Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: R e d_V a m p i r e     14/04/2015    2 recensioni
- Ne, senpai...
- Che c'è stupida rana?
- Il cielo è rosso, senpai.
[B26]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Belphegor, Fran
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: R e d_ V a m p i r e
Titolo: I wished the sky was blue
Personaggi: Fran, Belphegor
Coppie: B26
Generi: Introspettivo, Drammatico, Angst, Sentimentale, What if...?
Avvertimenti: Shonen- ai, CD
Rating: Giallo
Credits: I personaggi non sono miei ma di Akira Amano e tutto ciò non è scritto a scopo di lucro e bla bla bla.
Note: Perché questi due ispirano cose molto stupide. O molto angst. O molto oscene. E questa volta ho scelto la seconda. 


 }I Wished the sky was blue





- Ne, senpai...

- Che c'è stupida rana?
- Il cielo è rosso, senpai.
Silenzio.
- E' rosso, proprio come il sangue che ti piace tanto. Non lo trovi affascinante?
- Taci ranocchio.
Ma quello non demorde. Non lo fa mai. Ha sempre avuto il brutto vizio di continuare a parlare anche quando gli si intima il silenzio, incurante di tutto.
- Hai mai pensato che per te sarebbe stato così? E' uno scenario perfetto se ci rifletti. Un cielo di sangue come sipario per il principe decaduto. E' quasi romantico, sai?
Il Genio dei Varia appiattisce le labbra fino a farle diventare una linea bianchissima. Ma non risponde.
Anche l'Illusionista tace, ed il suo compagno si illude per un attimo che la smetterà di dare aria alla bocca e sforzarsi per niente.
Ma, conoscendo quella stupida ranocchia, sa bene quanto vane siano le sue speranze e quasi non si stupisce nel sentirlo parlare di nuovo.
- Avrei voluto che il cielo fosse azzurro mentre morivo, senpai.
E' un sussurro, quasi la confessione ingenua di un bambino. Perché in fondo è quello che è, poco più di un moccioso, solo che quando sei un assassino certe cose tendi a dimenticarle.
Belphegor non ne è sicuro, ma gli sembra di aver sentito una traccia di paura nella voce del suo kohai. Lui che di paura non ne ha mai mostrata, qualsiasi fosse il nemico che gli si parava di fronte. Fin troppo temprato dalle tremende illusioni del suo maestro, forse, per poter provarne ancora davvero davanti a qualcosa di così banale come la realtà.
A Prince the Ripper verrebbe da ridere al pensiero che, da quando è arrivato nei Varia, qualsiasi tentativo per suscitare in lui qualsivoglia tipo di reazione sia sempre stato vano. Che non sia mai riuscito a far cambiare tonalità a quella voce incolore, capace solo di prese in giro e far saltare a lui i nervi.
E' in qualche modo ironico che lo possa sentire adesso che lo stringe fra le braccia, ed oltremodo ingiusto che non sia per causa sua. Insomma, lui è un principe ed è l'unico ad avere il diritto di provocare terrore in quel misero anfibio plebeo.
Forse è a causa di tutto quel sangue, però. Del rosso che gli dipinge il viso e macchia il candore del pellicciotto della divisa, che scorre lento ed inesorabile fra le dita della mano che tiene premuta sulla profonda ferita al fianco. Lo sente accarezzargli la pelle, ne avverte il calore e sa come sia troppo. Semplicemente troppo.
E' quasi bello quel volto perlaceo a contrasto con le chiazze cremisi che lo macchiano, ha un che di affascinante. Gli macchia anche le labbra sottili, come rossetto, e questo pensiero fa tremare il suo corpo di una silenziosa, isterica, risatina divertita.
Però non può vedere i suoi occhi. Perché li tiene chiusi il ranocchio, e la cosa lo indispettisce. Dovrebbe guardarlo. E' quello che gli ha ordinato - pregato - di fare fino a quel momento, del resto.
Ma quello sta disobbedendo e forse dovrebbe punirlo. Forse. Invece se lo stringe un po' più forte contro, appoggia la guancia sul suo capo e sente il solleticare dei lisci capelli verd'acqua contro la pelle e l'odore intenso del sangue gli fa pizzicare il naso. Il cappello. Chissà dov'è finito il suo cappello.
Dovrà punirlo anche per quello, dopo. Perché non può mica toglierlo se non è il principe ad ordinarlo, insomma!
- Apri gli occhi, idiota. Chi ti ha detto che puoi dormire?
La sua voce è ferma. Deve essere ferma, non può permettersi di lasciare trapelare niente. Neppure quando sente qualcosa di umido contro il collo e quando abbassa lo sguardo nota le lacrime che scivolano piano sul viso del suo compagno e portano via un po' di rosso, ma non riescono a cancellarlo comunque del tutto.
Sta piangendo?
- E' che sei comodo, senpai. E poi sono stanco. Tanto stanco. Penso proprio che farò un pisolino.
- Ehi, stupida ranocchia, vedi di aprire quei cazzo di occhi! Non ti azzardare a morire adesso e a lasciarmi nei casini, inutile anfibio!
Lo scuote appena, premendo più forte la mano sulla sua ferita e maledicendo che l'attributo delle sue Fiamme non sia il Sole. Dov'è quel deviato di Lussuria, quando serve?
Il nemico si sta avvicinando e lui non può alzarsi. Non può farlo perché non può spostare l'Illusionista, sta perdendo troppo sangue ed è troppo debole. E questo lo rende pesante e di certo non può muoversi con una zavorra del genere.
E non può - non vuole - lasciarlo lì. Da solo. Non riesce a contemplare neppure il pensiero di farlo, e non importa se questo vuol dire che non potrà muoversi. Combatterà anche così, dopotutto è un principe, è un genio, può farlo. Non c'è niente che non possa fare.
Il respiro del ragazzino contro il suo collo è flebile, appena accennato. Affaticato. Ed il sangue continua a scorrere fra le sue dita e macchia anche i suoi abiti.
- Senpai. 
Belphegor deglutisce, gli occhi azzurri dietro la frangetta bionda che saettano a seguire i movimenti del nemico. Vicino. Sempre più vicino. Che fine ha fatto la sua Box Arma? Se solo potesse evocare Mink...
- C'è... c'è un'altra cosa che avrei voluto, sai?
E' solo un mormorio, ma l'assassino lo sente comunque. Eppure non abbassa lo sguardo sull'altro, non può distrarsi in un momento come questo. Stringe in un pugno la mano con l'anello dei Varia, sentendo il freddo del metallo contro la pelle, facendo fluire da esso una debole Fiamma della Tempesta. Troppo debole.
- Shishishi... me lo dici dopo, ranocchia. Adesso vediamo di far fuori questa feccia plebea e tornarcene alla villa, prima che il Boss si incazzi per il ritardo. Il Principe si è stufato.
Ma non riceve risposta.
- Ehi, stupido, non volevi vedere di nuovo il cielo azzurro? O quale era l'ultima fandonia che hai detto, non ti ho ascoltato. Ecco, comunque, resisti. Perché qui il cielo è ancora fottutamente rosso.
L'allievo di Mukuro sorride mentre solleva con sforzo il viso. Sorride, mentre le labbra si poggiano sulla guancia del biondo, poco sotto l'orecchio. Sorride, mentre mormora qualcosa e lascia una scia scarlatta sulla pelle che la sua bocca sfiora mentre il capo ricade sulla spalla del Genio.
E Belphegor urla, urla mentre punta il braccio contro il nemico e la sua Fiamma divampa e arde, ed illumina il suo viso rendendo rosso l'occhio lucido di folle odio - non possono, no quelle non possono assolutamente essere lacrime.
Ed il nemico quella è l'ultima cosa che vede. Quel ''Fran'' gridato al cielo l'ultima cosa che sente. E non c'è pietà, non c'è alcuna pietà per chi ha osato portare via al Principe il suo prezioso giocattolo.


- Non è che avrei proprio voluto morire, sai. Mi sarebbe piaciuto vedere ancora quel cielo con te, Bel-senpai.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: R e d_V a m p i r e