Ti volti appena, mentre gli echi dei tuoi passi ti conducono fuori da quel semplice salotto che un tempo – ormai così lontano da parerti un sogno – davi per scontato sarebbe diventato tuo.
La ragazza (qual è già il suo nome?) è ancora lì, immobile, inchiodata sul posto dal momento del suo ingresso sgraziato, dall’istante in cui ti ha vista lì con Ross, un’intrusa nel suo piccolo personale paradiso fatto di sole e di fiori e di chissà quale altro castello in aria che la tua presenza ha bruscamente sgretolato. Povera creatura, tutta occhi grandi e insicuri e capelli ribelli color del fuoco e dolcezza disarmante, con quei suoi fiordalisi blu che non ha esitato ad offrirti, nonostante tutto; gli stessi fiordalisi che ora, pur dandoti le spalle, sai che sta fissando come intontita, ripensando alle tue parole.
 
“Ti ringrazio, ma temo che non dureranno. Vedi, già cominciano ad appassire. I fiordalisi sono così.”
 
Non capisce che la tua è stata una gentilezza. Che la spensieratezza non è di questo mondo, del vostro mondo che potrà anche apparire girare al contrario – fatto di proprietari illustri che si uccidono per disperazione, figli di fabbri che tengono in pugno nobili di antica famiglia, mariti che avrebbero tutto di che essere felici e invece dilapidano la propria fortuna in gioco, vino e puttane – ma mai abbastanza per sanzionare il sentimento che hai scorto brillare nudo, per un attimo, in quegli smarriti occhi azzurri; un sentimento che hai riconosciuto subito, poiché l’hai provato per prima sulla tua stessa pelle. Ma tu sei una lady, composta ed aggraziata e di buona famiglia; mentre lei è una serva, e di certo tutto ciò che Ross può aver visto in lei è una delle sue cause perse da salvare…e prima quella povera, ingenua ragazza se ne renderà conto, e meglio sarà per lei.
È ferma in questa convinzione che te la lasci infine alle spalle, sforzandoti di dimenticare l’incidente e il blu dei fiordalisi e gli scomodi mormorii della tua vocina interiore – incapace di ammettere che forse non è stata compassione affatto a dettare il tuo commento, ma solo un voler ferire chiunque osi aspirare alla stessa felicità che tu ti sei preclusa con le tue stesse mani.
 

Ti volti appena, mentre tuo marito e tua cognata rientrano in casa, ad osservarli allontanarsi nel paesaggio coperto di brina, appoggiati l’uno al braccio dell’altra, vicini, complici.
Fanno una bella coppia, Ross e Demelza (il suo nome è scolpito nella tua mente ora), e se pensi a quanto ti sei sbagliata, a quanto avessi giudicato male su tutto, non sai se ridere o piangere. Dal momento in cui hai ricevuto la notizia, ci hai provato ad odiarla, a disprezzarla come un’arrivista, come sapevi avrebbero fatto tutti; ma un’altra cosa che sei costretta ad ammettere a te stessa, dopo quel Natale a Trentwith, è che non sei in grado di fare neanche questo – non di fronte al suo coraggio nell’affrontare i vostri ospiti pronti a giudicarla al minimo errore, o al suo fiero affetto protettivo per Verity, alla sua innocente meraviglia nei confronti della casa o alla sua voce d’angelo che ha incantato i cuori di tutti, e quello di Ross più di ogni altro. No, se c’è un sentimento che provi verso di lei è ammirazione – invidia, ti corregge la tua vocina interiore, e questa volta non sei abbastanza forte da metterla a tacere.
È con un sapore bruciante in bocca che te li lasci infine alle spalle, rifugiandoti all’interno e sforzandoti di annegare i tuoi pensieri nel primo libro di poesie che ti capita sottomano; e se la tua risata amara nel trovarvi all’interno un fiordaliso essiccato, inconfondibile nel suo blu, come segnalibro attira su di te gli sguardi perplessi di Francis, non riesce ad importartene alcunché.



 

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A.N.: soooooo, new fandom! Con Poldark è stato amore alla prima puntata, perciò era inevitabile che prima o poi ne venisse fuori qualcosa - ispirazione ultimamente altalenante permettendo; da cui questa breve OS in cui ho deciso di concentrarmi su un personaggio che non riscontra le simpatie dei più, vale a dire Elizabeth, la "terza incomoda" in mezzo agli stupendi Romelza (che sono in fretta diventati una delle mie nuove OTP <3). La ragazza suddetta non riscuote nemmeno le mie, di simpatie particolari, così come il "fair Poldark" aka suo marito Francis (per motivi diversi), però li trovo entrambi personaggi complessi e interessanti. Elizabeth tende molto a giudicare dall'alto le persone intorno a lei, credendo di comprenderle ma spesso sbagliando: lo fa con il marito, di cui giudica costantemente l'operato (o meglio, il non operato ^^) senza però cogliere le sue richieste d'aiuto e sostegno sottintese; e lo fa con Demelza, giudicando impossibile che tra lei e Ross si crei un legame profondo e saldo (il sottinteso che si percepisce nella sua affermazione riguardo ai cornflowers) ma venendo smentita un episodio più tardi. Tende inoltre a presentarsi come vittima degli eventi, ma in ultima analisi è lei la prima artefice del suo male, con la sua scelta di legarsi a Francis in un matrimonio privo d'amore e rigettare il passato amore tra lei e Ross, senza però essere in grado di liberarsene davvero. E' su queste sue contraddizioni e ipocrisie interne che ho cercato di giostrare brevemente, sperando di aver scritto qualcosa di sensato ^^''
Se siete arrivati al fondo delle mie sempre logorroiche note come al solito meritate un premio per la pazienza...e se qualcuno volesse anche lasciarmi una recensione non saprei come ringraziarlo! <3
Vale out :)