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Autore: lin_    09/04/2015    4 recensioni
‘Siamo un valore assoluto Zay?’
‘Non lo so Rab, lo siamo?’
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certi amori possono essere spiegati tramite le arti.
Dalla danza, alla pittura.
Dalla musica, ai gesti.
Dalla matematica, alla filosofia.




 
 
 
 
 
Nell’ala est del ‘Bradford high school’ Zayn comminava a passo svelto per raggiungere la sua aula. Era in ritardo anche il primo giorno ma si sa che certe abitudini non se ne andranno mai: in ritardo il primo giorno di scuola come studente, in ritardo il primo giorno di scuola come supplente. Per essere insegnante era molto giovane, 25 anni appena compiuti ma aveva vinto una borsa di studio l’anno prima ed era riuscito ad ottenere la cattedra. Ragazzo alto e bello, bello impossibile; capelli tirati su in una cresta metà castana e metà bionda, braccia e busto ricoperti di variopinti tatuaggi, un sorriso da fare invidia al paradiso e due occhi così profondi da nasconderci un mondo dentro. Quando si accorse che ormai era in ritardo di ben dieci minuti iniziò a correre per raggiungere l’ala ovest, dove avrebbe conosciuto i suoi alunni.

Nell’ala ovest del ‘Bradford high school’ Rabeea cercava di camminare a passo svelto, a causa dei tacchi, per raggiungere la sua aula. Non ci poteva credere, era in ritardo: per la prima volta in tutta la sua vita scolastica era in estremo ritardo, certo che per gli insegnanti il ritardo non era nulla di sconvolgente ma quando erano gli alunni a ritardare venivano presi subito provvedimenti. Per essere insegnante era fin troppo giovane, 25 anni li avrebbe compiuti il mese successivo, ma una borsa di studio l’aveva inserita nel mondo del lavoro precocemente. Non che questo la disturbasse, anzi. Ragazza di media altezza e una bellezza inaudita, i boccoli neri e perfetti le ricadevano sulle spalle in maniera seducente, un sorriso invidiabile ed occhi strani, felini. Un taglio allungato e uno sguardo ammiccante. Aumentò il passo per raggiungere la sua aula nell’ala est, dove avrebbe conosciuto i suoi alunni.

I due ragazzi, troppo intenti a pensare e a maledirsi mentalmente, non si accorsero l’uno dell’altro e si scontrarono. La ventiquattrore di lui e la borsa capiente di lei finirono rovinosamente per terra facendo uscire dei fogli che subito si premurarono di raccogliere.
‘Scusi, non guardavo dove andavo. Sono in estremo ritardo.’ Solo quando alzò lo sguardo si accorse che aveva appena dato del lei ad un ragazzo della sua stessa identica età. Arrossì violentemente e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi abbassare lo sguardo. Il ragazzo dal canto suo rimase incantato da così tanta bellezza che sorrise impercettibilmente.
‘Non si preoccupi, anche io ho le mie colpe. Sono in ritardo anche io. Le auguro una buona giornata.’ Sapeva di averla messa ancora di più in imbarazzo rivolgendole quel tono estremamente formale ma questo lo rendeva, in un certo senso, felice.
‘Anche a lei.’ E dopo essersi rivolti un ultimo sguardo ripresero a correre in direzioni opposte. Il ragazzo ripensò a quanto quel viso gli fosse sembrato angelico ed elegante, quasi come la donna-angelo, come Beatrice per Dante o Laura per Petrarca; mentre la ragazza ripensò a quanto quel viso gli fosse sembrato asiatico, quei tratti parevo i tratti tipici di quei principi Persiani. Come Aladdin. Ma cosa vai a pensare Rabeea? si chiese la ragazza scuotendo il capo e sorridendo entrò in classe scusandosi per il ritardo.
Lo stesso fece il ragazzo che non appena entrò in classe vide tutte le sue alunne intente a fissarlo e ad imprimersi ogni suo piccolo dettaglio, subito si sentì come al liceo, i tempi non sono cambiati.
‘Buongiorno ragazzi, sono il professor Malik e sono il supplente di Matematica.’ Annunciò dopo aver sistemato la ventiquattrore sulla cattedra e aver rivolto un sorriso alla classe. Sentì i sospiri delle ragazze letteralmente incantate da tutta quella bellezza.
‘Buongiorno a lei prof ma non è un po’ troppo giovane per fare questo lavoro?’ Chiese Jason, un ragazzo sulla ventina, con fare convinto.
‘Ho vinto una borsa di studio che mi ha permesso di insegnare…’ Si fermò aspettando che il ragazzo gli rivelasse la sua identità, richiesta che venne subito accolta ed esaudita.
‘Jason signore, Jason Mccole.’ Disse il ragazzo sorridendo appena.
‘Per prima cosa Jason: non chiamarmi mai più signore, ho solo cinque anni in più di te. In secondo luogo preferirei che mi chiamaste semplicemente Zayn, come fossi uno dei vostri amici più cari- si fermò per accertarsi che tutti avessero capito e subito dopo riprese- non sono uno di quei professori severi e impossibili, anche perché quando andavo a scuola i miei insegnanti erano tutti così e non sapete quante maledizioni ho buttato contro di loro. Sarò un professore normale, pretendo che facciate i compiti ma se per una volta, e sottolineo una, doveste dimenticarli potrei anche chiudere un occhio. Vi lascerò delle relazioni senza scadenza, quando sentirete che esse siano da A, le lascerete sulla cattedra, voglio vedere miglioramenti durante l’arco dell’anno scolastico e non tollero le battutine sulla matematica. Per il resto potrete fare battute su tutto ciò che volete, rientrando però nelle regole scolastiche.- Si fermò guardando Jason- e soprattutto nulla di sconcio. Ho visto la tua rivista, riponila nello zaino.’ Non appena finì tutto il discorso vide la mano di una ragazza alzarsi, capelli rossi fuoco, lentiggini appena accennate e occhi castani.
‘Dimmi..’ Aspettò che anch’ella dicesse il suo nome e infatti dopo appena due secondi si apprestò a rispondere.
‘Taylor.’ Rispose la ragazza sentendo le guance colorarsi di rosso.
‘Dimmi Taylor.’
‘Sa, quest’anno abbiamo gli esami e lei fa praticamente parte della nostra stessa fascia di età. non so se ha notato, ma gli altri sono tutti ultra ottantenni- disse scaturendo le risate dei compagni e anche del professore stesso- ha qualche consiglio da dare? Non so, come affrontare per il meglio questi esami?’ concluse sicura di se la ragazza.
‘Dovrete solo studiare durante l’anno, tutte le materie, e poi arrivati al momento degli esami non dovrete assolutamente farvi prendere dal panico o sarà la fine. Ah e Taylor- richiamò l’attenzione della ragazza- se guardi bene non sono tutti ottantenni, ci sono anche dei sessantenni.’ Ammise lui prendendo posto dietro la cattedra e iniziando a fare l’elenco con l’obbiettivo di dare un nome ai numerosi volti che lo guardavano chi con fare interessato, chi con fare incanto e chi, invece, rideva ancora per la battuta fatta poc’anzi.
 
‘Prof perché ha scelto la filosofia?’ era la domanda che un ragazzo che le stava ponendo. In quella classe tutti la guardavano come fosse un alieno, e per un attimo si chiese come se la stesse cavando il ragazzo incontrato l’ora prima. Chissà cosa insegna..
‘Prof siamo in trepidante attesa di una risposta..’ furono le parole di una ragazza a riportarla sulla terra.
‘Siamo simili. Semplicemente ci piace andare oltre le apparenze, scavare nell’ignoto e vincere la superficialità.’ Ammise lei in tutta sincerità per poi sedersi alla cattedra e iniziare con l’appello.

La sala professori all’ora di pranzo era un suicidio, docenti che non facevano altro che parlare di quanto gli studenti fossero mediocri e di quanto quest’anno non prevedesse nulla di buono. I due neo-professori erano seduti al tavolo e sorseggiavano un caffè, Zayn scriveva la traccia della relazione che avrebbe lasciato ai suoi studenti mentre Rabeea leggeva un ‘Paradisi artificiali’ di uno dei suoi scrittori preferiti, Boudelaire.
‘Quello è uno dei miei libri preferiti.’ Spezzò il silenzio il moro, ottenendo la completa attenzione della ragazza.
‘Anche il mio, un’opera d’arte.’ Ammise lei chiudendo il libro e poggiandolo sul tavolo accanto alla tazza piena di quel liquido che ormai era parte di sé.
‘Concordo in pieno.’
‘Posso chiedere cosa stai scrivendo?’ Chiese lei balbettando impercettibilmente, pensava di aver osato troppo con quella domanda..
‘Sto scrivendo la traccia della relazione che lascerò ai ragazzi.’ Chiarì lui mettendo il tappo alla penna e dedicando la sua completa attenzione a quella creatura così bella.
‘In cosa consiste questa traccia?’
‘Devono solo trovare il collegamento tra la matematica e il sapere. Il nocciolo sta in due o tre righe ma voglio che riempiano il resto della pagina con delle loro considerazioni.’ Disse lui fiero di ciò che aveva ideato.
‘Beh non è molto semplice o mi sbaglio?’ Disse la ragazza dopo aver dato un morso alla barretta dietetica che era il suo pranzo.
‘Si sbaglia..’
‘Dammi del tu.’ Lo interruppe lei fin troppo infastidita da quel tono così formale.
‘Ti sbagli, è una relazione semplicissima. Cerca di pensare a quale potrebbe essere il collegamento.’ Concluse lui in tono di sfida.
‘Sinceramente non lo so.’ Disse lei per poi scoppiare a ridere di cuore.
‘Io sono Zayn comunque, ed insegno Matematica.’ Allungò la mano verso la ragazza permettendole di stringerla e presentarsi a sua volta.
‘Io sono Rabeea ed insegno Filosofia.’ A parere della ragazza avevano sicuramente le stesse origini, Pakistane.
‘La risposta alla mia relazione è strettamente legata alla tua materia, sai?’ Esclamò lui subito dopo aver sentito la campana ed essersi alzato dal tavolo.
‘Qual è la risposta allora?’ Voleva saperlo. Doveva sapere quale fosse la risposta a quella relazione. Era troppo curiosa.
‘Che ne dici di scoprirlo a pranzo.. con me..’ Forse si era spinto troppo oltre ma voleva davvero frequentare quella donna, era una perla.
‘Accetto l’invito.’ Detto questo ripose il libro nella borse  e prendendo il caffè si incamminò fuori con ancora il sorriso sulle labbra.

‘Non ci credo, mi stai dicendo che abbiamo entrambi le stesse origini Pakistane?’ Il ragazzo era incredulo da quante cose avessero in comune, troppe. Stessi gusti musicali, stesse opinioni, stessi scrittori preferiti e persino stessi libri preferiti.
‘A quanto pare si.’ Scoppiò a ridere, Rabeea, dopo aver visto la faccia praticamente sconvolta del ragazzo.
‘Libri preferiti oltre Paradisi artificiali?’ Chiese il ragazzo guardandola con occhi sognanti.
‘Direi il romanzo breve ‘Le notti bianche’ di Dostoevskij’
‘Ho amato quel romanzo, mi ha aiutato tanto.’ Ammise lui con un sorriso amaro.
‘Ha aiutato anche me, ecco perché è uno dei miei preferiti.’
‘Musica classica?’ Sperò in una risposta affermativa, ci sperava davvero.
‘Stravinskij‎, Bach, Vivaldi.. Potrei continuare all’infinito.’ Emozionata batté le mani e si sentì come un bambino davanti all’albero di natale.
‘Stravinskij è il mio preferito, in assoluto.’
‘Abbiamo tante cose in comune, noto con piacere.’ Aggiunse la ragazza sorridendo cristallina.
‘Già..’
‘Aspetta avevi promesso che mi avresti dato la risposta.’ Esclamò alludendo alla relazione.
‘La ragione, la ragione è la chiave di tutto.’ Disse lui sospirando. Anche dell’amore avrebbe voluto aggiungere ma non lo fece.
‘Come ho fatto ad essere così stupida?’ Pensò ad alta voce lei e, non appena capì di aver condiviso quel pensiero, si portò le mani alla bocca per zittirsi.
‘Bisogna solo ragionarci su. Vedi, la ragione.’
‘Serve anche in amore.’ Cercò di inserire la Filosofia nel suo discorso.
‘Serve soprattutto in amore- la corresse lui. Si fermò per sospirare e continuò.- si può amare in tanti di quei modi che nemmeno immagini. Si può amare tramite le passioni come la danza, la pittura, i gesti, la ragione ma anche tramite la Filosofia- disse indicandola- e la Matematica.’ Concluse bevendo un sorso di acqua.
‘Tramite la matematica?’ chiese lei sbalordita, dal canto suo era impossibile amare tramite quella materia. Impossibile, che brutta parola pensava il moro.
‘Si e non intendo quei giochetti che fanno gli adolescenti, parlo della matematica pura. Vera e propria.’ Alla ragazza brillavano gli occhi anche se ancora non capiva bene cosa stesse dicendo.
‘Non credo di aver capito bene.’ Disse lei sentendo le guance andare a fuoco, quella situazione la imbarazzava. E non poco.
‘Non devi comprendere per forza, basta solo vedere l’amore dal punto di vista matematico. L’amore è un valore assoluto, vuole solo cose positive.’ Disse il moro facendo sorridere la ragazza che finalmente aveva compreso parte dell’affermazione precedente.
‘Quindi l’amore sarebbe un valore assoluto?’
‘Assolutamente. Per essere completi bisogna saper amare in tanti modi, io ci riesco: con la pittura, con il cuore e con la Matematica. Tu con cosa ci riesci?’ Chiese il ragazzo poggiando i gomiti sul tavolo del ristorante.
‘Io.. io ci riesco con il cuore e con la Filosofia.’
‘Provami il tuo amore filosofico, non citando delle frasi. Voglio che sia tu a dirmi il tuo pensiero.’ Quel ragazzo parola dopo parola stava occupando un posto importante nel cuore della ragazza, fino ad occuparlo completamente.
‘vedi, ho sempre pensato che l’amore vada oltre tutte le apparenze, che riesca a scavare dentro gli animi degli umani: dai più deboli, ai finti forti. La Filosofia fa lo stesso, scava nel profondo di qualsiasi cosa; Dalla cosa più fragile, alla cosa più, apparentemente, forte.’ Quelle parole colpirono il ragazzo, aveva capito che la creatura dinanzi i suoi occhi non credeva nella forza, umana o artificiale che sia.
‘Perché non credi nella forza?’ Le chiese, infatti.
‘Scusa?’ Chiese lei visibilmente confusa.
‘Hai detto che gli uomini sono ‘finti forti’ e che gli oggetti sono ‘apparentemente più forti’, perché non credi nella forza?’ Adesso tutto era più chiaro.
‘Il fatto non è crederci o no, il fatto è pensarlo. Nessun umano è forte, tutti soffrono ed è la sofferenza che li rende deboli. Per gli oggetti, beh nulla è così forte da resistere a tutto.’ Durante il discorso le sopracciglia del ragazzo si corrugarono, non capiva.
‘Ma solitamente è perché soffri ma ti rialzi che sei forte.’ Usò le stesse parole che spesso si sentivano, dagli psicologi, alla tv. Dappertutto.
‘Per me è il contrario, se soffri una volta soffrirai una seconda e anche una terza, non sarai mai abbastanza forte da sopportare in silenzio. Tutti siamo solamente finti forti.’ Concluse la ragazza sorridendo. Zayn invece pensava a quanto Rabeea gli avesse detto, aveva ragione: tutti siamo solo apparentemente forti.
‘insomma sarebbe un eufemismo.’ Dichiarò Zayn alzandosi dalla sedia per andare a pagare.
‘Cosa?’ chiese la Rabeea seguendolo per poi uscire dal ristorante.
‘Dire che siamo ‘finti forti’ sarebbe un modo carino per dire che siamo ‘deboli’. Un eufemismo.’ Disse il ragazzo sorridendo con gli occhi.  Gli stessi occhi in cui la ragazza si perse per coglierne tutte le sfumature, tutti i dettagli. Andando ben oltre le semplici apparenze.


‘Ragazzi oggi vi lascio una relazione.- iniziò Zayn ma subito sentì i lamenti dei ragazzi, cosa che lo fece sorridere. Solo cinque anni prima lui era il primo a lagnarsi per una relazione.- prendetevi il tempo che vi serve, non vi corre dietro nessuno ma gradirei che non vi prendeste un mese intero. Desidero due pagine di relazione sul possibile collegamento tra la matematica e il sapere. Una risposta alquanto facile, dovete solo ragionarci su.’ E volontariamente diede la risposta ma gli alunni erano troppo confusi per fermarsi a leggere tra le righe.
‘Che vuol dire prof?’ Chiese Louise, ragazza simpatica e sempre allegra.
‘Vuol dire che dovrete trovare il nesso tra la mia materia e il sapere, la conoscenza. Capisco possa sembrare difficile ma non lo è. Adesso potete andare.’ Esclamò sentendo subito dopo i gridolini di gioia dei suoi alunni. Avevano reagito alla relazione proprio come lui si aspettava, erano confusi e spaventati. Comprensibile. Uscì dall’aula e si incamminò verso l’aula insegnanti e, non appena, vi entrò notò Rabeea seduta al tavolo. Sorriso sulle labbra, libro in mano e quegl’occhi stupendi a farle compagnia, pensò Zayn.
‘Buongiorno.’ La salutò il ragazzo sedendole accanto e prendendo ad osservarla.
‘Buongiorno a te.’ Rispose quella posando il libro nella borsa continuando a sorseggiare il suo thè verde.
‘Se stasera uscissimo? A cena si intende.’ Chiese d’un tratto il moro, aveva una voglia matta di vederla fuori da quel vecchio edificio di mattoni consumati con porte di legno male andate e la sua solita aria tetra.
‘C-certo.’ Balbettò la ragazza. Era incredula, l’aveva invitata ad uscire e sicuramente Isabeel- la sua migliore amica- non ci avrebbe creduto. Vivevano insieme da quando si erano trasferite dalla bella e incredibile Londra, al piccolo e modesto centro di Bradford.
‘Bene, ti passo a pendere alle otto.’ Concluse sfilandole il cellulare scrivendo quello che doveva essere il suo numero.
‘Mandami un messaggio con l’indirizzo.’ Affermò facendole l’occhiolino ed uscendo dalla sala insegnanti. Non ci poteva credere. 

‘Ti sto dicendo che il vestitino corto fucsia non lo metto.’ Alzò la voce la ragazza cercando di convincere Isabeel che il vestito lungo fosse più indicato. Aveva mandato l’indirizzo a Zayn e quello come risposta le aveva inviato un semplice ‘Stupiscimi xx’ ed ancora non riusciva a capire a cosa si riferisse.
‘Metti quello lungo, allora..- si arrese la ragazza con un sospiro amaro.- ma i capelli li fai come dico io.’ Concluse eccitata.
‘Va bene, fammi questo maledetto chignon così vado a mettere il vestito. Sono già in ritardo.’  E senza alcuna fretta Isabeel le fece uno chignon impeccabile con due piccole ciocche nere lasciate libere e arricciate più di quanto già non fossero.
‘Rab sei splendida.’ Si complimentò l’amica per poi scoccarle un dolce bacio sulla guancia.
‘Grazie Izz.’ E mentre si abbracciavano il suono del campanello le interruppe, facendo eccitare Isabeel e innervosire Rabeea. Iniziò a guardarsi allo specchio per cercare delle imperfezioni e sistemarle ma la sua migliore amica era già corsa di sotto per aprire, sospirò e la seguì al pian terreno. Arrivata davanti al ragazzo notò il suo sguardo letteralmente rapito dalla bellezza ed eleganza della ragazza.
‘Sei bellissima.’ Le disse dopo essersi ripreso da quello stato di trans apparente, dopo quella frase le guance della ragazza presero il colore dei capelli dell’amica. Rosso fuoco.
‘Grazie.’  Lo prese sotto braccio e lo trascinò fuori casa dopo averlo presentato alla sua migliore amica.
‘Mi hai stupito, devo ammettere che mi hai lasciato senza parole.’ disse lui. Ora capiva tutto, lui si riferiva al suo aspetto. Dopo quell’affermazione che, seppur banale, aveva fatto sentire un piccolo fastidio nello stomaco alla ragazza, le aprì la portiera dell’auto invitandola a salire.
‘Allora, cosa vuoi ascoltare?’ chiese il moro smanettando con la radio e guardandola mentre si sistemava meglio sul sedile.

‘un ristorante Arabo?’ Chiese lei portando una mano alla bocca con fare sorpreso. Un ristorante Arabo, era come tornare ai vecchi tempi.
‘L’hai detto tu, nella vita non bisogna essere superficiali bensì bisogna cercare nell’ignoto e nel particolare, ed eccoci qui.’
 

‘Siamo un valore assolto Zay?’
‘Non lo so Rab, lo siamo?’
‘Sei il mio valore assoluto.’
  
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