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Autore: RedLolly    12/04/2015    6 recensioni
Dimmelo, Roy, dimmelo di nuovo che mi ami da morire,
che faresti qualsiasi cosa per me anche se è una bugia,
che faresti l'amore con me fino a non averne più le forze
per poi addormentarti abbracciato alla mia schiena devastata,
che anche se non sono perfetta sono bellissima ai tuoi occhi.
Dimmelo.
Non me l'ha mai detto nessuno, dimmelo almeno tu ancora e ancora...
Non voglio lasciare l'esercito perché non potrei starti più così vicina,
quindi ti prego, chiamami pure Elsie,
bevi come una spugna e frequenta pure quelle frivole sciacquette da bar,
ma ti supplico, sii sincero con me!
Lo sai che sono innamorata di te,
che anche se non ho altre esperienze faccio quello che posso per dimostrartelo.
Dimmelo. Dimmi ancora che mi ami, mi basta questo per essere felice...
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il contest Titoli su Titoli - 2nd Edition indetto da Eireen_23.

 

 

 

 

 

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Parte 1: La ragazza al telefono.

 

 

Ogni uomo ha un prezzo.

Riza Hawkeye non è un alchimista, ma questo non le impedisce di sapere che cos'è uno scambio equivalente. Più che una formula è una massima di vita, una frase che a conti fatti non fa altro che regolare le leggi della Natura.

 Per avere qualcosa bisogna sacrificare qualcos'altro che abbia pari valore. Non c'è nulla di più semplice, di più chiaro, di più vero.

Lo sa perfettamente, la sfortunata Riza, che non c'è niente di elementare e di facile nella vita. Sente nel profondo di se stessa di non avere alcun diritto di lamentarsi perché alla fine ciò che voleva lo ha ottenuto.

E' proprio lì, all'altro capo del telefono, che le parla gentilmente in quel sabato pomeriggio un po' ventoso.

Lei è seduta sul divano del suo piccolo e spartano appartamento, incollata alla cornetta. Con una mano tortura il filo arricciolato dell'apparecchio, l'altra la tiene in grembo, sui suoi pantaloni color panna da zitella cinquantenne, come dice sempre Rebecca per spronarla a vestirsi in modo più attraente. Riza sa perfettamente di non essere in grado di abbigliarsi in modo diverso, le va bene così, ed ecco che tornano sempre alla ribalta i pantaloni incriminati, la camicia viola o verde pistacchio -che colori orribili, nemmeno mia nonna si veste così le ricorda continuamente l'amica-, il reggiseno sportivo e le mutandine in cotone sprovviste di un qualsiasi accenno di sensualità.

Non le importa proprio niente di essere attraente, ma questo a Rebecca non può dirlo. Non può confessarle di essere già al fianco dell'uomo che desidera, e di non avere nessuna intenzione di fingersi una persona che non è solo per attirare qualcuno. Non si trucca mai Riza, e lui le ha perfino detto che quel suo viso acqua e sapone gli piace. Cosa potrebbe volere di più?

La giovane donna si morde il labbro inferiore ascoltando i sussurri alla cornetta.

Sai, Elsie, ti ho pensata tutta la notte... Avevo voglia di sapere come stavi...”

Elsie... Un nome che lui ha scelto per lei, un nome che odia e che ama nello stesso tempo. Lo ama perché è solo di nascosto che può ascoltare le parole d'amore che il suo uomo le regala, perché i telefoni potrebbero essere tracciati e la posta in gioco è troppo alta. Lo odia perché ogni volta la sensazione che le frasi ardenti che il colonnello Roy Mustang le rivolge non siano realmente per lei la rode dall'interno, dai visceri. Alla fine, chi è che potrebbe assicurarle che non stia solo giocando con i suoi sentimenti sinceri, che non la stia illudendo? E' una percezione che la tormenta troppo spesso, tutte le prove sono a suo svantaggio. Può solo fidarsi della buonafede che ha sempre dimostrato e dei suoi buoni propositi. Una persona con dei pensieri retti e obiettivi politici nobili come lui dovrebbe dimostrarsi onesto anche dal punto di vista morale nei suoi confronti.

Riza infatti perdona, perdona sempre e giustifica ogni mancanza del colonnello. Difende l'indifendibile con un ardore spropositato. Sa che lui frequenta altre donne, ma le ha assicurato che è solo per non insospettire gli avvoltoi che non vedono l'ora di beccarlo in fallo con la sua assistente, e lei gli crede; sa che beve, però la mancanza di Hughes si fa sentire, povero colonnello: è ancora distrutto dalla morte dell'amico. Lo capisce, probabilmente deve ancora elaborare il lutto, e sarebbe un'acida egoista a criticare questa sua piccola debolezza.

Questo è il prezzo che deve pagare per sentirsi dire qualche parola d'amore dall'uomo di cui è follemente innamorata da quando era una ragazza, anche se il suo nome al telefono è tabù e davanti al resto del mondo lei è solamente il tenente Hawkeye.

Anche io ho voglia di vederti, Roy... Mi sei mancato.”

La sua voce è quasi spezzata. E' sincera, non vede davvero l'ora che arrivi a casa sua con il buio, per poi lasciarsi andare ad una libidine peccaminosa ed estraniarsi dal mondo per almeno un po' di tempo. In quei momenti lui non è il colonnello Mustang e lei non è il tenente Hawkeye. Sono Roy e Riza che fanno l'amore come due disperati per sfuggire ad un mondo crudele che li vuole divisi da dei dannati gradi militari.  

Questa sera vengo a farti visita, non ti dispiace, vero? E' sabato, ci possiamo divertire insieme, dopo cena...”

Sì, va bene. Mi fa tanto piacere vederti...”

Non sai cosa ti farei, bambolina... Stasera ti bacio tutta, ogni centimetro della tua pelle profumata...”

Riza arrossisce violentemente, non sa mai cosa rispondere a quelle affermazioni. Le pare sempre strano sentire il colonnello esprimersi in quel modo volgare, abituata com'è ad assisterlo sul lavoro. In pubblico le parla con distacco, non le permette di dargli del tu, perché questo insospettirebbe sottoposti e superiori . Ormai non è più in grado di capire quale sia la squallida pantomima e quale la realtà. Spera con tutta sé stessa che lui davvero la ami come le decanta sempre al telefono, che il suo cuore arda di passione sincera per lei, per la sua inesperienza affettiva, per le sue parole ingenue, per quei dannati pantaloni fuori moda, per il suo viso senza trucco su cui di tanto in tanto compaiono delle antiestetiche occhiaie bluastre a causa dello stress oppure qualche foruncolo durante i fastidiosi giorni del ciclo. 

Ti regalo anche la Luna se me la chiedi, lo sai che per te farei anche l'impossibile.”

E' una palese bugia. Se davvero fosse così avrebbe mandato a quel paese le regole militari e avrebbe già urlato al mondo di amare il tenente Hawkeye.

Riza fa finta di nulla e ricaccia indietro una lacrima prepotente che si permette di spuntare all'angolo dell'occhio sinistro. Perché deve dire quelle piccole bugie, perché deve fare lo splendido sapendo che nessuno lo conosce bene come lei?

Sei sempre molto dolce con me... Vorrei tanto che già ora fossi qui.” 

Se avessi potuto venire prima a quest'ora saresti già tutta nuda tra le mie braccia, piccola. Devi pazientare ancora qualche ora e ti porterò in Paradiso, te lo posso giurare, Elsie...”

Tutte le volte mi porti in Paradiso, lo sai...”

E' la verità. Solo a lui si è consacrata, gli ha affidato anima e corpo sia sul lavoro che nell'intimità. Gli ha regalato la sua verginità, un bene che ha sempre considerato prezioso e che aveva già deciso da ragazza che sarebbe stato suo, o di Roy o di nessun altro. Non è un'esperta in queste cose, è sempre stata un po' impacciata. Le prime volte non voleva nemmeno tenere la luce accesa, e si è sempre sentita più tranquilla, più protetta, con una maglietta addosso. Lui ha ceduto alle sue richieste senza offendersi apparentemente, dicendo che la capiva e che la voleva tranquilla e appagata. Non è da molto che finalmente si è decisa a restare completamente nuda in sua presenza. Nel sesso ha la sensazione di essere una frana, e potrebbe essere questo un ennesimo motivo per cui lui prediliga anche altro tipo di compagnia. Non può farci nulla.   

Allora, preparati... Non vedo l'ora... Ti amo, Elsie, sei la donna più bella del mondo.”

Anche io...”

 

 

Dimmelo, Roy, dimmelo di nuovo che mi ami da morire,

che faresti qualsiasi cosa per me anche se è una bugia,

che faresti l'amore con me fino a non averne più le forze

per poi addormentarti abbracciato alla mia schiena devastata,

che anche se non sono perfetta sono bellissima ai tuoi occhi.

Dimmelo.

Non me l'ha mai detto nessuno, dimmelo almeno tu ancora e ancora...

Non voglio lasciare l'esercito perché non potrei starti più così vicina,

quindi ti prego, chiamami pure Elsie,

bevi come una spugna e frequenta pure quelle frivole sciacquette da bar,

ma ti supplico, sii sincero con me!

Lo sai che sono innamorata di te,

che anche se non ho altre esperienze faccio quello che posso per dimostrartelo.

Dimmelo. Dimmi ancora che mi ami, mi basta questo per essere felice...

 

 

A dopo, ti aspetto.”

Riaggancia per prima la cornetta e rimane a fissare il muro davanti a sé.

Tutte le volte vorrebbe urlare di essere stufa di quella farsa, che dovrebbe finire perché la sta facendo impazzire e invece non fa nulla. Rimane imbambolata a crogiolarsi in quelle parole dolci come il miele, sperando con tutta sé stessa di non essere solo una Elsie qualunque con cui il colonnello vuole solo divertirsi. Lei vale ben di più, no? Si conoscono da così tanto tempo, e non avrebbe motivo di prendersi gioco di lei in modo così crudele. Le ha ben dimostrato molte volte di tenere alla sua persona, quindi non dovrebbe preoccuparsi. Forse è solo troppo sospettosa. Aver partecipato ad una guerra civile l'ha resa diffidente e disillusa. Ha visto quant'è facile tradire, colpire alle spalle, far soffrire, uccidere. Non può fare altro che fidarsi di qualcuno che le è stato amico sempre, che ha mantenuto i suoi turpi segreti e che dice di amarla, la chiama Elsie e non Riza, ma dice di amarla, ed è questo l'importante, ciò a cui si aggrappa con tutte le sue forze.

Ogni uomo ha il suo prezzo e quello del colonnello Roy Mustang, anche se è elevato, Riza Hawkeye è disposta a pagarlo.

 

 

 

Parte 2: La ragazza umiliata.

 

 

Riza aspetta. E' in attesa da ben tre ore, seduta sul suo divano, i capelli sciolti sulle spalle, gli orecchini ai lobi, quelli pendenti, con delle piccole opali*. Non li mette mai per lavorare o sarebbero troppo d'impiccio. Per una volta si è lasciata andare ad un attimo di civetteria che solitamente non le appartiene.

Colui che doveva venire a trovarla e per cui ha indossato quelle piccole gioie non ha bussato alla sua porta. Forse è una specie di legge del contrappasso? Non avrebbe forse dovuto permettersi quell'attimo di debole superbia? Se non avesse osato magari lui sarebbe arrivato da lei... Si sente stupida, ma per un attimo ha persino immaginato una scemenza superstiziosa come quella.

Scuote la testa, dev'essere lo spumante. Lo ha comprato apposta per serate come quella, lo ha lasciato lì sul tavolino, vicino a due belle flutes in cristallo, i bicchieri migliori che ha in casa. La bottiglia è ora aperta, anche se non c'è proprio nulla da festeggiare. Uno dei due bicchieri è pieno per metà, per la seconda volta. Riza pensa, sorridendo amaramente, che se continua così si ridurrà anche lei come il suo povero colonnello. Il suo pensiero è martellante, non ha altro che il suo viso ben rasato, i suoi capelli neri e lucidi e i suoi occhi profondi impressi a fuoco nella mente. Può quasi sentire il suo profumo... Lui ha sempre quella fragranza particolare, che ha una nota muschiata di dopobarba, ma anche una più dolce, quasi pungente, che non sa definire. E' la sua pelle, semplicemente.

Quanto vorrebbe vederlo giungere alla porta un po' trafelato, scusandosi con lei e porgendole un regalo per farsi perdonare, dei fiori magari, o una scatola di cioccolatini, i suoi preferiti, quelli con il marzapane dentro, o anche solo delle crocchette per Hayate. Non molto romantico, ma sarebbe da lui.

Non può continuare così, non può stare sveglia tutta la notte a tracannare spumante da sola e a rimuginare su come avrebbe passato la serata, tra cioccolatini e cin-cin alla salute di non si sa bene chi, prima di fare l'amore convulsamente, come se stesse arrivando la fine del mondo.

Magari gli è successo qualcosa, ha avuto un incidente, è ferito... Negli ultimi tempi nessuno di loro è tranquillo dopo quello che è capitato a Maes Hughes, dopo tutte le indagini sul misterioso assassino di Alchimisti di Stato...

Oppure magari si è solo dimenticato di lei... Roy Mustang si dimenticherebbe anche la testa se questa non fosse assicurata al suo collo. Quante volte quella stessa scena si è già ripetuta? Spesso Riza ha passato serate insonni ad aspettarlo per poi perdonarlo il giorno dopo, perché lui, si sa, è un uomo impegnato, talmente impegnato che dormirebbe tutto il tempo sulla scrivania per lasciare fare tutto il lavoro ai suoi sottoposti se non ci fosse lei a spronarlo, mentre la sera si concede il giro turistico dei locali peggiori della città... E lei è patetica. Continua a guardargli le spalle, a fargli da babysitter, a controllare che si impegni il minimo indispensabile in ufficio.

Non riesce a fare a meno di lui perché sotto quella marea nera di difetti lei sa cosa si nasconde. Il colonnello è un uomo con degli ideali giusti, generoso, che non sopporta i soprusi e in sua compagnia, come donna, si sente così bene...

Riza si alza e lascia il bicchiere sul tavolo. Il piccolo Hayate le gira attorno scodinzolando con insistenza, ma lei non gli da peso. Si occuperà di lui più tardi. Si infila la giacca e esce chiudendosi la porta alle spalle.

 

***

 

Nell'aria c'è un odore strano.

E' l'effluvio peculiare di quel tipo di locale, dolciastro e nauseante tanto da dare allo stomaco. Si appiccica alla pelle e ai vestiti, ha quasi una consistenza propria. E' costituito da diverse fragranze: sa di tabacco, di incensi, di liquore, di dozzinali profumi da donna, ma anche di latrine, di frittura, perfino di vomito alcolico. E' tremendo. Come si fa a sopportare per ore quel fetore?

 Riza lo avverte appena entra in quell'ambiente e arriccia il naso. No, non riuscirebbe a frequentare assiduamente quei postacci. Sono sporchi e pieni di persone poco raccomandabili, poco interessanti.

I pochi uomini presenti la fissano avidamente, le altre donne, appariscenti e strizzate nei loro tubini, sogghignano tra loro rivolgendole occhiate divertite. Deve essere proprio ridicola mentre si tiene la giacca chiusa sul petto come se fosse una corazza e cammina per pochi passi prima di bloccarsi e fissare la scena devastante che le si para davanti con violenza inaudita.

Gli attimi si dilatano, i minuti diventano ore, e lei non riesce a scollare lo sguardo da quel divanetto. Immagina che tutti le stiano ridendo alle spalle mentre le sue gote si tingono di un rosso leggero e i suoi occhi nocciola si inumidiscono. No, non deve piangere. Fa appello a tutta la sua forza di volontà, a quell'ultimo residuo di dignità che le resta. Il cuore le pulsa in gola.

Il colonnello evidentemente si è dimenticato di cosa aveva promesso alla sua Elsie al telefono. Se ne sta steso sul quel sofà verde sbiadito con la camicia mezza aperta e macchiata. A sostenerlo ci sono due ragazze, la prima mora e riccia, la seconda con i capelli rossi, lisci, con il viso spruzzato di lentiggini e un trucco pesante un po' colato agli angoli degli occhi chiari. Le due la fissano ridendo a loro volta, mentre lui non a alcuna reazione. La guarda con sguardo vacuo, liquido e perso nei fiumi tumultuosi e ambrati del Whisky. Ci sono due bottiglie sul tavolino lì accanto, una delle quali è vuota.

Tenente... Buonasera...”

Non dovrebbe nemmeno permettersi di salutarla. E' uno spettacolo pietoso, che la umilia nel profondo. Perché si riduce in questo modo? Perché le fa questo? Perché si approfitta in quel modo della fiducia che ripone in lui? E Riza lo sa, lo sa che è una situazione abituale, che a lui prova un malsano piacere a seguire i propri istinti incontinenti, a consumare il cervello e il fegato annegandoli nell'alcool, pensando a quanto la vita sia dura e ingiusta senza il suo amico Hughes, per poi consolarsi tra le braccia di ragazze senza morale. Il colonnello è proprio il contrario di lei, controllata, morigerata, che si sente in colpa ad aver solo indossato dei maledetti orecchini più appariscenti del solito e che fino a poco tempo prima si vergognava di mostrargli il seno. 

Forse è il caso di andare a casa, colonnello. Per questa sera mi sembra che si sia divertito abbastanza.”

La sua voce cerca di essere fredda, eppure è leggermente incrinata. Non è facile rimanere neutri in quella situazione in cui è lei stessa a sentirsi in imbarazzo e non è giusto! O forse lo è? Potrebbe essere l'ennesima punizione per l'ennesima scelta sbagliata, l'ennesimo peccato: dopo le morti innocenti di Ishval, l'aver desiderato un uomo che non avrebbe dovuto essere nelle sue possibilità. Non avrebbe dovuto concedersi e infrangere quel tabù militare... E allora Riza paga volentieri caricandosi sulle spalle una vile vergogna, per poi rialzarsi a testa alta.

Cerca di sollevarlo in piedi, cosa per nulla facile. Il colonnello si tiene in equilibrio a malapena, ma stranamente le due ragazze la aiutano, ovviamente senza smettere un attimo di ridere.

Tenente... S-sei proprio un angelo... A-arrivi al momento... Giusto...”

Sì, certamente.”

Almeno ha la decenza di chiamarla con il suo grado militare. Almeno non l'ha chiamata Elsie. E' quasi un sollievo in quella situazione.

Ehm, ehm...”

La ragazza mora fa finta di tossire. Quel suo sorriso è irritante.

Scusi, signora tenente... Non vorrei sembrare scortese, ma... La compagnia ha un prezzo, non so se mi spiego.”

Abbiamo sbagliato noi, di solito i soldi li chiediamo prima... Ma per Roy abbiamo fatto un'eccezione dato che viene sempre qui...”

Sono Centomila Cents a testa. Sa, signora tenente, Roy ha bisogno di divertirsi, poverino... Con il lavoro che fa... Si è rilassato un po'...”

Riza rimane per un attimo inebetita.

 

Roy, non è abbastanza?

Non hai ancora finito di macellare il mio cuore,

di straziarlo e di farlo sanguinare?

Io sopporto tutto, sopporto la tua indolenza, le tue bugie,

sopporto i tradimenti, che tu ti faccia chiamare per nome da due prostitute e non da me.

Sono debole perché non riesco a dirti quanto mi fai stare male.

Duecentomila Cents. Io valgo meno di questa cifra?

Almeno abbi il coraggio di dirmelo,

tanto sai che ti perdonerò comunque, che ti perdonerò sempre

quando mi impietosirai con la scusa che ti manca Hughes

e che è il Whisky a farti fare cose che non vorresti...

 

 

Le banconote bruciano nella mano. Non può fare a meno che lanciarle con un gesto elegante calcolato, estremamente carico di disprezzo. Di certo non ha intenzione di mettersi a urlare e gridare come vorrebbe. Ha ancora l'orgoglio, e quello mai nessuno potrà portarlo via ad una come lei che ha combattuto la guerra, che ha visto il male in ogni sua forma, che ha visto uccidere, torturare, vilipendere e stuprare.

Che ridano pure di lei, del suo abbigliamento da cinquantenne, del suo viso trascurato, dei suoi occhi arrossati e cerchiati, della sua aria da completa sfigata con la figa di legno che trascina via un colonnello dell’esercito nonché Alchimista di Stato talmente sbronzo da non riuscire a fare due passi senza rischiare di cadere rovinosamente per terra trascinandola con sé. Riza sa perfettamente cosa stanno pensando e non se ne cura. Non saranno due come loro ad averla vinta su di lei, perché lui il giorno dopo non si ricorderà nemmeno i loro nomi, mentre lei sarà sempre al suo fianco.

Duecentomila Cents non sono niente.

 

 

 

Parte 3: La ragazza davanti al caffè.

 

 

Riza Hawkeye non è riuscita a dormire per tutta la notte. Non sapendo cosa fare, ha portato il colonnello a casa sua e lì è rimasta, per assicurarsi che almeno non si soffocasse vomitando sdraiato nel letto. Sarebbe stata una morte davvero poco dignitosa, si sarebbe sentita in colpa per il resto della vita se fosse capitato. Non riuscirebbe a vivere senza di lui. Non lo odia, proprio non ci riuscirà mai.

Quella casa è disordinata, ci sono fogli e libri sparsi dappertutto, vestiti sporchi sulla moquette grigia tipica delle abitazioni degli scapoli incalliti come lui, piatti sporchi vecchi di chissà quanti giorni nel lavandino.

Lei si è limitata a rannicchiarsi sul divano infagottata in una coperta, ma comunque non è riuscita a chiudere occhio. Ha avuto freddo ai piedi, nonostante stesse raggomitolata cercando di scaldarseli. Erano gelati mentre il suo petto bruciava.

Bruciava, brucia tuttora e fa terribilmente male. Il colonnello è sempre sorprendente, perché è capace di ustionarla in tutti i modi possibili, non solo con le fiamme della sua alchimia.

E' ormai passato molto tempo, è mattina inoltrata quando lo vede comparire come uno spettro dalla camera da letto. Riza si volta, sempre da seduta, con in mano una tazza di caffè che si è appena preparata, tanto per occupare la mente e non stare lì a rodersi il fegato. Ha ancora addosso i vestiti stropicciati e sporchi del giorno prima, la camicia aperta e macchiata, la cravatta allentata e ridotta ad un malinconico straccetto penzolante. Il suo volto è pallido e segnato, i capelli sono scompigliati come se avesse appena ricevuto una scarica di corrente elettrica.

La guarda per un paio di secondi con occhi cisposi ridotti a due fessure, poi si lascia andare accanto a lei con un tonfo sordo.

La ragazza ne deduce che debba avere un cerchio alla testa piuttosto intenso.

Mi dispiace...”

Eccole lì, le solite patetiche scuse che finiranno per convincerla. Non l'ha nemmeno salutata, sapendo di essere in torto marcio. Riza sorseggia il caffè appoggiando la tazzina sulle labbra screpolate senza guardarlo. La sua mano trema leggermente. Il liquido è appena tiepido, l'ha lasciato raffreddare troppo a lungo.

Si ricorda cosa mi ha detto ieri pomeriggio?”

Sì... E' che mi sono lasciato prendere la mano, avevo bevuto e...”

Ho dovuto pagare due ragazze. Non sapevo dove avesse messo il portafoglio, così ho pagato io. Non volevo creare problemi nel locale. Centomila Cents a testa.”

Parlare è difficile quando nel torace un coltello affonda ad ogni parola e poi si torce, straziando il cuore, facendolo a brandelli. Dopo il dolore però, Riza sente una sensazione diversa: è soddisfazione. I suoi occhi brillano a scrutare di sottecchi quelle guance ceree su cui inizia a formarsi un lieve alone di barba mentre diventano violentemente paonazze. Non vorrebbe essere crudele con il povero colonnello, tuttavia adesso tocca a lui. Deve vergognarsi, è giusto così, è finalmente il suo turno.

Io-io non lo sapevo... Pensavo fosse tutto come al solito, insomma, non pensavo che...”

Com'è bello quando è in difficoltà. Anche in quello stato patetico mantiene un fascino magnetico ai suoi occhi. Quella di fissarlo è una tentazione troppo grande, allora le sue pupille si concentrano sul caffè. Se dovesse alzare gli occhi si intenerirebbe e almeno per un po' vorrebbe farsi desiderare. Solo per pochi secondi, che lui assapori la sensazione di perderla... E che senta a sua volta quel abisso di vuoto pulsare sofferente nel petto.

Non gliel'hanno detto? In effetti avrebbero potuto giusto approfittare della situazione vedendola, come dire, poco sobrio. Avranno pensato di farsi qualche soldo in più alle spalle di due militari, sono cose che capitano.”

Sono cose che capitano. Forse sta cercando più di convincere se stessa che altro, però... Potrebbe anche essere la verità. Quelli sono i momenti in cui inizia ad instillarsi in lei il dubbio sulla sua malafede. No, il colonnello non può essere così disumano con lei, si tratta solo di un equivoco. Sì, probabilmente è così, lui è un uomo buono, intelligente, idealista. Deve almeno provare a crederci, in quella scusa. Se lo avesse fatto apposta sarebbe stato un comportamento troppo sconsiderato perfino per lui, e a quel punto avrebbe potuto tranquillamente già dirle “Guarda, tenente, non siamo fatti l'uno per l'altra, non voglio più rischiare di perdere la mia carriera per te. Mi sono accorto che non sei in grado di soddisfarmi, vorrei qualcosa di più. Non offenderti, ma andare a letto con te è noioso, vuoi sempre fare le solite cose da suorina, ti ho dovuta pregare perfino per farmi vedere le tette… E poi non fai mai nulla per essere attraente. Prima questa cosa mi piaceva, ma adesso mi sono stancato... Preferisco dedicarmi a qualcosa di meno impegnativo ma più appagante.”

Tenente, giuro che non lo sapevo... E mi dispiace... Sai perché lo faccio, perché nessuno si deve insospettire... Non voglio essere costretto a fare a meno di te... Sei troppo preziosa.”

Me lo giuri allora. Mi giuri che non sapeva nulla delle intenzioni di quelle ragazze.”

 

 

Giuramelo!

Dimmi che mi ami, dimmi che non sono solo la tua fedele ombra,

che non sono solo una bambola di pezza d nome Elsie,

Dimmelo!

Io sono Riza, sono fatta di carne, ossa e tendini.

Il mio sangue scorre, il mio cuore pulsa, le mie cicatrici fremono.

Io pago il tuo prezzo, ma tu dimmi che mi ami,

dimmi che sono più importante

di come il nostro atteggiamento in pubblico possa far pensare.

 

 

L'uomo le prende la mano libera nelle sue, costringendola a voltarsi. I suoi occhi sono vicini, talmente neri da perdercisi, nonostante la sclera destra sia rigata da un sottile capillare esploso. In quello sguardo Riza annega ogni volta e soffoca, impotente.

La voce dell'uomo si abbassa. E' un soffio che le da brividi di piacere, un sussurro dolce, che sa ancora di Whisky, un istante rubato al tempo solo per lei.

Per una volta pronuncia il suo nome.

Te lo giuro, Riza. Non lo sapevo. Ho sbagliato, lo so e mi vergogno come un cane. Ti prego, perdonami. E' un periodo difficile, lo sai, e non avrei ragione di mentire proprio a te... Perché mi sarei impegnato in una storia come questa se non ti amassi? Per favore, credimi...”

E' più forte di lei. Sta sbagliando? Probabilmente, ma non le interessa. E' abituata a fare errori e poi a pagarne le conseguenze. Potrebbe dire che quella è davvero la classica ultima goccia e che il vaso ormai è traboccato, che non vuole più saperne, che anche se il suo cuore sarebbe definitivamente fatto a pezzi vorrebbe tornare ad un rapporto strettamente professionale con lui, niente più baci, niente più effusioni, niente più Elsie, odiosa controparte che si prende tutti i “ti amo” sussurrati al telefono, niente più notti insonni passate avvinghiati a fare l'amore disperatamente oppure ad aspettare piangendo lacrime amare. Solo puro e semplice lavoro.

No, non ci riesce, la sola idea le fa venire i brividi.

Annuisce e rimane ferma, con la tazza di caffè ormai freddo e imbevibile sempre in mano e si lascia accarezzare un guancia. La mano del colonnello è sudata e calda, tuttavia il suo tocco non è sgradevole. Lei vi si appoggia lievemente, anelando al contatto come un assetato all’acqua.  La tira lievemente verso di lui e Riza si appoggia contro la sua spalla, chiudendo gli occhi, finalmente. Il caffè si ritrova appoggiato sul tavolino.

Io… Io le credo. Mi fido di lei…”

Mi dispiace di averti umiliata in quel modo, non te lo meriti. Ti prometto che non mi spingerò più fino a questo punto… Questo… Fa stare male anche me…”

Riza finalmente si lascia andare un poco al sonno, sfinita, mentre lui, il suo tormento e la sua gioia, le sussurra qualcosa all’orecchio.

Senza di te non so cosa farei.”

Questi momenti si ripetono in continuazione, in una giostra spietata, ma ormai lei ci è salita e nulla di più può fare, se non continuare a girare. E non importa davvero nulla per lei, l'importante è che possa sempre stargli accanto, che quelle dita tremanti  capaci di generare fiamme crudeli le sfiorino il viso e il corpo, scaldandole la pelle e l'Anima, sporcandole con immoralità proibita.

Ogni uomo ha un suo prezzo e Riza è ben lieta di continuare a pagare.

 

 

       Fine

 

 

 

* L'opale è una pietra di colore variabile utilizzata spesso in gioielleria. Tra i vari significati positivi legati alla conoscenza, c'è quello negativo legato al tradimento.

  
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