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Autore: Michan_Valentine    09/04/2015    6 recensioni
"Mi sento sciogliere quando realizzo che quest'attimo è assolutamente perfetto: io, lui e lei. Non c'è nulla che manchi..."
Versione alternativa in cui Papasuke è più presente nella vita di sua figlia e di sua moglie a dispetto dell'Uchiezza che lo contraddistingue da sempre.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Schiudo le palpebre e la luce dell’abatjour mi filtra dolcemente fra le ciglia.

L’ambiente è in penombra, salvo per la zona attorno al comodino. Le tende ondeggiano ai lati della finestra semiaperta, carezzate dalla brezza.

Devo essermi assopita per almeno quindici minuti, perché il sole è calato e il frinire dei grilli fa già da sottofondo a questa serata... particolare.

Rilascio un mugolio e mi stiracchio appena sul materasso, spingendo le iridi più giù, dove sento qualcosa avvolgermi calorosamente. E non si tratta delle coperte. Scorgo i ciuffi corvini adagiati sul mio ventre e mi accorgo che lui non si è spostato di un millimetro per tutto il tempo, disteso quietamente accanto a me.

Escludo che si sia addormentato anche lui quando gli sento mormorare qualcosa; ma il tono di voce è talmente basso che non riesco a capire di che si tratta. Non mi stupisco: dopotutto qui a Konoha Sasuke Uchiha è il campione indiscusso di “mugugno”. Lo sanno pure le facce di pietra degli Hokage! Una in particolare di sicuro…

Sorrido e allungo la mano da quella parte. Intreccio le dita fra le ciocche nere, fino a sfiorargli la cute in una carezza gentile. Di rimando Sasuke solleva appena il capo e mi guarda di traverso con i suoi bellissimi occhi, il rinnegan a sei tomoe che fa capolino tra i serici fili neri sempre pronti a nasconderlo.

Il mio cuore manca un battito, ma mi sforzo di non darlo a vedere. Sono inquieta e un po’ emozionata, perché averlo qui accanto, reale e tangibile, è ogni volta come un sogno che si avvera.

Il mio Sasuke, finalmente posso dirlo.

“Che cosa state tramando voi due?” chiedo, con la voce un po’ impastata dal sonno.

Lui batte le palpebre, colpito, e inarca il sopracciglio in quella sua maniera risentita e aristocratica che tanto fa irritare il prossimo.

“Tramando?” replica quindi.

“Tu e il bambino. Sangue Uchiha non mente,” insisto, pungolandolo un altro po’. “E poi ti ho sentito.”

“Hai sentito male,” insiste, col tono fermo di chi ha sempre ragione, anche quando si tratta di spudorate bugie. “Forse stavi sognando. Ti sei addormentata dicendo che ti scappava la pipì, che avevi una gran voglia di polpette di polpo e che le tutine rosa non ti convincevano. Ma io a tua madre non le riporto indietro, sia chiaro.”

Continuo a carezzargli la testa e lui non si scosta, né distoglie lo sguardo dalle mie iridi. Accetta il tocco come farebbe un gatto e si abbandona contro la mia mano.

Lo amo.

Scuoto leggermente il capo, assaporando quegli attimi rubati. Non so come abbia fatto, ma è riuscito a tornare a casa in anticipo. Così alle prime luci del tramonto l’ho trovato sull’uscio di casa, a mugugnare qualcosa sull’aver portato a termine la missione. Ma io so che non è questo il motivo che l’ha condotto qui stasera. E sotto sotto credo che sia soltanto preoccupato perché il gran giorno s’avvicina.

“È solo tua suocera. Non morde mica!” ribatto. “E vedo che non sei andato a comprarmi le polpette di polpo,” sottolineo, imbronciandomi un po’.

So che gli piace quando lo faccio. Anche se non lo ammetterebbe mai, nemmeno sotto tortura. Così come non ammetterebbe che la prospettiva di diventare padre lo terrorizza, fra le altre cose.

Al solito, questione di ottuso e ingombrante orgoglio Uchiha. E spero vivamente che l’esserino che mi si agita nel ventre non sia ostinato come il padre. Anche se quest’ultimo lo meriterebbe: questione di contrappasso.

“L’ho fatto. Ma poi le ho mangiate tutte prima che ti svegliassi,” dice; e arriccia adorabilmente gli angoli della bocca verso l’alto in un sorriso dolce e beffardo al contempo.

Che bugiardo, ma quando fa così proprio non riesco ad arrabbiarmi. Chi l’avrebbe mai immaginato che un giorno o l’altro il ragazzino tutto musi avrebbe imparato a rilassarsi?

Rilascio un sospiro e mi distendo maggiormente, gustando il suo tepore e la sua vicinanza, mentre lui mi accarezza la curva dell’addome in silenzio.

“Sei preoccupato?” chiedo d’un tratto; ma non aspetto risposta e soggiungo: “Non devi. Tsunade-sama ha detto che ci vogliono ancora dei giorni. Forse perfino delle settimane.”

Il silenzio si protrae. Non so di preciso cosa stia pensando, ma un’idea posso farmela. Dopotutto, come ho già detto, sangue Uchiha non mente! Basta conoscerlo come lo conosco io per capire che alcune delle sue razioni sono addirittura prevedibili. E adorabili, almeno per quanto mi riguarda.

Infatti trattengo il sorriso e aspetto che lui si schermisca, totalmente incapace com’è di ammettere a se stesso e agli altri le sue debolezze, per quanto piccole.

“Sakura,” esordisce infine, con la serietà di chi sta trattando questioni di stato, “ho tutto sotto controllo. Come ti ho già detto ho portato a termine la missione e sono rientrato prima. Tutto qui.”

Come volevasi dimostrare.

Fingo noncuranza e l’idea di pungolarlo ancora un po’ mi stuzzica la mente. Giusto per sperimentare quanto sotto controllo ha la situazione. Così mi porto la mano al ventre, sfodero un’espressione sofferente e sibilo di dolore, inarcandomi appena fra le coperte.

Lui sgrana gli occhi e mi fissa come fossi un alieno.

“Ahi, ahi. Forse Tsunade-sama si sbagliava,” accenno; e comincio a iperventilare.

Sasuke sbianca e solleva il busto dal materasso, squadrandomi da capo a piedi con aria allibita.

“Sul serio? Ora?!” domanda; e batte ancora le palpebre, praticamente impietrito. “T-tranquilla,” afferma poi, guardandosi attorno e cercando di fare mente locale, “allora… Ci penso io. Hai preparato la borsa con i ricambi, vero? Devo guardare nell’armadio? Meglio se prendo qualcosa pure per me… e… Forse è il caso che chiami tua madre, così…”

Non resisto e scoppio a ridere. Come dicevo? Ah, sì… A-do-ra-bi-le.

Afferro i lembi delle coperte e me li tiro fin sopra il viso, nascondendomi. Poi, lentamente, faccio capolino e lo spio da sopra l’orlo. È imbronciato e mi fissa di rimando con sommo biasimo. Biasimo alla Uchiha, naturalmente, di quello che schiaccia col proprio peso specifico.

Baka,” borbotta; e torna a raggomitolarsi attorno al pancione come un bambino offeso.

“Dovresti evitare questi termini, che cosa insegnerai al piccolo?” lo rimprovero scherzosamente; e riprendo a carezzargli i capelli, come fosse un micio troppo cresciuto. “E comunque il rosa non va bene. È un maschio, lo so,” persevero.

Sasuke abbassa lo sguardo, pensieroso, e lascia scorrere le dita sulla mia pancia.

“È femmina,” proclama quindi, quasi con solennità.

“Ti ricordo che quella non è una sfera di cristallo, perciò scrutarla a quel modo non ti darà la chiara percezione del futuro. Né potrà farlo il tuo Sharingan,” gli faccio notare, “e a giudicare dai calci che mi da è un piccolo ragazzaccio scalmanato. E forse anche un po’ dispettoso.”

“Considerando la madre è un parametro più che oggettivo per affermare l’esatto opposto,” osserva; e stavolta lo fa senza malizia, anche se ciò implica che per lui sono una donna… vigorosa, diciamo. “Già me la immagino, al grido di “Shannaro”, che pesta il suo sventurato compagno di accademia.”

Sì, certo. E ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti sono del tutto casuali. E comunque Naruto è ancora tutto intero, fino a prova contraria. M’imbroncio di nuovo, per fare scena, e sbuffo, tirandogli appena un po’ i capelli a mo’ di rimprovero.

“Intanto non ho mai pestato te,” rimbrotto.

“Perché evidentemente non me lo meritavo,” ribatte, e so che sta facendo dell’ironia.

“Il fatto è che sei sempre stato troppo carino,” dico con un sospiro sconsolato. “Ma a ben pensarci avrei dovuto adottare proprio quella tattica di corteggiamento. Magari con una o due botte in testa ci saremmo risparmiati un sacco di rogne,” soggiungo, strattonandolo per i capelli ancora un po’.

Lui replica con un borbottio incomprensibile e un chiaro e conciso “tsk”, senza sottrarsi. Sorrido.

“Ma sentiamo, nella tua perfetta e insindacabile…”

“È una femmina,” insiste; e si stringe un po’ più a me. E alla presunta lei.

“Dicevo… nella tua visione del futuro che nome hai dato alla nostra bambina?” concludo.

La domanda da cento milioni di ryo manda Sasuke in panne. Oh-ho! Questo non l’aveva previsto.

Abbiamo già affrontato il discorso, naturalmente, ma fra i tanti nomi a disposizione sembra quasi impossibile sceglierne uno soltanto. Probabilmente vorrebbe chiamarla Mikoto, come sua madre. Un bel modo di ricordarla, ma so già che eviterà di proporlo. In qualche modo credo che nutra una certa soggezione nei confronti della suocera. Come ogni genero che si rispetti, insomma. Deve essere una sorta di terrore viscerale e atavico che colpisce tutti i maschi con l’anello al dito. Anche se mia madre è solo un po’ troppo… espansiva, diciamo.

I suoceri non fanno mai eccezione, comunque; e da questo punto di vista Naruto Uzumaki potrebbe raccontarla assai lunga, alle prese con l’indole del Capo Clan Hyuga, sebbene Hinata affermi che la prospettiva di diventare nonno l’abbia ammorbidito parecchio.

Al solo pensiero di questi due grandi ninja messi alle strette dai genitori delle rispettive consorti mi porto la mano davanti alla bocca e trattengo una risata, mentre mi sistemo meglio sul cuscino e osservo mio marito di sottecchi. Quando aggrotta le sopracciglia e corruccia le labbra in quel modo mi ricorda il Sasuke dell’accademia, che se ne stava sempre a rimuginare per i fatti suoi.

“Che ne pensi di… Sarada?” risponde infine; e mi guarda dal basso.

Batto le palpebre. È carino. Ma trovo che sia ancora più carino che a proporlo sia stato lui, specie perché mi sembra inequivocabilmente imbarazzato.

“Sarada Uchiha,” dico, testandone il suono.

Di certo è una soluzione che non farebbe sentire esclusa mia madre. Non troppo, almeno. Perciò sorrido e vado a massaggiargli anche la cute, con le dita che affondano nella morbida massa color pece. I suoi capelli sono cresciuti un sacco ultimamente e i ciuffi che un tempo puntavano verso l’alto ora gli scendono sulla nuca, dandogli un’aria più composta e adulta.

“Mi piace,” rispondo quindi; e sono sincera. “Peccato che sarà un maschio,” soggiungo. “Un bel maschietto vivace. Rassegnati, dovrai riportare le tutine rosa a mia madre. Perché a ben pensarci mi scappa ancora la pipì. E sono andata in bagno solo un quarto d’ora fa. Perciò suppongo che sarebbe rischioso se tentassi di arrivare fino a casa dei miei, dato che a piedi sono almeno venti minuti.”

Sasuke non cambia espressione nemmeno messo faccia a faccia con la terribile prospettiva d’incontrare Mebuki Haruno – e d’incappare così in pizzichi e baci sulle guance. Indebiti, come li definisce lui. Invece schiude le labbra e fa per dire qualcosa con la solennità di un profeta.

Mando gli occhi al cielo e lo precedo.

“Sì, sì, ho capito. È una femmina. La tua piccola Sarada Uchiha,” dico, e mi concedo anche una scrollata di spalle. “Comincio a pensare che la tua fissazione sia una specie di mantra per non incontrare mia madre,” soggiungo; poi torno con gli occhi nei suoi e ammorbidisco l’espressione, “ma se fosse un maschio… che ne pensi di Itachi?”

La sorpresa illumina il suo sguardo e ciò me lo fa sembrare particolarmente tenero. Sì, Sasuke Uchiha sa essere tenero. E passionale, anche. E il fatto di essere l’unica a saperlo mi riempie di soddisfazione.

Sento l’emozione pervaderlo attraverso le dita che sostano sul mio ventre. Di rimando i battiti del mio cuore aumentano esponenzialmente. Le guance mi scottano e mi rendo conto di essere carica d’anticipazione, perché posso immaginare il modo in cui lui esprimerà il suo assenso. E non è mai stato particolarmente bravo a parole, specie quando ogni volta che apre bocca sembra colare soda caustica.

Non mi stupisco quando Sasuke solleva il busto, si protende verso di me e mi sovrasta per metà, l’unico braccio puntellato accanto a me. Per quanto gli è consentito allunga anche le dita e mi carezza l’ovale, i capelli, mentre io scivolo con lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra.

Mi sento sciogliere quando realizzo che quest’attimo è assolutamente perfetto: io, lui e lei. Non c’è niente che manchi…

Le labbra di Sasuke calano sulle mie, già dischiuse e in attesa di lui. Ci sfioriamo dolcemente, languidamente, assaporando ciascun istante con la dovuta calma. Mentre le nostre lingue si toccano lascio scivolare la mano sulla sua nuca e lo traggo maggiormente a me. Poi, improvvisa come un fulmine a ciel sereno, sento una sensazione di umido allargarsi sul materasso. E stavolta tocca a me sbiancare.

“Sasuke!” gli strillo a fior di labbra “Tsunade-sama si sbagliava!”

Mio marito si ritrae e inarca il sopracciglio alla solita maniera, trasudando biasimo da ogni poro della pelle.

“Per chi mi hai preso? Non ci casco una seconda volta,” proclama.

Ok, convengo che forse me la sono andata a cercare, ma non c’è tempo per disquisire sui dettagli. E mi accorgo che, a dispetto della sicurezza ostentata, io stessa sono terrorizzata dalla prospettiva di affrontare il parto e di diventare madre, anche se non mi va di ammetterlo ad alta voce. Perciò guardo Sasuke e ringrazio i Kami che sia qui, al mio fianco. Poi, vuoi per l’agitazione, vuoi per gli ormoni impazziti, l’agguanto per il bavero con ambo le mani e metto in chiaro giusto l’essenziale. Alla maniera degli Haruno.

“Shannarooo! Mi si sono appena rotte le acque, baka di un Uchiha! Quindi ora chiama mia madre, Tsunade-sama, la squadra Ambu al completo, i pompieri o chi cavolo ti pare, ma portami immediatamente all’ospedale!” 
 
Ssssalve. ^^' È davvero una vita che non scrivevo su Naruto, ma avevo davvero bisogno di un po' di fluff... ed ecco che questa cosuccia senza pretese ha preso vita da sé. Spero che il fluff sia piaciuto anche a voi.
È da un botto che non frequento la sezione e sono quasi certa che in molti avranno già scritto e riscritto sul fantastico trio. Per cui diciamo che questa è la mia versione. Quella brutta. Lol.
Per ora ho poco altro da dire, se non che vorrei trattare di piccoli stralci di vita da genitori. xD Il tutto nei toni della commedia, per cui si farà solo breve cenno ai drammi che furono. Lol. Anche perché ho l'abilità innata di tendere al demenziale. ^^''
Bene, per ora è tutto. Fatemi sapere che ne pensate! °A°
CompaH
   
 
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