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Autore: Beta Chan    10/04/2015    3 recensioni
[Fic scritta con la collaborazione di SonounaCattivaStella, per il compleanno di una personcina specialissima per entrambe, che è entrata a far parte della nostra vita e l'ha rallegrata; tani auguri Ale_Chan_23! Ti vogliamo un sacco di bene sorellina!♥]
[RanTaku]
"In quei giorni estivi a Inazuma-Cho, la temperatura della città era fin troppo torrida.
Tutti gli abitanti se n'erano scappati al mare, e quelli che erano rimasti nella cittadina, erano rinfrescati da bevande fresche e climatizzatori ben accesi.
Ogni abitante aveva trovato il modo di combattere quel caldo afoso, ognuno, tranne Ranmaru Kirino, un ragazzo con degli occhi azzurri e dei capelli fin troppo lunghi fino al ginocchio.
Magari il problema era proprio la lunghezza di quella chioma rosea... Takuto ne era sicuro.
Qualcuno doveva al più presto intervenire."
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata dal parrucchiere


 
Era estate, precisamente il primo di Luglio.
Un nuovo mese era appena iniziato, e nella cittadina di Inazuma-Cho si respirava un'aria afosa, quasi bollente da quel caldo improvviso che era piombato nel paese e sembrava non volerlo più abbandonare.
Quell'anno, a diminuire le temperature soffocanti non era neanche intervenuto il solito venticello fresco che rinfrescava l'ambiente abitualmente. Esso sembrava essere scomparso, insomma, dileguato nel nulla.
Pure gli abitanti della cittadina sembravano essere spariti tutto ad un tratto.
La città era quasi deserta, e probabilmente tutte le persone che l'abitavano se n'erano fuggite al mare per un pò di sano relax e benessere per sopportare quel clima torrido.
In un quartiere secondario di Inazuma-Cho, però vi erano ancora due ragazzi, i quali in qualche modo che neanche loro sapevano, riuscivano a fare i loro comodi nonostante il caldo afoso di quell'estate.
Uno dei due adolescenti in questione, era Kirino Ranmaru, un ragazzino semplice dalla carnagione un pò chiara, con dei lunghi capelli del medesimo colore delle fragole raccolti in due  strambi codini ai lati della testa, ed uno sguardo ceruleo così profondo da far invidia persino al mare stesso.
L'altro ragazzo sopracitato, era invece Shindou Takuto, nonchè il capitano della Raimon ed allo stesso tempo migliore amico del rosato. Egli possedeva degli eleganti boccoli e ricci color caffè, i quali gli ricadevano maestosi sul suo volto, incorniciandolo e caratterizzando fortemente le sue iridi marroncine, dello stesso colore della sua chioma castana.
I due ragazzi, erano entrambi a casa di quest'ultimo a giocare svogliatamente con il gioco nuovo di zecca per play station che Shindou aveva precedentemente comprato una settimana fa.
Se si stavano divertendo? Non esattamente. Quel caldo impediva loro qualsiasi cosa.
Però dei due, quello a soffrire forse di più la temperatura torrida, era senza dubbio Ranmaru, il quale anche se non lo dava a vedere in pubblico, non ne poteva veramente più di asciugarsi dalla fronte mille minuscole goccioline di sudore che quei giorni estivi gli procuravano.
Kirino sospirò per l'ennesima volta, e si decise finalmente a prendere dal suo polso roseo un laccino nero con il quale con brevi movimenti agili intrecciò i suoi capelli uno ad uno, per poi formare infine un'alta coda di cavallo.
Il motivo di tale azione?
A quanto pareva, quella spessa chioma rosea lo faceva sudare fin troppo, più del normale rispetto agli altri. Forse era una cosa impossibile, ma fatto sta che quando il caldo faceva capolino alla porta dell'abitazione del rosato, per quest'ultimo era la fine, visto che per quanto si impegnasse, e si facesse code, trecce, ciuffi, ed ogni altro tipo di pettinatura femminile, non riusciva proprio a scampare a quell'afosità atroce. Era una cosa frustrante... forse fin troppo. Ma fatto sta che Ranmaru non aveva affatto intenzione di tagliarsi quella "meraviglia" rosa che aveva in testa. Ormai Kirino era consapevole che i suoi capelli erano diventati troppo lunghi -così tanto che arrivavano persino al ginocchio-, ma nonostante ciò, per quanto sua madre più e più volte cercava di convincerlo a dargli un "piccolo" taglio, il rosato scuoteva il capo in segno di dissenso, cocciuto più che mai a non darla vinta a nessuno.
Era peggio delle ragazzine viziate in fatto di pettinature e capelli, questo doveva riconoscerlo... ma poco gli importava.
Takuto smise di giocare alla partita alla play che avevano prima iniziato, e si mise a guardare il suo amico, il quale stava cercando di combattere una battaglia contro quel caldo in tutti i modi possibili, ma invano.
«Non credi sia arrivata l'ora che ti tagliassi i capelli?» scherzò su Shindou, dicendogli la verità e addolcendo allo stesso tempo la sua espressione.
Ranmaru ebbe un attimo di sussulto, incerto sul da farsi.
Certo, era vero che quella chioma rosea doveva accocciarsi il prima possibile, anche lui ne era cosciente; per quanto amasse i suoi capelli, doveva ammettere che comunque ingombravano di molto la sua vita.
Però allo stesso tempo quei codini erano stati partecipi di tantissime avventure della vita del rosato. Kirino ancora se lo ricordava... loro erano sempre lì, quando a scuola avevano vinto il cammino imperiale, quando lui aveva preso con grande sorpresa il suo primo dieci a Matematica -cosa maledettamente impossibile per lui-, e persino nel giorno in cui il rosato e Shindou si erano dichiarati a vicenda, loro erano sempre ospiti della scena.
Quindi, che fare? Dare una svolta alla sua pettinatura, o lasciarli così com'erano, lunghi e ingombranti, per paura di rovinare tutto?
Ranmaru non sapeva proprio quale strada imboccare, ed ora se ne stava lì, incerto sul da farsi, come una ragazzina superficiale che lui di certo non era.
«Non ti piacerebbe darci un taglio? Che so... magari scalarli, accorciarli, almeno non soffrirai più così tanto questo caldo. Che dici? Se vuoi ti prendo io un appuntamento.» Takuto prese ad incitarlo, speranzoso in una qualche sua reazione, possibilmente positiva.
Il rosato continuò a fissare il ragazzo che aveva davanti ponderando attentamente ogni possibile scelta. In fondo lui teneva molto a quei capelli che lo rendevano unico e diverso da tutti gli altri e amava quando Shindou vi passava le mani in mezzo, districando i nodi che si formavano proprio ad altezza di nuca. Era una sensazione paradisiaca e di certo, con i capelli più corti, non sarebbe stata la stessa cosa. E poi più volte il castano gli aveva confessato di essersi innamorato di lui anche per quei due codini sbarazzini, non gli andava proprio di rovinare ogni cosa.
«No.» Questa fu la risposta secca che diede a Takuto.
«Ma come no… ci sono altri due mesi di caldo torrido davanti a noi e non mi va di vederti soffrire in questo modo. Non ti dico di tagliarli cortissimi, solo una spuntatina.» Il castano continuava a provarle tutte pur di convincere il suo ragazzo a tagliare i capelli, sapeva quanto il rosato fosse affezionato alla sua chioma rosa, ma sapeva anche quanto fosse testardo e cocciuto in certe situazioni. Era una sofferenza vederlo “litigare” continuamente con i suoi capelli pur di trovare un attimo di sollievo. Doveva usare un’altra tattica se voleva convincere Kirino ad andare dal parrucchiere.
Ranmaru, dal canto suo, ignorò le parole di Shindou e gli diede le spalle indirizzando tutta la sua attenzione alla play station, in cerca di un nuovo gioco con cui dilettarsi. Mentre se ne stava accovacciato in cerca di qualche custodia interessante, alcune ciocche di capelli gli scapparono dalla coda che aveva precedentemente creato. Sbuffò sentendole appiccicarsi al viso e al collo e tirò l’elastico per sciogliere la chioma con l’intento di sistemarla con un’altra acconciatura più resistente. Stava per raccogliere nuovamente i capelli quando sentì Takuto sedersi dietro di lui, abbracciandolo e trascinandolo a sedersi tra le sue gambe. Pur con quel caldo afoso adorava la sensazione che gli davano quelle braccia strette attorno al suo corpo.
«Sei proprio sicuro sicuro della tua decisione?» Chiese in castano soffiando a pochi centimetri dall’orecchio dell’altro, conscio dell’effetto che avrebbe creato.
Kirino rabbrividì ma scosse energicamente la testa in segno di assenso, era sicurissimo della sua scelta e non avrebbe cambiato idea per nulla al mondo. Allora, improvvisamente, Shindou gli afferrò le ciocche raccogliendole tutte insieme in una sola mano, li alzò e pose le labbra direttamente a contatto con la pelle scoperta dell’attaccatura dei capelli. Una vampata di calore più forte delle altre colorò di porpora le goti già accaldate del rosato, che sospirò sentendo la consistenza morbida delle labbra di Takuto a contatto con la sua pelle bollente. Un sospiro lasciò le labbra di Ranmaru quando il castano prese a baciare tutto il contorno della nuca fino ad arrivare all’orecchio che mordicchiò appena prima di soffiarci di nuovo sopra.
«Lo sai che se accorci un po’ i capelli posso fare questo con più facilità?»
Il rosato mugugnò indispettito dalla tattica che stava usando il suo ragazzo per convincerlo a tagliare i capelli. Infatti, Shindou sapeva quanto quelle attenzioni piacessero all’altro e aveva deciso di sfruttare quella carta per vincere la “battaglia”.
«Lo sai che questo è giocare sporco?» Brontolò Kirino girandosi appena per poter puntare le iridi cristalline in quelle castane dell’altro.
«Dimmi la verità: è meglio questo…» Rispose Takuto tenendo i capelli ancora più alti «O questo?» Chiese poi lasciando ricadere le ciocche rosa sulle spalle di Ranmaru, lasciando che si attaccassero dispettose al collo e al viso.
Il rosato sbuffò per la centesima volta, anche se non poteva negare che il castano aveva ragione. I suoi capelli erano davvero troppo lunghi, magari accorciandoli un po’ sarebbe stato in grado di gestirli meglio.
«E va bene. Prenota un appuntamento col tuo parrucchiere di fiducia.» Acconsentì, in fine, sospirando rassegnato.
«Ooh! Alla fine ti sei deciso! Prenoto subito, allora.» Takuto sorrise di fronte alla sua vittoria e strinse Kirino al petto, schioccandogli un bacio all’angolo della bocca, prima di alzarsi per prendere il telefono e prenotare, finalmente, il taglio di capelli per il suo adorabile e cocciuto ragazzo.

 

***


Erano le tre e mezzo del pomeriggio, e Ranmaru si stava dirigendo insieme a Takuto alla sede del parrucchiere più famoso e bravo della città, a quanto dicevano almeno gli altri e il suo ragazzo.
I due attraversarono insieme l'intera piazza ed il campo al fiume della città, per poi ritrovarsi nel cuore della galleria di Inazuma-Cho, a pochi passi dallo studio del famigerato "tortura-capelli".
Insomma, erano quasi arrivati, eppure Kirino aveva ancora dei dubbi, incertezze e timori come solo un'adolescente poteva avere: era davvero sicuro di ciò che stava facendo?! Sapeva che gli risarebbero ricresciuti... ma di certo per riavere quella "meravigliosa" lunghezza doveva aspettare sicuramente molto tempo.
Ed in fin dei conti, a dirla tutta, aveva pure un pò di paura.
E se al parrucchiere venisse la brillante idea di tagliargli a zero i capelli?! E se si rivelasse un incapace ed un buono a nulla?!
Questi pensieri arrovellavano di continuo la mente di Kirino, la quale si era totalmente pentita della sua scelta, troppo condizionata da quel "diavolo tentarore" del suo ragazzo.
Ranmaru lo trovava un comportamento scorretto, fin troppo ricattatorio... ma di certo si sarebbe vendicato, poco ma sicuro.
«Ti vedo un pò nervoso... va tutto bene, Ran?» Shindou lo riportò all'attenzione, avvicinandosi a Kirino e mettendogli una mano sulla schiena per attirarlo di più a se.
Il rosato ebbe un leggero sussulto, e scosse la testa in segno di dissenso al castano, mettendogli e spostando con un pò di difficoltà, tutti i suoi capelli sul lato destro della sua testa, così da poter avere un contatto maggiore con Shindou.
«Andrà tutto bene, forza!» Takuto ridacchiò appena, scoccandogli un bacio a stampo sulle labbra rosee e facendo scivolare piano piano una sua mano in fondo alla schiena di Ranmaru, per poi andare a stringere 'certi punti'.
«Sei un pervertito Shindou Takuto.» Kirino rise appena, e si scanzò leggermente facendo il finto offeso, per poi bloccarsi tutto ad un tratto quando notò l'insegna al di sopra delle loro teste che indicava lo studio del parruchiere di fiducia di Shindou. A quanto pare erano arrivati.
Il rosato deglutì, ed infine entrò dentro il locale seguito a ruota dal castano.
«Tu resterai lì accanto a me, vero?» gli domandò infine, guardando spaesato quel nuovo ambiente mai visto prima d'ora.
Era completamente bianco, pareti, pavimento, sedie, tutto interamente di quel colore. Alla sua destra vi era una piccola sala d'attesa, con circa quattro poltroncine color perla per gli ospiti. Più avanti, Kirino osservava una grande stanza, con circa sei postazioni per persona, dove vi erano tutt'intorno un numero davvero grandioso di specchi, spazzole, pettini, e miliardi di prodotti per capelli.
A quella visione, Ranmaru restò completamente a bocca aperta, e fece per indietreggiare e andarsene all'istante da quell'ambiente così dispersivo e "pauroso", ma una voce mai sentita prima d'ora, lo precedette.
«Buon pomriggio! Lei è per caso il signor Kirino?» a dire quelle parole era stato un commesso abbastanza giovane, con dei grandi e magnetici occhi rosso sangue, e dei capelli biondi e lisci, raccolti in un'elegante coda laterale, con nelle punte delle sfumature azzurrine.
«M-ma lei...» I due ragazzi strabuzzarono i loro occhi alla vista di quell'impiegato: insomma, quello era il mitico Afuro Terumi della nazionale coreana! Non era così difficile riconoscerlo, e ancora non potevano crederci di avercelo difronte.
Il commesso rise davanti alla loro espressione, e si passò una mano tra i capelli con fare disinvolto.
«Oh, beh... si, sono Afuro Terumi, modestamente. Cosa posso fare per voi?» gli domandò infine, osservando quei due ragazzini con fare amichevole.
«Avevo fissato un appuntamento. Il mio amico voleva un pò spuntarsi i capelli...» Ranmaru deglutì leggermente alle parole del castano, ancora preoccupato e terrorizzato come non mai all'idea che qualcuno potesse rovinargli la sua chioma.
Insomma, non gli importava nulla se a tagliarli i capelli era un pezzo grosso del mondo del calcio o no, aveva lo stesso una "fifa" tremenda.
«Ah si, adesso ricordo. Beh, venga, si metta in quella sedia laggiù che adesso incominciamo a lavargli i capelli, dopodichè decideremo di quanto tagliarli...» Afuro accennò un piccolo sorriso, ed invitò Kirino a posizionarsi nell'"angolo lavaggio".
In quanto al rosato, annuì preoccupato al biondo e, dopo aver stretto un'ultima volta la mano del castano, andò a sedersi dove gli era stato richiesto da Terumi.
«Faccio il tifo per te, campione!» scherzò su Takuto, sedendosi in una delle tante poltroncine d'attesa, e guardando per quanto gli era possibile, il suo ragazzo.
Il parrucchiere aveva già iniziato a lavare la chioma color fragola a quest'ultimo, e Ranmaru non potè far a meno di constatare quanto fossero scomodi quella specie di "lavandini-poggia testa". Erano una cosa così fastidiosa da sentire sulla pelle. Era come se qualcuno gli stesse spezzando il collo con un martello.
Kirino continuò a soffrire in silenzio, e prese anche ad imprecare nella sua testa, quando sentì lo shampoo al profumo di vaniglia usato da Afuro, cadergli "accidentalmente" nel viso, puntando dritto ai suoi occhi, i quali cominciarono a bruciare fortemente per quei prodotti usati.
«Ahi!» l'ex numero tre della Raimon si lasciò sfuggire un piccolo sospiro difronte a quella tortura, il quale non passò certamente osservato al biondo che gli stava disperatamente lavando quei capelli decisamente troppo lunghi.
«Oh, scusami tanto. E' che sono nuovo, ed ho ancora un pò di strada da fare prima di diventare un parrucchiere professionista!» si giustificò il più grande, buttandola sul ridere, e bagnando, contemporaneamente, quasi tutta la cannottiera verde di Kirino.
Il rosato ebbe dei brividi, e sbuffò infastidito: quanto diavolo doveva restarci ancora, imprigionato in quel posto a farsi torturare?! Terumi gli grattò e sbattè la testa da una parte all'altra, suscitando l'ennesimo sospiro da parte del rosato.
Possibile che dovesse fare così male, e che il suo parrucchiere fosse così imbranato?! E meno male che doveva essere il migliore della zona...
Ranmaru chiuse un attimo gli occhi, deciso più che mai di farla pagare al suo ragazzo, una volta finito quell'inferno.
Peccato però che il rosato era solo all'inizio di quel servizio, e prima di arrivare alla fine, gli aspettavano ben altre sorprese, procedure, e... perchè no, altre torture.
Dopo quella lavata di testa – che per il rosato fu più una tortura – Afuro fece accomodare Kirino su una di quelle sedie girevoli con cui amava giocare da bambino, gli tamponò con non poca fatica i capelli e preparò tutto lo stretto necessario per quel fatidico taglio. Ranmaru era inquieto, continuava a muoversi sulla sedia temendo, con ogni cellula del suo corpo, di restare senza nemmeno un capello in testa a fine taglio.
«Allora, a che lunghezza li vuoi tagliati?» Terumi si piazzò alle spalle del rosato brandendo minacciosamente un forbice, pronto a dare il primo colpo.
Kirino sbiancò di fronte a tale visione, non aveva mai tagliato i capelli e la vista di quella forbice, così vicina alla sua magnifica chioma, gli fece venire il panico. Scattò in piedi allontanandosi dal biondo, pronto a scappare via da quel salone e mettere in salvo i suoi capelli.
«Ho cambiato idea! Arrivederci!» Fece per fiondarsi fuori dalla porta principale quando due braccia lo afferrarono per la vita bloccandogli ogni movimento.
«Avanti, Ran! È solo una spuntatina, non puoi fare così.» Takuto continuava a tenere stretto il suo ragazzo mentre lo riportava, di forza, alla postazione in cui un allibito Afuro osservava la scena con tanto d’occhi.
«Non voglio! Preferisco sopportare il caldo che vedere i miei capelli sparsi sul pavimento come caduti di guerra!» Ranmaru continuava a dimenarsi per sfuggire alla stretta ferrea del castano.
«Ricresceranno!»
«Si, fra cent’anni! Sai quanto tempo c’è voluto per arrivare a questa lunghezza?!» Kirino urlava e schiamazzava proprio come una ragazzina in piena crisi. La sua voce era diventata così alta e acuta che avrebbe potuto benissimo perforare i timpani di Shindou o rompere qualche bicchiere di cristallo.
«Ho capito qual è il problema.» Se ne uscì ad un tratto Afuro avvicinandosi ancora con la forbice stretta in mano, facendo sbiancare e strepitare ancora di più il rosato. «Non sopporta la vista delle forbici, quindi dovrò fare in modo che non le veda. Andiamo sul retro, lì non ci sono specchi così magari riusciamo a farlo calmare un po’.»
Trascinarono Ranmaru di peso fino a portarlo dentro lo stanzino sul retro che, come aveva detto Terumi in precedenza, non aveva nessun tipo di superficie riflettente. Era una semplice stanza usata come deposito in cui stazionavano vecchie scatole, scope, secchielli e attrezzi nuovi o non più utilizzati. Lo fecero sedere sulla sedia che si erano portati dietro e Afuro si risistemò dietro di lui, finalmente pronto a tagliare quei benedetti capelli.
«Dunque, quanto abbiamo detto che devo tagliare?»
«Due centimetri! Devi darmi giusto una spuntatina.» Rispose prontamente il rosato isterico più di prima.
«Va bene. Allora vad-»
«ASPETTA!»
Il biondo aveva giusto avvicinato la forbice alla prima ciocca quando venne fermato di nuovo dalla voce acuta e strillante di Ranmaru. Si fermò sbuffando e fulminò con lo sguardo prima quel problematico cliente che si atteggiava da ragazzina isterica e poi il castano, maledicendolo per avergli portato una persona del genere.
«Cosa c'è adesso?»
«T-Takuto? Potresti, per favore, darmi la mano mentre Afuro taglia i miei capelli?» Il rosato guardò Shindou con uno sguardo da cucciolo bastonato, le iridi rese lucide dalle lacrime che a stento tratteneva.
Terumi si schiaffò una mano in faccia di fronte alla reazione esagerata del ragazzo. Nemmeno lui aveva fatto così quando era andato a tagliare i capelli, e c’era da dire che la sua magnifica e biondissima chioma andava ben oltre, in lunghezza, quella fragola di Ranmaru.
«Posso?!» Chiese esasperato. Anche se voleva diventare un parrucchiere professionista giuro di non accettare mai più clientela del genere.
Al via da parte di tutti e due i ragazzi, si mise finalmente all’opera. Prese la prima ciocca e tagliò via la parte che, secondo lui, aveva bisogno di essere eliminata. Andò avanti così per diverso tempo, accorciando, controllando, tagliando e sistemando ogni singola ciocca, stando ben attento a farle venire tutte di un’unica lunghezza. Però, per chissà quale arcano motivo, quando pettinava i capelli per controllare che fossero tutti uguali trovava sempre qualche ciuffetto più lungo o più corto che lo portava a tagliare sempre di più. Quando, alla fine, Terumi riuscì a portare i capelli tutti alla stessa lunghezza guardò soddisfatto il suo lavoro. Magari aveva tagliato più di due centimetri, ma l’importante era che finalmente avesse finito il suo lavoro. Asciugò per bene quella chioma fragola, utilizzò alcuni prodotti per renderla ancora più lucida e fluente e, infine, tolse il mantellino che raccoglieva i capelli tagliati dalle spalle di Kirino.
«Servito! Aspetta qui che vado a prendere uno specchio.» Trillò allegro Afuro uscendo dalla stanza quasi saltellando.
«A-Allora? Come sono?» Chiese Ranmaru stringendo la mano di Takuto che sfoggiava un’espressione per niente rassicurante.
Quando il biondo tornò con uno specchio quadrato e gli mostrò il risultato, Kirino cacciò un urlo disumano che quasi fece tremare i muri: i suoi bellissimi e lunghissimi capelli ora arrivavano giusto sulle spalle, contornandogli il viso diventato rosso per la rabbia.
«M-ma cosa...» il rosato era senza parole dal lavoro fatto da Afuro.
«Allora, ti piacciono? Non c'è bisogno di fare i complimenti, tranquillo!» la buttò sul ridere il parrucchiere, sorridendo appena e guardando soddisfatto la sua opera.
Ranmaru inizialmente non rispose e guardò ancora una volta, sconvolto, il suo riflesso allo specchio. Con una mano provò a toccarsi i capelli, ma quando scoprì di averli così corti e fini anche al suo stesso tatto, non ci fu più nulla da fare.
Il rosato scoppiò in un pianto disperato, ed iniziò a sbraitare e toccarsi nuovamente i capelli con le dita, sperando con tutto se stesso di essersi sbagliato, e che quello era soltanto un brutto sogno dal quale si sarebbe presto svegliato. Ma per sua sfortuna, era tutto reale, nessuna finzione.
«T-tu!» Kirino si alzò di scatto dalla sedia, e guardò con un'espressione mista all'odio ed alla disperazione Afuro, il quale osservava il suo cliente sorpreso.
«C-che c'è?» domandò confuso il biondo.
«I-I miei capelli! I miei bellissimi capelli! Che fine hanno fatto?» lo aggredì il rosato, piagnucolando e avvicinando pericolosamente al volto dell'altro le stesse forbici che le avevano precedentemente "torturando" la chioma rosa.
«Ehi amico! Non capisco quale sia il problema! Ho dato solo una spuntatina e-»
«UNA SPUNTATINA?! I miei capelli sono rovinati!» Kirino lo bloccò, e gli urlò contro tutti i pensieri che gli passavano per la testa in quel momento.
Afuro rimase senza parole a quelle affermazioni, e cercò di giustificarsi in qualche modo. A quanto pareva, il mestiere del parrucchiere non faceva per lui...
«Oh... beh, ricresceranno!» gli disse infine, passandosi una mano tra i capelli e sorridendo nervosamente.
In quanto a Ranmaru, prima che quest'ultimo potesse mettere in scena un'altra delle sue scenate da ragazzine viziate, ci pensò Shindou a sistemare il tutto.
«Eemh... Ran, con te parlo dopo. Grazie mille per la pazienza signor Afuro, noi adesso è meglio che togliamo il disturbo...» in sottofondo si sentivano ancora i piagnistei di Kirino, ma i due cercarono di ignorarli.
«Ecco qua, arrivederci!» il pianista pagò l'altro, e prendendo Ranmaru per un braccio lo trascinò via dal locale, per fargli raggiungere in fretta la propria casa.
Il problema, però, era che Kirino continuava ad imprecare rumorosamente mentre i due andavano a casa del castano, e quest'ultimo non sapeva più cosa fare con il suo ragazzo.
«A me piaci così, okay? Trovo che questo taglio ti stia benissimo, in fondo...» gli confessò Takuto, addolcendo la sua espressioni e stampandogli un bacio a stampo sulle labbra con il fine di farlo un pò calmare.
Il rosato lo guardò sorpreso, ed arrossì in fretta.
«D-davvero?» chiese infine.
Il castano fece un cenno d'assenso con la testa, cosa che sembrò tranquillizzare abbastanza l'altro, il quale finalmente se ne stette zitto per più di cinque secondi.
Takuto sospirò, forse aveva trovato il modo di calmarlo...
«Cavolo Shindou! N-Non posso più farmi i codini adesso!» come non detto, Ranmaru riprese con i suoi soliti capricci fino a quando entrambi non arrivarono fuori casa del pianista.
Quest'ultimo, non ne poteva veramente più di tutti quelle scenate, e, dopo essersi chiuso la porta alle spalle, decise di cambiare strategia.
«Ran?» La sua voce rimbombò per le pareti vuote della casa senza però ricevere alcuna risposta.
Si grattò la testa confuso e sbuffò rassegnandosi all’idea che dovesse mettersi a cercare il ragazzo per tutta l’immensa villa. Lo cercò invano per diversi minuti finché, ad un tratto, non sentì dei mugugni e dei lamenti provenire dal bagno.
Sentendo quei versi, il castano si allarmò e si fiondò in direzione dei suoni preoccupato oltre ogni misura.
«Ranmaru?! Cos’è successo?! Stai bene?!» Si catapultò dentro la stanza guardandosi attorno finché gli occhi non si posarono sulla figura del suo ragazzo che se ne stava piegato in avanti sul lavandino per scrutare il suo riflesso nello specchio, che sfiorava lamentandosi e con gli occhi lacrimanti.
«I miei capelliii, dove sono i miei bellissimi e lunghissimi capelliii!» Takuto guardò la scena allibito, non sapendo se ridere o piangere per ciò che aveva davanti. Possibile che il rosato fosse così fissato con i suoi capelli? Doveva ammettere che, per essere un ragazzo, certe volte era peggio di una bambina. Vedendolo in quello stato decise che era arrivato il momento di mettere in atto la sua strategia “calma ragazzo in piena crisi isterica”.
Con passo lento si avvicinò alle spalle di Ranmaru e gli cinse la vita con le braccia, attirandolo al suo petto e poggiando il mento nell’incavo tra spalla e collo.
«Quando ti metterai in testa che stai bene con questi capelli e che, comunque, ricresceranno?» Gli chiese, per l’ennesima volta, puntando le sue iridi in quelle azzurre che lo fissavano dal riflesso dello specchio.
«Lo so, ma… mi piacevano i miei vecchi capelli. Questi sono così corti e… voglio indietro i miei capelliii.» Una lacrima lasciò le iridi cristalline di Kirino iniziando la sua discesa sulla guancia rosea.
Shindou prese subito al volo l’opportunità per calmare il suo ragazzo iniziando proprio con l’asciugare quella goccia salata catturandola con le labbra e baciando, al tempo stesso, la pelle liscia di Ranmaru. Un fremito attraversò la colonna vertebrale di quest’ultimo che guardava i movimenti del castano tramite lo specchio del bagno.
Takuto incrociò il suo sguardo giusto un attimo, poi riportò la sua attenzione alla pelle accaldata del rosato.
Dalla guancia scese a baciare il contorno della mascella per poi spostarsi all’orecchio lasciato scoperto dai capelli ormai corti. Strinse il lobo tra i canini, pizzicandolo appena, e un sospiro lasciò le labbra di Ranmaru.
Almeno aveva smesso di piangere. Il castano smise di torturare l’orecchio e continuò la discesa sul collo, sul quale lasciò una scia umida di baci e saliva finché, arrivato in prossimità dell’incavo tra esso e la spalla, affondò i denti lasciando un marchio violaceo e facendo scappare un gridolino acuto al suo ragazzo.
«Se avevi ancora tutti quei capelli fare tutto ciò avrebbe richiesto decisamente più tempo.» Soffiò Shindou proprio sul marchio appena lasciato mentre con le mani aveva preso a vagare sotto la maglietta leggera che indossava l’altro, sfiorando quanta più pelle poteva.
Kirino, per tutta risposta, sospirò nuovamente, affondò le mani nei capelli ondulati del pianista e li tirò così da poter avere libero accesso a quelle labbra che lo stavano dolcemente torturando.
«Mh, forse hai ragione...» disse infine il rosato, un attimo prima di unirsi a Shindou in lungo bacio.
«Te l'ho detto che così stai meglio, e poi almeno non suderai più così tanto come prima! E per la cinquantesima volta te lo ripeto: i capelli ti ricresceranno!» gli rispose il pianista, accarezzandogli da sotto la maglia la schiena in tutta la sua grandezza. Ranmaru mugugliò appena in segno di apprezamento, e decise di lasciarsi andare a quel momento ed ascoltare per una buona volta il suo ragazzo.
In fondo, forse, ora che si guardava meglio non era poi così orrendo con questo nuovo taglio, solo... più strano, ecco. Era un nuovo Kirino, e per quanto lui preferisse quello vecchio, ormai non si poteva più tornare indietro.
Tanto valeva lasciarsi andare all'accettazione della situazione, anche se gli era ancora molto difficile.
«Comunque questi capelli ti rendono ancora più sexy, sai...?» lo provocò ad un tratto Takuto, togliendoli completamente la maglietta di dosso e specchiandosi un'altra volta in quelle iridi del medesimo colore del mare.
Il rosato ebbe un sussulto, e deglutì imbarazzato più che mai all'udire quelle parole dal suo ragazzo.
«D-davvero?» gli domandò Kirino, il quale aveva ancora le guance tinte di un bel rosa che creava una bella sfumatura di colore con i suoi capelli.
Shindou annuì appena con la testa, e trascinò con se Ranmaru nella sua camera da letto, dove, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si dedicò completamente al suo ragazzo, con tanto di baci e carezze sul suo corpo.
«Sei bellissimo,e sempre lo sarai per me, persino pelato!» disse il pianista all'orecchio dell'altro, addolcendo di molto la sua espressione. «...E poi, ricordati che ti amo.» A tali parole, Ranmaru ebbe nuovamente una vampata di calore intenso.
«Ti amo anch'io, Takuto.» gli rispose infine, togliendo a sua volta la t-shirt al castano, per poi abbracciarlo e lasciarsi coccolare da quelle calde braccia.
D'ora in poi aveva deciso di avere più fiducia nei confronti del suo ragazzo... e, piccolo appunto mentale, la prossima volta che sceglieva di farsi "torturare" i capelli, era meglio che cambiava parrucchiere, perchè Afuro Terumi, per quanto potesse essere bello e vanitoso, non era affatto tagliato per quel mestiere. Kirino ne era sicuro.

 
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-Angolino dei palloncini arcobalenOsi (?)


Buonasera popolazione di Efp! C:
E... buonasera anche a te Chiara caVa... <3
Inanzitutto, tanti auguri di buon compleanno! Ti auguro tantissima tanta fortuna & divertimento! :"3
Poi, mi scuso anche se in questi giorni mi sono fatta sentire poco, ma beh, era perché stavo organizzando questa "cosa" ed un'altra insieme alla caVa e vecchia FanneH, per te. <3
Beh, poi che dire? Non sono molto brava a fare dediche, però ci provo lo stesso...
Sono abbastanza mesi che ti conosco, mi ricordo persino il nostro primo messaggio (x'D) e non posso dire di non aver mai incontrato un'amica e persona come te. Insomma, così simile pure a me. Speciale.
E dico questo, non tanto per dirlo, ma perché lo penso veramente... siamo andate d'accordo fin dal primo momento, e beh, io in te ho trovato veramente un tesoro. Una persona "vera", di cuore, con cui parlare di tutto, confidarsi... insomma, grazie alle tue allegrie e follie credo che questi mesi siano passati molto più velocemente, sorridendo ancora più di prima (specialmente nell'ultimo periodo x3).
E quindi... cosa dirti se non un enorme "grazie" per essermi stata amica ed aver riso, sbatasciato, e vissuto con me?!
Te l'ho detto che a fare le dediche sono negata, comunque sappi che io ti voglio davvero bene, e non smetterò mai di dirtelo Chiaruzza caVa! <3
Ancora tantissimi auguri di buon compleanno dalle tue Senpai che hanno fatto questa fict con tanto loooove (?) per teH! /^3^/
Dalla tua sorellona broccola è tutto, che schifo di dedica Cx
Passo e chiudo! <3

 


-Beta & Fanny

 

   
 
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