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Autore: EmilyWord    09/04/2015    1 recensioni
Indossare un vestito di fiori, lei scelse le spine. Disegnare la sua anima, lei disegnò l'autunno. Segliere un colore, e lei prese le foglie appena sbocciate degli aceri. Era quello che voleva, era quello il suo obiettivo: la vendetta.
Era un'assassina, era un'anima distorta.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi pento di nulla.
Non esiste nulla di cui pentirsi in fondo, la morte è solo un qualcosa che arriva per tutti in momenti differenti, e io aiutavo solo quel tempo che sembrava non passare.
Noi siamo come fiori che devono sfiorire, è solo la brutalità che mi contraddistingue.
Il rumore di ossa che si spezzano, gli urli strazianti mischiati all'amaro e al dolce di quelle lacrime di sangue, mentre la gola si colma di aria che sembra soffocare.
Noi siamo sangue, noi siamo inesistenti. Dannatamente letali. Dannatamente condannati a un'esistenza senza speranze e felicità, ma con un orizzonte sicuro, verso i meandri degli inferi, a donare le nostre carni a quelle fiamme vive.
Siamo ossa e basta, proprio come gli altri, solo che sappiamo cosa sia la morte.
E' nel nostro sguardo, è nel nostro respiro.
Non si riesce a togliere quella sensazione di colpevolezza, anche se invano si cerca di rimanere sani. Non si piange, si uccide. Questa è solo una regola, la legge universale per non far sprofondare nessuno.
Nessuna emozione, nessuna sensazione, solo occhi colmi di anime che vogliono solo la sofferenza, stessa che si augura a colui o colei o coloro per i quali si è diventati così.
E giorno, e notte. Non esiste differenza. Si sente sempre la stessa emozione, lo stesso vuoto che sembra averti inghiottito, che si eleva alla depressione.
E' follia, vendetta, consapevolezza, terrore, disperazione.
Si ritorce, lacera ogni cosa. Distorsione dell'anima, la mia. E dio solo sa quanto vorrei urlare il mio dolore, quante lacrime che ormai non riescono più a scendere, quante anime vorrei liberare dai miei occhi.
Tutti hanno uno scopo nella vita, tutti hanno un destino che possono scegliere. Il mio scopo era uccidere, il mio destino la morte. E forse, dopo quella tanto sospirata vendetta, avrei accolto quella nera signora di ossa a braccia aperte, tra i petali di spine del mio vestito di fiori.
Il passato è ingiusto, il presente è lontano e il futuro sicuro. La realtà ci ha reso così, la realtà ha questa faccia.
Gli inverni, siamo come loro. Strepitiamo come i ghiacci che cadono dai rami, ci incriniamo con il calore del sole, amiamo ciò che ci nasconde. Portiamo freddo nei corpi, portiamo incanti maledetti nelle vite altrui.
Noi siamo morte, noi siamo dannazione, noi siamo uno strumento.
Senza salvezza. Senza calore.
Soli. Già morti.
   
 
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