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Autore: Angel51    13/04/2015    4 recensioni
KLAROLINE - UNIVERSO ALTERNATIVO. nata come one shot, la mia beta mi ha convinta a scrivere un seguito, storia di max 2 o 3 capitoli.
Klaus è un vigile del fuoco, cammina sul filo del rasoio ogni giorno, quella non era che l'ennesima chiamata di soccorso: non poteva immaginare che "quella persona" avrebbe cambiato tutto.
“Sono il tenente Nicklaus Mikaelson, adesso ti porto fuori di qui!” disse, inginocchiandolesi di fronte “Sei Caroline?” La vide spalancare gli occhi e annuire mentre con fatica tentava di sollevarsi sui gomiti “Riesci ad alzarti?”
“No” rispose lei tornando distesa senza forze “Mi fa male da morire!” sussurrò toccandosi l’addome
“Non lasciarmi, ti prego!” lo supplicò con un filo di voce.
“Non ti lascio, Caroline” mormorò l’uomo sulla sua tempia quando lei chiuse gli occhi “Non ti lascio andare!”
spero di avervi incuriosito!
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SAVE MY SOUL


“Signore sembra non ci sia più nessuno dentro!” Il giovane ragazzo di colore fece rapporto, togliendosi la maschera dal viso, con voce affannata.

L’edificio in fiamme alle loro spalle era un cumulo di polvere, fuoco e fumo; era impossibile riconoscere la centrale di polizia che fino a pochi minuti prima troneggiava su tutto il resto.

“Che nessuno entri! Spegnete il fuoco!” disse autoritario il sergente dei vigili del fuoco.

“No, no, no!!” Un giovane uomo, con appoggiata sul viso la maschera dell’ossigeno che toglieva solo per parlare, si fece spazio fra loro mentre altri agenti cercavano di fermarlo. “La mia partner è ancora là dentro! Non è uscita, ne sono sicuro!”

“Ne sei certo, Salvatore?” chiese allarmato il tenente di polizia.  “Forbes!!” urlò a gran voce verso il resto della folla dietro di lui “Caroline!”

“Non c’è! L’ho cercata! Dovete tornare là dentro!! Dovete tirarla fuori!”

"E’ troppo pericoloso, l’edificio sta crollando!” disse il pompiere dalla pelle scura, arrestando la marcia spedita di Stefan dentro l’edificio “Nessuno può entrare!”

Stefan Salvatore strinse con tutta la forza che gli rimaneva le braccia che lo braccarono “Caroline Forbes è l’agente, la persona! migliore che tu possa sperare di conoscere! E se non mi fai passare, giuro che ti sparerò ad un piede!” sibilò minaccioso.

Marcel strinse la sua presa, fermando la furia che stringeva fra le mani “Non posso!”

“Ci penso io” disse una voce dietro di loro. Prima che Stefan potesse voltarsi e vedere da chi proveniva, un uomo lo sorpassò di corsa, gettandosi davanti ai suoi occhi in quell’inferno.

“Klaus!! Torna indietro! Klaus!!” Solo allora Marcel lasciò la presa per cercare di raggiungere l’amico.

“Spegnete le fiamme Marcel! Mi sarà più facile tornare!” gli urlò Klaus con voce sicura, per poi mettersi la maschera che gli nascondeva il volto.

Nicklaus Mikaelson aveva ricevuto tanti onori quanti richiami durante l’intera carriera da vigile del fuoco, e il motivo era sempre lo stesso: correva il rischio quando gli altri non lo facevano, osava quando era troppo pericoloso. Matricola, capitano, tenente... Per lui non c’era alcuna differenza: contavano le vite, non le medaglie.

“Vigili del fuoco c’è nessuno? Rispondete!!” aveva urlato quella frase ogni secondo da quando era rientrato nell’edificio. Una bomba. Una bomba nel giorno di San Valentino alla stazione di polizia del suo stesso distretto. Nessuno avrebbe controllato le innumerevoli scatole di cioccolatini che sarebbero arrivate quel giorno. Scosse la testa buttando giù l’ennesima porta.

Il primo piano era crollato e le macerie erano ovunque i suoi occhi si posassero, continuavano a cadere secondo dopo secondo. Le fiamme avevano invaso il lato ovest del terzo piano, Klaus guardò le scale e il lungo corridoio... Non era sicuro che sarebbe riuscito a tornare indietro una volta attraversato. Inghiottì il magone che sentiva salirgli in gola e seguì il suo istinto gettandosi in quell’inferno.

All’ennesimo richiamo, oltre al brusio delle fiamme risuonò qualcosa di diverso. Uno sparo o, meglio, tre spari vicini. Poi altri tre ancora. E dopo un istante ancora altri tre. Mentre Klaus si chiedeva cosa stesse succedendo, i suoi piedi già correvano nella direzione da cui venivano i colpi. Continuava ad urlare incessantemente la formula di rito. D’un tratto, spostando alcune macerie, un sorriso nacque sul suo viso: gli spari, nove in tutti con due pause, erano un codice morse. Un SOS... Geniale!

Si guardò intorno: polvere, fumo e detriti. “Vigili del fuoco...” Le parole gli morirono in bocca non appena udì una flebile voce chiedere aiuto.

Schiacciata sotto ad una pesante scaffalatura, piccola e fragile c’era quell’unica persona che nessuno aveva visto prima. Klaus corse verso la donna che lottava con tutte le proprie forze raccogliendo il fiato in quei flebili gridi d’aiuto.

“Sono qui! Ti tiro fuori!” Spinse contro quel grosso ripiano impiegando tutta la forza che aveva. Alla fine, riuscì a sollevarlo quel tanto che bastava per farla uscire. La vide trascinarsi via strisciando a fatica; non appena lei fu fuori portata lasciò la presa.

“Sono il tenente Nicklaus Mikaelson, adesso ti porto fuori di qui!” disse, inginocchiandolesi di fronte “Sei Caroline?” La vide spalancare gli occhi e annuire mentre con fatica tentava di sollevarsi sui gomiti “Riesci ad alzarti?”

“No” rispose lei tornando distesa senza forze “Mi fa male da morire!” sussurrò toccandosi l’addome.

Klaus le scostò i vestiti per vedere se fosse ferita, ma non appena sollevò la maglia notò che il suo torace si espandeva in maniera anomala.

“Andrà tutto bene!”

Si scansò da lei. Ma, prima che riuscisse ad alzarsi del tutto, Caroline gli afferrò una mano “Non lasciarmi, ti prego!” lo supplicò con un filo di voce. 

“Non vado da nessuna parte, ma devo controllare il perimetro. Ci vorranno pochi secondi!”. Tornò indietro, sui passi di pochi secondi prima: una parte delle scale era crollata e poteva sentire lo stridulo ronzio del soffitto che stava per cedere anche in quel punto. “Maledizione!” Non potevano tornare indietro da quella via!

“Marcel! Mi sentite?" urlò nella radio alla sua spalla.

“Ti riceviamo, amico”

“L’ho trovata, era sotto alcune macerie! Siamo al terzo piano. E’ ferita, forse ha una lesione interna! Non posso tornare indietro, non ho una via sicura!”

“Useremo una finestra, Klaus! Ci serve la tua posizione precisa!”

Klaus si guardò intorno in cerca di una via di fuga “Lato est... finestre con tende bianche. Mi avvicinerò per pochi secondi, ma poi dovrò allontanarmi. C’è rischio che crolli tutto!”

Un segnale luminoso indicò la loro presenza ad una delle finestre, ormai ridotta in frantumi.

“Posizione accertata, amico! Resistete, vi raggiungiamo!”

“Sbrigatevi... Non so quanto possa aspettare!” sussurrò nella radio.

Tornò da lei, la spostò delicatamente in quello che Klaus appurò come lo spazio più sicuro, lontano da probabili crolli “Gli altri stanno arrivando, Caroline. Andrà tutte bene” le sussurrò rassicurante.

“Ho sentito, tenente, ho sentito tutto...” disse sorridendo mesta “Non c’è via di fuga dalla porta e i suoi colleghi potrebbero trovare un arrosto piuttosto che noi due ancora vivi!”

“Klaus, puoi chiamarmi Klaus” le disse, appoggiandole la propria maschera al viso così che potesse respirare meglio “E puoi credermi, Caroline, sono tornato indietro solo per te... E ti porterò fuori!”

Caroline respirò un paio di volte quell’ossigeno che prima tanto faticava ad entrarle in corpo, poi si tolse la maschera sorprendendo il suo eroe “Io sono spacciata Klaus, risparmia l’ossigeno per te... So riconoscere la morte quando la incontro”

“Anche io” insistette lui premendole la maschera sul viso “E non mi piace concederle una vittoria così facilmente. Devi combattere contro di lei Caroline... E tu mi sembri una che combatte, agente Forbes!” le disse sorridendo per infonderle coraggio.

“Detective... Detective Forbes! Tengo molto al mio grado, ho lottato per guadagnarlo” rispose sagace Caroline.

Klaus gettò uno sguardo alla finestra. Perché ancora non erano arrivati?

“Marcel! Dove diavolo siete?” urlò nella radio.

“Abbiamo problemi ad avvicinarci. Un minuto, Klaus!”

Klaus guardò la donna stesa accanto a lui, sempre più debole. “Dannazione!”

“Caroline, devi restare sveglia! Parla con me!” disse mettendosi alla sua altezza e accarezzandole il viso, così da scostare i capelli che aveva sugli occhi

Lei sorrise. La perseveranza del suo eroe la fece sorridere, nonostante sentisse la vita scorrere via lenta da lei.

“Devi farmi una promessa, tenente. Puoi farlo?” Klaus annuì guardandola negli occhi “Abito in un appartamento sulla 154esima, quinto piano, proprio sopra ad una piccola pasticceria. La finestra sulla scala d’emergenza è difettosa, basta un colpo forte e si apre.” Caroline si fermò per respirare un paio di volte nella maschera “Per prima cosa devi dar da mangiare al mi gatto.” La voce della donna si screziò di un mesto divertimento. “Povero Meatball! Sono due giorni che non mangia!” Klaus sorrise dell’ilarità di quei pensieri. “Poi devi andare in camera mia. C’è una cosa nel mio armadio di cui devi sbarazzarti!”

“C’è per caso un cadavere, detective?” chiese sarcastico.

“Peggio! Sono uno sbirro, so far sparire un cadavere! C’è uno scatolone con un sacco di robaccia del mio ex fidanzato... Brucialo! Non voglio che Tyler creda che pensi ancora a lui, dopo tutto questo tempo”

“Perché ce l’hai ancora, allora?” chiese curioso. Maledizione, quanto tempo avrebbe ancora impiegato Marcel?

“E’ pesante e sono troppo pigra per trascinare quell’enorme scatola fino al cassonetto...” disse ridendo e coinvolgendo anche lui.

“D’accordo, brucerò quella scatola!”

“Perfetto... E tanto che ci sei potresti gettare nel falò anche la trilogia di Cinquanta sfumature e Twilight? Non vorrei davvero che qualcuno li trovasse! Ho una certa reputazione da mantenere! Sono dietro ai libri di cucina”

Klaus proruppe in una fragorosa risata, ma un rantolo di tosse lo bloccò. Caroline si tolse la maschera dal viso e la appoggiò nelle mani di lui. “Prendila per un po’... Altrimenti chi salverà entrambi?” Lui respirò a fondo, continuando a stringerle la mano.

“Oh mio Dio! Stavo per dimenticarmene...” continuò lei strizzando gli occhi in una smorfia, imbarazzata e terrificata allo stesso tempo “C’è un vibratore fucsia e una scatola di profilattici alla frutta nel mio comodino, ti prego butta anche quelli nel fuoco! Non oso pensare a cosa potrebbe succedere a mia madre se li scoprisse!” disse lei tossendo e ridendo insieme.

Klaus rise, rise davvero, e rimise sul suo viso la maschera. Come potava ridere così tanto quando sentiva il fumo invadergli i polmoni?

Era lei. Era lei che rideva in faccia alla morte e coinvolgeva anche lui.

“Potrai farle da sola queste cose, Caroline! Quando sarai fuori da qui, farai tutto questo! Ma se vuoi posso comunque aiutarti a trascinare via quella pesante scatola.” Klaus vide i suoi occhi azzurri riempirsi per la prima volta di lacrime e lasciarle scendere leggere sul suo viso, mentre scuoteva la testa.

“Non potrò farlo... Lo so io e lo sai anche tu, tenente” disse stanca stringendogli più forte la mano “Non ce la faccio più a resistere”

“Marcel! Marcel! Dove siete?” Ma alla sua domanda seguirono soltanto mormorii d’inutili scuse da parte della sua squadra. Era difficile raggiungere quel lato. Fuori era un disastro. Ce la stavano mettendo tutta. 

Per la prima volta da quando faceva quel lavoro, Klaus sentì gli occhi inumidirsi. Prese dolcemente la ragazza agonizzante fra le braccia, accostandosi contro una delle poche pareti rimaste in piedi. Appoggiandole la testa sul proprio petto, come se volesse cullarla, si tolse i pesanti guanti e iniziò ad accarezzarle i capelli. Con l’altra mano le teneva premuta sul volto la fonte d’aria.

“Ti prego Klaus... Cerca mia madre, dille che non avrei mai voluto lasciarla sola. Siamo solo noi due, noi due contro il mondo! Dille che ho lottato per non lasciarla sola...” singhiozzò Caroline togliendosi dal volto l’erogatore.

“Caroline...”

Lei lo interruppe, lasciando la mascherina sopra al suo petto, per stringendogli la mano che la sorreggeva “E Stefan Salvatore... Lui è stato il miglior partner e amico che potessi trovare! Non lo ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che ha fatto in questi dieci anni”

“Ti prego, Caroline!” cercò di dire Klaus ascoltando i suoi singhiozzi.

“No, lasciami finire, per favore! La mia migliore amica, Elena… Abbiamo litigato. Dille che mi dispiace, che non sono arrabbiata! Che può stare con Damon o con chiunque lei voglia, se lei è felice lo sarò anch’io! Ti prego, diglielo. Non posso morire senza che lei lo sappia!”

La donna sospirò sfinita “Ho così tanta paura” disse stringendosi contro Klaus per quanto poteva “Non voglio morire!”

 “Non ti lascio, Caroline” mormorò  l’uomo sulla sua tempia quando lei chiuse gli occhi “Non ti lascio andare!”

“Grazie per essere tornato per me, Klaus... Grazie! Nessuno lo aveva mai fatto” sussurrò posando lo sguardo su di lui per un’ultima volta.

Klaus spalancò gli occhi a quella rivelazione, a quello sguardo carico di calore, affetto, gratitudine... Per la prima volta non seppe cosa dire.

Il respiro di Caroline si face ancor più leggero, mentre un rantolo uscì dalla sua gola quando cercò di parlare nuovamente.

“Non parlare, non ce n’è bisogno. Risparmia le forze e continua a lottare, detective! Io sono qui con te..” le ripeté Klaus, stringendole forte le mani nella sue “Io non ti lascio...”

Dopo pochi secondi sentì le voci degli uomini che stavano arrivando a salvarli, con il tempismo peggiore che avrebbero mai potuto avere.

Le piccole mani della donna, che deboli ancora stringevano quelle di Klaus, si rilassarono lasciandole andare.

“Caroline! Caroline!” A nulla servirono i richiami disperati del giovane tenente. Sembrava impossibile che pochissimi minuti fossero bastati alle loro anime per legarsi indissolubilmente.

Nicklaus Mikaelson portò fuori la giovane donna stringendola a sé per tutto il tempo. Non l’avrebbe lasciata andare per nessun motivo, glielo aveva promesso.

Guardò i paramedici andargli incontro, strappargliela dalle braccia e affannarsi intorno a lei come se stesse guardano le scene di un film: attonito e impassibile. Solo quando stavano per portarla via si riscosse e chiese di salire anche lui in ambulanza.

“Le ho promesso che sarei rimasto con lei. Non posso lasciarla sola”  disse ai suoi colleghi, poi salì e mentre i medici cercavano di riuscire nell’impossibile, lui continuò solamente a stringerle la mano “Non ti lascio Caroline, sono qui”

 

 

**************angolo autrice.

Ben trovati a tutti! come alcuni già sapevano, eccomi tornata con quella che doveva essere una breve shot, ma che grazie alla mia beta Marina (che ringrazio profondamente per tutto il gran lavoro che fa) forse avrà uno o due capitoli come seguito! non so ancora, voi che ne dite?? fatemi sapere!! 

spero che la storia vi piaccia, è nata così vedendo una scena di un film che mi ha fatto scendere i lacrimoni, e ho voluto "reinterpretarla" a modo mio! la situazione era molto diversa, ma il succo è lo stesso!! ah dimentivaco che sono una grande appassionata di Chicago Fire e che questa è stata la scusa buona per mangiarmi letterlamente tutta la seconda stagione: dovevo documentarmi!!

vi ringrazio per essere arrivati a leggere fin qui, spero che lascierete le vostre impressioni, mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate!

per chiunque voglia passare sto scrivendo anche una long, sempre Klaroline ma mooolto diversa: anni venti, vampiri e umani, sangue, sex, un ibrido calcolatore e una queen che gli tiene testa! "ROAR!" "/">http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2949160&i=1 ... e  se questa vi è piaciuta passate pure sul mio profilo, sono sicura che trovere molto altro che vi piacerà!! ;)  

  
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