Serie TV > Elisa di Rivombrosa
Ricorda la storia  |      
Autore: Arianna18    11/04/2015    2 recensioni
Elisa e Cristiano sono finalmente tornati a Rivombrosa, dopo molti problemi finalmente possono vivere tranquillamente al castello, ma se la tranquillità non fosse destinata a durare? Di fronte ad un altro imprevisto riuscirà Elisa a fare la scelta giusta?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Ristori, Antonio Ceppi, Elisa Scalzi, Fabrizio Ristori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA SCELTA DI ELISA
 
Era mattina presto e il castello era immerso in un caldo silenzio. Elisa si svegliò con una strana sensazione nel cuore, si sistemò in posizione eretta stirando leggermente i muscoli indolenziti dalle ore di sonno e, guardando alla sua destra alla ricerca di un suono, di un respiro, di un viso familiare, vide Cristiano che riposava ancora. Nel guardarlo dormire, la sensazione che pochi secondi prima l’aveva solo sfiorata, diventò più insistente: c’era qualcosa di diverso nell’aria, non riusciva a decifrare cosa di preciso, ma era lì presente proprio in quel momento. Erano ormai passati alcuni anni dal ritorno a Rivombrosa, i debiti e le preoccupazioni erano scomparsi insieme a Lucrezia e a tutti i suoi inganni, sembrava che la pace e la tranquillità fossero tornate a far parte delle loro vite. Elisa, insieme alla bambina e a Cristiano, viveva al castello e il ricordo dei giorni passati non era più così triste: Fabrizio era scomparso da tempo, certamente c’erano alcuni periodi in cui la sua assenza era più difficile da sopportare, ma lei aveva imparato a non dare troppa importanza alla malinconia. Cristiano, dal canto suo, era un buon marito, sapeva quanto Elisa avesse amato il conte Ristori e per questo motivo le era sempre stato accanto negli attimi più tristi, nonostante ci fosse un debole sentimento di gelosia. Voleva bene ad Agnese come se fosse sua figlia e anche lei si era affezionata: agli occhi di Elisa, il profondo affetto che legava i due, era semplicemente motivo di gioia e lei, in realtà, non poteva desiderare una vita migliore.
Elisa uscì dalla stanza accertandosi di non disturbare il sonno del marito e, a passi leggeri, raggiunse la camera di Agnese. Come sospettava, la bambina dormiva ancora e vedendola serena e tranquilla, abbandonata a chissà quale sogno, non riuscì a trattenere un sorriso. Improvvisamente, però, appena le sembrò di aver trovato una tregua da quello strano sentimento, tornò più intensamente di prima e la colpì con tutta la sua potenza. Cosa poteva essere proprio quel giorno? A differenza di qualsiasi altra famiglia, il Natale in casa Ristori non era una ricorrenza così piacevole da festeggiare, l’anniversario della morte di Fabrizio stava riaffiorando.
Scese nell’ingresso guidata da una forza invisibile e impercettibile e, nonostante fosse inverno, nonostante fosse un atteggiamento poco consono alle circostanze, uscì dal castello a piedi nudi e in camicia da notte. Aveva bisogno di aria pulita, aveva bisogno di respirare dato che uno strano peso la opprimeva.
Quel luogo, davanti all’ingresso del castello, riecheggiava ancora del grido disperato e terrorizzato di lei alla vista del corpo ferito di Fabrizio; in quegli anni non era cambiato nulla. Nella mente di Elisa risuonarono gli echi di quel giorno, in un breve attimo rivide tutta la scena e non riuscì a trattenere una lacrima che cadde a terra silenziosa. Si affrettò ad asciugarla sentendosi quasi colpevole, quasi una traditrice; aveva amato quell’uomo con tutta se stessa, ma ormai era giunto il momento di lasciar andare il passato e vivere una vita felice, senza rimpianti.
Elisa ritornò sui suoi passi per rientrare al castello, ma, una volta con le spalle rivolte all’esterno, sentì qualcosa che la fece trasalire: un bisbiglio, un sussurro delicato tra i rami degli alberi.
Elisa...
In uno scatto velocissimo si voltò. Conosceva quella voce, l’aveva sentita tante volte pronunciare il suo nome, ma lì c’era solo lei. Chiuse gli occhi un po’ intimorita e di nuovo la udì.
Elisa...                            
Forse era solo frutto di una sua suggestione, ma le sembrava così terribilmente reale. In quel momento tutto si era fermato, anche il gelido vento invernale aveva cessato di soffiare ed Elisa era immobile, davanti alla scalinata, con gli occhi socchiusi.
«Elisa!» Esclamò, in tono preoccupato, Anna che era apparsa sugli ultimi gradini.
«Elisa cosa fai qua fuori, ti ammalerai!» la rimproverò con la tenerezza di una sorella maggiore.
«Perdonami Anna, non riuscivo a dormire e avevo bisogno di aria fresca» si giustificò la ragazza.
Le due donne rientrarono, ma Anna dentro di sé sapeva quale preoccupazione occupava i pensieri di Elisa e sapeva che non ci sarebbe mai stato rimedio.
«So che non è facile» iniziò, cogliendo l’altra di sorpresa. «So che eravate legati da un amore imparagonabile a qualsiasi altro, ma Elisa... Sono passati cinque anni ormai...»
«Non aggiungere altro cara Anna, ho superato la perdita di Fabrizio già da tempo. Ora sto bene, non hai motivo di preoccuparti» spiegò Elisa, un poco commossa dalle parole della cognata.
Anna l’abbracciò per darle quel conforto di cui sapeva avesse bisogno e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, la ragazza si sentì subito sollevata. Tornarono alle loro stanze in silenzio, come se non fosse accaduto nulla. Quando Elisa rientrò, Cristiano si era alzato e, non trovandola, si era preoccupato, ma la vera preoccupazione, in quel giorno particolare, era che non sapeva come trattare sua moglie la quale ogni anno diventava sempre più imprevedibile. Un po’ si era abituato, ma la difficoltà rimaneva; dopotutto comprendeva la gravità di quella perdita, era comunque un trauma e, anche se spesso gli pesava non essere di alcun aiuto, lo accettava: di fronte alla tristezza, seppur celata, di Elisa lui era impotente.
Entrando lei gli sorrise come se tutte le sue azioni, quel giorno, fossero state normali, di sicuro erano lecite e giustificate, ma nel profondo continuava a sentirsi colpevole.
La giornata al castello Ristori era ormai iniziata, tutti erano svegli e dediti alle proprie faccende: era pur sempre il giorno di Natale. Come ogni anno sarebbero andati alla messa solenne, la carrozza attendeva all’ingresso, ma Elisa non era ancora pronta. Sola nella camera da letto, se ne stava seduta e osservava la sua immagine riflessa nello specchio; il tempo sembrava essersi fermato, in quegli anni nulla era mutato, sul suo volto non erano visibili nemmeno i segni dell’età. Emise un sospiro e fece appello a tutta la sua forza interiore per alzarsi da quella sedia.
Prese posto nella carrozza senza proferire parola e si perse nei suoi pensieri che uno dopo l’altro si affollavano. Agnese, accanto a lei, la osservava e sembrava quasi che capisse, sicuramente più di Cristiano per il quale Elisa rappresentava un mistero.
La funzione iniziò, ma nessuno sembrava realmente concentrato: l’inquietudine si era forse estesa a tutta Rivombrosa. Elisa, sempre più assorta, avvertiva l’arrivo dei dejà vu allorché la sua tristezza divenne insostenibile. Sentiva che c’era qualcosa nell’aria ed improvvisamente temette di essere uscita di senno: benché fosse sicura di aver udito quella voce così familiare, ora nulla era più certo e temeva che, proprio quella voce, fosse risuonata solamente nella sua testa. Cercò di calmare l’ansia, di darsi un contegno, ma improvvisamente accadde di nuovo, qualcuno d’invisibile chiamava il suo nome ed ebbe paura, questa volta ne fu davvero terrorizzata. Iniziò a guardarsi attorno nella speranza di trovare qualcuno, ma nessuno stava parlando, ogni uomo o donna in quella chiesa sembrava essere perso nei propri pensieri e regnava il silenzio.
Elisa...
La ragazza sentì i nervi cedere, le mancava il respiro e se fosse accaduto di nuovo avrebbe avuto una crisi di panico, ne era certa. Cristiano notò la sua agitazione e preoccupato le sfiorò la mano quasi con un riflesso incondizionato. Quel tocco fece trasalire Elisa e solo allora lui si accorse del pallore sul suo volto, se non l’avesse sentita respirare avrebbe potuto pensare che fosse morta e, cosa peggiore di tutte, non riusciva a capire che cosa stesse succedendo. Provò a dirle qualcosa, ma lei non lo degnò di uno sguardo come se fosse in preda ad una visione tremenda, allora Cristiano non aggiunse nient’altro.
Finita la funzione uscirono dalla chiesa ed Elisa riuscì a riprendere un colorito abbastanza sano: si sentì meglio appena respirò l’aria pulita del mattino, ma quella strana sensazione persisteva e, per quanto volesse, non riusciva a liberarsene.
Salirono sulla carrozza per il consueto giro attraverso le strade del paese prima di tornare al castello per il grande pranzo, ma quell’anno sembrava che il destino volesse giocare con i sentimenti della famiglia Ristori. Elisa osservava tutti mentre passava, amava Rivombrosa e si ripromise di passare più tempo tra la gente com’era abituata a fare un tempo. Improvvisamente, però, alzò gli occhi, tra le persone che la salutavano accadde qualcosa che chiunque avrebbe ritenuto impossibile: una figura familiare, troppo conosciuta per essere confusa con un’altra l’aveva guardata e le aveva fatto un leggero inchino in segno di cortesia. Era terribilmente reale, non era né un inganno né la sua immaginazione ed Elisa non seppe trattenersi.
«Fabrizio!» urlò disperata richiamando l’attenzione del marito il quale dovette afferrarla per le braccia per evitare che aprisse lo sportello della carrozza e si gettasse tra la folla. Cristiano sapeva che tutta la preoccupazione di Elisa era dovuta a quell’uomo e cominciava a non sopportare più la sua invisibile presenza.
«Elisa calmati!» disse con fermezza, ma lei non lo sentì nemmeno e con tutte le sue forze cercò invano di uscire.
«Lasciami!» gridò.
«Cosa stai cercando di fare! Non puoi scendere così dalla carrozza!»
«Era Fabrizio, era Fabrizio!» Sembrava impazzita, nessuno l’aveva mai vista sragionare in quel modo.
«Fabrizio è morto!» Sbraitò Cristiano facendo sussultare sia Elisa che Agnese. Le parole arrivarono così taglienti che la donna, mortificata come mai prima d’ora, distolse lo sguardo e cercò di trattenere una lacrima. L’aveva visto, non era immaginazione, ne era sicura. Fabrizio era morto, aveva ragione, lei lo aveva visto emettere il suo ultimo respiro tra le sue braccia che a stento riuscivano a sorreggerlo, ma allora come poteva averlo visto.
Anche una volta tornai al castello non poté fare a meno di riflettere seppure la giornata stesse proseguendo normalmente: la mattina seguente Cristiano sarebbe partito per Napoli per concludere un affare perciò non avrebbe fatto ritorno a Rivombrosa prima di una settimana. Era forse la giusta occasione per tornare in paese e cercare di fare chiarezza.
 
Quel 26 dicembre era gelido come non mai, i due sposi si svegliarono presto per terminare gli ultimi preparativi e al momento della partenza si salutarono con un abbraccio distaccato. Appena la carrozza partì Elisa si sentì come sollevata.
Rientrò decisa ad abbandonare, almeno per quel giorno, i suoi doveri al castello. Così, indossò un vecchio abito, legò i lunghi capelli e uscì. Nonostante il freddo, il sole risplendeva ed Elisa si sentì subito di buon umore; mentre camminava diretta al mercato si accorse che non era così tranquilla da molto tempo.
Prese a girare senza meta tra i banchi credendo di incontrare sua madre o sua sorella, ma non fu così e uscendo, un po’ delusa, iniziò a passeggiare per le strade di Rivombrosa, un tempo tanto familiari. Era serena, calma, tutti i pensieri che l’avevano tormentata il giorno precedente parevano scomparsi, ma appena fu certa di essere al sicuro lo sentì di nuovo.
Elisa...
Era così insistente, ma non poteva assecondarlo, non era prudente dar retta a voci presenti solo nella sua testa. Elisa era una donna forte e risoluta, perciò ignorò completamente i suoi pensieri.
Decise di ritornare al castello, ma sulla strada del ritorno riconobbe il sentiero che portava al vecchio rifugio dove, anni prima, lei e Fabrizio erano abituati a nascondersi nei loro momenti di intimità. Non era mai più tornata dopo la sua morte e non era affatto propensa a farlo, ma le sue gambe la guidarono inspiegabilmente verso il capanno. Pensò che, in fondo, non ci fosse nulla di male a tornare sui suoi passi e così dopo qualche minuto giunse  destinazione: non ricordava fosse così ben celato quel luogo.
Avvicinandosi e osservandolo lo trovò esattamente come lo ricordava e sfiorando la porta sentì il legno ruvido sotto le dita: per un attimo desiderò che il rifugio non fosse chiuso per poter entrare e respirare un po’ di vecchi ricordi. Senza alcuna speranza abbassò la maniglia della porta e sorprendentemente si aprì senza alcuno sforzo; credeva di averla chiusa l’ultima volta che vi si erano recati, ne era più che certa, ma non se ne curò. Entrò e respirò a pieni polmoni l’atmosfera e chiudendo gli occhi le tornarono in mente tutti quei ricordi che aveva cercato di rimuovere.
«Non ti aspettavo...» una voce riportò Elisa alla realtà, una voce reale, incredibilmente vicina che la fece rabbrividire. Aprendo gli occhi pensò, ancora una volta, che non fosse possibile, ma voltandosi di scatto lo vide davanti a lei e istintivamente dovette portare una mano alla bocca per impedirsi di urlare. L’unica persona che non avrebbe mai sperato di vedere era lì, in carne ed ossa, con il viso rilassato e sorridente proprio come lei lo ricordava.
«Fabrizio» Sussurrò con un filo di voce.
Lui fece un passo verso Elisa, ma lei, ancora indecisa se considerarlo un miraggio o la realtà, indietreggiò.
«Hai paura di me?» chiese lui leggermente ironico, ma lei, per quanto volesse parlare, non ci riuscì, le parole le si fermarono in gola. Limitandosi ad osservare i movimenti di quell’uomo cercava di reagire.
«Elisa?» Sentendo di nuovo il suo nome, pronunciato, questa volta, da qualcuno di reale, non riuscì a fermare le lacrime e si accasciò a terra. A quel punto Fabrizio riuscì ad avvicinarsi, vedendola tremare leggermente le cinse le spalle con un braccio e l’aiutò a sedersi, ma non voleva parlare per evitare di sconvolgerla ulteriormente.
«E’ la mia mente che si sta prendendo gioco di me? Sei un fantasma?» chiese lei una volta riacquistata la calma.
«No, sono io...» rispose.
«Ma tu eri morto! Io... ti ho visto! Non sentivo il tuo respiro...» Elisa cercava di essere forte nel ricordare quel giorno, ma la voce appena tremante la tradì.
«Dovevo essere morto. Per un attimo l’ho temuto, ma avevo solamente perso conoscenza. Ero vivo... il dottor Ceppi se n’è accorto e mi ha curato, è stato davvero abile: quando mi ha estratto il proiettile non ho sentito nulla. Ho sofferto solamente durante la convalescenza, ma, grazie a Dio, sono guarito più in fretta di quanto ci potessimo aspettare»
Mentre Fabrizio raccontava, il timore e lo sconvolgimento di Elisa si erano trasformati in rabbia, una rabbia piena di affetto e di domande.
«Tu eri vivo e non me l’hai detto!» era furiosa e, a poco a poco, il dolore accumulato in quegli anni emerse.
«Cosa pensavi di fare!?» urlò lei.
«Dovevo farlo!»
«Mi hai abbandonata! Con una figlia, tua figlia! Io ti credevo morto e tu, tu sei scappato! Non puoi immaginare quanto io abbia sofferto...» ma sentendosi così attaccato, Fabrizio la interruppe.
«E pensi che sia stato facile lasciare te e Agnese?! Se avessi avuto scelta credi che sarei rimasto nascosto per tutto questo tempo?! Se fosse dipeso da me sarei tornato immediatamente, ma non potevo!»
«Perché...» chiese Elisa rassegnata e incapace di ribattere.
«Lucrezia non ti avrebbe dato pace con me al tuo fianco. Come tu ben sai il castello di Rivombrosa era pieno di debiti e se avessi agito insieme a te ora non ci sarebbe nulla di risolto: tu dovevi procedere secondo le tue possibilità, io secondo le mie ed era di fondamentale importanza che tutti voi mi consideraste morto!» Fabrizio concluse, ma Elisa non era soddisfatta.
«Ho passato due anni a cercare di saldare i debiti, ma sono circa cinque anni che non ho tue notizie. Perché non sei tornato appena tutto era risolto?»
«Temevo che Lucrezia tornasse in qualche modo e poi...» il conte si interruppe.
«E poi cosa?» chiese lei pur sapendo a cosa era dovuta quell’esitazione.
«Ti dovevi sposare, ho ritenuto corretto farmi da parte... per sempre» Quindi, inizialmente, era quello il piano: sparire. Se Elisa quel giorno non avesse ascoltato l’istinto, probabilmente non avrebbe mai più rivisto Fabrizio. La rabbia crebbe ancora di più.
«Sei felice con lui?» chiese il conte.
«Fabrizio Ristori sei uno stupido! Per anni mi sono sentita colpevole perché stavo con un uomo che non fossi tu, sentivo che era come se stessi cercando di rimpiazzarti, come se ti stessi tradendo e, allo stesso tempo, mi sentivo colpevole nei suoi confronti perché sapevo che non l’avrei mai amato come ho sempre amato te! Mi chiedi se sono felice con Cristiano dopo tutto quello che è successo?! Sì, ero felice con lui, è un buon padre per Agnese, ma non è suo padre e io non sono mai riuscita a farmene una ragione!»
Fabrizio la guardava e più lei attaccava più si sentiva un vigliacco, oltre che un idiota. Il timore per Lucrezia non bastava a giustificare la paura di affrontare Cristiano. Aveva davvero creduto che Elisa avesse superato la sua presunta morte e che lei, in fondo, preferisse vivere una vita tranquilla con quell’uomo.
In quel momento capì che era davvero arrivato troppo tardi, aveva perso Elisa e non se lo poteva perdonare, ma era quella la realtà dei fatti; ogni pensiero sarebbe apparso terribilmente sbagliato se l’avesse detto ad alta voce.
La ragazza, d’altro canto, era in attesa di una qualsiasi smentita: aveva il diritto di essere arrabbiata, ma il solo fatto che Fabrizio fosse vivo, nonostante tutto, la rincuorava. Il muro di silenzio che si era frapposto tra i due nascondeva l’imbarazzo della situazione, la lunga lontananza faceva apparire quel casuale incontro come un loro primo incontro.
«Ancora non riesco a credere che tu sia vivo»
«Forse avresti preferito non saperlo...» disse rassegnato, ma non era affatto così.
Trascorsero alcune ore nel rifugio a ricordare i vecchi tempi e a raccontarsi tutto ciò che era successo in quei cinque anni: Fabrizio le spiegò come, indirettamente, l’aveva aiutata con i debiti ed Elisa gli parlò della vita al castello e della piccola Agnese. Il conte sentendo nominare quella che di fatto era sua figlia s’illuminò e subito desiderò vederla, era così piccola quando se n’era andato.
Quando il sole iniziò a tramontare e fu il momento di tornare al castello i due si salutarono provando un po’ d’imbarazzo. Fabrizio fece promettere ad Elisa di non dire nulla, nemmeno ad Anna, della sua presenza a Rivombrosa e lei, seppur perplessa, acconsentì e uscì.
Appena oltre la porta lui sentì una strana inquietudine, come se lei gli stesse sfuggendo per sempre, allora corse fuori.
«Promettimi che tornerai domani!» urlò d’un fiato facendola voltare.
«Non lo so... forse! Non lo so. Arrivederci Fabrizio» in quel momento non seppe cosa fare: entrambi sapevano cosa volevano, ma sapevano anche che era complicato. Lui dovette resistere all’impulso di correrle incontro e fermarla, mentre lei dovette sforzarsi di andare via senza voltarsi.
Sulla strada per il castello Elisa iniziò a pensare, non aveva mai avuto così tanti dubbi; cercava di ragionare lucidamente, nessuno con un po’ di buon senso avrebbe lasciato correre una cosa del genere, ma mentre rifletteva, in cuor suo sapeva di averlo già perdonato. Si accorse di non aver mai smesso di amarlo e improvvisamente il suo matrimonio passò in secondo piano. Ma ecco che un’idea terribile la fece trasalire, temeva persino di dirla ad alta voce per paura che suonasse ragionevole: prima di essere sposata con Cristiano lei era ufficialmente moglie di Fabrizio e ora che sapeva essere vivo cosa sarebbe successo. Le seconde nozze non erano valide, o forse sì, non riuscì a trovare una spiegazione accettabile. Tuttavia non avrebbe potuto tornare da un uomo che tutti credevano morto e lasciarne un altro da un momento all’altro; senza contare che nessuno avrebbe dovuto sapere che il conte Ristori era, in realtà, vivo: se lei se ne fosse andata qualcuno si sarebbe posto delle domande. Elisa dovette prendere la più difficile delle decisioni, ma consapevolmente fece la sua scelta: non avrebbe mai più rivisto Fabrizio.
 
Il mattino seguente Elisa si svegliò reduce da una notte travagliata, quello che era successo non le aveva dato un secondo di pace e si ritrovò con ancora più dubbi di quanti ne volesse. Aver incontrato Fabrizio era un fatto tanto sorprendente quanto problematico soprattutto perché doveva rimanere un segreto e quello era davvero troppo grande.
Scese nella sala per fare colazione sperando di non incontrare nessuno, in momenti simili l’unica cosa che voleva era rimanere sola con i suoi pensieri: da quanto Cristiano era partito il castello era diventato silenzioso o, più probabilmente, lo era lei. Decise che la cosa migliore da fare fosse distrarsi così, appena fu pronta, uscì per una passeggiata nei giardini, ma per quanto tentasse di non pensare a Fabrizio, l’idea che fosse vivo continuava a tornare.
Rientrò e, determinata a non prestare attenzione ai suoi pensieri, aprì un libro scelto a caso nella grande biblioteca e cominciò a leggere, ma presto si accorse che nemmeno la lettura poteva distrarla. Negli ultimi dieci minuti aveva scorso la stessa frase almeno una dozzina di volte perciò chiuse il volume e lo ripose sullo scaffale. Stava perdendo le speranze, l’unico modo per vincere i pensieri era affrontarli, sapeva che non ci sarebbe stata altra soluzione. Doveva andare da Fabrizio e dirgli addio: questa volta sarebbe stato per sempre.
Man mano che si avvicinava al capanno le gambe si facevano più pesanti, non era del tutto sicura di fare la cosa giusta, ma andava fatta, non poteva mandare a rotoli la sua vita, quella di sua figlia e di suo marito, ma soprattutto non voleva creare problemi a Fabrizio: il bene di quell’uomo, per quanto non lo volesse ammettere, era più importante.
Aprì la porta del rifugio lentamente, ancora indecisa sul da farsi. Il conte Ristori era comodamente sdraiato su una poltrona con la mente assorta, ma appena sentì il cigolio del legno si voltò e la vide, in piedi, davanti a lui con un’espressione confusa. Ogni dubbio di quell’uomo, ogni singola incertezza scomparvero all’improvviso insieme alla razionalità. Fabrizio si lasciò trascinare dall’impulso e solo in quel momento seppe esattamente cosa fare: alzandosi di scatto camminò a passi spediti verso di lei con una fierezza che non lasciava possibilità di obiezione, nel suo sguardo c’era decisione, c’era determinazione e con un impeto tale da intimidire la persona più risoluta attirò a sé Elisa e senza nemmeno preoccuparsi di richiudere la porta del capanno la baciò come se fosse la prima volta. Il desiderio e la tenerezza di quel bacio bastarono ad offuscare i pensieri e in un attimo il passato piombò nelle loro vite per la seconda volta. Entrambi cedettero alla foga di quella situazione e si lasciarono andare l’uno all’altra, tra loro non c’era mai stato tanto trasporto, forse per la lontananza o forse per la paura di perdersi.   
Una volta esaurito il fervore del momento nessuno osava parlare, Elisa, persa nei suoi pensieri, cercava di dare un senso a ciò che si era appena concluso, Fabrizio si era alzato per rivestirsi e anche lui era rimasto in silenzio. In piedi di fianco alla sedia osservava la schiena di lei e solo in quel momento si rese conto della gravità delle sue azioni. Non era il tradimento, il fatto di non averle dato scelta, no: quello che non si perdonava era il comportamento vile, l’assurdità di scappare per poi tornare e coinvolgerla in azioni che probabilmente nemmeno lei avrebbe superato facilmente.
«Dimmi cos’è successo» fece Elisa stringendosi nella coperta che aveva addosso. Fabrizio esitò, sapeva il vero significato di quella richiesta, quello che non sapeva era come l’avrebbe affrontata. Si sedette accanto a lei e appoggiò i gomiti sul pavimento di legno, la osservò per un breve istante per assicurarsi che non stesse piangendo ed infine emise un sospiro.
«Non avrei dovuto nemmeno osare sfiorarti» ammise, ma a quelle parole Elisa si girò di scatto e lo guardò dubbiosa.
«Non so cosa credevo di fare, è solo colpa mia...» ma non riuscì neanche a finire la frase che la ragazza, accostatasi a lui lentamente, lo baciò cercando di farlo avvicinare ancora.
«Ora è anche colpa mia» sussurrò al suo orecchio e Fabrizio a quelle parole la strinse a sé. Rimasero così parecchie ore, finché non fu tempo per Elisa di rientrare al castello.
«Cosa faremo ora?» chiese Fabrizio con un po’ di preoccupazione.
«Devo riflettere...» il conte annuì a quella risposta e la lasciò andare.
La faccenda si sarebbe risolta prima del ritorno di Cristiano, per quel momento Elisa avrebbe saputo cosa fare, in fondo la decisione spettava solo a lei. Aveva deciso di dire addio a Fabrizio e aveva fallito, doveva pur significare qualcosa. Non era pronta a farlo, non era pronta a lasciarsi alle spalle il suo passato e ora che aveva permesso succedesse quello che era successo, l’idea di rinunciare a tutto, di rinunciare alla felicità, perché il conte Ristori era la sua felicità, era un’idea assurda. Vivere una vita semplice accanto a Cristiano era una prospettiva accettabile, ma non dopo aver scoperto che la parte migliore della sua esistenza c’era ancora.
Quella notte Elisa dormì sonni tranquilli, temeva che i sensi di colpa l’avrebbero divorata, ma non accadde nulla. Si rendeva conto di ciò che aveva fatto, era imperdonabile, era un tradimento, ma paradossalmente aveva sentito maggiormente la coscienza sporca il giorno del suo secondo matrimonio. Per una specie di sesto senso, aveva intuito che le nozze con Cristiano non erano una buona idea, non dopo così poco tempo dalla scomparsa di Fabrizio, ma, non si sa perché, aveva messo a tacere questa voce interiore e ora ne subiva le conseguenze. Doveva scegliere: uno dei due uomini avrebbe sofferto, ma Elisa, egoisticamente, pensò che se avesse optato per la via più semplice avrebbe sofferto lei stessa.
 
Il giorno seguente raggiunse Fabrizio, ma non volle informarlo della scelta che in cuor suo aveva già fatto. Decise di concedersi un po’ di tempo per valutare le opzioni, anche se in realtà non c’era nulla da valutare, piuttosto avrebbe dovuto trovare al più presto un modo per parlare a Cristiano e per tenere tutta quella faccenda fuori dalla vita del castello e ancora peggio di Rivombrosa. 
Quando erano insieme, Elisa e Fabrizio, cercavano di evitare ogni discorso troppo difficile da affrontare: lei cercava di non dar peso alle domande che si aggiravano nello sguardo di lui e lui, sapendo quanto fosse dura scegliere, cercava di mostrarsi tranquillo. Per quel momento l’unica cosa che davvero volevano era passare la maggior parte di tempo possibile assieme a costo di correre il rischio che qualcuno li vedesse.
Ogni giorno era la stessa storia, Elisa si svegliava presto, si preparava e sgattaiolava via dal castello cercando di non dare nell’occhio. Tuttavia una mattina, non fu abbastanza discreta.
«Elisa?» esclamò Anna incerta di aver visto la ragazza.
“Accidenti...” Pensò Elisa rallentando la corsa e sperando di aver sentito male.
«Elisa! Perché corri così?» Le urlò Anna facendola arrestare definitivamente.
«Sto solo uscendo... A prendere una boccata d’aria...» Disse nel panico sfoggiando un sorriso di circostanza. La cognata la guardò con circospezione, non aveva mai sentito una bugia provenire da lei e si chiese il motivo di tutta questa riservatezza.
«Capisco... Buona passeggiata allora»
«Grazie, a dopo» Rispose Elisa riprendendo a camminare velocemente mentre Anna andava via. Tuttavia la sorella di Fabrizio non era una stupida e aveva intuito che qualcosa stava accadendo proprio in quel momento.
“Non vorrei che stesse correndo da un altro uomo” pensò.
«Elisa!» la chiamò per avere una smentita.
“No, non può essere, Elisa non lo farebbe mai”
«No, nulla cara! Non prendere troppo freddo!» si raccomandò Anna e la ragazza la salutò con un cenno della mano scappando via.
Elisa raggiunse il conte con il cuore in gola, sperava che Anna non l’avesse seguita, che non avesse sospetti e che, se anche ne avesse, l’avrebbero condotta lontana dal fratello. Gli raccontò dell’accaduto, ma Fabrizio non sembrava minimamente scosso, era sempre stato così: d’animo tranquillo, lei lo aveva sempre invidiato.
«Ti stai preoccupando per Anna, ma non ti curi minimamente del fatto che con ogni probabilità Cristiano oggi sarà qui?» Le fece notare.
Se n’era completamente dimenticata, aveva perso la cognizione del tempo e aveva smesso di contare i giorni. Cristiano sarebbe sicuramente arrivato da un momento all’altro e lei era lì.
«Devo andare!» Esclamò agitata come non mai.
«No!» Fece lui risoluto sconvolgendola ancora di più.
«No non te ne andrai, non prima di avermi detto quali siano le tue intenzioni!»
Ecco che era arrivato il momento che Elisa temeva: lei voleva aspettare ancora, non si sentiva pronta e non avrebbe detto una parola, ma lui no, voleva sapere. Fabrizio la osservava con uno sguardo severo e allo stesso tempo esasperato, ora che Cristiano stava tornando sentiva il bisogno di conoscere i desideri della ragazza. Si avvicinò a lei e tirò verso di sé la porta che aveva aperto appena.
«Fammi tornare Fabrizio!» ordinò accigliata.
«Potrai tornare, ma solo dopo avermi spiegato cosa pensi di fare»
Il suo tono non ammetteva repliche, era una situazione che aveva già sperimentato, ma lei doveva tornare assolutamente, non aveva tempo di discutere.
«Ora non posso, devo andare! Non costringermi a dire cose di cui potrei pentirmi, non siamo al castello e non puoi rinchiudermi in una stanza o prigione che sia! Perciò Fabrizio, se vuoi che io ritorni, ora devi togliere la mano dalla maniglia della porta e lasciarmi uscire di qui!» Nemmeno le parole di Elisa ammettevano repliche così il conte Ristori, temendo che lei facesse sul serio, aprì la porta.
Corse il più velocemente possibile rischiando più volte di cadere, ma non poteva dare motivo a Cristiano di sospettare di lei, doveva parlarci: era l’unico modo per limitare i danni. Appena raggiunto l’ingresso vide in lontananza una carrozza familiare e dentro di sé ringraziò il cielo di essere riuscita ad arrivare prima.
Cristiano aprì lo sportello e mentre cercava di uscire senza far cadere i pacchi che aveva in mano vide Elisa, appoggiò i bagagli a terra e le andò incontro felice come non mai, ma quando cercò di baciarla, con una rapida e discreta mossa lei si liberò dalla stretta del marito lasciandolo perplesso.
Quella sera dopo cena i due giovani si ritirarono presto nelle loro stanze perciò Elisa si decise a parlare e cominciò a sperare in una buona reazione di Cristiano.
«Cristiano, possiamo parlare?»
«Certo, dimmi pure. C’è qualcosa che non va?» chiese cortesemente. La ragazza non riuscì a guardarlo in faccia ed esitò un attimo prima di iniziare il discorso.
«Devi promettere che cercherai di capirmi, è successo tutto così in fretta... Io stessa sono ancora sconcertata, ma ho fatto una cosa che forse, anzi, sicuramente, riterrai imperdonabile» fermò un attimo il discorso per sentire una qualsiasi reazione, ma voltandosi, vide che suo marito era crollato in un sonno profondo e non ebbe il coraggio di svegliarlo. Si coricò di fianco a lui, pensando di riprendere il discorso il giorno seguente.   
L’indomani a colazione entrambi avevano un’aria più riposata. Nella notte Elisa aveva ripensato al discorso che avrebbe dovuto fare e al suo risveglio, sperò con tutta se stessa che Cristiano si fosse dimenticato anche se aveva tutte le intenzioni di tornare sull’argomento.
«Il viaggio di ieri mi ha spossato, ma ne è valsa la pena!» iniziò lui.
«Cristiano io ti volevo parlare» disse cupa.
«Lo so, a proposito scusami, ma ieri sera ero davvero stanco! In ogni caso prima che tu mi dica qualsiasi cosa devo metterti al corrente della grande novità! In effetti era una sorpresa, ma ho deciso di non aspettare»
«E’ davvero importante quello che ti devo dire...» fece lei preoccupata.
«Di sicuro può aspettare»
«Ma io...»
«Presto ci trasferiremo in un castello vicino a Napoli» esordì Cristiano interrompendola. Elisa sgranò gli occhi, non ci poteva credere, era la notizia peggiore che in quel momento le potesse dare: trasferirsi a Napoli non era nei piani, a maggior ragione sapendo che Fabrizio era vivo e aspettava delle risposte.
«Vedo che sei sorpresa! Bene era esattamente questa la mia intenzione, lasciarti senza parole! L’ho fatto perché credo che andare via da questo posto ti farà bene, non voglio che quello che è accaduto a Natale si ripeta. Oh perdonami, cosa volevi dirmi di così urgente?»
Elisa che lo stava ancora fissando con aria sconcertata, vide tutti i suoi progetti sfumare nel giro di una manciata di secondi.
«Napoli... Quando?» Fu tutto ciò che riuscì a dire.
«Speravo me lo chiedessi! Partiremo per metà febbraio» fece lui con aria raggiante e provocando una fitta allo stomaco di Elisa. Metà febbraio era tutto il tempo che le era concesso per stare con Fabrizio? No non poteva permetterlo, doveva trovare una soluzione e la soluzione non contemplava più il fatto di rivelargli tutto.
«Perdonami, ora devo proprio uscire...» disse mentre iniziava a sentirsi mancare la terra sotto i piedi.
«Dove devi andare?» chiese Cristiano e in quel momento le venne in mente un’idea geniale.
«Al mercato. Mentre tu eri via mi ci sono recata spesso, ho preso quest’abitudine. Spero non ti dispiaccia perché non intendo abbandonarla» fece lei tentando di rimanere calma.
«No, certo che no. Vai pure se ti fa piacere»
Elisa uscì dalla sala senza nemmeno salutare e una volta fuori dal castello iniziò a correre come se dovesse scappare da qualcosa di pericoloso e terribile: il suo futuro.
Arrivò al capanno, era senza fiato, le gambe le tremavano per il nervoso, ma trovò la forza per bussare. Fabrizio aprì decisamente sorpreso di vederla lì, ma non fece in tempo a parlare che la ragazza gli si gettò al collo e lo baciò come se quello fosse stato l’ultimo bacio che gli avrebbe dato. Non ci fu mai tanta passione tra loro come quel mattino. Dopo poco tempo si ritrovarono sdraiati sul pavimento del capanno aspettando che uno dei due iniziasse a parlare.
«Perché mi sembrava un addio?» chiese improvvisamente Fabrizio. Elisa iniziò a piangere in silenzio, solo allora aveva realizzato ciò che stava per accadere.
«Ho tentato di parlargli, te lo giuro ho tentato, ma lui non mi ha lasciato spiegare, ha iniziato a parlare di sorprese, di novità... e poi ha nominato Napoli e io non ce l’ho fatta! Fabrizio, non ce l’ho fatta!»
Continuava a singhiozzare e a dire cose senza alcun senso per Fabrizio il quale cercava in tutti i modi di venire a capo di quel discorso.
«Calmati! Non riesco a capire se fai così, mi devi spiegare cos’è successo» il suo tono rasentava l’esasperazione. Elisa a quel punto lo guardò e cercò di farsi forza.
«Ha deciso che ci trasferiremo... vicino a Napoli»
«E’ uno scherzo, dimmi che lo è...» avrebbe voluto con tutta se stessa dirgli che non era non era vero, ma la realtà era un’altra. Elisa scosse la testa.
«Quando?» Chiese lui senza fiato.
«Metà febbraio»
«Metà febbraio?!» urlò. Fabrizio ci pensò alcuni secondi, aveva appena avuto l’opportunità di stare di nuovo con lei e ora gli sfuggiva di mano per la seconda volta. Non l’avrebbe permesso.
«Non ti lascerò andare via, troveremo il modo, ma non ti lascerò andare via» la rassicurò e lei annuì poco convinta: ormai tutto le sembrava compiuto.
 
Elisa continuava ad andare da Fabrizio sotto lo sguardo ingenuo del marito e quello preoccupato di Anna la quale non aveva il coraggio di chiedere spiegazioni. Da quando Cristiano le aveva dato la notizia del trasferimento le giornate avevano preso ad accavallarsi l’una all’altra diventando sempre più monotone, ma nonostante la monotonia il tempo era sorprendentemente accelerato e ben presto arrivò l’inizio di febbraio.
Elisa stava tranquillamente leggendo in biblioteca, quel giorno non sarebbe andata da Fabrizio: ogni tanto lo faceva giusto per non destare troppi sospetti. Improvvisamente qualcosa la fece sobbalzare, fu più di una sensazione, qualcosa di più forte. Non fece in tempo ad alzarsi in piedi che si ritrovò sul pavimento in preda ai conati e ai sudori freddi. Dopo qualche minuto si riprese, ma era pallida e tremava appena. Per un attimo pensò di chiamare il dottor Ceppi ma alla fine decise che era solamente un calo di pressione e lasciò perdere. Intanto nella stanza era entrata Anna che vedendola in quello stato non poté far altro che allarmarsi.
«Elisa! Cos’è successo?» le chiese, ma la ragazza non riuscì nemmeno a rispondere che un secondo conato la costrinse rimettere. Prontamente la cognata le tolse i capelli dal volto e una volta che si fu calmata l’aiutò ad alzarsi.
«Devo portarti da Antonio, ti visiterà» disse intimorita.
Il dottor Ceppi ascoltò il resoconto della moglie e cominciò a visitare la ragazza che era ancora debole. Dopo qualche osservazione alzò lo sguardo verso le due donne sorridendo.
«Congratulazioni Elisa!» Esclamò, ma il suono di quelle parole fu il peggiore che potesse sentire: era incinta e l’unica persona che poteva essere il padre di suo figlio era Fabrizio, non c’erano dubbi. Senza neanche accorgersene era scoppiata a piangere.
«Sono lacrime di gioia, cara?» Chiese Anna, ma Elisa senza aver sentito la domanda continuava a scuotere la testa incredula e profondamente turbata. In quel momento Antonio capì che qualcosa non era andata per il verso giusto e probabilmente intuiva anche che cosa, per questo motivo invitò la moglie ad andare a prendere dell’acqua per la ragazza. Appena Anna uscì dalla stanza Ceppi rivolse la sua attenzione ad Elisa.
«Hai combinato un bel guaio eh?» chiese con fare paterno facendole alzare lo sguardo nella sua direzione.
«E’ più complicato di quanto pensi...»
«Ma io credo di sapere più cose di quanto pensi tu» ammise con grande sorpresa di lei che non riuscì ad emettere un suono.
«Fabrizio» la sentenza di Antonio fu come uno schiaffo improvviso, Elisa sapeva che aveva aiutato Fabrizio a guarire, ma come aveva potuto collegarlo a lei non se lo spiegava. 
«Fabrizio è morto anni fa» disse la cosa più ovvia, ma l’espressione di lui era scettica.
«Elisa, te l’ho detto io so molte cose» disse sorridendo. Elisa scosse la testa, forse era arrivato il momento di confidarsi.
«E’ di Fabrizio il bambino...» ammise.
«Lo so»
«Come facevi ad esserne così sicuro?» chiese quasi in tono di sfida. Lui la guardò con aria di rimprovero come quando i bambini vogliono sapere troppo.
«Anna. Tempo fa è venuta da me preoccupata come non mai perché ti aveva vista correre via dal castello, allora ho subito pensato che l’unico motivo per cui ti potessi precipitare così velocemente lontano da qui era Fabrizio. Ora la gravidanza e il fatto che tu sia disperata hanno solamente dato una conferma ai miei sospetti» Ceppi sorrise ed Elisa si sentì per la prima volta colpevole.
«Non lo dirai ad Anna...» disse lei cercando disperatamente un segno di collaborazione.
«Certo che non glielo dirò» La ragazza emise un sospiro.
«Non ti devi preoccupare» la rincuorò.
«Come posso non essere preoccupata? Tra un paio di settimane ci trasferiremo a Napoli! Quando scoprirà che questo bambino non è suo, perché lo scoprirà, che fine farò io?» urlò spaventata facendo trasalire il dottor Ceppi che evidentemente non era a conoscenza di tutto. Ci pensò un attimo.
«C’è un modo per non farti partire!» Elisa non aspettava altro, non voleva partire, ora meno che mai.
«Devi dire a Cristiano che sei incinta» La ragazza impallidì di nuovo, questa volta a causa di quell’affermazione.
«Non posso dirlo a Cristiano, si accorgerebbe subito che il bambino non è suo» Antonio annuì.
«Bene, lascia stare la gravidanza per ora, anche se prima o poi dovrai fare qualcosa. Ad ogni modo gli diremo che hai un’intossicazione e che un viaggio fino a Napoli potrebbe aggravare le tue condizioni. In effetti non è del tutto una bugia, nelle tue condizioni è meglio evitare che tu ti stanchi inutilmente»
Sembrava davvero un ottimo piano, almeno non ci sarebbe stato nessun trasferimento, ma rimaneva il problema che presto Cristiano si sarebbe accorto della gravidanza di Elisa, non era così facile da nascondere. Doveva rimediare a quell’inconveniente il prima possibile e doveva informare Fabrizio, dopotutto il figlio era suo.
Quella sera tentò di concedersi a suo maritò, ma solo il pensiero la faceva inorridire e non riuscì a risolvere nulla. Si addormentò quasi subito stanca e demoralizzata.
 
Nei giorni seguenti le nausee divennero più insistenti e frequenti e nemmeno Cristiano poté fare a meno di notarlo. Preoccupato portò la moglie a farsi visitare e questa volta il responso fu: intossicazione. Elisa non si sarebbe potuta spostare dal castello per un po’ di tempo; il dottor Ceppi le aveva salvato la vita.
Tornò da sola nella sua stanza nonostante Cristiano si fosse offerto più volte di accompagnarla, doveva riflettere su come dare la notizia a Fabrizio e la presenza del marito l’avrebbe distratta. La sua gravidanza stava diventando una questione troppo delicata e lasciare il padre del bambino allo scuro di tutto era ingiusto e crudele.
La mattina dopo si sentì decisamente meglio del solito: prese coraggio e, dopo essersi preparata, uscì dal castello, ma appena varcò la soglia la voce di Cristiano, che cominciava a esserle terribilmente odiosa, attirò la sua attenzione. Lui non voleva che uscisse, faceva troppo freddo secondo il suo parere, ma Elisa era decisa ad andare da Fabrizio a dargli la notizia e nessuno gliel’avrebbe impedito. Dopo una breve discussione nella quale ebbe la meglio, si diresse verso il paese per poi deviare il suo percorso verso il capanno.
Quando si trovò di fronte alla porta esitò prima di entrare, non aveva idea di quale sarebbe stata la reazione e, per un secondo, pensò di andare via; le tremavano le gambe e sentiva che sarebbe potuta crollare da un momento all’altro, ma dopo un lungo respiro bussò.
«Dobbiamo parlare» esclamò lei seria senza nemmeno salutare. Entrò e si appoggiò alla parete un po’ affaticata.
«Non sei più venuta, pensavo fossi partita senza neanche salutarmi» ammise tirando un sospiro di sollievo.
«C’è stato un contrattempo... Non parto più» a quelle parole l’espressione di Fabrizio passò in meno di una frazione di secondo da sollevata a turbata.
«Cos’è successo, dimmi! Ha scoperto che vieni qui! Stai bene? Ti ha fatto qualcosa?» sul volto di Elisa si dipinse un sorriso amaro e scosse la testa.
«Stiamo bene» disse guardandolo dritto negli occhi.
«“Stiamo”?» chiese perplesso. Lei abbassò la testa verso la pancia per poi tornare ad osservare l’uomo che aveva di fronte.
Fabrizio le si avvicinò titubante e delicatamente posò le mani tremanti sul suo ventre senza mai distogliere lo sguardo. A quel contatto Elisa ebbe un fremito, come se tutto ciò che stava succedendo fosse diventato vero in quel momento. Inspiegabilmente fu una sensazione fantastica.
«Sei incinta» sussurrò mentre cercava di trattenere le lacrime. Fabrizio sapeva che quella situazione sarebbe diventata davvero problematica, ma la notizia l’aveva reso troppo felice per riuscire a dar retta alle complicazioni. Istintivamente abbracciò Elisa facendo attenzione ad essere opportunamente delicato, poi la fece sedere e ascoltò mentre raccontava per filo e per segno cosa fosse successo.
Elisa non sarebbe partita, era incinta e il figlio che portava in grembo era suo: non poteva esserci nulla di più straordinario e rischioso allo stesso tempo, ma Fabrizio era raggiante e si sentiva l’uomo più fortunato della terra. Avrebbe risolto la situazione, Cristiano doveva uscire dalla vita di Elisa, non gli importava come, ma doveva farlo al più presto: era giunta l’ora di tornare davvero a Rivombrosa e riprendere ciò che gli apparteneva di diritto.
«Tornerò al castello» dichiarò.
«Non puoi tornare al castello, tutti ti credono morto» lo contraddisse Elisa preoccupata.
«Ho deciso di riprendere ciò che è mio» disse stringendosi nelle spalle.
«Se ti presenterai al castello sono sicura che capiterà qualcosa di terribile! Cristiano voleva che ci trasferissimo a Napoli proprio perché io ti potessi dimenticare! Come credi reagirà vedendoti in carne ed ossa?» chiese in tono esasperato.
«Non mi interessa come può o non può reagire! Lo ucciderei se fosse necessario!» urlò.
«Non lo ucciderai! Ricordati che ha cresciuto tua figlia mentre tu ti fingevi morto!» mentre le parole uscivano, Elisa si rese conto che la conversazione stava prendendo una brutta direzione.
«Ad ogni modo, hai ragione, non puoi rimanere qui per sempre...» concluse arrendendosi.
«Domani, ho deciso» stabilì risoluto ed Elisa non poté ribattere.
Quella sera stessa, al castello, la ragazza cercò di capire quanto fosse forte l’avversione di Cristiano verso Fabrizio in modo da sapere cosa aspettarsi da un loro incontro.
«Se Fabrizio fosse vivo... cosa faresti?» esordì timidamente Elisa.
«Perché questa domanda?»
«Rispondi e basta» protestò. Cristiano era perplesso e allo stesso tempo irritato: il fantasma di Fabrizio non li voleva lasciare in pace e, cosa peggiore, in quel momento non potevano nemmeno lasciare Rivombrosa a causa del “malessere” di Elisa.
«Fabrizio è morto, Elisa. Morto! Cerca di mettertelo in testa perché ora comincio a perdere la pazienza!» Gridò l’uomo ormai vicino all’esasperazione.
«Sono stufo di sentirlo nominare in continuazione... se lo incontrassi lo ucciderei a mani nude, ma qualcuno ha già provveduto!»
Erano parole orribili, eppure Cristiano era sempre stato comprensivo. Elisa era terrorizzata: sentire che entrambi gli uomini si sarebbero affrontati era ciò che più temeva e sapere che lei era la causa non migliorava la situazione. Nessuno sarebbe sceso a compromessi, o tutto o niente anche se probabilmente avrebbe significato morire. Entrambi testardi, entrambi abili ed entrambi decisi ad ottenere ciò che volevano con ogni mezzo se fosse stato necessario. La ragazza doveva avvertire Fabrizio perché, se l’indomani fosse arrivato al castello, sarebbe stato Cristiano ad avere la meglio, l’avrebbe ucciso poiché aveva un motivo in più che lo spingesse a battersi: l’odio verso qualcuno che aveva osato rubare ciò che era suo.
«Vado a fare una passeggiata, ho bisogno d’aria... con permesso» Elisa uscì a passi lenti dal castello per poi accelerare una volta fuori, doveva sbrigarsi. Per la seconda volta quel giorno si recò al rifugio e, di nuovo, bussò. Fabrizio le aprì e quando la vide gli si impresse sul volto un’espressione confusa.
«Cosa fai qui... e a quest’ora poi?» domandò.
«Devo fare in fretta, non posso trattenermi. Ho parlato con Cristiano e ha detto che ti ucciderebbe a mani nude se ti incontrasse» spiegò lei.
«Domani io verrò al castello, ormai ho deciso!» fece cupo.
«Non puoi venire al castello, ti ucciderà! Lo capisci?» urlò Elisa in preda al panico.
«Che ci provi! Lui sarà più forte, sarà più abile, avrà pure un valido motivo che lo spinge ad affrontarmi, ma io ne ho uno ancora più valido... proprio lì» disse indicando il ventre di lei e procurandole una stretta al cuore insostenibile.
«Non ti preoccupare per me, intesi?» Elisa annuì mentre Fabrizio la stringeva in un abbraccio.
Si fidava delle parole del conte, ma la paura cominciò a prendere il sopravvento, il fatto che lui potesse morire non era neanche da prendere in considerazione, ma non voleva nemmeno che uccidesse Cristiano. Di quest’ultimo non era poi così certa: aveva tutte le ragioni per togliere di mezzo Fabrizio ed era in grado di farlo.
 
La ragazza passò la notte in preda a forti dolori, non riuscì a chiudere occhio, quel bambino la stava tormentando: ripensò alla prima gravidanza, Agnese non era mai stata così agitata. Si alzò che il sole non era ancora sorto, ma ormai il fatidico giorno era arrivato. Uscì dal castello guidata dalla stessa invisibile forza che l’aveva spinta da Fabrizio la prima volta, il vento gelido l’avvolse appena fu fuori. Chiuse gli occhi e si impose di rimanere calma, tutto sarebbe andato per il meglio. Respirò a fondo l’aria del mattino, con il capo rivolto verso il cielo pregò che quella situazione si risolvesse, ma appena abbassò lo sguardo notò con sua grande sorpresa che non era affatto sola.
«Sei qui! Perché sei qui?!» Era sconvolta.
«Volevo vederti, ma non ritenevo possibile trovarti fuori dal castello a quest’ora, invece... perché sei già sveglia?» chiese Fabrizio perplesso. Ad Elisa sembrò tutto così spaventoso, l’ultima volta che il conte aveva messo piede al castello l’aveva lasciata e aveva il timore che questa volta sarebbe stato per sempre.
«E’ un addio?» Chiese.
«No!» esclamò deciso e, senza esitare un istante, posò le labbra su quelle di lei e la strinse a sé.
«Ne ero sicuro!»
Una voce inattesa si materializzò dal nulla facendo trasalire i due, Elisa la conosceva bene e non avrebbe mai voluto sentirla. Cristiano se ne stava furente davanti a loro, la camicia allentata gli stivali e la spada legata al fianco pronto ad usarla appena ci fosse stata l’occasione.
«Sentivo che eri vivo, in effetti in un primo momento ho creduto che Elisa fosse pazza a pensare di averti visto, ma da quando sono tornato a Rivombrosa le cose sono diventate strane e... guarda un po’ chi ha fatto ritorno dall’al di là!» sbraitò sarcastico mentre si avvicinava a Fabrizio.
«Cristiano, io... io posso spiegare...» tentò di intervenire Elisa.
«Stai zitta donna!» le urlò Cristiano accendendo una scintilla d’ira nell’animo del conte Ristori. Improvvisamente però accadde qualcosa di fatale: la ragazza in preda ad un attacco di nausea si accasciò a terra e i due uomini accorsero, ma nel soccorrerla Cristiano fu assalito da uno strano pensiero e in un attimo tutto gli fu chiaro.
«Non è intossicazione» mormorò tra se e se, ma abbastanza ad alta voce perché sia Elisa che Fabrizio potessero sentirlo. Poi alzò lo sguardo verso la ragazza dolorante e, dopo aver collegato tutti i tasselli, perse completamente la ragione e una follia irrefrenabile si impossessò di lui. Si alzò e lentamente indietreggiò di qualche passo.
«Maledetta sgualdrina...» iniziò a bisbigliare con gli occhi fissi su Elisa, ma Fabrizio lo sentì e tentò di farlo tranquillizzare.
«Cristiano calmati...» gli disse, ma ormai quell’uomo aveva perso il senno: con le mai tremanti afferrò la spada e la puntò verso il conte che subito si arrestò.
«Non dirmi cosa devo fare» Cristiano aveva la voce lenta e cadenzata e gli occhi sgranati, accecato dall’odio, a poco a poco cominciò a delirare. Fabrizio, davanti a lui, si muoveva cauto come di fronte ad un leone affamato, temeva che un qualsiasi movimento troppo brusco avrebbe scatenato la pazzia di quell’uomo. Tuttavia non fu sufficiente poiché Cristiano, al culmine della sua furia, sguainò la spada e corse violento contro il suo rivale che per poco non riuscì a difendersi.
Iniziò così un estenuante duello, i due sferravano colpi senza mai perdere la concentrazione, dopotutto una minima distrazione sarebbe stata decisiva. Elisa accovacciata a terra, seppur in preda ai dolori, non aveva perso un secondo di quella scena e dentro di lei cercava, senza riuscirci, un modo per fermarli. Improvvisamente però una violenta fitta al ventre la fece urlare richiamando l’attenzione di Fabrizio. A quel punto Cristiano sferrò un colpo che procurò al conte una ferita sul fianco e che lo fece cadere a terra. Avendo visto ciò che aveva fatto, fu preso da una risata incontrollabile.
«E ora è il tuo turno razza di prostituta» disse sputando a terra e avvicinandosi minaccioso ad Elisa ancora sofferente.
«Non farlo... Cristiano ti prego...» lo implorò piangendo.
«Mi stai supplicando! La donna che porta nel grembo un bastardo, la donna che ha osato tradire suo marito...» iniziò, ma lei sentendo quelle parole non poté trattenersi e lo interruppe.
«Tu non sei mio marito!» urlò con tutto il fiato che le era rimasto. A quel punto Cristiano che ormai non riusciva più a ragionare, si lanciò contro di lei con l’intenzione di ucciderla. Elisa pensò che fosse finita, quella era la punizione per averlo tradito: in fin dei conti non le importava molto della sua vita, ma lei era incinta e il bambino che portava dentro di sé non sarebbe mai nato. Non era un bastardo, era il figlio di Fabrizio, ma non avrebbe avuto più importanza, in pochi secondi Cristiano l’avrebbe trafitta e ogni cosa sarebbe cessata. Vide lo sguardo di quell’uomo e non lo riconobbe più, lo vide incombere su di lei e chiuse gli occhi in attesa che compisse il suo lavoro, ma, dopo qualche secondo, sentì di essere ancora viva. Aprì gli occhi col timore di scorgere che cosa fosse accaduto e, disorientata, vide sopra di lei Fabrizio con il fianco sanguinante e la spada tesa. Seguì con lo sguardo il profilo della lama e si accorse di non vederne la punta.
Cristiano lasciò la sua arma che cadde a terra con un tonfo e lentamente crollò a peso morto su Elisa la quale per poco non riuscì a schivarlo. Lentamente dal corpo inerte di lui si spanse una densa macchia di sangue scuro: il conte l’aveva ucciso.
Fabrizio guardò quell’immagine straziante e sconvolto si sdraiò sul pavimento di pietra dell’ingresso. Nello stesso istante la ragazza lo vide e per un attimo rivisse la stessa scena di alcuni anni prima. Nonostante i dolori si alzò e in preda al panico corse da lui.
«Questa volta non ti lascerò...» disse Fabrizio sorridendo.
 
Un anno dopo
 
Era mattina presto e il castello era immerso in un caldo silenzio. Elisa si svegliò con una strana sensazione nel cuore, si sistemò in posizione eretta stirando leggermente i muscoli indolenziti dalle ore di sonno e, guardando alla sua destra capì che finalmente aveva tutto quello che aveva sempre desiderato. Fabrizio dormiva e, come lui, anche il piccolo Filippo riposava tranquillamente nella culla.
Ad un certo punto la porta si aprì e Agnese, ancora un po’ assonnata, entrò nella stanza e si sedette nel letto con Elisa.
«Non riesci a dormire tesoro, non ti senti bene?» chiese la madre.
«Sto bene. Stavo pensando che papà è tornato proprio un anno fa...» disse la ragazzina sorridendo e dopo un momento di silenzio riprese il suo discorso.
«Volevo bene a Cristiano, ma preferisco che lui sia tornato a Napoli  e che papà sia qui» Elisa sorrise per l’ingenuità e la tenerezza della figlia.
«Anche io preferisco papà» le sussurrò prima di darle un bacio sulla fronte.
«Ora però torna a dormire, verrò io a svegliarti più tardi»
Agnese annuì e saltellò allegra fuori dalla camera dei genitori. Nel frattempo Fabrizio che si era svegliato, ma che aveva finto di dormire fino a quel momento, rivolse lo sguardo alla moglie.
«Non potevo desiderare di meglio» sussurrò. Elisa allora si avvicinò e lui la strinse teneramente tra le braccia.
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Elisa di Rivombrosa / Vai alla pagina dell'autore: Arianna18