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Autore: Tsukiakari    11/04/2015    1 recensioni
[tratto dal primo capitolo]
"E noi, Julia? Anche noi siamo ricoperti di polvere?"
"Più di tutti. Così tanto che siamo diventati polvere noi stessi"
AU western, irregolare come sempre.
L'OOC è una precauzione, visto che questo non è esattamente il mio campo ;)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Faye Valentine, Spike Spiegel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le sedie sporche di terra. Un bicchiere pieno di mosche morte. Le ragnatele sul bancone. La ruggine sui cardini delle porte. I vetri rotti delle finestre. Le tarme che mangiavano il legno dei muri facendo entrare qualche piccolo spiraglio di luce. Un logoro manifesto che ormai era quasi diventato un tutt'uno con il pavimento polveroso. Il silenzio che regnava in quel locale abbandonato e nelle case vicine era davvero esasperante.
A quanto pare quella era solo una città fantasma come mille altre, dimenticate nel deserto.
Però non era giusto. Dopo così tanti giorni di viaggio era finalmente riuscita a raggiungere un paese decente, ma indovina un po'? Era completamente abbandonato, e a giudicare dal suo stato anche da tanto tempo. 
Faye si era illusa come al solito, e dire che quella volta aveva anche dei soldi.
Era tremendamente stanca, ma aveva paura di addormentarsi e morire di fame o di sete nel sonno. 
Non voleva succedesse in un modo così scontato, anzi diciamo pure che non le andava di morire e basta.
Non le restava altro che sperare in un miracolo, e anche se lei nei miracoli non ci credeva le avrebbero fatto sicuramente comodo in quella situazione.
Se solo arrivasse qualcuno…
Andrebbe bene chiunque, anche uno di quegli ubriaconi della stazione di Overtown.
Il solo ricordo della loro puzza di alcool sui suoi vestiti la faceva vomitare;
Aveva cominciato a fumare per cancellare quell'odore e aveva deciso di mollare tutto e di partire anche perché non voleva più averli tra i piedi e se era così disperata da desiderare di vederli la sua morte doveva esserle molto vicina.
Faye si distese sul pavimento, cercando un po' di fresco nelle sue assi di legno scuro con un'espressione scocciata, come una bambina costretta ad andare a letto presto la notte di Natale.
Intanto era iniziata una tempesta di sabbia e la porta del saloon si era spalancata, ma non era stato il vento.
Faye sentiva il rumore di una camminata trascinata farsi sempre più forte.
Frush Frush, Frush Frush
Qualcuno le diede una spinta sulla schiena, facendola scivolare a pancia in giù sul pavimento.
Chiunque fosse, già le stava antipatico.
«Sei ancora viva?»
Le chiese una voce maschile dal tono annoiato.
Faye si girò verso quello sconosciuto con un'energia che non sapeva di avere, perché il suo cuore batteva ancora e adesso non aveva nessuna intenzione di farlo smettere. 
«Acqua»
Sussurrò debolmente all'uomo che aveva gli occhi coperti dall'ombra del suo grande cappello dello stesso colore del deserto, e che per tutta risposta le allungò una borraccia calda e mezza vuota.
Faye l'asciugò tutta senza pensarci e, ne era certa, quella era l'acqua più fresca e buona che avesse mai bevuto.
Quando fu di nuovo in grado di pensare ringraziò mentalmente la sua fortuna, e notò l'uomo col cappello, stava rovistando nel magazzino del bar. Meritava di essere avvertito, pensò.
«Tutto quello che si poteva mangiare è marcito mesi fa, qui non c'è più niente»
«Mh»
Non aveva smesso di cercare.
«Grazie per l'acqua, comunque»
«Non ringraziarmi, i tuoi sigari sono più che sufficienti»
«Ah! Se credi davvero che te li darò sappi che-»
«Non serve, li ho già presi io. Andiamo, valgono davvero di più della tua vita?»
Lo conosceva appena e aveva già toccato il suo punto dolente.
Qualsiasi cosa aveva più valore della sua vita, di quelle notti passate ad accontentare quegli ubriaconi schifosi sempre sudati e con il grasso che si appiccicava ovunque, sperando che l'alba del giorno dopo arrivasse presto.
Qualsiasi cosa aveva più valore del sollievo che provava ogni volta che si faceva un bagno, o dell'odio per quella città dove il treno passava tutti i giorni ma non si fermava mai.
Eppure, lei era attaccata a tutto questo più di ogni altra cosa.
«Persino la polvere vale di più…»
«Anche se dici così non te li restituirò»
le rispose lui mentre usciva dal saloon.
Faye lo seguì, la tempesta di sabbia si era fermata e adesso che non aveva più sete poteva ripartire.
Lo vide seduto davanti a quello che un tempo doveva essere stato l'ufficio dello sceriffo.
Aveva tolto il cappello e lei poté finalmente vederlo in faccia: era un bel ragazzo, con gli occhi scuri e i capelli dello stesso colore.
Stava fumando i sigari che le aveva rubato con naturalezza e dirigeva lo sguardo verso un punto indefinito del deserto. 
A vederlo chiunque avrebbe pensato che fosse un cowboy alla ricerca di avventure, ma chissà perché lei sentiva che non era così. Il suo modo di fare era troppo passivo, come se la vita lo stesse annoiando, e questo la metteva a disagio.
Aveva assolutamente bisogno di fumare, giusto per scaricare quella tensione.
«Passamene uno»
disse, alludendo ai sigari.
lui gliene allungò un po' senza distogliere lo sguardo dal deserto.
Tutti e due erano avvolti in una nuvola di fumo con il cielo che diventava sempre più scuro, e nessuno di loro proferiva parola.
Faye osservava quel cowboy mancato con la coda dell'occhio e notò che lui continuava a guardare lo stesso punto.
Magari sta aspettando qualcuno…
Le sembrava di vivere in uno di quei film che proiettavano solo la notte di Capodanno, dove uomini troppo belli per essere veri si innamorano di donne troppo belle per essere vere; forse lei era una comparsa, chissà?
«Sai se qui c'è un cimitero?»
le chiese lui improvvisamente.
Non aveva parlato per ore e adesso se ne usciva con questa domanda assurda.
«Credo che sia dietro a quella scuderia…»
rispose spiazzata.
L'uomo andò verso quella direzione senza voltarsi e Faye rimase lì a guardarlo.
Era stranamente attratta da lui, da quei suoi modi noncuranti e dai suoi occhi che si perdevano nel deserto.
Provava il continuo impulso di seguirlo, ma il suo orgoglio lo reprimeva duramente.
Nel frattempo era scesa la notte e in quel cielo senza nuvole la luna era quasi piena.
Faye sentì il rumore di un carro provenire da nord che si faceva sempre più forte.
Scrak Scrak, Scrak Scrak
Non si poteva sbagliare, era proprio un carro!
Sicuramente qualcuno le avrebbe dato un passaggio, dopotutto aveva dei soldi!
E magari avrebbe anche potuto mangiare qualcosa!
«Sono qui, venite!»
gridò Faye al settimo cielo.
Il carro, molto più piccolo di quanto si aspettasse, si diresse verso di lei.
Il suo proprietario era un uomo sulla quarantina dall'aria severa e con una bombetta un po' trasandata, che non sembrava affatto stanco anche se ormai era notte fonda. 
«Che succede, donna?»
le chiese.
«Fammi salire, sono bloccata qui da due giorni»
«Hai da pagare?»
Faye annuì.
«Quanto?»
«Dieci»
in realtà ne aveva molti di più.
«Dai, sali»
«Non mangio da una settimana, hai qualcosa da mettere sotto i denti?»
«Per quello che paghi posso darti al massimo un pezzo di pane»
«Andrà benissimo»
Era già salita quando realizzò che Lui era ancora lì, al cimitero.
Avrebbe dovuto sentire il rumore del carro, che cosa stava facendo?
Perché non arrivava?
«Aspetta, c'è un altro uomo dietro la scuderia»
disse al proprietario del carro, che stava già mettendo in moto i cavalli.
«Dobbiamo andare a prenderlo?»
«Certo»
Quando arrivò al cimitero, lo vide davanti a una croce vecchia e sporca impiantata nel terreno, che probabilmente era stata anche profanata da qualche senzatetto morto di fame.
Stava lì a fumare i suoi sigari, 
infischiandosene di tutto il resto.
Ti prego
«Ehi, è arrivato un carro, vuoi salire? C'è posto per tutti e due, se hai soldi »
Ti prego, vieni anche tu
«No, sto aspettando una persona. Non posso andarmene adesso»
le salì un nodo alla gola.
«Allora ci vediamo, cowboy»
Sei ancora in tempo…
«Sono solo un semplice cacciatore di taglie»
le rispose lui con un sorriso che, ne era sicura, non era rivolto a lei.
Oltre il paese, la polvere, le ombre e le nuvole. Verso una direzione precisa, tutti i suoi gesti, le sue parole, la sua vita era finalizzata per raggiungere una sola meta.
Un tesoro di cui voleva appropriarsi, o che voleva ritrovare.
Faye però aveva l'impressione che stesse cercando una persona che era non c'era più da molto tempo, trasformata in una semplice ombra.
Capiva solo adesso che se lo lasciava alle spalle, che quell'uomo era già morto. 



Note: ci ho messo un sacco, ma alla fine è venuta fuori una cosa abbastanza carina:D mi sono divertita molto a scrivere questa storia, ne è valsa la pena!
   
 
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