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Autore: _Cissy_    08/04/2015    3 recensioni
Pensate ad una serie di eventi differenti: Regina non ha mai scagliato il Sortilegio Oscuro, ma continua a covare la sete di vendetta. Snow e James non hanno mai messo Emma nella teca, e cresce nella Enchanted Forest. Killian non si inimica Rumple e non avrà un uncino al posto della mano sinistra... almeno, non per il momento.
Ma cosa succede se, dopo 20 anni di 'esilio', la Evil Queen decidesse di riprovarci, dando sfogo alla sua vendetta, proprio sulla principessa?
Una CaptainSwan in chiave "Lago dei Cigni".
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Prima di iniziare questa mia malsana pensata, ci tengo a scrivere due cose, per precisare.
Probabilmente già qualcuno ci avrà pensato e scritto qualcosa su questa trama, ma da quando ho visto il film "Il Cigno Nero", ho intrapreso una fissazione con il celebre balletto russo di Cajkovskij.
Dunque... scriverò la storia tentando di seguire il più possibile la trama e gli atti del balletto. In altre parole saranno circa 4 capitoli/atti + il prologo, per un totale di 5 atti.
Il finale sarà a sorpresa: esistono molte varianti di questa storia.
Spero di avervi incuriosito.
Baci, Cissy.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO 1

IL CIGNO



Sulla torre più alta di un castello, nel regno dove tutto é tetro e oscuro, una figura si specchiava, fissando con uno spettrale sorriso lo specchio dinanzi a lei. "Ma guardateli... Così allegri. Così felici. Così... Charmings. Mi fanno venire il voltastomaco". Regina si alzò di scatto, rovesciando la sedia. "Non ce la faccio a guardarli, mentre rovinano il mio regno!"
L'immagine dello specchio mutò, facendo comparire un uomo poco anziano, con il volto blu scuro. "Veramente appartiene a Snowhite dalla nascita, Vostra Maestà" disse, sottomesso.
"E io l'ho ereditato con quelle nozze che non ho mai voluto". Regina scaraventò via i portagioie e le boccette di liquidi profumati che aveva sulla toeletta. "Il regno é quindi mio. Non di quella principessa viziata, non di quel principe-contadino e... nemmeno di quella loro pargola!"
"Tanto bambina non é più, Mia Regina". L'uomo nello specchio lasciò il suo posto all'immagine di una ragazza: alta, leggiadra, lunghi capelli color dell'oro, un sorriso candido e luminoso, la pelle diafana. "Mi pare che fosse un'infante circa 5 o 6 anni fa".
"Non mi interessa quando le é caduto l'ultimo dente da latte o quando l'hanno incoronata principessa a tutti gli effetti. Non mi interessa nemmeno lei, in vero. Mi interessa il regno! Quel regno che é governato da quei due idioti". La donna tornò a guardare lo schermo, dove l'immagine della fanciulla era ancora impressa. "Devo riprendermelo. Ma credo che una guerra non sia l’ideale in questo caso".
“E cosa intende fare?”
“Ho intenzione di colpire il loro punto più vulnerabile”. Un sorriso sghembo le comparve sul volto.
Lo specchio comprese immediatamente il pensiero della donna."Non credo sia una buona idea, Maestà. Perché non accontentarsi di questo regno? É grande a sufficienza per voi".
"Ma io voglio ciò che é mio! E ciò che é mio... va conquistato. E voglio farlo immediatamente".
 
"Emma, tesoro. Rientriamo, avanti. Si sta facendo tardi". Snow chiamò la figlia, che ancora rincorreva qualcosa -forse un coniglio-, sorridendo e ridendo. Le sembrava di essere tornata bambina, quando giocava con il padre ai duelli, con spade di legno e fiori come bacchette. La sua infanzia così regale quanto ordinaria. Smise di inseguire l'animaletto, andando dalla madre.
"Scusa, mamma. Ma un coniglio mi ha rubato il foulard e provavo a riprenderlo" disse, ansimando per riprendere fiato, mentre  sorrideva.
"Lo sai che una principessa non rincorre gli animali... ma é anche vero che é una cosa a dir poco divertente." Le accarezzò una guancia, con fare materno. "Dai. Torniamo a casa".
Insieme, le due iniziarono a camminare sul sentiero, che costeggiava il lago. Sulla sua superficie, quieti e mansueti, i cigni: così belli, maestosi, sinonimi dello sbocciare della bellezza. Alla regina ricordavano tanto Emma. Snow era da sempre orgogliosa della figlia: non era di quelle principesse altezzose e viziate. Lei e David l'avevano cresciuta con solide basi morali, aiutando i deboli e contrastare i prepotenti. E ciò che ne era venuto fuori, era qualcosa di meraviglioso. Quell'attimo di felicità non era destinato a durare: un vento caldo e forte iniziò a soffiare violentemente, mentre, da lontano, nuvole violacee si apprestavano a raggiungere il regno e il castello. Snowhite, seppur scioccata, aveva capito tutto: Regina stava tornando, più agguerrita che mai. "Emma. Corri" incitò la donna, afferrando il braccio della figlia e iniziando a tirarla verso la loro casa.
"Mi fai male!" si lamentò la principessa ma Snow non le prestò attenzione. Continuava a tirarla, sempre più vicino al castello, fino a oltrepassare la porta.
"Chiudete la porta, presto. E chiamate mio marito e i membri del consiglio: urge un'assemblea della massima urgenza" ordinò la regina ai maggiordomi, che, immediatamente, obbedirono. Si voltò, poi, verso la figlia. "Emma, vai subito in camera tua e restaci. Non fare domande, per favore".
"Ma... Mamma..."
"Fai come ti ho detto". La voce di sua madre cambiò tono: da dolce era passato a duro. Quella durezza che faceva paura a Emma.
La ragazza annuì e, dopo un accennato inchino, si ritirò nelle sue stanze. O almeno: lo fece pensare. Snow non era a conoscenza del passaggio segreto che conduceva a una piccola e angusta stanzetta, da dove poteva sentire e vedere tutto. Non appena fu fuori dalla visuale della madre, iniziò a correre verso la sua camera, aprendo e chiudendo rumorosamente il massiccio portone di quercia. "Mi credono stupida? Beh, non sanno quello di cui sono capace" esclamò, tastando la parete, alla ricerca della roccia-passaggio. Quando la trovò, la premette, facendo spostare una parte di parete e apparire un lungo corridoio. Emma ci si buttò, percorrendo il freddo e oscuro sentiero come se fosse una cosa normalissima. E lo era.
Da anni percorreva quei corridoi, spiando i genitori e scoprendo cose cui, altrimenti, sarebbe stata all'oscuro.
Quando giunse nella stanzetta, alzò la targhetta e, sebbene la piccola griglia che la separava, avesse una buona visibilità.
La sala del consiglio era quasi piena, tra i membri e le guardie. Mancava solo Granny, ma era risaputo che, negli ultimi tempi, non stava bene. Al suo posto Robin Hood, da poco unitosi.
"É una questione della massima urgenza. Credo che qualcuno voglia attaccare" disse James, alzando leggermente la voce.
"Credete sia Rumplestilskin?" domandò Red, fissando, nervosa, la sua mantella.
"Oppure quella pazza di Maleficent, assieme alle sue socie" esclamò Grumpy, storcendo il naso.
"E se fosse...".
Emma non capiva: perché stavano facendo delle teorie? Non avevano ancora capito chi era il responsabile?
"Io so che è stato". La voce di Snow rimbombò lieve, quasi impercettibile. "Regina".
Mormorii su mormorii. Non si capiva nulla. O almeno, la principessa non sapeva nulla.
"Vuoi dire che... É intenzionata a prendere il regno?".
"Non solo, James. Vuole anche ucciderci. Uno alla volta".
 
Si era deciso di contrattaccare. Come diceva Charming "L’Evil Queen ha seminato troppe volte terrore in questo regno e nella nostra famiglia. Dobbiamo scrivere un finale a questa storia". E, a quanto pareva, il finale era una lotta armata. Ma cosa potevano fare delle lance e degli scudi, in ferro e legno, contro la magia oscura della donna?
Erano questi i pensieri di Emma, chiusa nella sua camera, guardando dalla finestra il campo di battaglia. Sembrava essere il posto d'onore. Una cosa agghiacciante. Era stato inutile tentare di convincere i genitori di parlare con la donna, cercare di trovare un compromesso con lei. Secondo loro, non aspettava altro che impossessarsi del regno. E, a quanto poteva comprendere dalle minacciose nuvole viola che stavano avanzando dalle montagne del Sud, avevano ragione. La principessa non capiva: Snow e James le ripetevano sempre che la guerra e la morte non era la soluzione giusta, che c’era sempre un’altra possibilità. Com’era possibile che, in quel caso, non ce ne fosse nessun’altra?
“Coraggio, bambina. Non stare alla finestra”. Johanna allontanò gentilmente Emma dalla finestra, chiudendo le tende. “La guerra non è una visuale per una principessa”.
“Non è una visuale per nessuno, Johanna. Nessuno dovrebbe combattersi. La parola non è sufficiente?”
La donna sospirò tristemente, abbassando lo sguardo sul panno che stava ricamando. “Non sempre, mia cara. E questo purtroppo è uno di questi casi”.
“Io sento parlare sempre di questa donna malvagia, crudele... Ma non l’ho mai vista, ne ho mai visto una delle sue cattiverie. Oh, Johanna. Tu puoi parlarmene? Te ne supplico, devo scoprire da dove nasce tutto quest’astio e odio di Regina verso i miei genitori”.
“N-non credo di essere la persona più qualificata per dirtelo. Ti basti sapere che lei non ha mai perdonato un errore che tua madre ha commesso in gioventù. Ma ora basta parlare di queste cose”.
“Anche se non sono cose da ragazza, posso guardare la sorte del regno?”. La principessa non chiedeva altro, dato che non le si diceva tutto, su quella storia che andava avanti da chissà quanti anni. L’occhiata titubante della balia la fece parlare nuovamente. “Per favore, Johanna”.                              La donna ricominciò a ricamare il panno, annuendo pianissimo. Ma il gesto di assenso fu notato da Emma, che riaprì le tende, guardando fuori e attendendo, in trepidante paura, di guardare il destino del regno.
 
L’esercito era in posizione di difesa. Una preparazione per una battaglia simile non si vedeva dalle famigerate guerre degli orchi. Uomini armati di spade, nani con in mano i loro picconi, persone che potevano trasformarsi in creature della notte, fate... in molti erano accorsi per difendere il loro regno. Anche i regnanti erano appostati nelle prime linee. Fissavano concentrati l’orizzonte violaceo, attendendo, con una calma impazienza, la prima mossa dell’Evil Queen.
“Cosa pensi possa accadere?” domandò Snowhite, voltando leggermente il volto verso il marito. “Vinceremo anche stavolta oppure...”
“Noi siamo gli eroi, Snow. Siamo destinati a vincere. O almeno, così dovrebbe essere”. Le parole di James risuonavano sicure, come se, quella che stavano per affrontare, fosse una guerra con i modellini dei soldati con cui giocava da piccola Emma.
Emma. Il pensiero principale della regina. Strinse forte l’arco tra le mani. Se ciò che le aveva detto suo marito non fosse stato vero, e loro sarebbero stati sconfitti da Regina, cosa sarebbe accaduto ad Emma, alla loro bambina? Si concesse di fare un mezzo sorriso, mentre pensava alla figlia: per lei era ancora una bambina, ma, agli occhi di tutti, era una giovane donna. Doveva vincere: per il regno, per il futuro, per la sua famiglia. Un terremoto interruppe i suoi pensieri, facendo imbizzarrire leggermente i cavalli.  I reali li domarono immediatamente, facendoli tornare tranquilli.  “James, cosa è stato?”
“Non lo so. Ma credo di sapere chi è stato. Regina” disse il re, sfoderando la spada. “I suoi dark knights stanno arrivando. Dobbiamo prepararci”. Fece voltare il cavallo, così da essere davanti al suo esercito. La cosa più importante, era dare speranza ai suoi uomini. “La nostra peggior nemica sta giungendo da noi, per appropriarsi del nostro reame. Dobbiamo difenderlo, per salvaguardarlo, per dare un luogo sicuro dove far vivere i nostri figli, nipoti e le generazioni future. Vogliamo davvero cederlo senza lottare? No, non vogliamo.  Appena sarà qui, dobbiamo ricordare chi abbiamo davanti a noi, e lottare, con tutte le nostre forze, per vincere. Facciamolo per noi. Facciamolo per il regno. Facciamolo per un futuro migliore!”.
Quel piccolo discorso aveva dato la giusta carica a tutti i combattenti, che alzarono il braccio in alto, esultando a gran voce. Ma Snow, in cuor suo, sapeva che, qualunque cosa fosse accaduta, qualcosa di ben peggiore. Non sapeva il perché di quella sensazione, ma doveva scacciarla, prima dell’arrivo di Regina. E doveva farlo in quel momento.
Da lontano, vide sagome scure avanzare, impettiti, verso di loro. Li riconobbe immediatamente: i dark knights. L’avevano rincorsa a lungo, tante di quelle volte in giovinezza, che anche a miglia di distanza poteva percepirli. Sentì un brivido percorrerle la schiena, per il terrore. No, pensò la regina, devo mantenere i nervi saldi. Strinse maggiormente l’arco, talmente forte che le nocche le diventarono bianche.
“State pronti ad attaccare” urlò il re, alzando la spada. Voltò il cavallo, fino a dare le spalle al suo esercito. “Nervosa?”.
Snow scosse la testa. “E perché dovrei? Non è la prima volta che combatto Regina” si limitò a dire. “Ma ora non pensiamoci: abbiamo una battaglia da vincere”. Lo disse con una punta di acidità nella voce, che non fu notata dal marito. Troppo impegnato a fissare l’inesorabile avanzata dei cavalieri dell’avversaria.
Quando furono a una cinquantina di metri dallo schieramento della Enchanted Forest, si bloccarono di colpo. I due regnanti si guardarono, confusi: perché non attaccavano? Non era forse quello il loro compito? La risposta comparve davanti ai loro occhi, in una nube violacea sinistra. Prima che il corpo fosse lei visuale della gente, venuta a lottare per la salvezza del regno, una risata sinistra e agghiacciante si fece sentire, echeggiando tenebrosa. “E così, volete sconfiggermi con qualche contadino con la spada e una manciata di nani con un piccone?”. Regina, vestita con uno dei suoi succinti abiti neri, face due passi, uscendo dal turbine viola che l’aveva trasportata fin li. “Non avete capito che armi simili non mi faranno nulla?”.
“Comunque vada, comunque siano le nostre armi, ti sconfiggeremo!” gridò James. La vena nel suo collo si stava ingrossando per lo sforzo della voce. “Ti abbiamo esiliato in un regno, Regina. Non venire qua, a pretendere ciò che non è tuo!”.
“Principe Charming, a dire il vero, non è nemmeno tuo il regno. Apparterebbe a Snowhite...”. L’Evil Queen sorrise aspramente alla regina, che impugnava saldamente la sua arma. “...ma io, questo regno, l’ho ereditato con le nozze. Perciò, non sto venendo a conquistarlo: sto venendo a riprendermelo!”.
“Dovrai passare sul mio cadavere!”
“Quanto ardore, Charming, per qualcosa che molto più grande di te. Lo sai che, quello che stai dimostrando, non è coraggio? Bensì egoismo! Lo vedo, dagli occhi di quella traditrice, che non sa tenere la bocca chiusa, a chi sono diretti i suoi pensieri: non tanto al regno, ma a vostra figlia. Ecco: forse dovresti prendere esempio dalla tua mogliettina”. La donna si divertiva, a sputare quelle macabre parole, marcare il problema di James, paragonarlo alla consorte. Farli impazzire, insomma. Era il suo passatempo preferito, dopotutto.
“Basta! Uomini! All’attacco!”. Le ultime parole del principe prima che si spingesse al galoppo contro l’esercito opposto, brandendo una spada e seguito dai suoi uomini.
Era successo tutto talmente in fretta che, la povera Snow, non era riuscita a metabolizzare lo scambio di battute fra i due, ritrovandosi immersa nella battaglia. Aizzò il cavallo al galoppo, pronta a combattere per un futuro.
 
Il sangue schizzava, ferite mortali venivano aperte: la battaglia era nel pieno del suo svolgimento, e Charming e Snow erano tra i loro uomini. Regina assisteva allo scontro, comodamente seduta nel suo castello, ammirandola attraverso lo specchio magico. Lei era nata per essere una regina: non si sarebbe mai messa in pericolo in una battaglia. “A cosa servirebbero, altrimenti, i miei soldati?” diceva, alzando le spalle. Rise maligna quando la regina dell’Enchanted Forest cadde da cavallo, finendo nel suolo polveroso e intriso di sangue. “La mia vendetta sta giungendo! Agirò stanotte”.
E sembrava avesse ragione: i dark knights stavano avendo la meglio. Tanti erano i feriti; dei morti non se ne conosceva il numero. Qualcuno poteva pensare anche che la guerra finale degli orchi, in quel momento, fosse in riproduzione, per tanto sangue il suolo era intriso.
Se dal regno oscuro della Evil Queen, la più malvagia del reame rideva di gusto alla vista dello scontro, dall’alto della torre del castello, che dava sul campo di battaglia, la giovane principessa stava tentando, con tutte le sue forze, di non scoppiare a piangere. Dopo che aveva visto una testa saltare in aria-anche se sembrava fosse un nemico-, aveva chiuso le tende, voltando le spalle e accasciandosi al suolo, abbracciando le gambe. Facendo respiri profondi, tentava di auto convincersi che i rumori metallici, le urla e gli sgozzamenti la fuori, fossero solamente frutto della sua immaginazione.
“Coraggio, bambina. Tenta di metterti a letto. Non credo che la battaglia proseguirà con il buio” cercò di rincuorarla Johanna.          Anche la balia aveva gli occhi lucidi, solo al rumore della guerra. Le due tentavano di farsi forza a vicenda.
Aiutata dalla donna, la principessa si mise a letto, abbracciando il cuscino come quando era piccola. Soffocò un singhiozzo quando udì un altro urlo. Un altro morto o ferito. Da nemmeno un giorno c’era quella guerra, eppure sperava che finisse dopo qualche minuto. Poi, il sonno prese il sopravvento, facendola cadere in un sonno profondo e privo di sogni.
 

La guerra, come predetto da Johanna alla principessa, si fermò per la notte, ma, nello schieramento dei regnanti, non si dormì. Una riunione di emergenza fu indetta subito dopo. Lì James dimostrò la sua fragilità, ammettendo la paura che aveva avuto quando Snow era caduta da cavallo: se non c’era stata Red, a quest’ora sarebbe potuta essere trafitta dalla lancia di qualche cavaliere.
“Non si può continuare così, Altezza” esclamò  Jiminy Cricket1. “Con la violenza non si arriva a nulla. Dobbiamo imprigionare l’Evil Queen”.
“E come? Credi che non ci abbiamo già pensato?” ribattè Grumpy, borbottando, poi, frasi sconnesse.
L’assemblea si trasformò in una sorta di ‘club dei pensatori’. Non volò una mosca finché, esaltata, Snow non si alzò di scatto in piedi. “Ho capito!”. Si guardò intorno, vedendo molti visi incuriositi. Prese, quindi, a spiegare. “Regina, alla fin fine, è un essere con magia, giusto? Bene. Quale altra persona piena di magia conosciamo?”
“Blue Fairy” esclamò Geppetto2. “O anche le fate in generale”.
“Nomi giusti, ma non esatti. Pensate a qualcuno di oscuro...”.
“Maleficent, Cruella, la Red Queen a Wonderland” elencò Happy, contando sulle dite grassocce. “Poi ci sarebbero anche...”
“Lei non intende dei cattivi con magia oscura comuni” disse James, fissando compiaciuto la moglie. “Bensì l’Oscuro!”
“Rumpelstiltskin” urlò Red, battendo le mani. “Sì, giusto. È vero... Ma... Dove si trova?”.
“Nelle segrete, ovviamente”. Snow sorrise, esclamando al risposta. Senza aspettare che nessuno le dicesse qualcosa, o le ponesse altre domande, si alzò, avviandosi verso le prigioni. James e Grumpy la seguirono, rincorrendola per i corridoi. Ogni qualvolta loro domandassero se ne era sicura o cose simili, lei annuiva, sorridendo. Arrivarono quindi alle segrete del castello, dove, nella cella più remota e più intrisa di magia, stava Rumpelstiltskin, il Dark One. I tre lo fissarono attraverso le sbarre, tentennanti e, nuovamente, la regina fu la prima che si portò avanti. “Rumpelstiltskin, siamo venuti qua per porti una domanda”.
“Come al solito” esclamò, con voce trillante, il mago. Rise maliziosamente, mentre si attaccava, come un polipo, alle sbarre. “Dunque, ditemi di cosa avete bisogno. Volete... conoscere lo spasimante di vostra figlia?”.
“Vogliamo un modo per salvare il regno” esclamò James, affiancando la moglie.
“Salvare il regno? Da chi è attaccato? Oh, capisco. Dalla Evil Queen”. Il Dark One sghignazzò ancora. “Beh, siete fortunati. Posso aiutarvi. Ma...”
“...la magia ha sempre un prezzo. Lo sappiamo”. Snow abbassò lo sguardo. “Che cosa vuoi stavolta?”
“Oh, uh, una sciocchezzuola. Voglio il mio arcolaio”.
I tre sgranarono gli occhi. “L-l’arcolaio?” balbettarono.
“Esatto. Vedete... filare mi distende i nervi. E, vista la battaglia che continua di sopra, avrò bisogno di rilassarmi”. Rumpelstiltskin tese la mano dorata e squamosa fuori dalle sbarre, indirizzata verso Charming. “Abbiamo un accordo?”.
James valutò se era il caso  di stringere quel patto. Ricordò a se stesso che la smania di conquista di Regna aveva messo in pericolo il reame e la sua famiglia. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerli al sicuro. Afferrò la mano del mago. “Va bene. Abbiamo un patto. Ora, come fermiamo Regina?”
“Iniziate con l’andare in camera di vostra figlia a fermare quella strega” ridacchiò Rumpelstiltskin. “A meno che non vogliate un animale come futuro regnante”. Snow sbiancò, si girò iniziando a correre verso la camera di Emma, seguita dal marito e la voce del mago che, da lontano urlava “E il mio arcolaio?”.

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“Assomiglia tanto a suo padre. Ma credo sia molto più coraggiosa di lui”. Regina sfiorò con due dita il volto delicato di Emma, la quale dormiva, placidamente. “Ha una bellezza simile a quella di sua madre. È quasi un peccato farla fuori. Quasi”. L’Evil Queen fece due passi indietro, aprendo le braccia e iniziando ad incanalare magia. Un forte vento iniziò ad alzarsi, nuvole scure turbinarono sopra la torre dove la principessa dormiva e due fulmini tuonarono, facendo svegliare la ragazza.
“Cosa...?” balbettò, rizzandosi a sedere. Si guardò attorno, vedendo Regina di fianco a lei, con il braccio destro aperte, come se dovesse spiccare il volo.
“Ben svegliata, mia cara” esclamò Regina, continuando ad incanalare magia verso le sue mani.
“L’Evil Queen!”. Emma scattò in piedi, andando ad attaccarsi contro il muro. “C-cosa vuoi da me?”.
“Oh, mia dolce principessa, non è forse ovvio? Voglio distruggere la felicità dei tuoi genitori... e magari prendermi anche il regno”. La risata sinistra della donna fece tentennare la principessa, che, dopo un attimo di spavento, decise di provare a reagire: afferrò un candelabro e iniziò a correre verso la strega. Ma quella, usando la magia che aveva nella mano sinistra, la fece volare e sbattere contro il muro. Emma gemette di dolore, all’urto della testa e della schiena, accasciandosi al suolo. “Oh, andiamo. Tutto qui quello che sai fare?”.
“Regina, fermati!” urlò qualcun altro,  aprendo la porta.
Emma non riuscì a non sorridere leggermente, sebbene il dolore era talmente forte, che non riusciva a rialzarsi in piedi. “Madre” sussurrò.
“Lascia in pace nostra figlia, strega” replicò James, sfilando la spada.
“E perché dovrei? È il primo passo per la mia vendetta”. Improvvisamente il tetto volò via, lasciando la stanza alla luce della luna e al turbine di nuvole violacee. “È il momento. Dite addio a vostra figlia, adesso. E, più tardi, ditelo al vostro regno”.
Emma, ancora dolorante per terra, riuscì a cogliere solo Regina che puntava la mano destra contro di lei, mentre rideva, e le urla dei suoi genitori, mentre tentavano di avanzare, fermati dal forte vento che era calato. Alzò gli occhi al cielo, dove nuvole e fulmini sembravano giocare tra di loro in un tenebroso e maligno intrattenimento. Un secondo dopo quell’armonia inquietante l’avvolse, facendo scomparire la sua figura alla vista dei genitori.
“No! Emma!” urlarono i regnanti, tentando ancora di avanzare.
“È inutile che ci proviate... Ormai non c’è nulla da fare” urlò Regina, ridendo. Iniziò, poi, a pronunciare le parole dell’incantesimo, che avrebbe scagliato sulla ragazza. “Durante il giorno, la fanciulla sembianze umane non avrà, ma quando la Luna poggerà la sua luce sulle acque d’oceano, tornerà alle sue sembianze. L’incantesimo mai si estinguerà, se non dall’amore che arriva al sacrificio, da parte di qualcuno che amare non sa più”.
Il turbine viola con striature di fulmini continuava a girare vorticosamente attorno alla principessa, che emetteva urli strozzati e pieni di paura. Ma, dopo qualche istante, l’urlo cambiò: non più parole, ma versi. Sembrava che ci fossero degli uccelli nella stanza. Infine, così come l’attacco magico era iniziato, così era finito: il turbine scomparso, il cielo tornato sereno. L’abito di Emma era steso per terra, senza un corpo da coprire, riparare dal freddo.
“Hai ucciso mia figlia! Lurida strega!”. Charming urlò quelle parole, partendo all’attacco della Evil Queen, ma quella si spostò all’ultimo istante, scomparendo.
“Sciocco contadino. Non l’ho uccisa. Ho fatto molto di peggio! L’ho imprigionata!”. Regina comparve alle spalle di Snow, che fissava, con occhi vitrei, la veste di sua figlia.
Il vestito si mosse, facendo correre Snow verso quella piccola nuvola di tessuto rosa. “Emma” sussurrò, togliendo tutti gli strati di tessuto che la separavano da qualunque cosa ci fosse sotto di essi. Quando tolse l’ultimo strato, non poté non scoppiare in lacrime. “No...” sussurrò. “La mia bambina”.
La magia di Regina aveva trasformato la giovane in un animale, un uccello. Nel maestoso cigno reale. L’animale si guardò attorno spaventato, mentre la madre gli accarezzava il dorso piumato.
“Snow, allontanati!” ordinò Charming, mentre l’Evil Queen scompariva, tornando al suo castello, in un nuovo turbine violaceo. Vedendo che sua moglie non gli rispondeva, la prese per un braccio, tirandola via dal maestoso e meraviglioso animale, ignorando le richieste di lasciarla stare acconto al cigno.
“No! No! Lasciami con Emma! Lasciamo con lei!” urlava Snowhite, tentando di tornare dalla figlia.
“Quella non è Emma!”.
Il cigno guardò il padre, con estrema tristezza. La luna gli illuminò la testa, mostrando le straordinarie iridi verdi che aveva conservato. James comprese che era vero: quel cigno era sua figlia, la sua Emma. Perché pensava che Regina avesse fatto uno scambio. Ma prima che il re potesse lasciare la moglie e raggiungere l’uccello, Emma si era voltata e aveva già spiccato il volo.    








PICCOLE NOTE:
1)         Jiminy Cricket
: Grillo Parlante in inglese. Uso i nomi “fiabeschi” in inglese, quindi mi sembrava doveroso continuare per questa strada con tutti
2)         Geppetto: questione differente è per il caro Geppetto, in quanto è chiamato così (a quanto pare) sia nella versione inglese che in quella italiana.
 
SPAZIO AUTRICE: Vi presento il nuovo indice della pazzia di Cissy! Viste le mie congetture sulla serie ( con la teoria del figlio di Maleficent nato dall’uovo ho vinto 3 euro, eh!) ho “concepito” questa... cosa?Si credo sia una “cosa”.
Riassunto breve di come è stata concepita? Nel periodo pasquale, tra la stesura di un capitolo su una fanfic di Harry Potter, la visione di qualche serie tv e la lettura di qualche altra storia, mi sono “imbattuta” nel film “Il Cigno Nero”, in inglese “Black Swan”, basato sul balletto russo di Čajkovskij. E io cosa faccio, dopo essermi vista il film (dove c’è anche la nostra cara Barbara Hershey, alias Cora)? Mi guardo il balletto! E fin qui poco male, no?
Beh, il “problema” è quando dico “Rothbart assomiglia a Regina con tutto quel nero”. E boom! Il lampo di pazzia sopraggiunse. Presi carta e penna, iniziati a buttare giù una piccola trama, con sottofondo la musica del balletto (come se non avessi un’altra moltitudine di storie da finire!). Poi tutto è venuto da se: la divisione della storia in atti seguendo l’opera, qualche modifica o sulla trama del balletto (onceuopnizzandola) oppure di once stesso.
Basta parlare di questa genesi strampalata (anche perché dovrei parlare delle congetture che mi ero fatta pensando che Emma fosse Odette D: ).
Spero che il capitolo vi piaccia e che vi possa far interessare per i capitoli a venire e, magari, al balletto vero e proprio. Comprendo anche che, come prologo, è molto lungo, ma ci tenevo a spiegarvi approfonditamente come Emma si sia trasformata in cigno. Anyway, se i capitoli in se saranno lunghi. Quindi, vi ho avvisato ;) Inoltre ho pensato che fosse carina come cosa allegare le melodie del balletto nel momento "allegate" (come avete potuto notare nel passo della trasformazione di Emma), anche se non sono sicura che si riuscirà a leggere con tanto di sottofondo. 
Aggiornerò ogni ogni settimana, il Mercoledì, ma i capitoli sono tutti pronti!
Alla prossima settimana, baci, Cissy.
 
PS: Chiedo umilmente scusa per la scena della battaglia tra i Charmings e Regina: quando si tratta di descrivere uno scontro, non so mai come fare :/
  
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