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Autore: Absentia_    08/04/2015    1 recensioni
“Vieni da me.” Gli disse, con voce supplichevole.
“Sai che non posso…”
Un altro silenzio.
“Se andassi in letargo, verresti a svegliarmi con un bacio? Lo faresti?”
“No.”
Colpo al cuore. “Perché?”
“Perché non voglio svegliarti, sei così bella mentre dormi.”
Lei arricciò il naso, infastidita.
“Beh allora mettiamo il caso che una strega cattiva mi facesse dormire per sempre, verresti a darmi un bacio?”
“Come la bella addormentata nel bosco? In quel caso si.”
Rimase zitta, ad ascoltare il respiro regolare di lui. Poi cominciò a tossire e urlò “LA STREGA CATTIVA! ECCOLAAAA!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Absentia


 

Si era rigirata il filo del telefono più volte tra le mani quel pomeriggio, lo tormentava per l’emozione, l’ansia. E il cielo era grigio, ma lei era felice. Il cuore batteva ancora forte, nonostante stessero parlando da più di un’ora, e lo stomaco sembrava esser diventato un buco nero, vuoto, consumato dalle emozioni che avevano preso il sopravvento.
“Senti freddo, bambolina?” si era sentita chiedere dall’altro capo del telefono. La chiamava così ormai, bambolina, per i suoi occhi grandi e marroni e i capelli castani spesso sistemati in tanti boccoli.
Sentì le gambe diventare mollicce e le mosse nervosamente, prima unendole e poi facendole allontanare.
“Un po’.”
Rimasero in silenzio qualche secondo, mentre lei aspettava la risposta, la solita, che però le faceva sempre sciogliere le gambe. Ma non arrivava, e lei sospirò. “Mi manchi. Vorrei che ci fossi tu a scaldarmi.”
Non sapeva dove avesse trovato il coraggio di dirglielo, ma la distanza e la mancanza l’avevano cambiata. Non era più dolce con lui, ma dura e fredda, erano aspetti di se che ancora non conosceva.
“Vieni da me.” Gli disse, con voce supplichevole.
“Sai che non posso…”
Un altro silenzio.
“Se andassi in letargo, verresti a svegliarmi con un bacio? Lo faresti?”
“No.”
Colpo al cuore. “Perché?”
“Perché non voglio svegliarti, sei così bella mentre dormi.”
Lei arricciò il naso, infastidita.
“Beh allora mettiamo il caso che una strega cattiva mi facesse dormire per sempre, verresti a darmi un bacio?”
“Come la bella addormentata nel bosco? In quel caso si.”
Rimase zitta, ad ascoltare il respiro regolare di lui. Poi cominciò a tossire e urlò “LA STREGA CATTIVA! ECCOLAAAA!”
Lui rise, sentendola parlare con una strega immaginaria.
“NON TOCCARMI, CHE STAI FACENDO?!” Cacciò un urletto, si sentì un tonfo e poi il silenzio.
Lei sentiva la sua risata, sorrise automaticamente, ma non proferì parola. Dopo interminabili attimi di silenzio , si schiarì la voce e con tono da vecchia, in modo stridulo e fastidioso disse. “Adesso non si sveglierà mai più!” si fermò per simulare una risata finta e poi la tosse.
Lui sospirò, ma lei sapeva che stava sorridendo.
“Ah beh, in questo caso la salverò dandole un bacio.” Si sentì il suono di uno schiocco di labbra e poi una risata e la conseguente espressione infelice sul volto di lei.
“Ma così non vale, devi baciarla per davvero!” Protestò con voce più dolce.
“E tu chi sei ora?”
“Sono la narratrice.”
Si udiva il picchiettio delle dita di lui sul tavolo. “Dai bambolina…”
“Allora lasciala morire.”
“Non accadrà. Partirò per il bosco e salverò la mia principessa.”
“Quando?”
“A Natale.”
 “Ti prego…salvala adesso.” Lo implorò mentre alcune lacrime avevano iniziato a rigarle le guance. Ma lui non rispose.
Si sentiva così oppressa. Erano mesi che non si vedevano, che non si baciavano, che non facevano l’amore. Voleva sentire ancora una volta il calore del suo corpo, i baci umidi che le lasciava sul collo. Nel bel mezzo della sua giovinezza, a vent’anni si ritrovava a piangere come una quindicenne col cuore spezzato. Non ce la faceva ad aspettare altri quattro mesi,  era già distrutta.
Si asciugò le lacrime e continuò. “Dunque…la fanciulla di li a poco sarebbe morta. Infatti il principe era troppo occupato per venire a salvarla. Purtroppo però, il suo corpo senza  cibo ne acqua sarebbe morto nel giro di una settimana.”
“Incaricherò la sorella di nutrirla fino al mio arrivo.”
“Il principe non sapeva che la sorella della ragazza era partita per un lungo viaggio.”
“C’è pur sempre sua madre.”
“Assieme ai genitori.”
Lui sospirò per l’ennesima volta. “C’è anche la nonna.”
“E la nonna non ce la faceva a salire le scale.”
“Le sue amiche?”
“Le amiche, inoltre, non sapevano che era accaduto ciò.” Replicò lei arrabbiata.
“Beh le chiamo io allora.”
“Ma infatti c’era Alice, una cara amica della principessa incaricata dal principe stesso di curarla fino al suo arrivo.”
“Oh finalmente.” Sbuffò lui. “E’ finita la storia?”
“Così la fanciulla rimase fino a Natale sola, tenuta in vita sola dall’amica.” Si fermò speranzosa, desiderando che la compassione prendesse il sopravvento in lui. Ma così non fu, per cui continuò. “Quando poi giunse Natale, Alice chiamò il principe. Ma lui, siccome non sentiva più la ragazza da mesi, si era dimenticato di lei e aveva sposato un’altra.”
“Ehi, questo non accadrà mai!”
“Per questo l’amica decise di far morire la principessa, perché se si fosse svegliata avrebbe sofferto moltissimo e si sarebbe uccisa.”
“Che brutta storia.”
“Intanto il principe, mentre stava per accoppiarsi con la moglie, si rese conto che la ragazza che aveva sposato altri non era che la strega cattiva con le sembianze di una bellissima fanciulla.”
“Eh? Quando hai finito fammi un fischio, io intanto mi faccio un pisolino.”
Le lacrime iniziarono a scendere copiose dai suoi occhi. Era ferita e imbarazzata per quella stupida storia. Voleva solo farlo sentire in colpa ma non aveva ricevuto altro se non la sua indifferenza.
“Idiota.” Sussurrò mentre stava per riattaccare il telefono.
“Aspetta.”
Si fermò e riportò la cornetta all’orecchio un attimo prima di chiudere la chiamata.
“Non conosci la fine del racconto.”
Lei non rispose e rimase ad ascoltarlo.
“In realtà il principe aveva la possibilità di tornare indietro nel tempo. Così ritornò al giorno in cui la strega cattiva aveva fatto l’incantesimo, la uccise e giunse presso la dimora della fanciulla per farla risvegliare con un bacio. E da allora vissero tutti felici e contenti.”
“Peccato che la storia non finisca così, tu non ci sei.”
“Ne sei proprio sicura?” Continuò ad ascoltare i respiri di lei, senza proferire parola. “Affacciati.”
Posò la cornetta sul mobile e si avvicinò alla finestra titubante, convinta che la stesse prendendo in giro. Quello che vide fuori la fece continuare a piangere, ma di gioia. Corse in cortile, sul vialetto e si buttò tra le braccia di lui, stringendolo fortissimo a se e strofinando la testa sul suo petto.
“Non piangere bambolina. Ora ci sono io.”
“Non andartene, rimani con me.”
“Sto con te.”
“Per sempre?”
“Per sempre.”


 

   
 
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