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Autore: Roxanne Potter    12/04/2015    1 recensioni
[Muke, il rating diventerà rosso nell'ultimo capitolo]
Il ragazzo alzò lo sguardo dal cellulare; aveva occhi di un azzurro penetrante, sormontati da sottili ciglia bionde, e Michael li trovò stupendi.
-Ciao.- gli rispose, sorridendo leggermente. Sembrava tranquillo e per nulla sorpreso dal fatto di essere appena stato salutato da un perfetto sconosciuto.
In quel momento nel locale partì una canzone, una canzone che Michael adorava, una di quelle canzoni che ti fanno venire voglia di alzarti e ballare e scatenarti senza più pensieri nella testa, senza preoccuparti delle persone che hai intorno. Michael sorrise, tese la mano al ragazzo e disse: -Ho visto che sei tutto da solo, come mai? Posso farti compagnia se vuoi. Ti va di ballare? Amo questa canzone.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Michael aveva sentito il suo nervosismo raggiungere l’apice nel momento in cui aveva visto Luke spuntare dal fondo della stradina che portava al bar Looken. Trattenne il fiato per un attimo e rimase lì, seduto sul muretto che circondava il piccolo cortile del bar, con le mani affondate nelle tasche dei jeans e gli occhi che cercavano di concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse il ragazzo che si avvicinava sempre di più a lui.
Si concesse un paio di istanti per dare un’occhiata all’orologio che portava al polso, senza neanche far caso all’orario. Quando alzò lo sguardo, vide che Luke ormai era vicino, troppo vicino per poter fingere ancora di ignorarlo.
Forza, Michael, adesso buttati e basta.
Prese un ultimo respiro profondo e gli rivolse un sorriso che Luke, ormai a un passo da lui, ricambiò subito.
-Scusa se sono arrivato tardi. L’autobus che ho preso ci ha messo più del solito.- disse Luke, fermandosi davanti a lui e passandosi una mano tra i capelli biondi. Aveva al polso vari bracciali colorati con nomi di band, notò Michael, teneva una giacca legata in vita e indossava una maglia con il logo dei Blink 182. Fantastico; se quel ragazzo aveva i suoi stessi gusti musicali, conoscersi sarebbe stato più facile.
-Figurati.- gli rispose Michael. –Anche io sono arrivato da poco. Entriamo a prendere qualcosa?
Due minuti dopo erano all’interno del bar, seduti a uno dei tavolini circolari in legno accanto alla vetrata che dava sul cortile, ad aspettare che la cameriera portasse loro i caffè che avevano ordinato. Michael stava morendo d’ansia, ma cercò di non darlo a vedere mentre guardava Luke negli occhi e gli sorrideva. Sapeva cosa fare e cosa dire, più o meno; aveva discusso con Calum e Ashton per ore per farsi dare tutti i consigli possibili.
-Allora, tu sei proprio di Sydney?- chiese, e Luke annuì.
-In Stark Street, è abbastanza lontano da dove ci siamo visti ieri. Mi sono fatto riaccompagnare a casa da un amico…
A quelle parole Michael avvertì un piccolo morso di gelosia allo stomaco.
Calmati, Michael, lo conosci appena, non puoi essere geloso.
-Tu invece?- gli chiese Luke.
-Zona di periferia. Presumo che non andiamo nella stessa scuola, non ti ho mai visto. Che anno fai?
-Ho appena iniziato il terzo, ho sedici anni.
In quel momento arrivò la cameriera con i loro caffè; la giovane ragazza bionda poggiò le tazzine fumanti sul tavolino e rivolse loro un sorriso cordiale prima di allontanarsi. Michael prese appena due sorsi di caffè prima di poggiare nuovamente la tazzina.
-Io ne faccio diciassette a novembre. Comunque, mi piace la tua maglietta.
-Conosci i Blink?- sorrise Luke, gli occhi azzurri che si illuminavano.
-Certo che sì, non c’è neanche bisogno di chiedermelo.- rise Michael. -Nominami una qualsiasi band rock, metal o punk e stai sicuro che io la conoscerò. E poi è da quando avevo dieci anni che suono la chitarra…
Non sapeva come faceva a parlare con tanta scioltezza e disinvoltura, ma ci stava riuscendo.
-Anche io suono la chitarra. Sai, ho la sensazione che noi due andremo d’accordo.
Luke finì il suo caffè in pochi lunghi sorsi; mise da parte la tazzina e prese un biscotto dal piattino al centro del tavolo. Michael continuò a fissarlo, pregando di non essere arrossito troppo e di non avere l’espressione di uno stalker pronto a saltarti addosso da un momento all’altro; non riusciva a credere di essere davvero lì, seduto in quel bar, ad un appuntamento (se così si poteva definire) con un ragazzo bellissimo conosciuto la sera prima in una discoteca. Per di più si trovava bene con lui, anche se stavano parlando da poco; la sua ansia era scivolata velocemente via non appena avevano iniziato a conversare.
-I miei fratelli credono che io sia un pazzo perché suono e non mi occupo di roba noiosa come loro.- continuò Luke. –A volte stare a casa con loro è un inferno…
-Allora sono felice di essere figlio unico.- disse Michael, e il ragazzo biondo scoppiò a ridere. –In compenso ho i miei genitori che mi tormentano per i miei splendidi voti a scuola…
-Allora andiamo sempre più d’accordo.- rispose Luke. –Se hai finito di bere possiamo andare? Non mi piace stare fermo per troppo tempo. Andiamo in giro, conosco un bel po’ di posti qui intorno.
Michael annuì e mandò velocemente giù l’ultimo sorso di caffè.
-Certo. Andiamo quando vuoi.

Michael non si era neanche accorto che erano quasi arrivate le otto di sera. Lui e Luke erano stati in giro per ore a camminare per le strade di Sydney e a parlare; di scuola, delle loro famiglie, delle band che ascoltavano, di ciò che avrebbero voluto fare dopo il liceo, di qualsiasi cosa venisse loro in mente. E così Michael aveva scoperto di avere in comune con lui più di quanto si aspettasse; anche Luke era un appassionato di musica rock e pop punk, cantava, suonava la chitarra e il suo sogno era formare una band. Anche lui non riusciva a soffrire la scuola e faceva di tutto per non andarci. E anche lui non andava tanto d’accordo con la sua famiglia ma, a differenza di Michael, risolveva la situazione uscendo spesso di casa e passando fuori tutte le sere possibili.
Mi piace., si ritrovò a pensare Michael, mentre i due ragazzi camminavano lungo le strade del centro di Sydney e parlavano di vecchi concerti rock ai quali sarebbero voluti andare. Era bello trovare una persona con la quale riusciva a parlare facilmente, senza l’imbarazzo che si era aspettato di provare; una persona con i suoi stessi gusti, una persona simile a lui. Era quel tipo di ragazzo che gli sarebbe sempre piaciuto frequentare, per cui avrebbe potuto prendersi una cotta.
L’unico problema era che Luke non aveva ancora fatto nulla per provarci con lui, non l’aveva baciato né niente; stavano andando in giro e parlando come se fossero semplici amici. Ma in fondo era così che ci si comporta quando hai appena iniziato a conoscere qualcuno, no? Hai bisogno di conoscere abbastanza una persona prima di decidere se fare un passo decisivo.
È normale., si disse Michael, e per un attimo si distrasse ad osservare il viso di Luke; era bellissimo e quegli occhi azzurri gli facevano avere un tuffo al cuore ogni volta che lo fissavano con quello sguardo…
-Allora, ti va di andare a bere qualcosa?
Quella domanda lo riscosse dalle sue contemplazioni. Michael sbatté le palpebre e disse: -Cosa? Che ore sono?
-Le otto e dieci. È abbastanza presto ma insomma, giusto qualcosa di veloce prima di tornare a casa… conosco un piccolo pub qui vicino.
-Perché no.- sorrise Michael, e seguì Luke lungo una stradina stretta e più buia delle altre. Avrebbe detto ai suoi genitori che si sarebbe fermato a cena a casa di Calum e che sarebbe tornato più tardi, così non si sarebbero preoccupati di nulla.
-I tuoi cosa ti dicono dell’ora a cui torni?- gli chiese, mentre tirava fuori il cellulare per mandare un messaggio a sua madre.
-Di solito si lamentano, anche se sono abituati. Ma stasera non ci sono per fortuna… vanno da non so quali amici poco fuori Sydney, tornano domani pomeriggio. Mi hanno “affidato” ai miei fratelli ma quei due sono peggio di me.
-Comodo. E dimmi, com’è che la sera te ne vai in giro con il tuo numero di telefono scritto su un foglietto?
Luke rise.
-È nel caso incontrassi qualcuno che mi interessa e mi piace abbastanza da volermi tenere in contatto. Direi che ieri ha funzionato.- disse, e gli rivolse un’occhiata divertita nella quale c’era un pizzico di malizia.
Michael sentì il cuore accelerare i battiti mentre rispondeva: -Quindi direi che io ti piaccio. Beh, la cosa è reciproca.
Accadde subito; non appena Michael finì di parlare, Luke si fermò per voltarsi verso di lui, gli prese il viso tra le mani e lo baciò. Per un attimo Michael rimase immobile, come stordito da ciò che era appena successo, poi afferrò le spalle di Luke e lo tirò di più a sé, mentre iniziava a baciarlo a sua volta. Inizialmente in modo impacciato, ma presto riuscì a lasciarsi andare mentre le loro labbra si muovevano insieme, mentre le loro lingue iniziano a incontrarsi, intrecciarsi, assaggiarsi dapprima lentamente, poi sempre con più fervore.
Luke si scostò e gli poggiò le mani sui fianchi; Michael riprese fiato, poi gli rivolse un sorriso smagliante e avvicinò di nuovo il viso al suo.
-Non avevo mai baciato qualcuno prima, sai?- mormorò sulle sue labbra.
-Davvero?- ridacchiò Luke. –Proprio mai?
-Non seriamente.
-Beh, allora sono felice di essere stato il primo per te.
Gli sorrise dolcemente e gli prese la mano, al che Michael si sentì ribollire lo stomaco, e disse: -Non dobbiamo andare a casa subito, possiamo stare in giro tutto il tempo che vuoi. Dimmi tu se vuoi rimanere.
-Certo che voglio rimanere.
Non gli importava dell’ora a cui sarebbe tornato a casa, non gli importava della scusa che avrebbe rifilato ai suoi genitori o del rischio che con una telefonata a casa di Calum scoprissero che lui non era lì. Non gli importava di passare tutta la sera fuori nonostante avesse scuola il giorno dopo, probabilmente non ci sarebbe neanche andato. In quel momento, pensò Michael mentre lui e Luke tornavano a incamminarsi lungo la strada, la mano del ragazzo ancora stretta intorno alla sua, tutto quello che gli importava era vivere qualcosa che non aveva mai avuto prima in vita sua.
Voleva seguire quel ragazzo che conosceva appena e che già iniziava a piacergli, baciarlo ancora, sentire ancora l’adrenalina nelle vene al tocco delle sue labbra. Perdersi nelle strade di quella città insieme a lui e lasciarsi alle spalle il resto del mondo. Rendere quella notte la migliore della sua vita.
Dopo diciassette anni passati a cercare una scappatoia dalla quotidianità, un modo per abbattere i muri che aveva intorno, finalmente un’occasione si era presentata.
E Michael non aveva alcuna intenzione di farsela sfuggire.

 ***

Al prossimo capitolo il rating della fanfiction cambia e diventa rosso. Insomma, capirete perché. Per questo mi ci vorrà un po' per scriverlo e postarlo, (l'ho solo iniziato per ora) voglio scriverlo e metterlo a punto per bene.
Al prossimo aggiornamento.:3
   
 
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