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Autore: Straightandfast    08/04/2015    4 recensioni
Ovviamente sapeva che era bello -lo erano tutti, del resto- perché Calum le aveva fatto vedere qualche foto dei suoi migliori amici, perciò era preparata, lo era davvero. Era preparata a quegli occhi azzurri, alla sua altezza fuori dal normale e ai capelli biondi tirati su in una cresta simile ad un'impalcatura.
Quello a cui le foto non la avevano preparata era la fossetta sinistra leggermente più profonda di quella destra, il naso all'insù così simile al suo, le mani grandi che tradivano il suo nervosismo con un movimento continuo delle dita. Non era preparata allo strano accento con il quale le aveva chiesto un Frappuccino al cioccolato, né al modo lento e concentrato con il quale aveva pronunciato il suo nome due volte, come una sorta di cantilena. Dopo aver sentito la naturalezza con qui la t finale del suo nome era fuoriuscita dalle labbra ornate di piercing del ragazzo, Margot seppe subito che non avrebbe più apprezzato davvero il suo nome, se non fosse stato lui a pronunciarlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're my downfall, you're my muse
My worst distraction, my rhythm and blues.

 

L'ha conosciuto in un giorno di pioggia tipo quello.
Margot stava sbuffando via dal viso un ciuffo di capelli biondi che era sfuggito alla sua coda improvvisata e nel frattempo cercava di capire che cosa le stessero dicendo la coppia di cinesini che le stavano di fronte. Era metà giornata, lei moriva dalla voglia di sbranarsi quel panino al tacchino e maionese che aveva nello zaino e il Costa della stazione in cui lavorava era ancora più affollato del solito. Come se non bastasse, quella mattina il suo coinquilino John aveva occupato il bagno per almeno tre quarti d'ora, incurante delle tre donne con il quale condivideva la casa riuscendo nell'impresa titanica di far uscire Margot senza nemmeno un filo di eyeliner.
Stava sbuffando quindi, e poteva percepire chiaramente il sudore defluire dalle sue ascelle, quando il suo sguardo annoiato si era alzato dai visi sorridenti dei clienti cinesi per posarsi su un gruppetto di ragazzi in coda, esattamente dietro la coppia.


Ad essere proprio completamente sinceri -e Margot lo è sempre in un modo che le sue amiche definiscono quasi fastidioso- lui era stato l'ultimo ad attirare la sua attenzione.
Il suo sguardo prima aveva intercettato Calum, i tratti del viso familiari, il naso un po' schiacciato e la pelle decisamente più scura di qualsiasi cliente presente in quel bar, Margot compresa.

Lui le aveva rivolto un saluto entusiasta, indicando con una mano i suoi amici, entusiasta di poter finalmente farli conoscere gli uni con l'altra.
Seguendo le indicazioni del suo amico, gli occhi grandi di Margot si erano così posati sui capelli di Michael che, quel giorno, splendevano di un verde brillante di cui la ragazza si era subito innamorata follemente. Accanto alla testa verde di quest'ultimo, c'era Ashton, il suo sorriso raggiante e i suoi modi di fare gentili con i quali si stava rivolgendo ad un ragazzo che lo aveva scontrato.
Alla fine, e solo alla fine, Margot si era accorta di Luke.

Ovviamente sapeva che era bello -lo erano tutti, del resto- perché Calum le aveva fatto vedere qualche foto dei suoi migliori amici, perciò era preparata, lo era davvero. Era preparata a quegli occhi azzurri, alla sua altezza fuori dal normale e ai capelli biondi tirati su in una cresta simile ad un'impalcatura.
Quello a cui le foto non la avevano preparata era la fossetta sinistra leggermente più profonda di quella destra, il naso all'insù così simile al suo, le mani grandi che tradivano il suo nervosismo con un movimento continuo delle dita. Non era preparata allo strano accento con il quale le aveva chiesto un Frappuccino al cioccolato, né al modo lento e concentrato con il quale aveva pronunciato il suo nome due volte, come una sorta di cantilena. Dopo aver sentito la naturalezza con qui la t finale del suo nome era fuoriuscita dalle labbra ornate di piercing del ragazzo, Margot seppe subito che non avrebbe più apprezzato davvero il suo nome, se non fosse stato lui a pronunciarlo.

 

Alla fine del turno di Margot erano andati in un locale nuovo, aperto da amici di Ashton, e lei si era accorta che Luke era ancora più silenzioso di quanto fosse riuscita a intendere tramite i racconti di Calum; per tutta la sera si era limitato a sorseggiare la sua birra lentamente, ascoltando con attenzione i discorsi dei suoi amici e la risata esplosiva di Margot ma senza intervenire mai veramente.
Lei aveva deciso che lo odiava, lo odiava davvero, perché non aveva mai sopportato la maleducazione e lui, con quello sguardo assorto e la bocca stretta in una linea ferma l'aveva rasentata per tutta la sera.

Adesso, mentre è sdraiata su quel letto che dio, sa così banalmente di lui che quasi le viene voglia di vomitare, Margot pensa che forse sarebbe stato meglio se lei fosse riuscita ad odiarlo per davvero, Luke Hemmings.

Il problema è che poi dopo circa una settimana dal loro primo incontro l'aveva incontrato al parco, lei stava correndo e lui era seduto su una panchina a scrivere una canzone come se fosse una cosa che fanno tutti, ed era stato lui ad iniziare il discorso, l'aveva invitata a bere un caffè insieme e quando lei gli aveva fatto notare la sua maglietta sudata e i leggins bucati lui si era lasciati sfuggire uno “stai bene anche così” al quale Margot aveva creduto all'istante, perché Luke Hemmings è uno di cui ci si può fidare e se dice che stai bene così è perché lo pensa davvero, altrimenti starebbe zitto.
E di quel caffè insieme Margot non ricorda davvero niente, solo la ciocca di capelli biondi che Luke non era riuscito a fare stare nella cresta e che quindi gli cadeva sulla fronte in un modo che le aveva fatto venire voglia di sistemargliela lei. Deve aver detto un sacco di cazzate, in quel bar, perché insomma lei è Margot, è una che parla sempre troppo senza prima pensare e forse potrebbe anche avergli detto quanto lo trovasse sexy con quel piercing al labbro, cosa che pensa ancora spassionatamente. Non ricorda in quale bar siano entrati e che cosa abbia ordinato lui, ma se si concentra riesce ancora a percepire il profumo di Luke, che lui ha cambiato davvero solo qualche mese prima e che Margot aveva adorato sin dal primo istante.

 

Poi i 5 Seconds of Summer erano partiti per il loro nuovo tour mondiale, quello con un nome impronunciabile per una francesina impiantata a Sidney da solo un anno, e Margot si era dovuta accontentare delle immagini sfocate di Luke che comparivano ogni tanto durante le chiamate con facetime che lei faceva regolarmente con Calum. Magari erano nel bel mezzo di un discorso, lei che gli raccontava di quanto fosse stronzo il suo capo di allora e Calum che rideva delle sue espressione infastidite, e, puff!, ecco lì che compariva un braccio di Luke, l'angolo destro della sua canottiera nera o il suo cappello bordeaux abbandonato sul divanetto alle spalle del suo amico.
Margot se ne era fatta una ragione, perché alla fine l'aveva sempre saputo che tra lei e Luke Hemmings non poteva succedere niente ed aveva continuato la sua vita da cameriera come se niente fosse successo, perché in fondo era così. Non era successo niente, solo un semplice caffè insieme al cantante di una band emergente.

Aveva iniziato ad uscire con Eric, un ragazzo gentile con dei begli occhi verdi e un sorriso dolce che le metteva allegria. Andavano insieme al cinema, e lui sapeva addirittura recitare a memoria le battute di tutti gli Harry Potter, tanto che Margot aveva pensato che sì, forse non aveva gli occhi azzurri e un ciuffo di capelli biondo grano, ma poteva andare bene comunque.
Poi una sera, mentre tornavano da un ristorante cinese che lei voleva provare da mesi, Eric si era fermato con una strana espressione davanti alla porta di casa della ragazza, un sorriso incerto sul viso e le mani che le sudavano, perché dio Margot era così bella quella sera, con il vestito rosso, il rossetto dello stesso colore e tutto il resto. Lui non sapeva bene come ci si doveva comportare con una come lei, ma sapeva che aveva una grandissima voglia di baciarla e di scoprire se il suo profumo sapeva davvero di pesca o era albicocca o cosa. Così le si era avvicinato un po', gli occhi puntati sul sorriso ancora dolce di Margot, le mani che si erano mosse con nonchalance a circondarle i fianchi e il respiro che gli si era fatto un po' più pesante. Ma Eric non ha mai baciato Margot, né, ancora adesso, ha mai appurato quale sapore avesse con precisione il suo profumo perché, giusto un attimo prima che lui si chinasse sul viso della ragazza, una voce fuori campo, prepotente e acuta, si era immischiata nei suoi affari, richiamando con forza il nome della ragazza.
Luke Hemmings li stava guardando inferocito, i pugni stretti in una morsa ferrea lasciati a ciondolare lungo il suo corpo muscoloso, le labbra strette in una linea sottile e gli occhi arrabbiati. Sembrava ancora più alto del solito, mentre si avvicinava a loro con ampie falcate, gli occhi adesso rivolti solamente a Margot, a quel dannatissimo vestito rosso e alle braccia ricoperte di piccoli brividi dovuti al freddo (o forse no?).

Margot e Luke si erano guardati per diversi istanti, fino a quando, con un sospiro stanco e carico di irritazione la ragazza aveva mormorato delle scuse ad Eric, promettendogli di chiamarlo il giorno dopo. Luke non aveva aspettato nemmeno che l'altro ragazzo sparisse dietro la curva, prima di rivolgere tutta la sua rabbia su un'esausta Margot.
«Chi cazzo era quello?»
A Margot non era piaciuto il modo in cui Luke la aveva aggredita, perché non lo vedeva da mesi e perché Calum le aveva fatto capire che in quel periodo il biondino non se ne era stato di certo con le mani in mano, così, senza preoccuparsi minimamente di apparire quantomeno indisponente aveva risposto secca e concisa «Eric.»

«Bè, sappi che non mi piace che esci con Eric vestita così, con quel rossetto e quelle gambe. Non mi piace proprio per un cazzo, Margot.»  E la ragazza quasi era scivolata, nel sentire il modo in cui la voce di lui si era addolcito nel pronunciare il suo nome francese. Ma poi si era ricordata che lui era uno stronzo, anche se bello fuori dalla norma, e lei lo odiava con tutta se stessa.
E allora
«Vaffanculo, Luke, vaffanculo»  aveva sbottato, che lei uno come lui può solo odiarlo, con i suoi silenzi e le parole lasciate a metà, il suo egoismo ed il suo esserci e poi sparire. E' con rabbia che aveva tirato fuori le chiavi dalla borsa nera ed aveva la porta di casa, decisa a lasciare Luke Hemmings e il suo maledettissimo piercing al labbro fuori dalla sua vita.

 

Lui aveva urlato un -cazzo!-  soffocato, mentre si era chiudere in faccia la porta verde che solo qualche ora prima Calum gli aveva descritto nel dettaglio «che se vai in quella verde con la maniglia nera finisci da una vecchia rompicoglioni, altro che quella figona della mia migliore amica» . Si era dato delle botte di coglione, perché era andato da lei per dirle che le era mancata, che era stato un idiota a non cercarla più ma lei era la migliore amica di Calum e lui non era mica sicuro di cosa potesse succedere tra di loro, e allora se l'era un po' fatta sotto. Voleva dirle che non l'aveva mai chiamata, ma aveva origliato praticamente ogni conversazione tra lei e Calum e così sapeva che il suo capo era uno stronzo, che c'era un coglione che ci provava con lei e che aveva trovato una coinquilina simpatica dai capelli azzurrini e gli occhi scuri grandi grandi. Voleva dirle un sacco di cose, e poi voleva baciarla, dio se lo voleva, e portarla a letto e contare i nei sulla sua pancia e farle una foto nuda, di schiena, solo sua. Ma poi l'aveva vista con quel coglione, con addosso quel vestito rosso che gli aveva annebbiato per un bel po' il cervello, riempendolo di immagini decisamente poco caste, i capelli sciolti che lasciavano il collo scoperto e quegli occhi perennemente divertiti che era arrivato a sognarsi di notte, e non ci aveva più capito niente. Era impazzito, perché non poteva crederci che lei si fosse vestita in quel modo, truccata in quel modo, per qualcuno che non fosse lui. Solo l'idea che lei avesse scelto quel rossetto con l'intento di apparire sexy, bella, agli occhi di qualcun altro lo aveva mandato completamente fuori di testa.
Senza neanche rendersene conto si era trovato a battere con insistenza i pugni contro quella porta, alternando ogni colpo ad un -Margot- sussurrato che aveva fatto crollare definitivamente le resistenze della ragazza. Non aveva fatto nemmeno in tempo ad aprire la porta che lui era già su di lei, le sue mani grandi intorno al viso, il collo ricurvo per abbassarsi alla sua altezza e le sue labbra sulle sue. Margot non si era mai chiesta come sarebbe stato baciare Luke Hemmings – o forse sì- ma mai, nemmeno nei suoi sogni più sfrenati, avrebbe mai potuto immaginare la delicatezza e ruvidità insieme scatenate da quel biondino irruente.
Semplicemente, lui era dappertutto.
Le sue mani la toccavano ovunque, scansando con poca attenzione quel vestito che fino a qualche momento prima aveva ammirato, sciupandole il rossetto e scontrando con violenza il suo piercing metallico contro le labbra di Margot.

 

Il risultato di tutti quei baci, di tutto quel toccarsi e di tutti quegli ansimi, è un cellulare rotto sul pavimento della camera da letto, un viso rovinato dal mascara colato e una casa appena comprata che per il momento ha solo un frigorifero, un letto e una televisione con tanto di Play Station considerata da Luke come un bene di prima necessità.

I 5 Seconds of Summer sono partiti per una specie di minitour in Australia, e Margot è, come sempre, a casa ad aspettarli.
Il mascara colato sulle guance e il cellulare rotto sul pavimento sono dovuti all'ennesima litigata che ha avuto con Luke prima che partisse, una di quelle che incominciano per una cavolata e che finiscono per far uscire tutte le incomprensioni di una relazione, come la loro, fatta di tanti alti e pochi bassi. E' successo due giorni prima, e da quando lui è uscito di casa per entrare nel furgoncino su cui lo aspettavano gli altri Margot non lo ha più sentito.
Vorrebbe tanto odiarlo, perché non è giusto che lei se ne stia lì su quel letto come un inutile ameba a ripensare a come si sono conosciuti mentre lui si starà sicuramente bevendo una birra con Ashton guardando il culo a qualche fan in prima fila. Vorrebbe tanto odiarlo e crede di non essersi mai impegnata tanto in qualcosa, anche se tanto già sa che il suo tentativo non andrà a buon fine perché in fondo, anche se ancora non glielo ha mai detto, lei Luke Hemmings lo ama davvero.

Sì, lo ama proprio per davvero.

 

E poi viene sera, Margot è costretta ad alzarsi per cercare in frigo qualcosa di commestibile e perché il campanello di casa è suonato, il suo trillio reso ancora più forte dalla casa priva di mobili, vuota. Margot è pronta a sfoderare il suo sorriso convincente con cui dice che no, non ha bisogno di un aspirapolvere prodigiosa né della nuova asciugatrice che spazza via i cattivi odori, ma non è assolutamente pronta allo spettacolo che le si presenta di fronte.
Appoggiato allo stipite della porta con addosso un beanie che Margot è quasi sicura di aver comprato per sé molti mesi prima, c'è un Luke Hemmings con la fronte aggrottata, le occhiaie attorno agli occhi azzurri e un'espressione indecifrabile stampata su quel viso che sì, ora ne è certa, Margot ama con tutta se stessa.

«Ti ho chiamata almeno cento volte.»  Borbotta mentre entra in casa, ignorando completamente il viso sorpreso della sua ragazza, sempre che lo sia ancora. Non c'è nemmeno una sedia per sedersi, perciò accartoccia le sue gambe lunghe e si accuccia a terra in un angolino, mentre finalmente lancia una lunghissima occhiata penetrante a Margot.
«Mi si è rotto il cellulare.» Risponde lei velocemente. «Pensavo fossi in tour con gli altri, intento a guardare il culo di qualche ragazzina.»  Margot si siede accanto a lui, mentre gli parla, attenta a non far scontrare nessun parte del suo corpo con quello di lui.

Luke sorride, anche se i suoi occhi sono ancora seri e fissi sul viso della ragazza.
«Non dire cazzate. Dovresti sapere che ormai guardo solo il tuo, di culo.»
Anche Margot adesso sorride, un po' per l'implicita ammissione di Luke e un po' perché stanno scherzando, sul serio, stanno scherzando e lei non pensava che avrebbero mai ricominciato a farlo dopo tutto quello che si sono gridati contro.
«Non mi hai ancora detto cosa ci fai qua, però. » Rimarca allora lei, avvicinandosi un po' di più a lui.
Luke la guarda negli occhi prima di risponderle, perché sa che quello che sta per dirle vale più di mille ti amo, vale più delle promesse che già si sono fatti e di quelle che si faranno, vale più delle litigate alle due di notte e dei pancakes alle cinque del mattino, più della playstation che troneggia in salotto anche se Margot la odia e di più della sua chitarra che ha dimenticato in macchina. Vale più di ogni altra cosa, e allora Luke ha un po' paura che mica lo aveva davvero capito quello che era venuto a dirle.

«Non riesco a suonare se non so che sei ancora mia.»

E allora Margot sorride, perché non importa davvero se sono passati nove mesi e ancora non si sono detti ti amo. Non importa davvero, perché adesso Luke le sorride con un po' di incertezza che lo fa sembrare un bambino e la guarda dal di sotto delle sue ciglia bionde, quasi avesse paura della sua risposta.

Margot si china piano su di lui, gli occhi pieni di amore e le mani che sembrano trovare la pace solo se posate sulle guance ruvide di lui.
«Sono ancora tua.»

 

E poi, in silenzio, dentro di sé lo dice a se stessa, che tanto lui lo sa già.
E' ancora sua,  per sempre sua.



Holaaaa!
Allora, so che chi di voi mi conosce non si aspettava assolutamente che me ne uscissi con una cosa del genere visto che dovrei aggiornare Skinny love ma:
  • E' da secoli che voglio scrivere qualcosa su Luke Hemmings
  • Qualcuno su fb mi ha fatto pressione psicologica perché pubblicassi questa specie di one shot
  • Aggiornerò Skinny love domani, giuro!
​Quindi, non so esattamente cosa sia questa one shot, forse un giorno ci scriverò sopra una long, non ho ancora deciso niente. Ma per una volta in tutta la mia vita ho voluto fare qualcosa di getto senza pensare, ed ecco il risultato :D
Spero vi piaccia,
Chiara

 

 
 
  
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