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Autore: Pando91    12/04/2015    11 recensioni
Camila ama Lauren. Lauren è l'unica a non saperlo.
“Te l’ho mai detto che non sei per niente silenziosa?”
Sento le sue dita sfiorarmi il ventre, il suo respiro nei miei capelli, così vicina e sexy, con quella voce rauca. Cerco di non morire di infarto, tentando di darle una risposta sensata.
“Diverse volte”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vi auguro una buona lettura, miei prodi. Spero di non stare per deludere nessuno. Ci leggiamo/scriviamo sotto, Pando.


 

UN ANNO DOPO

 

LAUREN POV

 

“Lauren, vieni un secondo per favore?”

Sento la voce di Billy raggiungere la sala. Siamo in pausa dopo ore di prove e di registrazione. Il nostro secondo disco è quasi finito: è stato un cambiamento. Lo stile è rimasto lo stesso, a parte lo spazio per alcune ballads, che in “Reflection” non avevamo preso in considerazione. Gli assoli sono stati distribuiti equamente e siamo tutti soddisfatti di come sta venendo fuori. Manca solo una canzone, una delle canzoni più importanti, per me e per Camila.

Annuisco, lasciando le ragazze sdraiate sul divano ad oziare.

Entro nella sala principale dell’edificio, Billy che mi aspetta.

“Dimmi”

Faccio per sedermi su di una sedia ma mi fermo, in piedi. Non voglio stare lì troppo a lungo, volendomi rilassare. Non sono mai contenta quando mi prende in disparte, so già di cosa mi vuole parlare e mi sento già stanca all’idea.

“Domani hai un evento con Brad”

Ed ecco che arriva al punto. Sbuffo, incrociando le braccia al petto.

“Ma domani è uno dei pochi giorni liberi che abbiamo, non posso saltare?”

L’idea di dover passare una serata con Brad mi fa rivoltare lo stomaco, come ogni santa volta che mi viene proposto di staccarmi dalle ragazze, di staccarmi da Camila.

Sono stanca.

Da quando, pochi giorni dopo aver parlato con i nostri genitori, avevamo fatto sapere al management della nostra relazione, le nostre strade avevano preso due vie dirette. Non potevamo pubblicizzare di essere diventate qualcosa di più di due semplici amiche, e questo stava bene a tutte e due: entrambe volevamo privacy, tempo per noi, senza doverci preoccupare anche dei fans. Era già difficile non impazzire con gli impegni, i rumors e tutto ciò che girava attorno a questo business, quindi pensare di non dover far sapere al mondo di noi due era stata una scelta giusta. Né io né Camila eravamo pronte a metterci in gioco, in più, questa notizia avrebbe potuto avvicinare qualcuno, come allontanare altri fans. Poteva essere un pro, e allo stesso tempo un contro, quindi omettere sarebbe stata la soluzione migliore, anche per le ragazze.

Quando avevamo parlato con loro però, non sapevamo di dover affrontare la nostra vita da “supposte” single con altre persone.

Billy ci aveva mostrato due contratti: uno era per Camila, che avrebbe dovuto pubblicizzare la sua storia con Austin. Sì, dovevano far finta di stare insieme per aiutarsi a vicenda, in più, secondo Billy, farci rimanere single per più di un anno non sarebbe stato credibile e avrebbe creato sospetti. Come se uno fosse obbligato ad avere una storia a 18 anni. Ma il mondo girava in quel verso. Camila aveva subito chiarito le cose con Austin, che comunque era passato sopra alla loro quasi relazione, ed erano rimasti buoni amici. Inutile dire che quando si vedevano il mio sangue ribolliva e le mie serate non erano delle migliori.

Speravo che, nonostante tutto, per me non ci sarebbe stato lo stesso trattamento. Invece, per mia sfortuna, Brad, il cantante dei Vamps, era sembrato il candidato ideale per una finta relazione.

Avevamo accettato entrambe con malavoglia. Il problema rimaneva che ogni volta che avevamo qualche momento libero, dovevamo passarlo col loro. Farci vedere mano per mano per strada, andare a concerti insieme, insomma, sembrare due persone innamorate quando il sentimento non era neanche lontanamente paragonabile. Brad rimaneva per me una conoscenza, una persona che aveva lo stesso segreto da mantenere.

Firmare quei contratti era stato uno degli sbagli più grandi. Diverse volte io e Camila ci eravamo ritrovate a discutere, a volte per gelosia e a volte per stanchezza e rabbia, ma eravamo riuscite ad arrivare ad oggi senza enormi danni. L’amore che provo per lei non ha subito nessuna sfumatura e ciò che stiamo passando, probabilmente, l’ha reso più forte e vero.

Un anno mi era servito anche a concentrarmi su me stessa e ad accettare quella parte di me che consideravo diversa. Abbracciare la vera me è stato uno dei passaggi per ora più importanti della mia vita e sono contenta di averlo potuto fare a fianco a lei.

Ma ora sono stanca.

Sono stanca di dover fingere, di non potermi vivere la storia con Camila come vorrei. Sono stanca di non poterla tenere per mano, di non poter andare in giro insieme perché troppo pericoloso, o semplicemente di dover chiedere ai fans di non dire di averci viste perché sarebbe stato complicato da spiegare.

Non c’è niente di complicato in realtà, anzi, è così semplice da far spavento. L’amore diventa complicato solo quando sei tu a complicarlo. 

“Non puoi, ho lasciato del tempo a te e Mila, però non posso fare molto di più”

Sento il suo tono appiattirsi e capisco che, conoscendoci, anche per lui sia difficile. Dopotutto non è totalmente colpa sua: è il mondo che è sbagliato, e una solo persona non può cambiarlo.

“Sono stanca Billy, non so se voglio più continuare questa finta”

Lui alza lo sguardo su di me e mi sorride dispiaciuto.

“Lo so, non fa piacere neanche a me. Ma hai un contratto, manca solo un mese, poi sei libera da Brad”

Irritata ed arrabbiata, do una piccola spinta alla sedia che ho davanti.

“E poi, arriva qualcun altro? Mi date due, forse tre mesi da single e poi devo ricominciare a fingere? Non è per questo che sono qui. Sono qui per cantare, non per sponsorizzare storielle da due soldi, FALSE!”

Sono stanca, forse l’ho già detto.

“Non urlare” mi risponde, alzandosi dalla sedia. “Non posso farci niente, sono le regole del business. Far sapere al mondo che tu e Camila state insieme potrebbe farvi perdere la possibilità di diventare qualcuno un giorno. Purtroppo, e lo sai benissimo, non tutti accettano l’omosessualità. Metà dell’America ha ancora difficoltà a credere che anche solo possa esistere un amore del genere, e in Europa non sono messi meglio. Non è il momento per tirarsi indietro. L’album sta per uscire, state per fare il vostro primo, vero tour internazionale. Ti chiedo un mese. Concludi la storia con Brad e poi ne riparliamo”

Mi passo le mani tra i capelli, scocciata. Il discorso di Billy è così vero che mi dà fastidio sapere che ha oggettivamente ragione. Se fossimo solo io e Camila a dover affrontare tutto ciò forse ci avremmo provato. Ma abbiamo lavorato così tanto per arrivare dove siamo ora, che non potrei far crollare tutto per egoismo. Abbiamo tutte bisogno di sentire riconosciuto tutto l’impegno che ci abbiamo messo, nonostante gli ostacoli e le difficoltà. In un anno le cose sono cambiate: “Worth It” è riuscito a sfondare non solo in America ma ci ha spianato la strada per un successo internazionale.  “Like Mariah”, uscita come hit estiva, è stata la nostra più grande scommessa e ci aveva fatte conoscere un po’ in tutte le parti del mondo.

No, non è ora di tirarsi indietro, purtroppo.

“Ok, ok. Lo sai che non mi piace discutere ma a volte non so dove sbattere la testa. Mandami i dettagli per messaggio, per domani. Ciao Billy"

Esco senza neanche sentire la sua risposta. Non è il momento per me di dover affrontare altre discussioni. Il contratto di Camila per fortuna si è concluso da un mese, quindi ha più tempo libero da dedicare a noi due. Peccato che per me sia diverso.

Ritorno in sala e controllo con lo sguardo la sua presenza. Le ragazze mi guardano dispiaciute, probabilmente avendo sentito le mie urla dalla sala: finiva quasi sempre così quando Billy mi chiamava per dirmi qualcosa. Faccio spallucce, cercando di non scoppiare in una crisi isterica.

Cerco la persona che so, potrebbe farmi star meglio e non la trovo.

“E’ in sala registrazione”

Mi dice Ally, conscia del mio stato d’animo. La ringrazio e cammino veloce, aprendo la porta e richiudendola piano. Camila è seduta, il microfono attaccato alle labbra, gli occhi chiusi.

Nella stanza risuona la canzone che abbiamo scritto io e lei, insieme. Mi nascondo in un angolo, sperando che non si accorga di me nonostante il vetro lucido.

Sentire la sua voce mi fa rilassare in un instante. La osservo posare una mano sul microfono mentre prova di nuovo la canzone dall’inizio, e come sempre rimango affascinata da quanto Camila riesca a sentire la musica.

You're the light, you're the night
You're the color of my blood
You're the cure, you're the pain
You're the only thing I wanna touch
Never knew that it could mean so much, so much

You're the feel, I don't care
Cause I've never been so high
Follow me to the dark
Let me take you past our satellites
You can see the world you brought to life, to life

[Sei la luce, sei la notte
sei il colore del mio sangue
sei la cura, sei la pena
sei l’unica cosa che voglio toccare
non avrei mai pensato potesse significare così tanto, così tanto

Sei l’emozione, non mi importa
perché non mi sono mai sentita così estasiata
seguimi nel buio
lascia che ti porti oltre i nostri satelliti
puoi vedere il mondo a cui hai dato vita, la vita]


Ricordo ancora quando ho scritto le prime due strofe.

Era successo di notte. Avevamo appena fatto l’amore ed era stata una delle poche serate che eravamo riuscite a passare insieme, senza nessuno. Ricordo la sua risata e poi la mia frase, quando sfiorandole le labbra ho sentito il bisogno di farle capire quanto la volessi.

 “Non voglio avere nessun altro, non voglio sfiorare nessun altro” e lei era rimasta ferma, colpita dalle mie parole. Mi aveva baciato il pollice e poi le labbra. Io avevo sorriso e lei mi aveva risposto “Se anche solo provi a sfiorare qualcun altro ti sfioro anche io, ma con una mazza da baseball”.

Avevo riso di gusto, la sua solita voglia di scherzare e stemperare la tensione quando qualcosa di importante veniva detto.

“Prima dovrai riuscire a prendermi, il che la vedo dura vista la tua capacità di inciampare sempre”.

Mi aveva tirato una pacca sulla spalla, posando il capo sul mio petto. L’avevo stretta a me, entrambe con un sorriso che non riuscivamo a trattenere. Quella notte, quando Camila si era addormentata, avevo preso il blocco notes che avevo sul comodino. Stavamo finalmente registrando un disco con canzoni nostre, scritte da noi. L’impulso di mettermi a scrivere quelle parole che avevo appena detto a Camila aveva avuto la meglio, e dopo alcune correzioni le prime due strofe erano uscite dalla mia matita.

So love me like you do, love me like you do
Love me like you do, love me like you do
Touch me like you do, touch me like you do
What are you waiting for?

 [Amami come sai fare, amami come sai fare
amami come solo te sai fare, amami come solo te sai fare
toccami come sai fare te, toccami come sai fare te
che cosa stai aspettando?]

 

La guardo mentre, ad occhi chiusi, fa un gioco con la sua voce potente e mi fa venire i brividi. Ho la pelle d’oca, come succede sempre quando Camila canta. Ha un potere. Ha il potere di far emozionare, anche se non la guardi. In questo momento potrei nascondermi gli occhi con la mano e la sua voce potrebbe farmi sentire cose che non tutti sanno trasmettere. E non si tratta solo di ora che il mio amore per Camila è forte e vero, ma è sempre stato così.

Il ritornello mi ricorda quella sera d’estate in cui eravamo sulla spiaggia, uno dei nostri posti preferiti. Camila aveva cominciato a rincorrermi, dopo che io l’avevo presa in giro. Succedeva spesso: prendermi gioco di lei era diventato uno dei miei più grandi hobby. Le sue reazioni erano sempre le più disparate e mi divertivo a vedere cos’avrebbe fatto, dopo che una battuta usciva dalle mie labbra.

Quel giorno aveva deciso di rincorrermi, ma dopo pochi metri, era miseramente caduta sulla riva, bagnandosi il sedere e le gambe. Ero stata cinque minuti buoni a ridere della sua goffaggine, ma Camila aveva la testa abbassata e si teneva il piede. Preoccupata, mi ero avvicinata per capire cosa fosse successo e lei mi aveva presa per un braccio e con tutta la forza che aveva mi aveva buttata insieme a lei, l’acqua che continuava a bagnarci, le onde che si infrangevano sulla spiaggia. Piene di sabbia umida sui vestiti, Camila si era appoggiata su di me e mi aveva fatto notare quanto fosse felice, nonostante tutto. Eravamo rimaste lì finché avevamo potuto, il tempo che sembrava sempre così poco quando eravamo noi sole, al di fuori del resto del mondo. Prima di andarcene, l’avevo presa in braccio, le sue braccia aggrappate al mio collo e le sue gambe sui miei fianchi. Lei aveva sfiorato il suo naso col mio e mi aveva sorriso, poi aveva immerso la sua faccia nei miei capelli e io avevo respirato il suo profumo.

“Ti amo” mi aveva sussurrato “Non voglio andare via”.

Il suo tono supplichevole e dolce mi aveva fatta tremare, e sapere di dover essere forte per entrambe era un bel peso da portare. Ma l’amo e l’amavo così tanto da non dire niente, ricominciare a camminare sulla sabbia umida della notte, stringendola a me.

“Non sarà per sempre così, te lo prometto” le avevo assicurato, entrando in macchina, sporche e ancora bagnate. Lei si era girata, mi aveva sorriso e mi aveva afferrato la mano, senza lasciarla per tutta la durata del viaggio verso casa. Eravamo a Miami e quello era l’ultimo giorno di libertà prima di tornare a lavoro.

Quando Camila ha aggiunto il ritornello, mi ha raccontato di aver pensato a quella sera lì, uno dei migliori ricordi che teneva per sé.

Fading in, fading out
On the edge of paradise

Every inch of your skin is a holy gray I've got to find
Only you can set my heart on fire, on fire
Yeah, I'll let you set the pace
Cause I'm not thinking straight
My head spinning around I can't see clear no more
What are you waiting for?

[Sbiadire all’interno, sbiadire al di fuori
sul bordo del paradiso
ogni centimetro della tua pelle è un punto che devo scoprire
solo te riesci ad accendere il mio cuore in fiamme, in fiamme
sì, lascio che tu trovi il ritmo
perché non riesco a pensare
la mia testa gira, non riesco più a vedere chiaro
che cosa stai aspettando?]

 

Mi appoggio al muro senza far rumore, grata che i suoi occhi siano chiusi. E’ così bella. E’ così bella che qualche volta mi domando cosa ho fatto per meritarmi una creatura così affascinante e delicata, e al contempo goffa e sgraziata. Ed è assurdo pensare che le ultime due caratteristiche rappresentano ciò che amo di più in lei.

Per scrivere la canzone ci avevamo messo un mese. Il ritornello era impostato, la prime due strofe anche, ma dovevamo occupare l’ultima parte del testo. Entrambe ci eravamo ritrovate spiazzate perché volevamo dire così tanto che non sapevamo metterlo per iscritto. Due persone che si amano, l’una completamente persa nell’altra, un amore passionale che ti fa girare la testa e non ti permette di vedere le cose come sono. Billy stava insistendo per averla e ci aveva dato una scadenza.

Ci eravamo messe d’impegno. Un giorno eravamo il sala registrazione, proprio dove mi trovo io ora, sedute sul divanetto, il blocco notes pieno di parole cancellate. Mi stavo spazientendo, non riuscivamo a trovare il modo di finirla. Camila ad un certo punto si era alzata, frustrata.

“Ci rinuncio. Finiscila te, non ce la faccio”

“Scusa?”

Le avevo chiesto, stizzita dalla sua conclusione. Lei si era girata, e aveva aperto le braccia, sconfitta.

“Oggi non è giornata. Ho un blocco e non riesco a scrivere. E tu sei nella mia stessa posizione. Perché non usciamo?”

Nonostante fossi contraria, mi ero alzata e l’avevo seguita, incapace di dire di no a Camila. Fuori faceva freddo, il solito tempo pungente di New York durante l’inverno. Eravamo in città per diverse interviste. Oltre a parlare di musica, ci veniva sempre chiesto qualcosa riguardo le nostre relazioni. Quando ci veniva posta la domanda, cercavo sempre di non guardare Camila, le altre a disagio, cercando di mantenere sul viso uno sguardo neutro. Qualche volta avevo provato a dire che si trattava della mia vita privata e che non volevo parlarne, ma poi Billy mi aveva chiesto di esprimere qualcosa in più, giusto per dargli di cui chiacchierare. Così avevo iniziato a dire che andava tutto bene, senza sbilanciarmi troppo.

Entrambe, la maggior parte delle volte insieme in questi momenti, tentavamo di non farci prendere da una gelosia inutile e mal riposta. Non aveva senso, sapevamo come stavano le cose, ma c’erano attimi in cui i dubbi diventavano quasi realtà. Il dubbio che magari l’una non era abbastanza per l’altra, il dubbio di non farcela, che sarebbe stato più facile allontanarsi, interrompere la relazione per il bene di tutti. Ma noi avevano deciso di combattere, avevamo deciso che niente ci avrebbe separate, che saremmo state forti. E ci eravamo riuscite.

Una volta raggiunto Central Park, avevamo fatto una passeggiata, le mani lontane. Non potevamo far vedere niente, il nostro successo aumentava e stava diventando difficile nascondersi e non farsi riconoscere.

Ma la camminata non mi aveva fatta stare meglio.  Alcune fans ci avevano viste e avevano cominciato a farci domande e a scattare foto. Mi sentivo a disagio, nonostante fossi ormai abituata. Scossa e stanca, una volta trovato un posto nascosto, avevo spinto Camila sotto ad un albero, e l’avevo baciata. Avevo bisogno di lei. Avevo bisogno di sentirla. Le nostre labbra si erano sfiorate in un bacio semplice, senza nessuna pretesa, e il mio cuore aveva già cominciato a battere più forte. E no, non era l’idea di poter essere scoperte a farlo accelerare, ma lei, semplicemente lei.

“Lo…”

Mi aveva sussurrato, una volte che le nostre labbra si erano staccate. Io le avevo sorriso, le mani coperte dai guanti sulle sue guance arrossate a causa del freddo.

“Scusa, non ce la facevo più”

Lei mi aveva fatto uno sguardo confuso e io le avevo detto “Dovevo baciarti”.

Mi aveva guardata intensamente, nei suoi occhi fiamme che a volte mi facevano girare la testa. Con passione, mi aveva preso il colletto della giacca e mi aveva spostato contro l’albero, le sue labbra sulle mie, questa volta veloci e schiette. Il mio cuore era pieno delle stesse fiamme che avevo visto in lei. Mi ero chiesta quando avrei smesso di sentirmi così nuda e vera con lei. Così investita da ogni parte di lei, così interessata a scoprire ogni suo difetto, ogni suo pregio, ogni sua sfumatura. Non avevo trovato risposta. Le mie mani erano appoggiate ai suoi fianchi, le sue, senza guanti, tra i miei capelli.

In quel preciso istante, solo noi due, il resto del mondo inconsapevole della nostra relazione e di due ragazze che si stavano baciando nascoste, sotto un albero in Central Park, nella mia mente era nata una delle due strofe.

“Dobbiamo andare”

Avevo preso Camila per mano finché non avevamo raggiunto la 5th Avenue. Lei mi aveva seguita, entrambe senza cellulare e un foglio su cui scrivere. Una volta arrivate in sala registrazione, avevamo corso veloci, ci eravamo tolte le giacche ridendo, il calore della stanza che cominciava a riscaldarci. Io avevo preso in mano il taccuino e avevamo completato ciò che un solo momento aveva reso chiaro. Quando avevo posato il blocco notes sul divano, il respiro ancora affannato dalla corsa, la spalla di Camila appoggiata sulla mia, l’avevo guardata e avevo realizzato che nessuno sapeva smuovermi come faceva lei. Nessuno sapeva farmi infiammare come faceva lei, portarmi alla luce. L’amore che provavo per lei era così intenso, così buono, così terrificante talvolta che mi portava in un altro mondo.

Le stesse emozioni mi colpiscono ora, quando Camila ripete il ritornello e poi apre gli occhi. Apro la porta interna della sala e la raggiungo.

“Ehi”

Le sorrido, noi due sole nella stanza. La abbraccio da dietro, il mento sulla sua spalla, il mio viso ne suoi capelli.

“Com’è andata con Billy?”

Il pensiero del discorso con Billy mi colpisce di nuovo, e il mio cuore si agita di rabbia.

“Male. Domani sera sono impegnata con Brad”

Lei si irrigidisce, stanca ed emotivamente lacerata da questa situazione. Porta una mano sul mio capo e mi accarezza i capelli.

“Non preoccuparti, vedrai che passerà veloce”

Mi dice. Posso notare il riflesso sullo specchio, i suoi occhi di nuovo chiusi, cullata dal suo stesso gesto e dalle mie mani che accarezzano il suo ventre.

“Gli ho detto che non voglio più farlo, Camz. Che non ce la facciamo più.”

“Cosa ti ha risposto?”

Mi risponde, la voce dolce e gentile.

“Ha detto di aspettare un mese, che finisca il contratto. Poi ne parliamo”

La sento annuire.

“Un mese non è lungo, Lo. Vedrai che passerà in un attimo e poi saremo di nuovo libere”

Il tono speranzoso di Camila mi fa rilassare, le nostre dita che giocano, le sue mani posate sulle mie.

Vivo di questi momenti.

Vivo del nostro sfiorarci, vivo del suo profumo e della sua presenza. Vivo della sua risata, delle sue battute che hanno in me un effetto esilarante, delle sue parole e delle sue labbra. Vivo dei suoi occhi marroni, che quando sono lucidi dalla stanchezza sono così belli e penetranti da farmi star male.

Dopo poco, Camila si muove sulla sedia girevole e si volta verso di me. Mi abbraccia, il suo capo nel mio petto, le sue braccia aggrappate ai miei fianchi.

“Sono così felice” mi sussurra, il tono calmo, la sua voce rauca. Nonostante tutti gli ostacoli, nonostante tutta la negatività che a volte ci circonda, nonostante gli obblighi, anche io mi sento felice.

“Se penso a quanto ho aspettato di averti. Giuro che questo è niente in confronto a quello che ho passato. Sono grata di averti accanto. Per quanto sia complicato, e lo sappiamo benissimo entrambe, non posso essere più felice di quanto la sono ora. Mi sento così anche quando litighiamo. È una sensazione strana, perché so che dovrei essere triste e dovrei sentirmi arrabbiata in quei momenti, ma è così difficile tenerti il muso quando mi guardi e mi sei vicina che non posso non provare felicità. È passato un anno e sento che non è cambiato niente. E da una parte mi spaventa accorgermi quanto i miei sentimenti sono forti per te. Non potrei desiderare nessun altro, neanche se fosse la relazione più facile del mondo”

Le sue parole mi confortano e mi riempiono il cuore e mi rispecchiano. Sono piena di emozioni che neanche so descrivere. Il mio cuore, la mia mente, non potrei trovare un vuoto dentro di me neanche se ci provassi.

Le accarezzo i capelli e restiamo in silenzio per un po’, il gesto meccanico della mia mano che gioca con le sue ciocche castane, i nostri respiri calmi, il suo viso che riposa sul mio petto.

Vivo di questi momenti, e non potrei esserne più felice.

“Tu e le tue parole mi uccidete sempre, lo sai”

Riesco a dire dopo un po’ di tempo, l’ennesimo sorriso che appare sul mio volto.

“E’ questo l’intento”

Rido piano, prendendo le sue guance tra le mie mani, baciandola delicatamente. La guardo negli occhi e non diciamo niente. Il suo sguardo dolce mi fa sciogliere e vorrei stritolarla e farle sapere quanto la ami. Ma lei lo sa già, basta scrutare per un attimo nei miei occhi e lei se ne rende conto. Si avvicina e mi lascia un bacio sulle labbra.

“Una volta mi hai promesso che non sarebbe stato sempre così”

Annuisco alle sue parole che interrompono il silenzio che si è creato tra noi.

“Questa volta sono io a promettertelo. Non sarà sempre così, le cose cambieranno. Fino a quel momento, ti prometto che ti resterò vicina, che ti amerò come ho fatto fino ad ora e che continuerò a fare le battute che non piacciono a nessuno ma che a te fanno ridere, e ancora devo capire il perché”

Scuoto la testa, ridendo piano, le guance arrossite per le sue parole.

“E’ perché ti amo, sono influenzata”

“Stai dicendo che non fanno realmente ridere?”

Lei si allontana di scatto, offesa.

“Vieni qua.”

La intimo con il tono della voce duro ma scherzoso. Senza farselo ripetere si avvicina di nuovo, le mani sui miei fianchi.

“Diciamo che sono fuori dal comune e è questo che mi piace.”

Lei sorride, baciandomi la mano che ora ha portato alle sue labbra.

“Ti piaccio io”

Ribatte, facendo una risatina buffa.

“Mi piaci tu”

Le rispondo, incapace di non esprimerle quello che sento e che provo, costantemente alla ricerca delle parole giuste da usare. Ma non servono parole quando ogni cosa di te parla.

“Non mi stai per chiedere di sposarti vero? Con tutte queste promesse mi hai confuso”

Camila ride a voce alta, portando indietro la testa.

“Siamo troppo giovani” mi sussurra.

Io la guardo e scuoto di nuovo il capo. Poi lei si avvicina e mi bacia. Le nostre labbra giocano tra di loro, scambiano i nostri sapori e il respiro si accelera. Sentire Camila così vicina a me mi elettrizza, sempre. Appoggia le mani sul mio sedere e ora la mia bocca le sfiora il collo, in baci bagnati. La sua presa si stringe sul mio fondoschiena e senza accorgermene un gemito attraversa le mie labbra. Lei sorride maliziosa, e mi guarda prima di infilare le dita sotto la mia maglietta.

“Ho sempre avuto una passione per il tuo sedere”

Mi sussurra, la voce bassa e rauca. Vorrei farla mia qua, in questo istante, sedute su di una sedia troppo piccola in sala registrazione. Ricominciamo a baciarci, le sue mani che mi sfiorano il ventre, eccitate e vogliose. La sua lingua sfiora il mio labbro inferiore e in pochi secondi è dentro la mia bocca. Prese dal nostro momento, non sentiamo qualcuno entrare dalla porta principale, al di là del vetro.

“Io su quella sedia mi ci devo sedere!”

Il microfono comunicante si accende e la voce di Normani riempie la stanza. Come scottate, ci allontaniamo, ma quando ci rendiamo conto che dentro ci sono solo le ragazze, do un ultimo bacio a Camila, facendo la linguaccia a Normani.

“Quanto sei noiosa”

La mia ragazza si alza dalla sedia, e traballa un po’ prima di ricominciare a camminare. Guardo le mie amiche in piedi, dall’altro lato della sala.

Le osservo avere lo sguardo altrove. Sul loro viso passano diverse emozioni: stanchezza, felicità, amore per quello che fanno. Prima che Camila possa uscire dalla stanza, la fermo.

“Ehi, mi canti un’altra volta la nostra canzone?”

Lei mi sorride e ritorna sulla sedia, le labbra sul microfono. Dice a Dinah di mettere la base, e comincia a cantare.

Dinah, Ally e Normani rimangono piacevolmente sorprese e le vedo chiudere gli occhi, godendosi la sensazione che Camila ti fa provare quando la sua voce raggiunge il tuo cuore.

Quando poso il mio sguardo su di lei, la osservo fissarmi e le mando un bacio da lontano.

Il cuore accelera nel mio petto, il mio corpo è immobilizzato e la sua voce entra in me. Non mi importa di ciò che sta succedendo, non mi importa se dovrò aspettare un altro mese, o forse un po’ di più. Non mi importa perché ho lei, perché mi rivedo in lei, perché vivo di lei.

E vivere di lei è la cosa più bella che mi sia mai successa.

THE END


PANDANGOLO:

Hello everybody!!! 
Ci siamo, è arrivato il momento della verità. Questa storia ha abbracciato la sua fine con felicità. Come potete notare, ha un lieto fine, anche se si può vedere che avranno ancora da combattere per amarmi. Ma è questa la vita, e quindi la accettiamo così e diamo il nostro meglio.

Voglio veramente ringraziare TUTTI, TUTTE LE PERSONE che mi hanno aiutata, dato suggerimenti, scritto all'1 di notte per farmi sapere cosa pensavano della mia fan fiction, che mi hanno aggiunto su Twitter e hanno sclerato con me, che mi hanno mandato lunghe recensioni e che mi hanno trasmesso solo cose buone. Grazie! Siete state fantastiche, giuro non avrei mai potuto desiderare di meglio! GRAZIE a chi ha letto silenziosamente e poi ha preso il coraggio per scrivermi! Siete ancora in tempo, io non mordo!

Spero con tutto il cuore che questa sia la fine che volevate e desideravate. Non so se scriverò ancora, ma se mi verrà in mente qualcosa e avrò il coraggio di metterlo per iscritto DI SICURO lo condividerò con voi. 

Grazie ancora per tutto l'affetto che mi avete dato!

Spero alla prossima, nel frattempo, godetevi la vita, le Fifth Harmony e quelle due befane che ci fanno sclerare! 

Pando :D 

  
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