strade della cittadina – parve comprenderlo senza alcuna spiegazione ciò che era appena stato risvegliato, percependo le vibrazioni differenti nell’aria.

 

Il gelo era ovunque, era quel mondo. L’aria era ghiaccio, così come la terra, l’acqua, le rocce, il paesaggio tutto – il bianco della neve avvolgeva ogni cosa, rendendola candida nonostante la natura insidiosa, melliflua, dei suoi pericoli nascosti sotto la coltre. I raggi del sole si infrangevano nei fiocchi di neve e sulle superfici di acqua solida, rendendo maggiormente luminoso l’ambiente, creando un’illusione di chiarore amplificato che si ripercuoteva in un cielo il cui azzurro era una lama negli occhi.
Lame che a Sigyn non arrecavano alcun fastidio, perché per lei non vi era colore più intenso dello smeraldo degli occhi del marito. Respirò a fondo, inspirando spilli di gelo, gustandosi il clima dalle rigidissime temperature come da molto tempo non poteva fare per suo dispiacere.
«Non siamo ad Asgard», era una costatazione estremamente ovvia, senza supporto di chissà quale quantità di sorpresa. Ma quel mondo non lo conosceva, mai prima d’allora vi aveva messo piede, e di terre crepate dal ghiaccio ve ne erano troppe sparse per i Nove Regni per poter giocare a indovinare quale essa fosse.
«Ovviamente no, non ancora. Avevo intenzione di fare un viaggio per l’anniversario del nostro matrimonio, e Arendelle è una meta turistica affascinante – come i suoi abitanti» rispose all’implicita domanda. Loki le teneva un braccio stretto attorno al fianco, osservandola di soppiatto riempirsi della grandezza - l’immensità delle pianure ghiacciate si riversava nelle sue iridi di ambra nera.
«Ho la sensazione che non sia puro piacere» ridacchiò Sigyn.
«Sappiamo entrambi che per noi il piacere ha variopinte sfumature» chiosò Loki, cominciando a incamminarsi verso la sua meta – una cittadella arroccata vicino al mare, imprigionata in una morsa d’inverno che pareva averla paralizzata completamente, ma Sigyn era troppo distante per poter capire quale natura avesse quello strano immobilismo di cui aveva sentore.
«Cerchiamo di non trascurarne alcuna, allora.»



» Fine (?)




M A N I A’ s  W O R D S
Ed è finita. Ovvero è finito il preambolo, perché come avete capito dalla fine, Loki se ne è andato ad Arendelle a combinare qualche casino del suo – e dato che l’intento era quello di scrivere poi la quarta stagione di «Once Upon a Time», mi pare ovvio che una visitina ad Anna ed Elsa fosse d’obbligo...
Non so quando giungerà la long vera e propria, perché devo ancora finire di elaborarla e poi mettermi a scriverla, quindi probabilmente ci impiegherò un po' - anche perché vorrei prima vedere come finisce la quarta stagione. Abbiate pazienza, tanto se state sintonizzati sulla mia pagina FB (→ 
Mania FB), lo dirò quando sarò quasi pronta!
Comunque, chiarimenti: la maledizione si è spezzata nello stesso modo in cui si era spezzata nello show, non ho mai avuto pretese di cambiare questa parte, ma parti successive. Loki si ricorda chi è non perché Regina alla fine abbia fatto in modo che così fosse, mentre lanciava l’incantesimo, ma perché la magia di Loki è diversa e opposta a quella da lei usata, in modo da contrastarne gli effetti - non abbastanza da contrastare anche gli effetti su Sigyn, su cui comunque gli effetti sono stati indeboliti.
Inoltre, come e quando Loki e Sigyn lasciano Storybrooke, e tutte le cose lasciate in sospeso, verranno ovviamente riprese e spiegate nella long - che almeno è in fase di elaborazione, eh, mi sto facendo tutti gli schemini di quel che deve capitare, quindi è un progetto che sto concretamente cercando di portare avanti, nonostante il tempo che scarseggia!
La nota:
[1] → Nei fumetti Marvel, quando Loki torna bambino – diciamo così per semplificare, che è più incasinato in realtà –, è accompagnato da una gazza che altro non è se non lo spirito di Loki Vecchio – sempre per semplificare. Per questo ho usato la gazza come animale per comunicare con lui.
Comunque spero che questa specie di anticipazione vi sia piaciuta! Avrei voluto rileggere di più, ma ero già terribilmente in ritardo con l'aggiornamento e se mi fossi persa via nel controllare come un'ossessa il capitolo, ventimila volte come faccio di solito, dubito che l'avrei mai pubblicato. Perdonate se sono tanto irregolare, ma con la tesi che sto scrivendo e la vita sociale mai stata così intensa, ho seriamente problemi a stare dietro in modo costante come vorrei alle storie. Non temete, anche il capitolo di « Cuore di Sale », comunque, è quasi pronto, quindi arriverà senza far passare eoni.
Ringrazio tutti quelli che l’hanno seguita e magari che decideranno di seguire anche la prossima! Un particolare grazie va a chi ha recensito - AlessiaOUAT96 e Yoan Seiyryu.
Alla prossima,

Mania



  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Mania