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Autore: FranKuro    13/04/2015    1 recensioni
Murasakibara non è un genio a scuola, si sa, e dopo un ennesimo brutto voto in una verifica di geometria Akashi obbliga Midorima a dargli delle ripetizioni. Si sa anche che il suddetto non abbia una simpatia molto forte per quel suo compagno di squadra così pigro e infantile. O, almeno, questo è quello che vuole far credere.
(MuraMido)
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Shintarou Midorima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Ripetizioni d'amore

 
Come si era ritrovato in quella situazione? In fondo, se Murasakibara aveva preso un altro votaccio in matematica non è certo colpa sua. Il fatto è che Akashi lo aveva quasi costretto, anzi leviamo il quasi, a dargli ripetizioni per recuperare, così Midorima avrebbe dovuto passare la domenica a fare da baby-sitter a quel marmocchio. Fantastico.
 
 
Shintarou era tranquillamente seduto sul suo letto a leggere un libro del suo autore preferito, quando il campanello suonò; si alzò controvoglia ed andò ad aprire, trovandosi davanti un ragazzo con i capelli viola e lo sguardo piuttosto annoiato.
 
-Entra, Murasakibara.- disse spostandosi di lato per farlo passare; poi, lo condusse in soggiorno, dove aveva preparato tutto l'occorrente per il pomeriggio-studio.
 
-Oggi dovrò compiere un miracolo: ti spiegherò il teorema di Pitagora, quello di Euclide e ti insegnerò come ricavare le formule per calcolare l'area e il perimetro di alcune figure partendo dalla base e dall'altezza. Intesi?-
 
-Mmh.- rispose l'altro e aprì un sacchetto di patatine.
 
-Oh, no, hai capito malissimo!- sbottò il verde strappandoglielo di mano insieme alla busta che teneva al braccio.
 
-Hey! Quelli sono miei!-
 
-Lo so perfettamente, ma non li riavrai indietro fin quando non avremo finito.-
 
-Eh? Stai scherzando, vero?!-
 
-Affatto. Se te li lasciassi tenere non ti concentreresti e, anche se stessimo delle ore sullo stesso argomento, non capiresti niente.-
 
Vedendo che l'altro lo stava guardando in cagnesco, proseguì.
 
-Pensi che mi faccia piacere darti ripetizioni proprio oggi che è Sabato? Non sei l'unico che aveva dei piani per la giornata, quindi vediamo di finire presto così tu riavrai i tuoi stupidi snack e io potrò tornare al mio libro. Adesso,- e indicò il divano -siediti che cominciamo.-
 
Il viola fece una smorfia ma eseguì l'ordine, seguito a ruota da Shintarou, il quale  si sedette al suo fianco.
 
 
 
-No, non è così! Quante volte te lo devo ripetere?-
 
Ormai era una mezz'ora buona che gli spiegava il teorema di Pitagora e ancora non era riuscito a farglielo entrare in testa.
 
-È inutile che ti arrabbi, Mido-chin. È troppo difficile!-
 
-Difficile? Ma se è una delle cose più semplici che ci abbiano mai insegnato!-
 
-Forse per te, ma io non sono un cervellone.-
 
-Non ci vuole un genio per capirlo. Ascoltami: la somma dei quadrati costruiti sui cateti è uguale al quadrato costruito sull'ipotenusa; vuol dire che se sommi l'area del quadrato sul cateto maggiore e quella del quadrato costruito sul cateto minore otterrai un quadrato equivalente a quello sull'ipotenusa. Hai capito?-
 
-Ma chi li ha costruiti dei quadrati su un triangolo?- chiese Murasakibara sempre più confuso mentre dei punti interrogativi gli spuntavano dalla testa.
 
Midorima sospirò, cercando di riacquistare un briciolo della calma che sapeva lo avrebbe abbandonato nell’esatto momento in cui si era ritrovato quel gigante di due metri in casa.
 
-Nessuno. Sono immaginari.-
 
-Se non esistono allora perché hanno fatto questo teorema?-
 
Il verde non sapeva più che pesci pigliare: si era stancato di spiegare sempre la stessa cosa ad una zucca vuota che sembrava stesse facendo di tutto per fargli perdere la pazienza.
 
-Mido-chin, ho fame. Ridammi i miei snack!-
 
Gli snack! Ma certo!
 
-Ok, Murasakibara, voglio fare un ultimo tentativo. Se così riesci ad imparare questo maledetto teorema ti ridò una parte delle tue cose.-
 
-Va bene, proviamo.-
 
-Allora, fai finta che al posto dei quadrati ci siano delle barrette Maibou.- dicendo questo prese una matita, cominciando a disegnare i suddetti snack su ogni lato del triangolo. -Sul cateto maggiore ce ne sono undici, su quello minore nove e sull'ipotenusa un'intera confezione. Tu sai che una confezione ne contiene venti, perciò se sommi quelli sul cateto maggiore e quelli sul cateto minore otterrai la scatola sull'ipotenusa. Hai capito adesso?-
 
-Forse sì. Se sommo... i quadrati presenti sui cateti... otterrò...-
 
-Dai che ci sei!- lo incitò Midorima.
 
-... il quadrato costruito sull'ipotenusa.-
 
-Oh! Vedi che ce la fai?-
 
-È vero ci sono riuscito.- poi la sua espressione divenne seria -Adesso però ridammi i miei snack.-
 
“ Mirava solo a quelli?” pensò, stupendosi di non averlo sospettato subito.-Tieni.- disse sbuffando e ridandogli le caramelle gommose e il sacchetto di patatine che, puntualmente, il ragazzo dai capelli viola si mise a mangiare.
 
-Non metterti a mangiare adesso: dobbiamo riprend–  -
 
-Mido-chin, facciamo una pausa.-
 
-Ma se sono soltanto riuscito a farti imparare il teorema di Pitagora!-
 
-Sono distrutto.-
 
Shintarou sospirò pesantemente, ma decise di accontentarlo, solo perché anche lui era un po' stanco, e poi aveva bisogno di recuperare quel minimo di lucidità mentale che gli avrebbe consentito di andare avanti con la “lezione”.
 
-E va bene. Ma solo cinque minuti.-
 
Si alzò in piedi, stiracchiandosi le gambe e le braccia: certo che fare l'insegnante era davvero faticoso. Fortunatamente non era nei suoi piani diventarlo: preferiva di gran lunga la carriera medica.
 
-Mido-chin, ho sete.-
 
L'altro si tirò su gli occhiali.
 
-Seguimi che ti mostro dov’è la cucina.-
 
-Ma non ho voglia di alzarmi.-
 
-Non ti aspetterai mica che ti faccia da cameriere, vero?- chiese Midorima fulminandolo con lo sguardo.
 
-Sì.- si sentì rispondere semplicemente.
 
-Ascoltami bene: io non sono tua madre, quindi non ho nessunissima intenzione di viziarti, capito?-
 
-Se non lo fai dico ad Aka-chin che mi hai trattato male e che sei un tiranno cattivo.- minacciò il gigante.
 
Quello era un colpo basso.
 
-Cos– ? Murasakibara, comportati come uno della tua età per una volta!-
 
Niente da fare: il viola era irremovibile, quindi alla fine si arrese.
 
-D’accordo... ma ricordati che è solo per oggi. Cosa ti porto?-
 
Atsushi sorrise: aveva vinto anche quella volta.
 
-Voglio del succo di frutta.-
 
Il verde andò in cucina e si versò un bicchiere d'acqua: aveva bisogno di qualcosa per impedirsi di commettere un omicidio. Quello era in assoluto il ragazzo più esasperante, infantile, maleducato e capriccioso che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare. Ma, se non voleva incorrere nell'ira del suo capitano, doveva stringere i denti e sopportare. Anche se la parte più recondita della sua anima si ripeteva che non era poi così spiacevole...
 
Scosse la testa e respirò profondamente due o tre volte per scacciare quella sensazione di tepore -a suo dire- sbagliata, poi riempì un bicchiere con succo alla pesca e si avviò verso il soggiorno; una volta arrivato, vide Atsushi con in mano un libro verde chiaro rilegato di bianco.
 
No... non poteva essere!
 
-Murasakibara! Che diavolo stai facendo con il mio album fotografico in mano?!-
 
Il ragazzo si girò, completamente impassibile: il fatto di essere stato colto in flagrante non sembrava averlo turbato.
 
-Guardo le foto.-
 
-Ma quello sono io quando avevo tre anni! Chi ti ha dato il permesso–? Mettilo subito giù!- gridò Midorima appoggiando il bicchiere sul tavolo e avvicinandoglisi minacciosamente per strapparglielo di mano come aveva fatto con gli snack, ma l'altro fu più rapido e tese il braccio in alto, mettendo il libro fuori dalla sua portata.
 
-Hey! Ridammelo subito!-
 
-No. Prendilo se ci riesci.- lo beffò Atsushi con un sorriso divertito.
 
Shintarou cominciò a saltare, sbattendo la mano contro il braccio dell'altro senza riuscire ad arrivare all'album. Dannate braccia lunghe!
Provò ancora, stavolta però calcolò male la forza che ci mise nel salto e finì addosso al viola, facendoli cadere tutti e due sul pavimento, l’album finito  non lontano da loro. Grazie al cielo non erano andati a sbattere contro nessun mobile.
 
-Ahia! Mido-chin mi sono fatto male!-
 
-Così impari a curiosare nel mio salotto.- rispose Shintarou sollevando la faccia dal petto dell'altro. -Pensavo non avessi voglia di– -
 
Si interruppe quando si rese conto di quanto poco fossero distanti i loro volti, tanto che poteva sentire il respiro caldo di Atsushi sulle sue labbra. I loro occhi si incatenarono e rimasero a fissarsi per qualche attimo, nessuno dei due aveva intenzione di rompere il quel contatto; poi Midorima si ricordò in che posizione fossero e arrossì, distogliendo lo sguardo e facendo per allontanarsi ma una mano di Murasakibara gli si posò dietro la testa e lo fermò. Il ragazzo tornò a posare lo sguardo su quello del compagno e vi vide una luce che prima non c'era;  poi, il viola gli avvicinò lentamente il viso al suo e, non trovando opposizione, lo diresse verso la sua bocca. Entrambi chiusero lentamente gli occhi: ormai mancavano pochi millimetri prima che si toccassero, ma in quel momento suonò il campanello. Shintarou si riscosse dallo stato di trance in cui era caduto, si alzò di scatto e corse ad aprire (non tanto perché non voleva far aspettare la persona dietro la porta, quanto perché voleva allontanarsi in fretta dal ragazzo).

Dopo aver “gentilmente” spiegato a Kise che non poteva accompagnarlo in giro perché doveva dare ripetizioni a Murasakibara, e averlo opportunamente mandato a quel paese dopo che il ragazzo gli aveva fatto l’occhiolino come se con la parola “ripetizioni” avesse inteso ben’altro, ritornò in soggiorno dove il più alto aveva aperto il pacchetto di caramelle gommose e si era messo a mangiare.
 
-Chi era?-
 
-Kise. Voleva che andassi con lui a fare un giro, ma gli ho detto che ero impegnato. Adesso basta mangiare, la pausa è finita.- rispose prendendo l'album ancora a terra e riponendolo accuratamente dentro un cassetto.
 
-Ma, Mido-chin...-
 
-Niente ma. Sono già quasi le cinque e i miei torneranno alle sette e un quarto, quindi ho poco più di due ore per spiegarti un sacco di cose.- disse sedendosi sul divano.
 
Murasakibara decise di non obiettare e gli si sedette accanto.
 
 
Midorima dovette inventarsi dei modi un po' fantasiosi per fargli capire le cose, ma alla fine i risultati c'erano: Atsushi era riuscito ad imparare anche il teorema di Euclide e come ricavare le formule indirette da quelle dirette.

-Uff, finalmente abbiamo finito.- sospirò Shintarou alzandosi dal divano e stiracchiandosi le braccia.
 
-Già, non ne potevo più.- concordò l'altro allungando le gambe sotto il tavolo.
 
-Ci abbiamo messo meno del previsto: sono le sei e trenta. A che ora parte il tuo treno?-
 
-Alle sette.-
 
-Allora ti conviene andare: ci vuole un quarto d’ora per arrivare alla stazione, devi partire subito.-
 
-Ma ho paura ad andare da solo. E se poi viene un ladro e mi porta via?-

L'altro lo guardò stranito.
 
-Dubito fortemente che una persona sana di mente proverebbe a rapire uno della tua stazza.-
 
-Puoi almeno accompagnarmi fino alla stazione? Con Mido-chin mi sentirei più tranquillo.-
 
-Dannazione, Murasakibara! Sei un gigante di quasi due metri, a chi vuoi che passi per la mente di farti del male?!- sbottò acido. La verità è che non aveva voglia di trascorrere più tempo del necessario con lui a causa di quello che era successo un paio d'ore prima.
 
-Guarda che lo dico ad Aka-chin.- Ecco che ricominciava con le minacce.

Midorima sbuffò. Purtroppo doveva dargliela vinta ancora.
 
-Okay... Vado a prendere le giacche.- disse uscendo dalla stanza e rientrando poco dopo con i cappotti e le sciarpe di entrambi; lanciò al compagno i suoi e indossò i propri. Vedendo che Atsushi faticava a mettersi la sciarpa, gli si avvicinò e lo aiutò a sistemarla.

-Santo Cielo, non sai fare neanche questo da solo...- commentò acidamente a bassa voce, ma continuando comunque ad avvolgergliela intorno al collo.
 
Una volta finito, stava per ritirare le mani quando Murasakibara le prese tra le sue: anche lui ricordava cosa era successo quel pomeriggio e stavolta aveva tutta l'intenzione di concludere quello che aveva iniziato.
 
-M-Murasakibara...?-
 
Il ragazzo dai capelli viola non disse nulla, si limitò ad abbassare la testa e appoggiare le labbra sulle sue. Shintarou rimase impietrito per qualche secondo, indeciso sul da farsi; scelse infine di seguire il suo istinto, quindi chiuse gli occhi e ricambiò il bacio, con un po' di insicurezza. Si staccarono dopo qualche attimo e si guardarono solo per un istante prima di riprendere a baciarsi, con più forza e passione; Atsushi non resistette molto prima di premere la lingua contro le labbra dell'altro che le dischiuse quasi subito, lasciandolo entrare. Le loro lingue si toccarono più e più volte, intrecciandosi ogni tanto; Murasakibara lasciò le mani del ragazzo e ne posò una dietro la sua testa e l'altra dietro la sua schiena, avvicinandolo ulteriormente a sé, e il verde gli allacciò le braccia intorno al collo. Ruppero il bacio solo perché necessitavano d'aria. Non persero tempo e ricominciarono a baciarsi, ancora e ancora.

Il mondo intorno a loro era sparito, c'erano solo loro due e quei lunghi baci che li travolgevano con furia impetuosa: sembrava che dentro di loro si fosse scatenata una tempesta e loro si trovassero esattamente al centro di essa.

Il tempo passò in un battito di ciglia e quando l'occhio di Midorima, in un momento di lucidità, cadde sull'orologio attaccato alla parete dietro ad Atsushi, ebbe un sussulto e lo spinse via. Erano già le sei e quaranta.

-Ma è tardissimo! Se non esci subito di qui perderai il treno!-
 
-Non voglio andarmene.- affermò il compagno.
 
-Murasakibara, se è ancora perché hai paura– -
 
-Io voglio restare con Mido-chin. Non posso stare a dormire a casa tua?-
 
-No, e poi è maleducazione autoinvitarsi.-
 
-Ma io voglio restare!- disse il più alto alzando la voce.
 
Vedendo che si stava arrabbiando, il ragazzo addolcì il tono.
 
-Ascoltami, Murasakibara: questa sera non posso proprio ospitarti a casa mia, magari in futuro sì.-
 
-Ma...- 
 
-Non hai voglia di rivedere i tuoi genitori?-
 
-Sì, ma Mido-chin è più importante.-
 
-Non è vero: ricordati che sono stati loro a darti la vita, sono stati loro a crescerti. Devi loro moltissimo.-
 
-Lo so, ma...- sembrava che si stesse convincendo.
 
-E allora non devi farli preoccupare. Dai, vieni.- disse prendendogli la mano e conducendolo fuori dalla casa. Chiuse a chiave e si incamminarono verso la stazione, sempre tenendosi per mano.
 
-Lo sai, eri davvero carino quando eri piccolo.- disse ad un tratto Atsushi.
 
-I-idiota, io non ti ho mai dato il permesso di guardare quell'album; si può sapere che ti è saltato in mente per metterti a curiosare nel mio soggiorno?-
 
-Mi annoiavo, così ho deciso di guardare un libro a caso.-
 
-E doveva essere proprio il mio album fotografico?-
 
-Dai, non te la prendere: quando verrai a casa mia ti farò vedere il mio.-

-Tsk, non mi interessa.- La verità è che gli sarebbe piaciuto davvero moltissimo vederlo da piccolo: doveva essere davvero carino, ma non lo avrebbe mai ammesso.
 
-Comunque adesso Mido-chin è ancora più bello.-

L'altro arrossì, mormorò un “baka...” e volse lo sguardo altrove.

Il più alto sorrise, nascosto dalla sciarpa; un sorriso che si allargò quando, poco dopo, cercò di intrecciare le loro dita e Shintarou lo lasciò fare. Camminarono un po' più piano per prolungare quel momento e arrivarono in stazione in contemporanea con il treno.

-Bene, Murasakibara, ci vediamo domani a scuola.- disse Midorima lasciandogli la mano, con profondo disappunto del più alto; prima di salire, questi gli diede un veloce bacio sulle labbra, sussurrandogli:- Buonanotte, Mido-chin.- e, sorridendo, entrò nel treno che partì a tutta velocità per Akita.

Il verde arrossì fino alla punta dei capelli e si coprì la bocca con una mano.

“Brutto idiota... siamo in pubblico...” però non potè fermare il dolce sorriso che gli comparì sul volto.



-Mido-chin, Mido-chin! Guarda, guarda!-

Midorima afferrò il foglio che Murasakibara gli stava sventolando davanti al naso. Era il test di recupero di matematica: 89 su 100.

-Niente male, solo che se fosse stata la verifica ufficiale avresti fatto una figura più bella.-

-Eddai, non fare lo guastafeste! Persino la prof si è complimentata con me.-

-Modestamente, con le mie ripetizioni era praticamente impossibile che tu prendessi un brutto voto.- disse fieramente, sistemandosi gli occhiali.

-In effetti, studiare con te è stato più divertente: la tua voce non è noiosa come quella della prof.-

-Murasakibara! Se ti sentisse si arrabbierebbe molto!- lo rimproverò accigliandosi.

L'altro non gli prestò attenzione: si sporse su di lui e gli sussurrò all'orecchio delle parole che fecero avvampare Midorima come non gli era mai successo.

-Mido-chin, vuoi venire oggi a casa mia? Non c'è nessuno e avrei voglia di studiare un altro tipo di geometria...-

 
 
 
 


Angolo dell’autrice:

Salve! ^^

Sono tornata con un’altra MuraMido (perché se ne sentiva la mancanza, certo...) ; questa l’ho scritta un po’ di tempo fa ma l’ho voluta pubblicare adesso in omaggio del nuovo episodio dell’Arco della Teikou in cui, senza fare spoileroni, si assiste a una delle loro (rarissime) interazioni.
Praticamente io so già che verrò ricordata come “colei che riempì il fandom di MuraMido”, magari con sommo disappunto per le fan di altri pairing ben più canon. Ma, You Only Live Once, perquindi mi assumo tutte le responsabilità del caso. *pronta a combattere*

Piccola noticina: lo so che Atsu è più alto di due metri, però questa oneshot è ambientata in seconda media, quando era ancora un po' più basso di adesso. Lo dico nel caso ci fosse qualcuno che me lo voleva segnalare come errore.

Spero vivamente di non aver scritto niente di banale o noioso, e se vorrete lasciare una recensione anche piccolissima la gradirò assolutamente :D

Alla prossima!
  
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