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Autore: pinky_neko    12/04/2015    5 recensioni
Ognuno di noi ha qualcuno che veglia su di lui, da quel cielo azzurrissimo che ci riporta al periodo trascorso con il nostro angelo.
La tua voce mi rimbomba nelle orecchie, insieme alle immagini sovrapposte di te: te che sorridi e mi vieni incontro, te che mi conforti accogliendomi tra le tue braccia, te che mescoli le lacrime con le mie un’ultima dolorosa volta.
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[Incentrato su Kaoru Kurusu]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaoru Kurusu, Syo Kurusu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Nell’opera originale Syo soffre di problemi cardiaci e Kaoru vuole diventare medico per aiutarlo. Lo ricordo a chi non lo sapesse perché mi sono rifatta a queste informazioni per scrivere la fanfic.
Buona lettura. :)



 
 
 
Lassù, un angelo veglia su tutti noi, dobbiamo solo capire quale”.
La parole della mamma riecheggiano continue nella mia mente. Le avevo scordate fino a questo momento.
E dire che me lo sono sempre chiesto:


 
C’è un angelo per me?


 
Occhi fissi nel cielo, nessuna nuvola a interferire.
La lieve brezza del vento mi sposta il ciuffo ribelle. Istantaneamente mi torna alla memoria quella volta in cui mi mettesti un paio di mollette rosa per fermarlo a lato della testa. “Ecco, ora siamo davvero identici”, dicesti.
La tua voce mi rimbomba nelle orecchie, insieme alle immagini sovrapposte di te: te che sorridi e mi vieni incontro, te che mi conforti accogliendomi tra le tue braccia, te che mescoli le lacrime con le mie un’ultima dolorosa volta.
Ho paura.
 
Non ho mai pensato a questa eventualità. Mai, nemmeno una volta, ho preso in considerazione l’ipotesi che potesse succedere davvero. Sapevo sarebbe potuto accadere, l’ho studiato, ma forse in quel periodo faceva meno male escludere l’ipotesi, anzi no, ignorarla.
Quante cose ho ignorato, me ne pento amaramente. Continuo a dirmi che tornando indietro valuterei meglio le mie priorità, ma so che non sarebbe così. Se avessi la possibilità di tornare indietro rifarei esattamente le stesse cose, illudendomi che andrebbe diversamente.
Ma rimarrei deluso, lo so, perché non si può cambiare un futuro già scritto, visto e vissuto, non è possibile andare contro il destino.
Ogni volta che entravo nella tua stanza, il tuo sorriso triste mi accecava. Mi era più facile vederti solo come un paziente, lasciando da parte il lato emotivo, ma dentro sentivo scoppiarmi il petto, il cuore che urlava al posto mio.
Leggevo tante speranze infrante nei tuoi occhi, per questo la maggior parte delle volte distoglievo lo sguardo. Mi vergognavo di me, di ciò che avevo aspirato a diventare e ciò che ero effettivamente diventato.
Ogni giorno che passava vedevo in te la mia più grande sconfitta. E sbagliavo, perché tu non eri una sconfitta, ma una grande vittoria, la mia conquista. Eri mio fratello e questo sarebbe dovuto bastarmi.
Io che avrei dovuto continuare a sostenerti ti ho voltato le spalle come fratello e ho fallito come medico.
Non sono riuscito a salvarti e tutto quello che mi rimane ora è questo cielo troppo azzurro.
Ho ancora paura, sai?
 
Tra noi due tu sei sempre stato indubbiamente il più coraggioso. Non era invidia la mia – non ho mai avuto modo di invidiarti -, ciò che provavo vedendoti era una profondissima ammirazione.
Era strano come fossi sempre tu, dei due, quello pronto a sostenermi nonostante le tue debolezze. Debolezze che non mostravi, che nascondevi agli occhi di tutti, forse per riuscire a fingere, a illuderti che davvero nulla scalfisse la tua forza interiore.
Ma a me bastava uno sguardo per cogliere quell’ombra nei tuoi occhi: un’ombra di indecisione, di incertezza, che aleggiava sulla tua anima.
Frustrante, sì, ma avevi imparato a conviverci ormai da tempo.
Riuscivi quasi a comprimerla del tutto, quella sensazione, a non curartene troppo, non fartela pesare o forse non farla pesare a me.
Ho sempre avuto il sospetto che facessi tutto questo per me, che non lasciassi al dolore e alla paura prendere il sopravvento su di te solo per non farmi soffrire.
E per quanto non mi piacesse scoprirti confuso e spaventato senza che ne facessi parola con me per primo, tutto questo un po’ mi rincuorava.
Sapere che tu eri sempre pronto a proteggermi anche dai tuoi stessi sentimenti mi scaldava il cuore, mi dava la conferma che per me ci saresti sempre stato. La conferma o la speranza, ancora non so dirlo.
In fondo l’ho sempre detto e pensato: tu eri il mio sostegno.
E per questo adesso ho paura.
 
Avrei voluto fare di più, essere in grado di proteggerti come tu facevi con me e diventare la tua àncora, fare in modo che non affondassi.
Continuo a chiedermi perché a te, te che sei sempre riuscito a rialzarti da solo in qualsiasi situazione, che non ti sei mai arreso di fronte alle prime difficoltà, che non ti sei mai tirato indietro davanti alle sfide.
Eri sicuro di te stesso, sapevi che quando saresti caduto ti saresti sempre rimesso in piedi finché ne avresti avuto le forze.
Eri pronto a tutto, eri più preparato di me.
Io che mi sono trovato come in un limbo, in sospeso, senza sapere cosa pensare, come agire.
Avevo paura.
 
Paura di averti lasciato andare troppo presto, di non averti saputo aiutare a sufficienza, di non essere stato in grado di salvarti, proprio io che credevo di averne i mezzi.
Ma, più egoisticamente, avevo paura di crollare a terra, di perdere per sempre il mio unico sostegno, colui che mi dava la forza di andare avanti.
E tu, alla fine di tutto, hai capito le mie paure e mi hai saputo perdonare anche quest’ultimo atto di codardia nei tuoi confronti.
Con un sorriso dolce, una carezza sulla guancia e le palpebre che ti si chiudevano per la stanchezza, il tuo sussurro mi ha scaldato il cuore e riempito gli occhi di calde lacrime.
Sarò sempre il tuo angelo custode, Kaoru”.
 
E finalmente ho trovato una risposta a quella domanda che mi facevo da bambino. Ora so che ci sei tu.
C’eri prima, ma io non sono riuscito a vederti - troppo occupato a cercare di tenerti in vita per notarlo –, ci sei adesso e paradossalmente ti vedo davvero.
Ti sento vicino, ti sento in me.
Sei tu il mio angelo, quello che mi guarda dall’alto. Forse mi sorride, forse mi incoraggia, forse sta piangendo, ma di sicuro non se ne andrà mai.
 
Syo, ora che finalmente puoi sentire la voce di tuo fratello e non quella del medico che ha tentato invano di curarti, non lasciare più il mio fianco, sii l’àncora che sorreggerà entrambi.
E continuando a guardare quel cielo azzurrissimo, io giuro di potermi specchiare nei tuoi occhi.
 

 



 

Note dell’autrice: Mi sembra di non scrivere di uta da una vita. Ammetto che mi mancava moltissimo e sono felice di essere stata colpita da questo momento di ispirazione ieri notte! XD Per i miei canoni l’ho scritta molto di getto, quindi spero sia comprensibile, ma devo dire che sono abbastanza soddisfatta del risultato che ne è venuto fuori! :)
Amo i gemellini e Syo in particolare, quindi non potevo non dedicargli nulla. Alla fine era solo questione di tempo e infatti eccomi qua! XD
Spero che questa piccola fanfic vi sia piaciuta, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate, sono aperta a qualunque giudizio o critica! =D
Un bacione e alla prossima!
Pinky_neko
  
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