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Autore: SabrinaSala    08/04/2015    19 recensioni
-Sei solo un uomo innamorato del suo migliore amico… - lo guardò. Una strana luce divertita si accese allora da qualche parte in fondo allo sguardo opaco del soldato. - E questo sì… - continuò chiedendo fragorosamente da bere – fa un po’ pena...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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André rise, rise di gusto. Non ci vedeva. Non ci vedeva quasi più…nemmeno dall’occhio buono, l’unico rimasto. E questa volta, non per colpa della lama affilata di una spada. Questa volta erano i fumi dell’alcool ad annebbiargli la vista. Solo la vista…
Continuò a ridere,  arrampicato, quasi aggrappato al bancone di legno sudicio della taverna.
Bere non era servito a niente… Oscar era sempre lì, nitida, con i suoi contorni perfetti, il suo profilo statuario, altero…  le forme morbide costrette  in quell’uniforme troppo stretta. Oscar, la sua Oscar…
Rise e rise ancora, senza più saper distinguere il motivo di quella nausea insopportabile che lo costringeva a rimanere seduto e stringere tra le mani il vetro freddo dell’ultimo bicchiere. Vuoto.
-André…-
Nemmeno si volse. Chiuse gli occhi e respirò a fondo. Riconosceva quella voce. Una voce calda e roca, carica di dispiacere misto a una pena profonda.
-Faccio pena – confermò -  non è vero Alain? –
Senza attendere la risposta, si girò incrociando e sostenendo lo sguardo del  commilitone fermo in piedi ad un passo da lui.
Alain gli assestò una pacca sulla spalla sospirando rumorosamente  e prendendo posto sullo sgabello al suo fianco.
-Sei solo un uomo innamorato del suo migliore amico… - lo guardò. Una strana luce divertita si accese allora da qualche parte in fondo allo sguardo opaco del soldato. - E questo sì… - continuò chiedendo fragorosamente  da bere – fa un po’ pena. –
Inutile contraddirlo, convincerlo a distrarsi, a dimenticarla o assecondare quella noiosa e perentoria litania.  Molto meglio stuzzicarlo!
André tornò a fissare il bicchiere. Improvvisamente serio, muto, immobile.
-Lei non è il mio amico… - protestò con un cruccio infantile. - Lei è una donna bellissima… - mormorò.
-Bellissima… - ripeté Alain annuendo col capo. 
André gli rivolse un’occhiata sospettosa  - Non sarai… - ringhiò.
Non lo avrebbe sopportato. Non avrebbe sopportato di doverla dividere ancora e ancora.
Alain bloccò la sua rabbia sul nascere afferrandolo per un braccio.
-Tranquillo! Non ho intenzione di farmi ridurre in questo stato da una donna… Nemmeno dalla tua donna.-
André si sollevò dallo sgabello e afferrò l’amico per le spalle.
-La mia donna… La mia donna… -
Quasi lo urlò, aggrappandosi al bavero di Alain.
L’uomo gli afferrò entrambe le mani trattenendo la sua foga.
-La tua donna. – ripeté le uniche parole che potevano scuoterlo e rendergli un’ombra di orgoglio.
Inaspettatamente, André piegò il capo sul suo petto, sfiorandolo con la fronte fredda ma madida di sudore. Il cerchio alla testa era così fastidioso…
-Riesco a vederla, sai? – biascicò. – Seduta alla scrivania. L’uniforme blu. La penna d’oca stretta tra le dita mentre compila il rapporto giornaliero. I riflessi d’oro dei suoi capelli alla luce della candela. Le labbra serrate. Come sempre. Non sorride mai, la mia Oscar… non sorride mai. Non così spesso come vorrei, almeno. – tacque. Un groppo in gola gli impediva di proseguire.
Alain affondò la grande mano ruvida tra i suoi capelli. Un gesto fraterno, più che amichevole.
-Dovrebbe vederlo. Sì. Dovrebbe proprio vederlo il suo riflesso nei tuoi occhi, il nostro comandante… -
André si liberò della sua stretta.  Aveva bisogno di aria. Di camminare. Di respirare… Aveva bisogno di Oscar.
-Vado da lei… - mormorò con una strana luce negli occhi.
Alain lo fermò afferrandolo per un braccio.
-Sei ubriaco.-
-Lo so… -  con uno strattone André si liberò nuovamente di lui.
-Aspetta! – la voce stranamente allarmata di Alain gli strappò un sorriso.
-Ancora? Non ho aspettato abbastanza? – rideva. Rideva ancora mentre varcava la soglia irregolare della taverna e si immetteva nel vicolo buio e umido di pioggia. La luce tremula di un lampione lo infastidì, accecandolo.
-Oscar… - mormorò poi rise ancora. Oscar, la sua luce... Abbagliante e desiderabile come non sapeva nemmeno di essere. La sentiva ancora. Forte e morbida contro il suo corpo teso. La sentiva, tutti i giorni. Tutte le notti. Inutile mortificarsi, illudersi… il fuoco non si era spento né lo avrebbe fatto.  Il desiderio che aveva spinto la sua mano, quella volta, non si era placato. Anzi!
-Ti amo, Oscar… - mormorò avanzando verso la caserma.
Finalmente si fermò, avvertendo i passi veloci alle sue spalle.
-Mi stai seguendo, Alain? – sorrise respirando l’aria a pieni polmoni.
Il compagno lo affiancò.
-Voglio solo impedirti di commettere una sciocchezza… -
André lo fulminò con lo sguardo.
-Sei pazzo, lo sai questo? Ubriaco e pazzo… - lo apostrofò il compagno avvertendo tutta la sua determinazione. La sua disperazione. Ridacchiò. Poi fece spallucce. Voleva andare da lei? Perché non lasciarglielo fare. In fondo, poteva essere l’unico modo per dargli un po’ di conforto.
-Ti farai male, sai anche questo, vero? – gli passò un braccio attorno al collo varcando insieme a lui la porta della caserma. –No che non lo sai… Sei ubriaco. – rise.
Affiancati, attraversarono il cortile deserto, infilarono il lungo corridoio e salirono le scale che portavano agli appartamenti degli ufficiali.
-Io mi fermo qui… -  affermò a quel punto,  costringendo l’amico a voltarsi nella sua direzione e a guardarlo negli occhi. Gli rassettò la giubba sgualcita. - Fatti valere, soldato. – e con una pacca sulle spalle lo indirizzò alle stanze del comandante.
André barcollò. L’alcool si faceva sentire. Incoraggiato dalle parole di Alain e dal pessimo vino che gli scorreva nelle vene, si incamminò. Prima esitante, poi con passo sempre più sicuro.
-Ti amo, Oscar… - mormorò ancora e ancora, mentre a lunghe falcate percorreva il tratto che lo separava dalla luce che irradiava da un’unica stanza. Da lei.
 -Oscar! – disse addossandosi allo stipite della sua porta.
Come immaginava, lei era alla scrivania. La divisa blu ancora indosso, la penna d’oca tra le dita sottili e i capelli biondi sparsi sulle spalle dritte riverberare di riflessi dorati. La sentì.  Sentì il suo corpo aderire ai suoi muscoli. Il profumo dei suoi capelli, il fremito ribelle che la rendeva ancora più desiderabile. Aveva il fiato corto, André, corto e rapido. Il sangue scorreva caldo nelle vene, le tempie pulsavano. Come in preda ad una febbre ardente, la sentì riempire ancora le sue mani, anelò il contatto con la sua pelle candida,   assaporò tacitamente il gusto delle sue labbra eppoi… quello amaro delle sue lacrime.
Oscar si volse, interrogativa.
-Dimmi, André. –
Le spalle del soldato si raddrizzarono istintivamente mentre passandosi una mano tra i capelli avvertiva il lieve solletico delle ciocche tra le dita e riacquistava lucidità.
Le sorrise. Si schiarì la voce.
-Buonanotte, Oscar… - mormorò sull’attenti.
Je t’aime, Oscar! gridò  il suo cuore…
   
 
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