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Autore: Shainareth    12/04/2015    4 recensioni
I suoi occhi, che mi fissavano con insistenza, erano ancora più belli ora che erano oscurati dall’ira, ed il pensiero che lui potesse avercela con me mi provocò un nodo alla bocca dello stomaco. «Tu… Io…» Stavo andando nel panico e lui non la smetteva di guardarmi con quel cipiglio severo e penetrante. Avrei voluto ruggire per dirgli di smetterla.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Kentin, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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BACIO D'AMORE




Il rumore della porta che si apriva mi fece sobbalzare così tanto che per poco non mi venne un colpo. «Insomma, quanto ci metti?» mi sentii chiedere con impazienza.
   «Ken!» esclamai, senza far caso ad usare il suo nome per esteso. Il punto era che, concentrata com’ero, credevo di essere rimasta ormai sola in aula, poiché le lezioni erano finite da un po’ ed io mi ero attardata per ricopiare alcuni appunti che avrei dovuto restituire quanto prima a Violette. Oltretutto, non mi pareva che io e Kentin ci fossimo accordati per tornare a casa insieme, quel giorno.
   Lo vidi richiudere la porta con un colpo di tacco e attraversare l’aula per venire a piantarsi accanto al mio banco. «Non chiamarmi così», protestò con fare infastidito, nonostante un visibile rossore diffuso sulle guance. Da quanto tempo non lo chiamavo in quel modo? Un’infinità.
   «Sì, beh… è uguale», borbottai, non dando peso alla cosa e mettendo via le ultime cose nella borsa.
   Lui s’immusonì. «Non è uguale!»
   «Ken o Kentin, la sostanza non cambia», dichiarai risoluta, stufa di essere ripresa al riguardo. «Per me sei sempre lo stesso», aggiunsi, alzandomi in piedi.
   L’espressione del suo viso mutò ulteriormente, facendomi capire che ero andata a colpirlo lì dove faceva più male: nell’orgoglio. «Ah, davvero?» replicò risentito.
   Sospirai, già pentita di ciò che avevo detto. «Non proprio», ammisi, cercando le parole esatte per esprimere quello che pensavo. «Non puoi chiedermi di pensare al te del passato e al te presente come a due entità separate», precisai anzitutto. I suoi occhi, che mi fissavano con insistenza, erano ancora più belli ora che erano oscurati dall’ira, ed il pensiero che lui potesse avercela con me mi provocò un nodo alla bocca dello stomaco. «Tu… Io…» Stavo andando nel panico e lui non la smetteva di guardarmi con quel cipiglio severo e penetrante. Avrei voluto ruggire per dirgli di smetterla.
   «Mi preferivi prima?» mi chiese inaspettatamente, continuando a mandarmi in confusione.
   «Ti adoravo anche prima», precisai d’istinto. Era una frase equivoca, ma amen. M’interessava solo che lui tornasse a sorridermi, anche a scapito di rivelargli qualcosa di troppo riguardo ai miei sentimenti. «Altrimenti perché credi che avrei passato tutto questo tempo con te, negli anni passati? Perché credi che avrei pianto tanto per la tua partenza?»
   I tratti del suo volto si distesero all’istante e lui schiuse le labbra, balbettando: «Tu… hai pianto?»
   Sì, porca miseria se avevo pianto…
   «Un po’…» bofonchiai, avvertendo nitidamente il sangue affluire al volto. Cominciai ad attorcigliarmi l’orlo della maglietta attorno alle dita delle mani. «Un po’ tanto…» mi corressi poi, puntando lo sguardo altrove nella speranza che questo mi aiutasse a darmi un minimo di coraggio.
   Kentin rimase in silenzio. Era così stupito da una cosa tanto ovvia? Io trovavo più che normale che due amici, costretti a separarsi per diverso tempo, soffrissero la mancanza l’uno dell’altro. Prima che partisse, lui stesso mi aveva salutata in lacrime, regalandomi un orsetto di peluche affinché non lo dimenticassi. Il che era impossibile, visto che era stato il mio più grande amico per tutto il periodo delle scuole medie. E poi… E poi mi aveva sorpresa in preda ai singhiozzi, quando era tornato, perché per mesi non avevo avuto sue notizie e poi, di punto in bianco, me l’ero visto spuntare davanti, cresciuto nel fisico, a fare il gradasso con Ambra – fortunata lei.
   Sospirai di nuovo, arrendendomi a dargli parzialmente ragione. «È vero che sei cambiato…» ripresi a mezza voce, continuando a torturarmi con foga la maglietta fra le mani. «Voglio dire… a me piacevi anche prima», aggiunsi, sperando che non fraintendesse. O forse volevo che lo facesse? Stavo andando sempre più in tilt. Desiderai scomparire alla sua vista per l’imbarazzo.
   «Ti… Ti si vede il bordo del reggiseno», mi avvertì lui con voce provata, facendomi notare che avevo finito col tirare l’orlo della maglietta troppo in su.
   «E tu non guardare», borbottai stizzita, rimettendola al suo posto e fermandola con le mani.
   «Col cavolo che non guardo…» fu la giustificabile replica di Kentin, che teneva ancora gli occhi puntati sul mio petto.
   Gli arrivò un ceffone sul braccio, ma non riuscii a nascondere un sorriso divertito per via della sua risposta pronta. «Ecco, lo vedi?» dissi allora, cercando di scacciare via la vergogna. «Sei rimasto sfacciato proprio com’eri prima», gli feci notare, ridendo. «In più, ti sei fatto più sicuro di te, al punto da cercare persino di baciarmi.»
   «Tranquilla, mi hai spezzato così tanto le gambe, in quell’occasione, che non ci riproverò più», sbuffò lui, arrossendo di nuovo e distogliendo finalmente lo sguardo.
   Ci rimasi male, lo confesso. E questo mi fece capire quanto doveva esserci rimasto male lui, per l’essere stato inconsciamente rifiutato e costretto, invece, a baciare un coniglio.
   Mi morsicai il labbro inferiore e ripresi ad arrotolarmi l’orlo della maglietta fra le dita. Probabilmente, una volta tornata a casa, avrei dovuto buttarla. «Ti ho già detto che è stato un riflesso incondizionato…» balbettai a mo’ di giustificazione.
   «Avresti almeno potuto evitare di ridermi in faccia…» recriminò lui, scoccandomi un’occhiataccia. Aveva ragione, ma la sua reazione nel ritrovarsi bocca a bocca con un coniglio anziché con me era stata talmente buffa che non avevo resistito. Soprattutto, all’epoca non mi ero ancora resa conto di ciò che provavo per lui, se no… col cavolo che avrei messo quella bestiaccia fra noi.
   «Mi dispiace…» mormorai, tornando ad abbassare lo sguardo.
   Rimanemmo in silenzio per diversi attimi, che a me parvero lunghissimi. Poi, qualcosa mi solleticò un orecchio ed io rabbrividii, inclinando la testa sulla spalla nel tentativo di scacciarla. Kentin rise e, voltandomi nella sua direzione, mi resi finalmente conto che era stato lui ad infastidirmi con la punta di un dito.
   «Da quando sei diventato così dispettoso?» m’interessai di sapere, massaggiandomi l’orecchio che ancora mi formicolava a causa del solletico.
   «Prendila come una vendetta personale», mi sentii rispondere. Al suo posto, dopo quello che era capitato, non mi sarei certo limitata ad una sciocchezza del genere.
   Questo pensiero me ne portò alla mente un altro più scomodo: perché la sua vendetta nei miei confronti era meno piacevole di quella perpetuata ai danni di Ambra? Qualcosa non quadrava.
   «Fammi capire», cominciai allora, assumendo una postura da guerra psicologica. «Ambra ti ruba i soldi e tu la baci. Io mi difendo da un bacio inaspettato e mi becco un dito in un orecchio.» Lo vidi passarsi una mano sul viso con aria imbarazzata, ma almeno sorrideva. «Oh, guardami!» lo richiamai sull’attenti, impossessandomi della sua mano per tirarla via dal volto. «E spiegami come funziona la tua testa, dannazione!» gli ordinai, pur ridendo.
   «Lei mi ha ferito nell’orgoglio», prese allora a spiegarmi, evitando comunque di incrociare i miei occhi, «tu invece mi hai ferito qui.» Si portò il pollice dell’altra mano all’altezza del cuore ed io persi di colpo la voglia di scherzare. «Sono due cose diverse», aggiunse, come se non fosse stato abbastanza palese. «Quella nei suoi confronti è stata solo una vendetta, non posso neanche considerarlo davvero un bacio.» Dal mio punto di vista lo era stato fin troppo, ma non questionai, intenta com’ero nel cercare di capire il senso delle sue parole. Si strinse appena nelle spalle e, fissandomi da sotto in su, continuò: «Un bacio d’amore è un’altra faccenda.»
   Ed io glielo avevo fatto dare ad un coniglio.
   Tralasciando il lato grottesco della vicenda, la mia mente si focalizzò su un unico elemento: un bacio d’amore.
   Era quello che avrebbe voluto dare a me? Lo considerava ancora il suo primo, vero bacio?
   Il cuore iniziò a battermi così forte che persi il controllo delle emozioni, tanto che cominciai a giocherellare di nuovo con la prima cosa che mi capitò sotto mano, e cioè le sue dita, che avevo ancora fra le mie. «E…» farfugliai, visibilmente scossa, «non potevi avvertirmi?»
   «Oh, sì, certo», bofonchiò Kentin, seccato e imbarazzato a un tempo. «La prossima volta ti chiederò il permesso, così sarò sicuro di buscarmi uno schiaffo prima di aver raggiunto il mio obiettivo.»
   «Non farlo è da vigliacchi!» mi scappò detto.
   Mi fulminò con lo sguardo. «D’accordo, allora», ribatté piccato, stringendomi la mano con forza. «Sto per baciarti, quindi non azzardarti ad impedirmelo.»
   «Fossi matta…» soffiai d’istinto, sentendo il cuore esplodere per la gioia che mi dava la speranza che lui portasse davvero a compimento quella deliziosa minaccia.
   Kentin rimase talmente sorpreso dalla mia risposta che ammutolì, fissandomi con occhi quasi spauriti. Probabilmente si stava chiedendo se dicessi sul serio o meno. Mi domandai se, per farglielo capire, non dovessi ricorrere al buon vecchio burro cacao all’odore di vaniglia che amava tanto. O, più semplicemente, saltargli addosso.
   Quell’indecisione ci costò cara, perché proprio quando presi il coraggio a due mani e mi slanciai verso di lui, la porta dell’aula si aprì di colpo ed io persi l’equilibrio. Mi aggrappai al banco per non crollare in terra e mi voltai verso l’uscita, appena in tempo per fissare l’espressione attonita di Lysandre che, chiedendo subito scusa con un gesto della mano, fece per battersela silenziosamente in ritirata. Non osai immaginare quale divertita visione dovesse aver avuto delle nostre facce, perché ero certa che anche Kentin, come me, rischiasse di prendere fuoco per l’imbarazzo dell’essere stato colto quasi in flagrante.
   «Che fai, non entri?» Facendoci sussultare più di prima, la voce di Castiel giunse ovattata dall’altro lato della porta, che Lysandre stava cercando invano di chiudere.
   «Magari torniamo dopo», disse lui, cercando di sviarlo.
   «Quel quaderno mi serve», protestò l’altro.
   «È occupata», chiarì Lysandre, senza però entrare nel dettaglio per rispetto della nostra privacy.
   «C’è ancora qualcuno, oltre noi?» domandò ancora Castiel, senza curarsi di moderare il tono della voce. Subito dopo sghignazzò, come se fosse stato colto da un’illuminazione. «Che idioti… Perché non vanno a casa, a trombare?» Ringraziai il cielo che, pur avendo capito vagamente il succo del discorso, non avesse visto né me né Kentin.
   «Non tutti vivono da soli come te», gli ricordò Lysandre, riuscendo finalmente a chiudere l’uscio, mentre io mi accasciavo sulla sedia e nascondevo il viso contro il banco, le braccia sulla testa e gli occhi umidi per le lacrime dovute alla voglia matta di sprofondare per la vergogna.
   Calò di nuovo il silenzio.
   Quindi, Kentin tirò su col naso e si schiarì la voce. «Aspettiamo qualche minuto, prima di tornarcene a casa?» azzardò con voce non troppo ferma.
   Mi lasciai andare ad un verso buffo, mentre mi raddrizzavo sulla schiena con aria sconsolata. «Tanto, ormai…»
   Lo sentii ridere sommessamente. «Allora andiamo, prima che a Castiel venga in mente di portarci le precauzioni…»
   «Sta’ zitto!»












Lo so che avevo detto che non avrei avuto modo di scrivere, prima di qualche giorno, ma avevo davvero bisogno di staccare dalla routine e perciò... ecco qua, in attesa di tornare a buttare giù la seconda parte della recita de Riunione di classe, mi sono dedicata a questa cosa melensa.
Suppongo che, per ordine temporale, vada da considerarsi poco prima di Equilibrio, la famosa shot in cui Kentin prende in parola la Dolcetta. Meno male che almeno lui una mossa se la dà anche nel gioco, ne parlavo giusto l'altro giorno con un'altra utente (peccato gli vada male). Dev'essere stata proprio quella discussione a darmi l'ispirazione per questa shot, quindi la ringrazio di cuore. ♥
Una precisazione: so che nella versione italiana la frase pronunciata da Kentin nell'aula di scienze, dopo aver baciato il coniglio, è un po' diversa, ma in quella inglese (anche stando a ciò che dice la Wikia del gioco) pare che lui non consideri come suo primo bacio quello dato ad Ambra e che, invece, reputi tale quello che voleva dare alla Dolcetta nell'episodio 18 (stupida lei a non lasciarlo fare). Perciò non ho fatto altro che rielaborare quest'idea e metterla per iscritto nel modo in cui avete appena letto. Spero non sia venuta fuori una cosa troppo stupida/diabetica/banale.
Scappo e vi do appuntamento per davvero tra alcuni giorni! Grazie a tutti! ♥
Shainareth





  
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