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Autore: marte96    09/04/2015    1 recensioni
La sala era completamente piena si candele consumate e tavole imbandite per metà. La maggior parte del cibo avanzato era andato ai servi e ai cani di corte. La sala del trono pareva essere completamente abbandonata, come se un incantesimo avesse impedito ai servi di ultimare la sua messa in ordine; ed in effetti si era trattata di quella piccola ma potente magia di cui sono provvisti i sovrani ad interrompere il pesante lavoro dei cortigiani: un ordine.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Custode
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Zuar Ferdinand Cousland, Alistair Theirin
Introduzione/Presentazione: La mattina è stata occupata dall’incoronazione del re Alistair Theirin, la sera quello stesso re è solo con i suoi pensieri, ma come una piccola ancora di salvezza arriva la sua donna, gli dona pace amore e tante coccole.
Se ho sbagliato dei termini vi prego fatemelo presente *_* se avete giocato all’ultimo capitolo il trono del Ferelden è quello bello con i cani e i draghi <3
 
 La sala era completamente piena si candele consumate e tavole imbandite per metà. La maggior parte del cibo avanzato era andato ai servi e ai cani di corte. La sala del trono pareva essere completamente abbandonata, come se un incantesimo avesse impedito ai servi di ultimare la sua messa in ordine; ed in effetti si era trattata di quella piccola ma potente magia di cui sono provvisti i sovrani ad interrompere il pesante lavoro dei cortigiani: un ordine.
Nessuno aveva compreso perché il neo sovrano avesse voluto così: i più intraprendenti avevano ipotizzato che, essendo re Alistair cresciuto nel popolo e, con una vita non semplice, volesse, come atto di benevolenza, regalare la serata libera alla servitù. Ma questo era stato solo un pensiero di qualche sciocco nobile: la servitù non avrebbe mai lasciato incompiuto il lavoro a metà, giusto per ritrovarselo il giorno successivo… e questo Alistair lo sapeva bene. Non chiudere il lavoro voleva dire solo averne di più per il giorno seguente.
Si ripromise di scusarsi con i servi, i suoi sudditi.
Tutto questo non smetteva di essere alquanto irrazionale da parte sua, non che in realtà era così lontano dalla logica comune: insomma il re era morto, non aveva eredi, e nessuna prostituta era venuta a gridare a gran voce che il suo sporco bimbo era il figlio di Calian, quindi, a rigor di logica l’attenzione si era spostata sul fratello bastardo. Si aveva una sua splendida logica. Eppure, neanche lontano nei suoi sogni più proibiti si era sognato re. Spostò quindi il peso del viso da un braccio all’altro. Se ne stava lì, seduto su quel trono, che solo quella mattina l’aveva intimorito parecchio. Ora invece… e se ne stupiva non poco, non gli sembrava che ci fosse posto migliore dove poggiare il suo fondoschiena. Era inevitabilmente così che doveva andare, si fece coraggio da solo sospirando un po’ più forte del solito. Era assorto nei suoi pensieri, quando una siluette di una figura a lui fin troppo familiare si fece largo tra l’oscurità della sala: “queste candele quasi spente danno un aria terribilmente tetra alla sala” era un peculiarità di Zuar sottolineare l’ovvietà in modo colorito e sarcastico, era una delle doti che strano a dirsi, si era rivelata utile, forse più utile della spada e dello scudo che da sempre accompagnavano entrambi. Avevano poche cose in comune: Alistar e Zuar, talmente poche da sorprendere chiunque li vedesse mentre si scambiavano un casto bacio. Era un loro vizio, quello di baciarsi quando meno te lo aspettavi: in lontananza si vede un ogre ? Bene giusto il tempo di un bacio! Era un miracolo se erano ancora vivi.
E’ che lei è forte e sarcastica, calma e introspettiva.
Lui è, beh, lo sappiamo com’è: dolce, pieno d’ansie, coraggioso quanto basta, divertente e forse non sarà un complimento ma, a volte ci metteva il doppio del tempo per comprendere fino in fondo qualcosa. Bisogna però ammettere che era sempre vissuto in una campana di vetro. Insomma, è vero che il Ferelden non è L’Orleans, a corte gli intrighi non sono ai livelli del Grande Gioco, ma la politica è comunque un terreno difficile se non si è allenati. Ed era anche questo ad impaurirlo. Neanche nei suoi sogni più oscuri sarebbe divenuto re, ma la velocità con cui stava imparando a esserlo lo disarmava.
 
Erano passate si e no due settimane da quando nella tenuta di Denerim di Eamon si discuteva animatamente sul da farsi.
“Alistair suvvia non fare così ? Sarai in grado di essere un ottimo re, ne sono certo” , disse il baron poggiando delicatamente una mano sulla spalla del giovane, che per tutta risposta replicò “Certo ! Lei ne è certo! Ma a nessuno importa quello che penso ? Si lo so, sono l’ultimo dei Theirin, è mio dovere e bla bla bla, ma possibile che non ci siano altri figliocci? Io…” la porta si aprì e la Custode si palesò davanti ai loro oggi, sorrideva compiaciuta e divertita. Entrambi gli uomini speravano che avrebbe preso in causa una o l’altra tesi, ma lei si limitò a sorridere e si diresse verso la libreria, prese tre volumi abbastanza generosi, Alistair l’osservava continuando a convincere (tutto fiato sprecato il suo) il vecchio nobile; quando all’insaputa di tutti la giovane mette i tre volumi sulla sua rispettiva testa, i due uomini la guardano, Eamon sorride divertito, il futuro re fa una dolce smorfia che ricorda vagamente il muso di un cane quando non comprende bene cosa stia facendo il padrone. E la nobile cammina, con i libri in perfetto equilibrio sulla testa e raggiunge i due litiganti: è fiera, il suo portamento è quello che tutte le madri del Sud insegnano ai piccoli nobili, “siate fieri ed orgogliosi e non spidocchiosi e ruffiani come gli abitanti delle terre del Leone D’oro. Che in voi si vedano giustizia, potenza e magnanimità e non permettete a nessuno di comandare il vostro popolo” recita teatralmente la giovane Cousland, Eamon ride, si è questo che insegnano le giovani madri del Ferelden. Il giovane Theirin è sorpreso, ma si rianima “Ecco per esempio, io non ne sarei mai capace!”
Ed è un attimo, che si ritrova con i libri sulla sua regale testa, cadono ovviamente, ma la ragazza li raccoglie “siate fieri ed orgogliosi e non spidocchiosi e ruffiani come gli abitanti delle terre del Leone D’oro. Che in voi si vedano giustizia, potenza e magnanimità e non permettete a nessuno di comandare il vostro popolo” gli intima di nuovo, riposizionando i volumi, il guerriero è paonazzo in volto, non fa che un misero passo e i libri cadono, “Basta!” urla spazientito, ma la sua donna non demorde “siate fieri ed orgogliosi e non spidocchiosi e ruffiani come gli abitanti delle terre del Leone D’oro. Che in voi si vedano giustizia, potenza e magnanimità e non permettete a nessuno di comandare il vostro popolo” “Ho capito, non sono stupido! Cioè sono abbastanza stupido da non poter fare il re, ma non così stupido da non capire quello che dici!” “Ed invece, mia cara signorina, non hai capito un bel niente!” “Non chiamarmi signorina! Sono un uomo! Un guerriero, un eroe del tempio, e un Custode Grigio… sono tutto fuorché una signoriNA” urlò esasperato, nonostante questo Zuar non si scompose di un millimetro, Eamon aveva aperto la porta per lasciarli soli e lei si mise sotto il suo braccio protettivo, “tornerò sta sera SIGNORINA a vedere se hai fatto progressi!” la porta si chiese alle spalle del povero giovane.
E cosa strabiliante, entro due soli giorni era stato in grado di camminare con quei libri in testa, era stato capace perfino di urinare con quei libri in testa, era stato orgoglioso di se stesso, ma anche terribilmente spaventato.

Ora era lì, sul suo trono La donna che amava sarebbe presto diventata sua moglie e, se tutto sarebbe andato secondo i piani avrebbero avuto almeno un figlio. Bastava un solo figlio maschio, o baggianate con un uomo e una donna nelle loro condizioni sarebbe bastata anche un erede donna. Ecco ora era lì, seduto sul suo trono a pensare come un vero re, a un erede con una freddezza quasi sconvolgente, cosa gl’importava poi ? Maschio, femmina: una prole con la donna che amava non avrebbe avuto alcuna importanza di che sesso sarebbe stata, era una benedizione ed un dono del cielo.  “Per quanto ancora non mi rivolgerai la parola ?” domandò stupita Zuar, che per tutto il corso dei suoi pensieri a quei maledetti volumi era stata ferma a fissare il trono e l’uomo seduto sopra.  Il Theirin non si era spogliato, portava ancora la corazza da cerimonia, di una fattura molto simile a quella che aveva indossato suo fratello, era bello, regale e nonostante fosse in uno stato conflittuale era rimasto dritto con la schiena, proprio come aveva imparato durante quei giorni. “Vieni qui” aveva preso presto l’abitudine a dare ordini, e pensare che fino a poco prima non gli sarebbe mai neanche passato per l’anticamera del cervello. Zuar si trovò impreparata ad un tono così autorevole, era stata sempre lei a comandare… non seppe se prendere questa presa di posizione in modo allegro o sospetto, “si” si limitò a rispondere, arrivò fin davanti al trono dove le era possibile guardarlo dall’alto verso il basso: il che è tecnicamente un oltraggio alla corona, ma il re non gli avrebbe detto nulla su quella piccola presa di potere.
Il ramato dei capelli corti e leggermente spettinati di Alistair andò a perdersi sul ventre della futura regina, le mani di lei gli circondarono il viso giocando con il pizzo della barba appena incolta.
Sorrisero entrambi quando i loro occhi s’incrociarono. Fu questione di pochi gesti elementari: li rumore dell’armatura che veniva tolta, il leggero scroscio della veste di seta di lei e la tela grezza che scivolava lontano dai pettorali del giovane.

Era troppo spazioso quel trono per non approfittarne e farlo loro.
 
 
   
 
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