Per prima cosa ringrazio _pEaCh_ per il commento...
Mi rendo conto che ci sono difficoltà a capire i personaggi
presenti..
ma purtroppo, per abitudine, scrivo
spesso così...
Spero che questo non sminuisca il
risultato finale agli occhi dei lettori!!^^
Detto questo... vi lascio a questa
nuova fanfic.. sperando vi possa piacere ancora!
The last memory of you
La macchina sfreccia veloce lungo la piccola strada, come regga quella velocità non lo sa nessuno, e nessuno se lo
domanda.
Sei solo nell’abitacolo stretto della vettura nera, chi esiste
di così pazzo da salire in macchina quando sei in quelle condizioni?
Gli occhi chiari sono ridotti a fessure, fissano la strada
davanti a te, sono spenti, vuoti.
La tua mente ritorna a quei momenti che precedono la tua
decisione di metterti alla guida senza una meta definita.
Ma cosa ricordi?
Le stesse immagini che cerchi di focalizzare si sbiadiscono,
desiderano essere dimenticate, resta il buio.
Il buio e quella voce tremante che ti minacciava.
Non era mai accaduto.
Quella la ricordi quando vorresti dimenticarla.
È sempre così, il destino si diverte a metterti davanti
l’evidenza, a sbatterti sotto gli occhi ciò che non vuoi ricordare.
“Io... io non ho bisogno di te!”
Dopo che avevi fatto tanto per lui...
“Non voglio la tua pietà!”
Ma tu gli stavi offrendo aiuto,
sostegno, amicizia... amore.
Non sei arrabbiato con lui, ma allora, spiega questa
velocità.
Vorresti forse che il vento che entra con potenti e gelide
raffiche dal finestrino spazzi via questi ricordi?
Ma non è così.
Non puoi dimenticarli.
Tu lo sai benissimo.
E più questa convinzione si
fortifica dentro di te, più il piede preme sull’acceleratore.
È un effetto condizionato.
Sono passati quanti minuti?
Pochi, forse.
O forse son già passate ore.
Non ti rendi più nemmeno conto del dolore fisico che ti ha
procurato il suo colpo.
“Vattene!!”
Il coltello che era appoggiato sul tavolino volò attraverso
la stanza.
Ricadde a terra qualche istante dopo, macchiato di caldo
sangue.
Non sai più distinguere il dolore fisico da quello
psicologico?
Ormai ha poca importanza questa distinzione, se non fosse per la macchia di sangue che si estende sulla camicia
bianca.
Le mani stringono più forte la presa
attorno al volante, l’automobile accelera ancora una volta.
Forse aveva sbagliato a trattarlo così,
forse aveva sbagliato a lanciare il coltello con così tanta forza e
velocità da colpirlo.
Rimase accucciato contro il divano fissando l’oggetto che era diventato un’arma affilata e sporca di sangue.
Si sarebbe scusato, in un modo o nell’altro.
Avrebbe trovato il modo di farsi perdonare per ciò che aveva
detto e fatto.. anche se una cosa simile non gli era
mai capitato di dover fare.
Non sapeva da che parte iniziare.
Forse.. doveva andare a cercarlo...
Forse.. doveva aspettare che
rincasasse, che si fosse calmato.
Davvero credi che lui sia arrabbiato?
Non ne sarebbe capace, non con te, e tu lo
sai bene.
Sai quanto tiene a te, sai che ciò che i suoi gesti
esprimevano era amore e gentilezza, non pietà come l’hai
accusato.
Ti sposti un po’ indietro, completamente contro il divano e
appoggi la testa sulle ginocchia strette al petto.
“Si è verificato,
circa mezz’ora fa, uno scontro mortale tra due vetture lungo la strada che
porta al promontorio... [...]”
La voce del cronista del telegiornale continuò a descrivere
le possibili cause dello scontro.
Non volevi accendere il televisore, era solo accaduto, ti sei solo appoggiato sul telecomando mentre andava in onda
quel servizio.
Non volevi alzare lo sguardo, ma qualcosa ti ha spinto a
farlo... e a vedere ciò che era accaduto.
Le due auto erano ridotte a un
mucchio di ferraglia indistinta, aggrovigliate su se stesse, bruciate in
seguito all’incendio scoppiato dallo scontro.
Quale poteva essere la velocità a cui andavi in quel momento?
Non sai perché, in quell’istante, dai suoi occhi iniziarono
ad uscire tante lacrime.
perché i tuoi timori nella vista di
quelle due auto distrutte erano fondati, forse?
Perché ti eri reso conto che non
avresti potuto rimediare a nulla?
Non l’avevi vista arrivare, la vista era offuscata dalle
lacrime e dalla spossatezza che ti provocava la ferita.
Il tuo ultimo pensiero si rivolse a lui, immaginandolo
felice, sorridente.
Ma non un sorriso vittorioso o sarcastico,
il sorriso dolce di un angelo, del tuo angelo.
Non hai nemmeno la forza di spegnere la scatola da cui esce
quel fiume di parole che descrive la scena, ti volti e
nascondi il volto nel divano, nascondi le lacrime che nessuno ha mai visto
rigare il tuo viso impassibile.
Nascondi la voce tremante che chiama il suo nome.
Chiudi gli occhi, nella mente senti il suono della serratura
di casa che scatta, istintivamente ti volti.
Tutto è come prima, la porta è ancora chiusa.
Illuso, L’hai portato alla morte.
“Voglio solo aiutarti... permettimelo..”
Illuso, Non tornerà indietro da te.
“Perché mi allontani così.. non voglio
ferirti.”
Illuso, Ora sei solo!
“ Non ha importanza... La mia porta sarà sempre aperta per te.”
Cosa ti resta?
Un ricordo soltanto, quel sorriso che ti rivolse dicendo
quelle parole.
Dicendoti quanto teneva a te, quanto eri importante, quanto
fossi la sua famiglia.
Un ricordo... null’altro.
Uff... l’ho scritta in una giornata un po’ movimentata.. in tutti i sensi!!
Due scosse sismiche in una giornata sola...
Va beh.. sono sopravvissuta, no?
è ciò che conta!!
Spero vi sia piaciuta anche questa..
So che il punto di vista cambia e si intreccia
alla fine, ma spero che riusciate a capire comunque... ^^
Akiko_sempai