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Autore: Shainareth    09/04/2015    4 recensioni
Lasciai perdere loro, decidendo che fosse più utile cercare un posto libero. Lo trovai accanto ad un ragazzino piccolo e gracilino, con degli occhiali spessi e quasi più grossi della sua faccia.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolcetta, Kentin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INCONTRO




Quando finalmente riuscii a trovare la mia classe, feci un grosso respiro per darmi il coraggio necessario per affrontare quel primo giorno di scuola media. Quindi, attraversai la soglia e mi guardai attorno: decine di ragazzini, impegnati in una gran caciara, stavano già cercando di fare amicizia fra loro. Un po’ li invidiai per la disinvoltura con cui, pur essendosi appena conosciuti, riuscivano a sorridersi e a scherzare. A differenza loro, ero stata sempre piuttosto timida con gli estranei e riuscivo ad essere più estroversa soltanto con quelle persone che erano naturalmente capaci a mettermi a mio agio.
   C’erano due bambini che fingevano di fare a pugni, tre ragazzine, più in là, sembravano impegnate a darsi consigli di moda, mentre un’altra, con i capelli scuri e gli occhi azzurri che spiccavano sul visetto grazioso, si era messa alle costole di quello che, a primo acchito, mi parve essere il più carino della classe solo perché era alto e mostrava più dei suoi undici o dodici anni. A giudicare dal modo in cui lo guardava lei, mi convinsi che non fosse l’unico precoce per la sua età.
   Lasciai perdere loro, decidendo che fosse più utile cercare un posto libero. Lo trovai accanto ad un ragazzino piccolo e gracilino, con degli occhiali spessi e quasi più grossi della sua faccia. Aveva le braccia incrociate davanti a sé, sul banco, e le spalle curve che sembravano rimarcare la sua insoddisfazione per l’essere ancora uno dei pochi, se non l’unico, a non avere un compagno. Portava dei vestiti forse troppo grandi, per lui, e accanto a sé aveva un pacchetto di biscotti al ciccolato. Provai una simpatia a pelle per quel bambino solo e timido, perciò mi mossi subito nella sua direzione.
   «Scusa, è occupato?» gli domandai con voce gentile.
   Lui sussultò e raddrizzò di colpo la schiena, voltandosi a guardarmi con espressione sorpresa. Che begli occhi! Fu questo che pensai quando, osservandolo da vicino, riuscii a scorgere il verde brillante delle sue iridi. Aveva anche una spruzzata di adorabili lentiggini sul naso e sulle guance che mi mise inspiegabilmente di buon umore.
   «No», rispose con aria quasi intimorita, scrutandomi come se fosse in piena fase di studio.
   E poiché lui non aggiunse altro, chiesi: «Posso sedermi accanto a te?»
   «Davvero?» replicò il ragazzino, sorprendendomi. Dovette rendersi conto di aver detto la parola sbagliata, perché subito si corresse. «Cioè, certo che puoi!» aggiunse con più decisione, mentre le sue guance si arrossavano per l’imbarazzo.
   Esitai, ma poi mi accomodai davvero accanto a lui, diventando così la sua nuova compagna di banco. Ci occhieggiammo a vicenda per qualche istante, in assoluto silenzio, ma poi, facendomi coraggio, mi voltai verso di lui per domandargli il nome.
   Mi anticipò. «Io sono Ken!» dichiarò con voce allegra, rivolgendomi un sorriso enorme che gli ingraziosì ulteriormente il visetto.
   Sorpresa, non riuscii a fare a meno di notare: «Come Ken il guerriero
   Scoppiò a ridere e gli occhiali minacciarono di cascargli sul naso. Se li tirò su con un gesto automatico della mano e spiegò: «In realtà mi chiamo Kentin.»
   «Non è un nome francese», osservai, curiosa.
   «È di origine inglese», confermò. «Inglese antico, credo.»
   «Anche il mio è straniero. Di origine gaelica.»
   «Davvero? E qual è?» Glielo dissi e lui sgranò gli occhi. «Che carino!» esclamò a voce alta, facendo voltare alcuni bambini nella nostra direzione e inducendomi ad arrossire. «Ti va se diventiamo amici?» mi domandò di getto, fissandomi dritta negli occhi con fin troppo entusiasmo. Ken era senza dubbio un ragazzino originale.
   «Non preferiresti un amico maschio?» mi venne spontaneo chiedergli, visto che a quell’età si è piuttosto selettivi, riguardo a questo genere di cose.
   La sua espressione allegra si smorzò e le sue spalle tornarono a curvarsi appena, mentre lui le stringeva forse senza neanche rendersene conto. «Nessuno di loro ha voluto sedersi accanto a me», mi spiegò con un balbettio, lanciando uno sguardo deluso al resto della classe. Il senso di tristezza che provai in quel momento mi provocò una fitta al petto, che si affievolì solo quando Ken tornò a rivolgersi a me. «Scommetto che tu sei meglio di loro», affermò con convinzione.
   Soffocai una risatina dietro al palmo di una mano. «Io scommetto la stessa cosa di te», gli assicurai, certa di quel che dicevo, nonostante lo conoscessi appena. Che storia era quella? Perché isolare un bambino soltanto perché, a differenza degli altri, risultava essere più timido e mingherlino?
   Il sorriso che mi rivolse Kentin fu così luminoso che persino i suoi occhi, già belli, parvero risplendere. Afferrò il pacchetto di biscotti che aveva sul banco e me ne porse uno. «Sono i miei preferiti», mi istruì con fare serio. «Ma con te li divido volentieri.»
   Ringraziandolo, accettai di buon grado la sua generosità, senza avere la minima idea di quanto, negli anni, quel soldino di cacio sarebbe diventato importante per me.












Ipotetico primo incontro fra Kentin e la Dolcetta. Almeno la mia. Tra l'altro, non so davvero se definirlo un colpo di fulmine. :'D
Grazie per aver letto anche questa sciocchezza! Buona giornata! :*
Shainareth





  
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