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Autore: ninety nine    15/04/2015    3 recensioni
La ribellione è conclusa da anni ormai. Katniss si è fatta una famiglia, con Peeta. Ma i suoi pensieri tornano spesso a Gale, anche se cerca di scacciarli. E un giorno, eccolo che torna. Nei boschi del distretto, si ritrovano. Gale torna nel 12...e complica, o migliora le cose. Questo dipende dai punti di vista... a voi la scelta.
Questa è la storia di Katniss Everdeen e del suo incontro con una delle persone che più hanno contato per lei, Gale Hawthorne, amico e compagno di caccia. O qualcosa di più?
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane mi guarda, ma il suo sguardo mi risulta incomprensibile, dalle tante emozioni che vi vedo specchiate all'interno. Riconosco sollievo, paura, fretta, senso di colpa e un pizzico di amarezza.
Abbozza un sorriso prima di rispondere, anche mi rendo conto di quanto gli costi.

-Le vecchie abitudini non cambiano. Eh, Catnip?- dice, cercando di far sembrare il suo tono scherzoso, che però rimane velato da quell'amarezza che leggo nei suoi occhi.

-Cosa intendi, Gale?- domando in un sussurro.

Continua a sorridere e si volta verso il muro, poggiando di nuovo due dita sulla piastrina con lo stesso nome del padre, quasi a voler indicare quanto il passato fosse centrale per capire quella sua affermazione.

-Lo sai, cosa intendo.-

Sì, lo so, eccome se lo so, ma avrei voluto sentirlo uscire dalle sue labbra.
Ripenso a quando, nella cucina della mia casa al Villaggio dei Vincitori, l'ho baciato per la prima volta.
L'ho fatto mentre stava soffrendo, perché speravo che potesse in qualche modo aiutarlo. E che potesse aiutare anche me.
L'ho baciato per lo stesso motivo anche una seconda volta, dopo i miei 75° giochi, quando ho visto i suoi occhi perdersi nel dolore per la perdita di una casa, nel ricordo della frusta che fischiava e si abbatteva sulla sua schiena, nel rimpianto per aver salvato soltanto quelle poche, per lui, novecento persone. Novecento quindici su diecimila*. Gli sembra di non aver fattp abbastanza, ma non si rendeva conto della portata e dell'eroismo del gesto che aveva fatto.
Il ricordo dei suo Sapevo che l'avresti fatto, perché sto soffrendo mi risuona nella mante.
Anche questa volta, ho deciso di fare qualcosa per lui perché l'ho visto soffrire. Ha ragione, ma mi aggrappo all'ultima cosa che mi aveva detto, quel pomeriggio di tanti anni prima.

-Mi avevi detto che sarebbe passato.-

Vedo che questa frase lo coglie di sorpresa.

-Le persone non cambiano, Catnip. Certi rapporti non possono cambiare, per quanto ci sforziamo di dimostrare il contrario.-

Ora nei suoi occhi vedo riflesso anche il bisogno disperato che io capisca.
Capisca che mi vuole dire che lui non è cambiato, che sotto la corazza di cicatrici e durezza che la guerra gli ha costruito intorno è ancora il quattordicenne che ho incontrato nei boschi.
Capisca che quel rapporto a cui allude non è soltanto il suo amore per me, argomento che ormai abbiamo chiarito, o almeno spero, ma è quell'amicizia che ci siamo costruiti mattone dopo mattone, lottando contro un nemico immaginario e lontano, troppo grande per noi, Capitol City, ma lottando anche contro un nemico molto più concreto come la fame.
Non so bene come fargli capire che ho compreso senza risultare invadente o incrinare il vetro che abbiamo costruito intorno all'argomento amore, così gli poggio semplicemente una mano sulla spalla e tento di sorridere.

-Andiamo, ragazzo dei boschi.-

Calco sulle ultime tre parole, sapendo che capirà tutto ciò che ho pensato. Ragazzo dei boschi, ecco come avrei potuto soprannominarlo per tutto quel periodo, soltanto che non ci ho mai pensato.
Lui per era Gale, oppure Hawthorne, quando eravamo particolarmente in vena di scherzare.

-Altrimenti il treno per casa parte senza di noi.-

Il grigio dei suoi occhi si illumina. Solleva un sopracciglio con fare sornione e si morde il labbro inferiore.
Posiziona i piedi lievemente sfasati in direzione della stazione, lancia un'ultima occhiata al muro e inizia a correre.

-Chi arriva ultimo paga da bere!- urla.

Resto un paio di secondi a guardarlo e mi chiedo da dove provenga quell'improvviso sprizzo di allegria.
Sembra un ragazzino, uno scolaretto, a correre così. Potrebbe essere davvero quel quattordicenne che tanto mi è mancato.
Scatto anche io e gli corro dietro, anche se so che sarà difficile che riesca a recuperarlo.
Mi sono mantenuta in attività in questi undici anni, ovviamente, ma se lui ha continuato a lavorare in ambito militare come mi ha raccontato sarà sicuramente molto più in forma di me, almeno nella corsa.
Quando è a pochi metri dal gruppo di binari, rallenta e mi aspetta per far sì che arriviamo fianco a fianco al cartellone su cui sono appesi gli orari.
Gale tira un paio di profondi respiri, che ho dubbio gli servano per mascherarmi il fatto che ha il fiatone.

-La gioventù é lontana, eh Gale?- domando, anche se anche io sto ansimando leggermente.
Gale ride.

-Siamo trentenni, non cinquantenni, Catnip!- ribatte, avvicinandosi all'uomo che vende i biglietti.

-Due per il Dodici, grazie.- afferma, cercando nelle tasche dei pantaloni due monete con cui pagare.

É strano vederlo tirare fuori dalle tasche le monete con noncuranza, lui che fino a una decina di anni fa aveva le tasche sempre vuote, se non di lacci di cuoio riutilizzati migliaia di volte per le trappole che gli davano qualcosina per averli, quei soldi che ora usa cosi con apparente tranquillità, anche se so che, come me, non smetterà mai di fare i conti su come arrivare a fine mese, prima di rendersi conto ogni volta che non ce n'è più bisogno.
Io ho i soldi della panetteria di Peeta e vendo ancora qualcosina che deriva dai miei vagabondaggi nei boschi, ma Gale, che lavoro ha fatto per tutti questi anni nel Due?
Il soldato, d'accordo, ma fare il soldato può voler dire molte cose...
Rompo il silenzio creatosi nell'attesa del treno.

-Gale...questo gioco della corsa lo facevi con i tuoi colleghi del Due?-

I suoi occhi si rabbuiano un attimo
So che non vorrebbe parlare del suo passato, ma io voglio sapere. Deve pur aver fatto qualcosa oltre a farsi torturare per colpa mia.
Ho bisogno di sapere che ha anche avuto momenti di svago, in qualche modo.

- Immagino che continuare a dirti che non ne voglio parlare sia inutile, non é vero?-

Mi mordo un labbro con fare colpevole, anche se non posso nascondere che sono curiosa.
Sospira e si passa la mano tra i capelli scuri.

-Eravamo un bel gruppo. Unito. Gli allenamenti insieme ci avevano fatti diventare amici, eppure io non riuscivo a divertirmi come loro. Ridevo, scherzavo, facevo giochi come questo,ma dentro di me pensavo sempre al Dodici. Ci avevo lasciato un pezzo del mio cuore, ma aveva paura di tornare a prenderlo.
Poi è arrivato un novellino.
Era poco più che un bambino, poteva avere un paio di anni più di Rory, al massimo, ma aveva una capacità incredibile di maneggiare i fucili.
Sembravano troppo grandi nelle sua mani e non ho potuto fare a meno di chiedermi se gli archi che maneggiavamo noi a quell'età facessero lo stesso effetto.-

Mio padre mi aveva costruito su misura un arco, quando ero bambina, ma in effetti quando quello mi è diventato troppo piccolo ho subito iniziato ad utilizzare il suo. Non ho mai avuto problemi, ma magari ad un occhio esterno sembrava davvero troppo grande per me.

-Veniva dal Quattro, ma era stato scelto per essere addestrato come Pacificatore quando era ancora un bambino. Quasi non ricordava i visi dei suoi genitori, perché gli era stato portato via troppo presto.
Si chiamava Zachariah e leggevo nei suoi occhi il mio stesso dolore, il mio stesso smarrimento. Avrei voluto che non ci fosse, perché lo vedevo come un fratello minore, oltre che come un amico e ho sempre voluto che quei sentimenti non ci fossero negli occhi delle tre pesti ** che ho avuto modo di crescere.-

Sorride un attimo pensando ai piccoli di casa Hawthorne, che ormai tanto piccoli non sono più.

-Eravamo nella stessa squadra a combattere, nel Due, prima di ciò che ti ho già raccontato.***-

Qui la sua voce trema per qualche istante, ma poi ritorna subito ferma.

-Quando sono fuggito nei boschi come un animale che intravede la libertà, mi sono sentito come se, lasciandolo indietro, abbandonassi di nuovo la mia famiglia, perché lui è stata l'unica parvenza di famiglia che avessi avuto, in quei mesi.
Sono tornato e riconosco che è stato stupido da parte mia, ma io e le imprudenza andiamo d'accordo, ormai dovrei averlo capito.-

Già. Ma la sua non è imprudenza, ma piuttosto un'impulsività a fin di bene.
Ciò che fa, le cose che lo hanno portato a soffrire o a farsi del male, le ha fatto in nome di qualcuno a cui voleva bene.
Sento il vento freddo che annuncia l'arrivo del treno e sollevo la mia borsa, che aveva appoggiata ai miei piedi.
Il mio compagno ha ancora il suo zaino poggiato su una spalla e interrompe per un attimo il suo racconto.
Credo che parlare del suo passato gli stia facendo bene, perché mi sembra di vedere un po' meno tormento in quei suoi occhi grigi.
Saliamo rapidamente sul treno fermo di fronte a noi.
Il controllore timbra i nostri biglietti e ci guarda, riconoscendoci sicuramente ma senza avere il coraggio di fare domande, anche se percepisco che lo vorrebbe.
Colgo al volo la sua incertezza e ne approfitto, allontanandomi rapidamente e dirigendomi verso un posto a sedere che vada bene per continuare il racconto.
Ne individuo due, uno di fianco all'altro, che però non hanno i posti simmetrici, essendo in fondo alla carrozza.
Gale mi ringrazia con lo sguardo prima di sedersi.
Indugia qualche secondo giocando con il finto velluto del sedile, poi respira e ricomincia a raccontare.

- Sono tornato nel Distretto Due e ho convinto il capo squadra a trasferirci in un altro Distretto. Gli ho raccontato quello che mi avevano fatto, gli ho mostrato i segni indelebili e ancora non del tutto rimarginati che avevo sul corpo.
Ho detto che avevo paura che una cosa simile potesse succedere anche a un altro membro della squadra, anche se sapevo che probabilmente il loro unico obiettivo ero io.
Mi ha creduto e ci siamo trasferiti.
Distretto Sette, quello del legname e di Johanna Mason.-

L'accenno all'altra vincitrice mi incuriosisce, ma il giovane non ha intenzione di approfondire, perché continua a raccontarmi un'altra storia.

-E' stato tutto inutile.-

Serra un attimo gli occhi, poi li riapre rapidamente.

-Eravamo nel Sette da pochi giorni e ci hanno mandati a sgombrare una cantina ancora piena di vecchi armamentari militari.
Ci avevano promesso che non ci sarebbe stato nulla di pericoloso, che avevano già portato via tutti gli esplosivi con le dovute cautele.
Ed era vero, se non fosse che ne era rimasto uno, seminascosto tra altre armi.
E' saltato in aria dopo poco tempo e Zachariah e un altro ragazzo insieme a lui. Saltati per aria soltanto perché io avevo voluto portarli lì, per cercare di salvarli.
L'unica persona che avessi ricominciato a vedere come un amico o un fratello è saltata in aria, proprio come papà.-

La voce gli si spezza e Gale chiude gli occhi.
E' mai possibile che le cose peggiori accadano alle persone più buone, a quelle con ideali migliori?
E' mai possibile?

 

 

 

Buongiorno!
Spacco il mese quasi alla giornata (non è vero, sono 3 giorni in anticipo!), ma sono arrivata con il nuovo capitolo!
Lo so che dovevano tornare al Dodici in questo capitolo, ma il passato di Gale mi chiamava e non sono riuscita a resistergli!
Non ho molto da dire per questa capitolo...Zachariah è un personaggio completamente inventato da me, così come il passato di Gale, di cui non si sa nulla (grazie, cara Collins -_-). Me lo immagino proprio come un ragazzino, in cui Gale un po' si rispecchia!
I fatti di cui parlo dopo la frase ''Le vecchie abitudini non cambiano'' (è un po' troppo stron** per Gale? Mi è venuta spontanea...) sono, rispettivamente, la post-fustigazione di Gale in CF e il ritorno al Dodici di Katniss e Gale in MJ (lo stesso di The Hanging Tree, per capirci!)


Ma passiamo agli asterischi che hanno iniziato ad intasare anche questa storia:

* citazione dal FILM Mockingjay Pt.1

** sono i fratelli Hawthorne, che ho avuto modo di chiamare pesti in HAPPY NEW ORANGE YEAR e DUE MISSIONI IN CASA HAWTHORNE

*** L'avvenimento qui accennato è la questione delle cicatrici, di cui ho parlato nei capitoli 7 e 8 di questa long.

Okay, dovrei aver concluso e devo anche scappare a far latino, quindi buona serata!
Fate i buoni (pandori ^^) e lasciatemi una recensione!

A presto k_j

  
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