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Autore: Amarida    16/04/2015    1 recensioni
"Che significa imbarazzante?"
"Cas, ancora? Chiedi a Sam quando torna: è lui che s'è mangiato l'enciclopedia da piccolo e sa spiegare le cose. Io non ci riesco!"
"Non è vero, Dean: quando mi spieghi le cose io le capisco. Sempre.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Nella penombra ovattata del salone del bunker degli Uomini di Lettere si udiva soltanto il ticchettio discontinuo delle dita di Dean sulla tastiera del portatile.
Sedeva dritto alla grande tavola e la luce azzurrina del monitor illuminava il suo viso imbronciato per la concentrazione.

Sam gli aveva affidato una noiosa ricerca su una villa disabitata che, con tutta probabilità, ospitava un paio di fantasmi vendicativi che era ora di mettere a dormire per sempre.
"Perché devo leggermi io questa roba?"
"Perché è meglio se vado da solo ad interrogare i testimoni."
"Perché?"
"Perché l'ultima volta li hai insultati e dubito vogliano rivederti".
"Ma Sam, come potevo stare zitto? Hanno detto che la mia macchina è un catorcio!"

Accanto a lui, immobile e silenzioso, sedeva Castiel il quale, dopo numerose insistenze, aveva accettato di togliersi il trench.
"Che diamine te ne fai dentro casa?"
"Non mi dà fastidio"
"Dà fastidio a me!"
"Perché?"
"Perché sembra sempre che tu debba andartene da un momento all'altro!"
"Vuoi che rimanga con te?"
"Ah, dannazione, fai quel che ti pare!"

L'angelo, in maniche di camicia, sembrava più spaesato del solito.
Quando il cacciatore gli faceva una domanda o condivideva un'ipotesi, rispondeva con la consueta pacatezza, cercando di aiutarlo con le sue conoscenze millenarie.

Per la maggior parte del tempo, però, gli sedeva semplicemente accanto. E il suo sguardo vagava da lui allo schermo, fissandosi su di lui per un tempo intollerabilmente lungo.

Per fortuna Dean aveva ormai fatto l'abitudine, o quasi, ai modi di fare dell'angelo.
Non lo avrebbe ammesso, ma un po' gli piaceva essere guardato da Castiel.
Nei suoi 37 anni di vita gli era capitato di essere guardato in molti modi: con indifferenza, disapprovazione, odio, rabbia, passione, desiderio e, assai raramente, con amore e comprensione; ma lo sguardo dell'angelo era diverso: i suoi occhi non esprimevano giudizi, semplicemente lo osservavano con curiosità e stupore, come fosse qualcosa di prezioso mai visto prima, mai incontrato altrove.
E il fatto che a guardarlo così fosse un essere che doveva aver visto milioni di uomini avvicendarsi sulla terra gli dava i brividi: lo faceva sentire assurdamente importante.

Per questo, forse, era disposto a tollerare le occhiate insistenti di Castiel; ma a tutto c'era un limite. E stavolta l'angelo aveva deciso di superarlo. Dannazione!

Ad un tratto, infatti, Dean lo vide sollevare una mano e avvicinargliela al viso. S'impose di rimanere immobile perché, dopotutto, era curioso di scoprire dove sarebbe andato a parare.

Quando, però, l'angelo gli appoggiò due dita su una guancia tra l'occhio e la radice del naso non riuscì più a trattenersi e, imprecando, gli afferrò la mano schiacciandola con violenza sul tavolo: "Cosa diavolo fai?!"

"Scu… scusa, Dean, io volevo soltanto…"
"Spazi personali, Cas, ricordi?"
"Sì, però, io…"
"Tu cosa?" lo assalì il cacciatore.
"E' strano: ti conosco da anni. Ho visto e toccato la tua anima. Ho praticamente ricostruito il tuo corpo cellula per cellula e… non mi sono mai accorto di queste!"
"Queste cosa?" chiese Dean. Non più con rabbia però, ma con un poco di apprensione: sapeva cosa l'angelo avesse fatto per lui, ma non si era mai soffermato a pensare a come avesse fatto. Era troppo persino per lui, che era abituato a cose sconvolgenti.

"Queste piccole macchie più scure sul naso e sulle guance" continuò l'angelo: "somigliano a nei ma non lo sono. Anche il mio tramite ha dei nei; ma questi sono più chiari e irregolari e… non so cosa sono: è frustrante!" concluse.

E Dean finalmente capì e non poté trattenersi dal ridere: "Lentiggini! Si chiamano lentiggini!" esclamò: "E, sì, hai ragione, sono sempre un difetto nella colorazione della pelle, come i nei; ma se vuoi una definizione scientifica, devi chiederla a quel secchione di Sam. E non ti preoccupare: quand'ero piccolo erano più visibili, ma adesso quasi nessuno se ne accorge: nemmeno le donne che mi porto a… ehm, con cui intrattengo relazioni intime, ci fanno caso. E, credimi: mi osservano da molto vicino!" concluse sornione.

"Ah." si limitò a dire Castiel, in tono neutro.
Seguì un lungo silenzio, e Dean stava per rimettersi al lavoro quando l'angelo aggiunse: "Perché dici che sono un difetto? Io trovo che siano belle: ti danno un'aria più… non so come dire…"

Il cacciatore atterrì. E solo quando dalle labbra dell'angelo uscì la parola "gentile" riprese a respirare normalmente.

"Ehm, grazie Cas".
"Prego".
"Però, sul serio, devi smetterla di fissare la gente e, per favore, anche se noti qualcosa di strano, non mettere le mani addosso alle persone: se dà fastidio a me, che ti conosco, figurati agli altri!"
"Perché?"

Eccolo di nuovo!
Dean si diede una manata in fronte.
"Perché non si fa, ecco! Perché è… imbarazzante!" spiegò.
"Che significa imbarazzante?"
"Cas, ancora? Chiedi a Sam quando torna: è lui che s'è mangiato l'enciclopedia da piccolo e sa spiegare le cose. Io non ci riesco!"
"Non è vero, Dean: quando mi spieghi le cose io le capisco. Sempre. E, a volte, riesco a capire anche quello che non dici: forse è perché io e te siamo…"
"Va, bene, va bene, piantala!" lo zittì, esasperato, il cacciatore.
"Imbarazzante è un gesto, una frase, una situazione che per qualche motivo fa sentire a disagio le persone…"
"Perché?"
Aiuto!
"Boh, perché è fatta o detta al momento sbagliato e o alla persona sbagliata. Metà delle cose che fai tu, ad esempio, sono imbarazzanti: fissare le persone, comparire all'improvviso, fare domande impossibili e persino dire la verità a chi non vuole sentirla".
"Ah".

Dean pensò che in quel momento avrebbe voluto avere a portata di mano il telefono e scattare a Cas una foto, perché l'angelo si stava esibendo in una delle sue migliori espressioni perplesse: gli pareva quasi di sentire gli ingranaggi del suo cervello ultraterreno intenti a elaborare con la massima serietà le sue spiegazioni.

"Però" disse Castiel, dopo minuti interi di profonda riflessione: "le cose imbarazzanti non sono necessariamente brutte?"

"Mmmmh, non ci avevo mai pensato, ma, no, in effetti no, non necessariamente" disse Dean: "a volte sono solo… strane, curiose, inaspettate".

"Oh…" esalò allora l'angelo con un piccolo, luminoso, sorriso.

"E adesso cosa c'è?" chiese sospettoso il cacciatore.

"Allora anche questo è imbarazzante."
"Questo cosa?"
"Dean, mi stai tenendo ancora la mano!"
  
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