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Autore: sinful_theatre    17/04/2015    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XXVII

La canzone del paladino




Kriystal correva. A onor del vero pensò di non aver mai corso così tanto quanto nel tempo che aveva trascorso lontano Silvermoon. Prima la Dead scar, poi la fuga da Undercity e infine l'inseguimento dei mercenari che al momento si era definitivamente invertito. Lei, Soran e Vonch credevano di esser stati dietro Flaghart, il possessore della runa, fino alla stazione di volo. Ma una volta giunti a destinazione, avevano scoperto d'esser stati portati fuori strada. Dopo aver lasciato Vonch indietro, Soran e Kriystal si trovavano ora i compagni di Flaghart alle calcagna, i quali sembravano moltiplicarsi ogni istante che passava. Guardando di tanto in tanto i rari sprazzi di cielo che si riuscivano a intravedere tra le fronde degli alberi, Kriystal trovò confortante che almeno l'aquila del nano non sembrava essere sulle loro tracce.

“Quanti saranno?” domandò all'amico.

“Dieci, forse dodici!” rispose Soran, in testa. Il Sind'orei correva tenendosi la spalla ancora sanguinante, dopo il colpo infertogli dall'arma da fuoco del nano mercenario.

“Dobbiamo trovare la runa. Fuggire è inutile!”

“Fuggire è utile alle nostre vite. La runa non è lontana. Flaghart sapeva di essere inseguito, per questo non si è presentato alla stazione di volo. Ma questo vuole anche dire che deve trovare un altro modo per lasciare Stranglethorn. E i modi per andarsene da qui non sono molti!”

“Una nave?” ipotizzò Kriystal, col fiato appesantito dalla corsa.

“Probabile. Ma non oserebbe esporsi al pericolo recandosi nuovamente a Booty bay. È ancora qui, ti dico. Ed è possibile che sia in agguato, pronto a riprendere il passo una volta che i suoi uomini si saranno sbarazzati di noi! ...ngh!” Soran gemette dal dolore. La ferita gravava fortemente sulla resistenza del giovane warlock, ma non avevano nemmeno un istante per fermarsi a tentare un incantesimo di guarigione.

Improvvisamente un nitrire di destrieri li allarmò.

“Sono arrivati!” esclamò Soran, pallido in viso.

“Hai perso troppo sangue, Soran. Dobbiamo fermarci da qualche parte e rimarginare la ferita!”

“NO!” quello del warlock era un ordine.“non abbiamo tempo, capisci? Se ci fermassimo un istante a guardarci alle spalle vedremmo uomini in armatura farsi largo fra la vegetazione per venirci a uccidere!”. Kriystal sapeva che Soran aveva ragione, ma sapeva anche che continuare quella folle corsa li avrebbe condotti entrambi a un nefasto destino.

“Guarda laggiù!” continuò Soran. “c’è un ponte che attraversa il fiume. Il salto sarà abbastanza pericoloso da non invogliare i nostri inseguitori a venirci dietro!”

Kriystal guardò oltre le spalle dell’amico di fronte a lei, ed ebbe conferma all’istante della sua descrizione. Erano giunti in prossimità di un ponte in legno costruito sulle rapide del fiume in piena. La riuscita di sopravvivenza era improbabile. Inoltre Soran non aveva mai imparato l’arte del nuoto, l’impresa era pressoché un suicidio.

“Soran, non se ne parla. Se non sarà il salto a ucciderti, ci penserà l’acqua!”

“Non intendo discutere in questo stato, Kriystallina. Conto fino a tre! Ci siamo quasi…”

Kriystal avrebbe voluto fermarlo, ma arrestare la propria corsa avrebbe significato farsi catturare. Non restava che persuaderlo a rinunciare:“È una follia e tu lo sai, Soran. Continui a perdere sangue, te ne rendi conto?”

“Uno…!” gridò Soran.

“Non possiamo, non sai nemmeno nuotare!”

“Due…!” gli uomini dietro di loro erano così vicini da potersi fermare e prendere la mira coi loro archi. Kriystal e Soran ormai si trovavano sul ponte.

“Fermati!” insistette Kriystal, esasperata.“non sai quel che fai!”

Soran si arrestò improvvisamente, al centro del ponte. Si voltò verso Kriystal e i loro sguardi si incontrarono reciprocamente:“Tu lo hai mai saputo?” domandò il Warlock, sorridendo.

Più che lanciarsi, Soran lasciò che il suo corpo caracollasse aldilà dei corrimano in corda del ponte. Un numero indefinito di frecce sfiorarono Kriystal, evitandola per miracolo.

I dadi erano tratti e a lei non restava che seguire l’amico. Si tuffò, chiudendo gli occhi e sperando con tutta sé stessa di non collidere con alcuna sporgenza rocciosa sul fondo del fiume. L’impatto con l’acqua fu terribilmente gelido, quasi lacerante. Dapprima Kriystal sentì che il proprio corpo era in balia della corrente. Non riuscì a slacciarsi gli spallacci dell’armatura e credette che questo avrebbe segnato la sua fine. Ma proprio la corrente violenta le impedì di colare a piccò, trascinandola con sé.

Il fodero della spada sbatté qua e là contro diverse rocce e una lieve cascata incrementò il continuo roteare del corpo come fosse un tronco d’albero. Trattenendo il fiato agitava le mani alla ricerca di un qualsiasi appiglio in grado di salvarla da morte sicura. Un altro colpo contro una roccia le provocò un brutto graffia sulla coscia sinistra e sentì la borsa da cinta venirle strappata dalla vita.

Il piccolo involucro conteneva solo qualche soldo, ne avrebbe dati molti di più a chiunque fosse riuscito a tirarla fuori da lì.

Poi, quando anche l’ultima riserva d’ossigeno sembrava abbandonarla, una ferrea presa la abbracciò da dietro e la tirò su con forza. Non appena uscì dall’acqua, Kriystal riprese convulsivamente a respirare, mentre chi l’aveva salvata la depose sull’erba bagnata dalla pioggia.

“Oggi pesca grossa, eh?” Kriystal non aveva ancora del tutto ripreso il controllo, ma la voce di Bithah la riportò rapidamente alla realtà. Senza sprechi di parole gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò fortissimo:“Mi dispiace per quanto successo. Sono stata una sciocca, è tutta colpa mia!”

“Smettila di frignare” Thehorde, in piedi dietro a Bithah, la guardava come sempre dall’altro al basso. “Non ci rimane più tempo!”

Bithah era inginocchiato vicino a Kriystal, la quale cominciò a riassestarsi. Il paladino le prese dolcemente il volto tra le mani e la guardò dritto negli occhi, ancora una volta allo scopo di essere il più chiaro possibile:“Thehorde ha ragione, Kriystal. Abbiamo un’ultima carta da giocarci per prendere le rune a Flaghart e i suoi uomini. Su un tratto di spiaggia a Ovest di Booty bay un gruppo di pirati del posto aspettano Flaghart per prendere il largo, diretti a Nord…”

“Pirati?” domandò Kriystal. Poi tutto sembrò non avere più importanza. In preda al terrore si guardò prima intorno. Non vedendo altro oltre a tanta giungla, Bithah e Thehorde, si voltò a fissare lo scorrere tormentato del fiume da cui Bithah l’aveva salvata:“Soran! Avete visto Soran? Mi aveva preceduta, non può non esservi passato davanti agli occhi!”

Bithah, alzò lo sguardo verso Thehorde, il quale sembrò non volerne sapere nulla. Poi si rivolse a Kriystal:“Deve essere uscito dall’acqua prima di te. È così per forza. Se fosse stato trascinato sin qui dalla corrente lo avremmo tratto in salvo, come abbiamo fatto con te”.

“Voi non capite!” inveì Kriystal, alzandosi in piedi. L’armatura era tremendamente appesantita.“Soran era ferito a un spalla, perdeva molto sangue e non sa nemmeno nuotare! A quest’ora potrebbe essere già morto!”

“Kriystal” Bithah restò calmo, affinché le sue parole penetrassero con più efficacia nell’aspirante paladina.“se è come affermi, allora potrebbe non esserci più nulla da fare. Non possiamo permetterci di perdere le rune per cercare Soran. Lo stesso vale per Robil, o Vonch. Se non sono con voi voglio sperare nel meglio, e credere che siate stati costretti a dividervi.

Speranza, kriystal. La speranza è una delle poche cose che rimangono fino all’ultimo. Teniamocela stretta, d’accordo?”.

Kriystal non avrebbe voluto ammetterlo, ma Bithah aveva ragione. Vederlo in piedi di fronte a lei, vivo e vegeto, era una dimostrazione che non tutto era perduto. Guardò ancora il fiume per pochi istanti, poi si rivolse al paladino:“Dov’è la tua armatura?”

Bithah si diede un colpetto sulla fradicia camicia che aveva indosso:“Perché, non ti piace il mio nuovo equipaggiamento?”

“Non ce l’hai proprio, l’equipaggiamento!” esclamò Kriystal.

“Si,beh. Sono certo che un giorno ritroverò tutti gli oggetti di mia proprietà a qualche asta Goblin. Mai disperare, giusto Thehorde?”

“A me importa che ci muoviamo!” ringhiò il Warlock rosso.“quella ti rallenterà?”.

Kriystal credette inizialmente che Thehorde si riferisse alla sua persona, poi capì che intendeva la ferita che aveva riportato sulla coscia sinistra durante le colluttazioni in acqua. “Questa?” Kriystal passò lievemente una mano sul graffio, provocando un breve bagliore roseo. Poi tolse la mano, e la ferita si era rimarginata.“no, non mi rallenterà” rispose, guardando alla pari il Warlock.

“Procediamo allora!” Thehorde voltò le spalle e prese a marciare.

Al contrario, Bithah guardò orgoglioso la sua allieva:“Grandi progressi, vedo!”

Kriystal annuì, sorridendo, poi si accorse che mancava qualcosa:“Il mio pugnale!” assieme alla borsa, doveva essersi strappato anche il fodero che conteneva il pugnale di Silvermoon.

“Non ci siamo soffermati per il tuo amico” rispose seccato Thehorde, avanti di qualche passo rispetto a loro.“non intendo mettere a rischio il destino dell’intera Azeroth perché tu hai perso il tuo giocattolo!”

Kriystal avrebbe voluto lì per lì piantargli un Martello dell’ira nella schiena. Ma Thehorde aveva ragione, e la missione veniva prima di tutto.

Sotto una pioggia che piano piano cominciava a farsi battente, il trio affrontò ancora una volta i meandri della giungla di Stranglethorn.

“Prima Robil, poi Vonch e ora Soran” ricapitolò Bithah, mentre camminavano.“che fosse previsto o no, quei bastardi sono riusciti a dividerci”.

“Robil è restato indietro per sventare un’imboscata” spiegò Kriystal.“mentre Vonch ha aiutato me e Soran a fuggire da una stazione di volo dell’Alleanza, dove Flaghart e i suoi uomini ci avevano condotto in trappola. Chi avrebbe pensato che la loro destinazione era la spiaggia”.

“Noi lo abbiamo saputo dopo avere battuto le guardie di Revilgaz e avere seppellito quest’ultimo. Abbiamo attraversato la spiaggia e in lontananza abbiamo avvistato la nave e i pirati”.

“Avete ucciso il barone di Booty bay?” domandò Kriystal, sconvolta.

“Chi ha detto che lo abbiamo ucciso?” sorrise Bithah. “lo abbiamo seppellito nella sabbia fino al collo. Il peggio che può succedergli è prendere un’insolazione!”

“Passerete dei guai, lo sapete questo?” Kriystal non riusciva a trovare il lato divertente della cosa, per quanto fosse felice che Bithah fosse in salvo.

“Lo sappiamo eccome” rispose Bithah.“ma ogni cosa a suo tempo. Adesso abbiamo una missione da compiere!”

“E a quanto pare siamo sulla strada giusta” intervenne improvvisamente Thehorde, il quale arrestò il passo ai piedi di un’alta struttura in pietra parzialmente coperta dalla natura selvaggia, di fronte a quella che sembrava essere la cancellata d’ingresso di una rocca o di un edificio simile. Le colonne erano a forma di enormi serpenti, e ad esse erano legati quattro cavalli equipaggiati di sella.

“Che cos’è?” domandò Bithah.“un tempio Troll?

“Peggio, temo” rispose Thehorde, con un insolito tono cupo.“in ogni caso quei cavalli appartengono senza dubbio agli uomini di Flaghart. Lui potrebbe averli preceduti ed essersi diretto alla spiaggia, oppure tutti e cinque hanno trovato rifugio entro questa costruzione, nel caso in cui fossimo stati noi a raggiungere per primi la spiaggia”.

“Non sanno più cosa inventarsi, vero?” fece Kriystal.

“La cosa comunque non mi piace” espresse la propria opinione Bithah.“chi si nasconde non lascia le proprie cavalcature in bella vita”.

“Possiamo permetterci di ignorare l’eventualità che siano stupidi umani e continuare il nostro cammino imperterriti?” domandò retoricamente Thehorde.

“D’accordo” si arrese Bithah, impugnando la spada corta.“Tu sei pronta?”

Kriystal annuì, brandendo a sua volta la spada. I tre attraversarono l’arcata e con loro sorpresa si ritrovarono in uno spazio aperto a pianta circolare. La fitta nebbia alzata dalla pioggia li costrinse a studiare a fondo l’ambiente che li circondava.

“Dove siamo finiti?” domandò Kriystal. Le gradinate che percorrevano tutto il perimetro della struttura parevano chiudersi su di loro.“Sembra la sala del consiglio di Sivermoon. Solo molto, molto più grande”.

“Ora mi è chiaro dove ci troviamo” disse Bithah, guardandosi attorno.“questa è un’arena”.

“Un’arena risalente all’antico impero Gurubashi” specificò Thehorde.“e questa è chiaramente una trappola”. A conferma delle sue parole, improvvisamente un numero indefinito di frecce piovvero su di loro. Il Warlock agitò la staffa una sola volta a mezz’aria, e le frecce si spezzarono contro una parete invisibile.

“Attaccate!” Kriystal riconobbe nel grido echeggiante la voce di Flaghart, ma non riuscì a individuarne la fonte.

“Lui è qui!” fece sapere ai compagni, mentre tutti e tre alzavano la guardia.“quello schifoso umano è qui!”

Dalla coltre di nebbia non quattro, ma una decina di uomini si avventarono su di loro, urlando e alzando le loro spade. Bithah parò il primo colpo, stese il nemico con un calcio all’addome e si dedicò subito al secondo.

Thehorde trafisse un umano con la sua spada, poi con la staffa ne fece volare via di qualche metro altri due.

Kriystal affrontò ad armi pari un uomo dai capelli lunghi e grigi. Il nemico aveva abbastanza forza, ma Kriystal era più svelta. Scansando due affondi, attese il momento giusto per contrattaccare e quando ci riuscì un solo colpo bastò a uscirne vittoriosa. Altri due umani la aggredirono simultaneamente. Uno di loro fu caricato fisicamente da Bithah, il quale lo schiantò a terra e poi lo trafisse con la spada corta. Kriystal uccise il suo avversario, appena prima di vedere un piccolo ometto intento a cogliere Thehorde alle spalle. Con un martello dell’ira lo colpì dritto nel petto, e con sua enorme gioia Thehorde se ne accorse:“Non ti aspetterai che ti ringrazi, vero?”

“Non c’è di che!” rispose lei, mimando un inchino mentre Bithah finiva l'ultimo uomo.

“Fatti vedere!” urlò Thehorde.“Niente trucchi, nessun sotterfugio. Vieni avanti e affrontaci!”

In tutta risposta, le perfide risa di Flaghart riecheggiarono nell'arena. Il gioco di rimbombi permetteva al mercenario di non far individuare la sua posizione, cosicché la sua presenza abitasse l'intera area circostante:«In altri tempi sarebbe stato un onore fare la tua conoscenza, Stregone rosso. La tua fama e il mistero che aleggia intorno a te ti precedono e si tramandano anche fra la mia gente. Quanto sangue ti trascini dietro, Sind'orei. Quali agghiaccianti segreti cela il tuo nome?» Kriystal guardò Bithah, il quale guardava Thehorde. Non c'era stupore negli occhi del paladino, bensì la solita fiducia e complicità che da sempre lo caratterizzavano. Dal canto suo, Thehorde non batté ciglio.

Poi altre risate si aggiunsero a quelle di Flaghart. Stridule ilarità circondarono i tre Sind'orei, come se un esercito di Gnoll li stesse per assalire.

«A sinistra!» gridò improvvisamente Bithah, e repentinamente Thehorde parò altre due frecce nel punto in cui il paladino aveva indicato. «Riconosco queste risa. Sono i Kald'orei sopravvissuti allo scontro a Booty Bay. Quei maledetti sembrano in trenta, ma sono soltanto due!»

«Astuto, il Sind'orei dai capelli corti» la voce di Flaghart era tornata a farsi dominante, ma la nebbia impediva loro di scovare il suo nascondiglio.«Lo sai? I miei compagni hanno un conto in sospeso con voi, per avere ucciso uno di loro. Ho dato loro l'ordine di recarsi alla spiaggia, vi conviene muovervi se non volete perdervi le rune!»

«Venite a prenderci!» gridò l'Elfa della notte, poi si sentirono alcuni passi allontanarsi.

«Se crede che cadremo nella sua trappola...» disse Bithah.

«Li inseguo io» lo interruppe deciso Thehorde.

«Cosa?» Bithah e Kriystal esordirono simultaneamente.

«Sono d'accordo con te, Bithah. È sicuramente una trappola. Ma se c'è la minima possibilità che Flaghart dica il vero e che quei due abbiano la runa, allora non possiamo lasciarcela scappare».

«È una follia!» esclamò Kriystal.

«Eccome se lo è» concordò Bithah, scambiandosi una lunga occhiata con il Warlock.«Tuttavia Thehorde ha ragione».

«Come!?» Kriystal insistette, ma parve che i due compagni avessero già deciso.

«Molto bene. Voi guardatevi le spalle l'un l'altra. Flaghart tenta di allontanarci da lui, ma ciò non significa che non sia solo. Tornerò da voi non appena avrò ucciso i due Kal'dorei!» detto questo, Thehorde evocò il suo destriero infuocato e cavalcò fuori dall'arena Gurubashi, lasciando Kriystal e Bithah in balia della nebbia.

«Hai paura?» le domandò Bithah.

«Sì» ammise Kriystal.

«Fanne la tua arma migliore».

«Sapevo che non sarebbe stato facile liberarmi di tutti e tre» Flaghart tornò a riecheggiare. «Ma ho qualcosa anche per voi». Improvvisamente si sentì un forte cigolio, come se più cancellate venissero aperte tutte assieme. Poi versi smorzati e passi striscianti cominciarono ad avvicinarsi al centro dell'arena in cui si trovavano Bithah e Kriystal.

«Questo non è rimbombo» disse Bithah alzando la guardia.«siamo davvero circondati».

«E credo di sapere di che cosa si tratta» Aggiunse Kriystal, la quale brandì la spada posizionandosi schiena contro schiena con il paladino, pronta a ricevere nemici da ogni direzione. Suo malgrado aveva riconosciuto quel tipo di lamenti e respiri affannosi. Le stesse creature che si erano cibate delle carcasse del villaggio vicino alle Foreste di Silverspine ora erano lì, a pochi passi da loro.

«Ricordati, la spada e il cuore. Nient'altro. Tutto ciò che devi mettere nella battaglia è questo» la preparò Bithah, in vista della messa in pratica del loro addestramento.

«La spada e il cuore» ripeté Kriystal, a bassa voce.

Improvvisamente, la nebbia attorno a loro si illuminò di decine di fiamme azzurre elevate a mezz'aria, simili a fuochi fatui. Poi attorno ad esse si delinearono i volti tumefatti dei non morti assoggettati al Flagello. Quel che restava delle loro armature rivestiva la poca carne di cui i loro corpi erano rivestiti. Che essi in vita fossero stati Elfi, orchi o umani adesso era impossibile da riconoscere.

«Lich...» sussurrò Bithah. «Laddove la spada non saprà svolgere il suo compito, noi due abbiamo un'altra arma a nostra disposizione. Ora più che mai il suo effetto sarà devastante».

Kriystal sapeva perfettamente di che cosa stesse parlando il paladino. L'Esorcismo era nato per annientare i Flagellati della prima epidemia. Adesso che entrambi sapevano utilizzarlo le sorti della battaglia potevano volgere a loro favore.

Uno dei non morti si avventò per primo sui due Sind'Orei e Bithah seppe abbatterlo facilmente piantandogli la propria spada in mezzo agli occhi:«Coraggio, Kriystal. Possiamo uscirne vivi. Ti copro le spalle!».

Kriystal annuì, poi si lanciò sui due non morti vicino a lei. Con un solo fendente tagliò loro la testa e liberando una mano dall'elsa della spada ne uccise un altro con un ondata di Esorcismo. I nemici erano in netta maggioranza numerica rispetto a loro, ma la magia sembrò funzionare alla perfezione e i non morti caddero uno ad uno come pedine.

Poi dalla coltre di nebbia si sentirono dei passi forti e pesanti. Mentre atterrava altri tre nemici Kriystal poté osservare il nemico che avanzava verso di loro. Era un non morto possente e decisamente più grosso di tutti gli altri. Indossava un armatura nera e corazzata, e impugnava uno spadone che emanava un bagliore simile a quello degli occhi del Flagellati.

«Il cavaliere è mio!» le gridò Bithah, lanciandosi contro il campione dei non morti. Kriystal avrebbe optato per affrontare assieme il bestione, ma se lei non si fosse occupata degli altri nemici Bithah si sarebbe trovato addosso anche loro.

Il paladino si trovò faccia a faccia con il cavaliere, il quale era almeno due stazze più grosso di lui. Tuttavia egli fu imperterrito e fronteggiò il pericolo senza arretrare di un solo passo. La spada trafugata ai goblin cozzò contro la lama potenziata dalle rune di cristallo, che sembrò non sortire alcun effetto di cedimento.

Il cavaliere rispose con più affondi, che Bithah riuscì prontamente ad evitare. Il quarto affondo gli procurò un profondo graffio alla spalla sinistra, abbassando per un istante la sua guardia.

Kriystal seguiva il duello a tratti mentre difendeva la propria vita contro i reietti del nord, che finalmente sembravano calare di numero.

«Questa non ci voleva» ringhiò Bithah, parando faticosamente l'ennesimo attacco nemico. Il cavaliere sembrava non esser toccato dallo sfinimento, bensì continuava a infierire senza prendersi un secondo di respiro. «Se soltanto avessi la mia spada e la mia armatura, ti farei vedere io chi...» poi, improvvisamente il nemico cambiò strategia di attacco e riuscì a disarmare Bithah amputandogli tre dita della mano. Il paladino soffocò un urlo di dolore e si gettò immediatamente a recuperare la spada corta volata a terra. Ma con una forza disumana, il cavaliere pestò la lama di Bithah, impedendogli di alzare l'arma. Bithah mise tutta la sua forza nello sfilare la spada da sotto lo stivale del non morto, ma essa non si mosse.

Quando vide il cavaliere alzare in aria il suo spadone, pronto a calarlo sul paladino, Kriystal seppe di dovere intervenire. Generò il suo pugnale di mana e lo lanciò in direzione del cavaliere, trafiggendolo in mezzo al petto. Il gesto dell'elfa sembrò soltanto attirare l'attenzione del nemico su di lei. Tuttavia, questo bastò a Bithah per tentare nuovamente a tornare in possesso della spada corta. Diede un ultimo strattone, che però spezzò in due la lama. Bithah raccolse quel poco che era rimasto della sua arma e vide il cavaliere cominciare ad avanzare verso Kriystal. Guardando il piccolo frammento di lama rimasto attaccato all'elsa, Bithah capì di avere un ultima, disperata possibilità. Con un urlo degno di un combattente dell'orda, il paladino prese a correre verso il nemico brandendo i resti della spada. Assalì il cavaliere alle spalle con un forte pugno al costato, tanto da riuscire a farlo piegare di poco. Poi, quando il cavaliere si girò verso di lui, lo trafisse alla giugulare con tutta la sua forza. La lama spezzata della spada corta penetrò nella carne del non morto, i cui occhi infuocati si spensero e il cui corpo si accasciò a terra.

Anche Bithah dovette inginocchiarsi al suolo per riprendere fiato. Quando alzò lo sguardo verso Kriystal, scoprì che l'elfa si era liberata di tutti gli altri non morti:«Mi hai salvato la vita» disse, riprendendo fiato e stringendosi la spalla ferita con la mano sana.

Kriystal si chinò su di lui e appoggiò delicatamente il palmo della propria mano sul taglio procuratogli dal cavaliere. Con l'altra mano afferrò quella mutilata del compagno:«Stai tranquillo, non ho intenzione di farti del male».

Nonostante una fitta di dolore, Bithah sorrise:«Sembra la mia giornata fortunata. Sei un altro Warlock forse?»

Kriystal ricordava a memoria le prime parole che i due si erano scambiati ai cancelli del Fosso della morte, e le seppe recitare a memoria:«Spiacente di deluderti, non sono un Warlock. Ora stringi forte i denti, sentirai soltanto molto dolore».

Bithah non seppe trattenere un'altra risata e guardò Kriystal negli occhi:«Allora devi essere un Prete!»

Kriystal concentrò il suo mana:«Se lo fossi, accadrebbe questo?» dal suo tocco scaturì una forte luce e quando lasciò libera la spalla e la mano del paladino la ferite si erano rimarginate quasi del tutto. Le dita della mano non furono ricresciute, ma l'amputazione era del tutto cicatrizzata.

Bithah guardò con orgoglio il frutto degli addestramenti nel Mulgore, ma poi la sua attenzione fu attirata da qualcosa dietro a Kriystal:«Attenta, ne è rimasto uno!»

Kriystal si voltò e vide un non morto a breve distanza trascinare il suo corpo ossuto nella loro direzione:«Ci penso io». Con passo deciso camminò verso il non morto, il quale sembrava non accorgersi nemmeno del destino a cui andava incontro. Kriystal depose la spada nel fodero e incrociò le mani sul seno, incanalando la riserva di mana. Arrivata di fronte al Flagellato, lo schiantò con un Esorcismo. Il corpo del non morto cadde a pezzi, come un tronco dall'interno marcito.

Quando Kriystal si voltò nuovamente verso il compagno, egli si era alzato in piedi e con fierezza aveva osservato le sue azioni:«È questo ciò che sei, Kriystal. Non ci sono esami di ammissione, non ci sono leggi che fanno di noi ciò di cui essenzialmente siamo capaci. Tu sei mossa dal cuore, e il tuo cuore comunica attraverso la battaglia per mezzo della tua spada. Questo e ciò che sei. Questo è ciò che significa essere un paladino, quello a cui hai tanto agognato e che in realtà non è mai stato qualche cosa al di fuori o lontano da te. La tua classe è parte di te, nessuno può obbligarti ad acquisirla e nessuno può vietartelo. Sei una paladina, Kriystal. Questo è ciò che sei».

Le parole di Bithah scaldarono il cuore dell'elfa. Al centro di un'antica arena bagnata dalla pioggia battente, a pochi passi l'uno dall'altra e avvolti dalla fitta coltre di nebbia che li estraniava dal mondo esterno, i due paladini si sorridevano reciprocamente. Reduci entrambi da un estenuante prova che aveva contribuito ulteriormente ad avvicinarli.

Distratta da quell'istante di complicità, improvvisamente Kriystal vide un'ombra incombere alle spalle del compagno. In sella al suo destriero, Flaghart uscì dalla nebbia brandendo la propria spada. Kriystal urlò il nome dell'amico, ma a nulla servì.

La spada di Flaghart tranciò di netto la testa di Bithah prima ancora che il paladino riuscisse ad accorgersi di quel che stava accadendo. Il grido di orrore di Kriystal squarciò l'aria, le gambe le cedettero. Cadde sulle ginocchia e il respiro le si spezzò in gola, come se tutto il mana di cui fosse in possesso le venisse strappato brutalmente dal petto.

La testa di Bithah roteò fino al punto in cui Kriystal si era accasciata in preda al dolore. Gli occhi vitrei del paladino non guardavano nulla. Nessun sorrido, nessuna smorfia. L'espressione totalmente assente faceva assomigliare la testa a un oggetto inanimato, fittizio, come un fantoccio di paglia o una scultura marmorea.

Tutto attorno a Kriystal aveva preso a roteare. Provò a pronunciare qualche parola, ma non uscì un filo di voce. Ciò che era appena successo non le parve possibile. Allungò entrambe le mani verso il volto dell'amico per accarezzarne i corti capelli.

Quando riuscì a trovare la forza di alzare lo sguardo di fronte a sé, vide il corpo decapitato di Bithah riversato a terra, ai piedi del quale Flaghart si ergeva immobile, ancora in sella al suo destriero.

«Perché?...» Kriystal non sapeva quel che stava dicendo, e parlava talmente piano che probabilmente l'umano non l'aveva nemmeno sentita.«...era di spalle, disarmato e indifeso».

Flaghart si leccò repentinamente la cicatrice sul labbro, poi indicò l'elfa con la punta della spada ancora gocciolante di sangue.«Questo è quello che succede quando si cerca di interferire con eventi più grandi di noi, lo capisci? Voi non dovevate essere qui. Potevate starvene tranquilli, nelle vostre foreste incantate a fare volare pesanti tomi e altre cose da demoni. Non dovevate credervi così importanti per questa guerra. Questa guerra, coloro che la combatteranno e chiunque la vincerà, nemmeno ricorderanno il vostro nome, né il mio. Per quale motivo dovevate infierire sulle vostre misere esistenze in questo modo? Era tutto molto più semplice se sceglievate di fare come il sottoscritto!»

Mentre Flaghart parlava, le sue parole non sfioravano Kriystal nemmeno per un secondo. L'elfa era assorta in una specie di trance e continuava a vegliare sul capo decollato del paladino come se stesse dormendo.

«Io ho scelto di vivere ai margini della storia!» continuò Flaghart.«Non mi importa se i posteri sapranno che ho partecipato o meno all'apertura delle danze. Io combatto soltanto per il denaro, l'oro e l'argento necessari per potermi ritirare in terre lontane assieme a mia moglie e mio figlio. Cosa può volere un uomo più di questo?»

Quest’ultimo quesito destò per un istante Kriystal dal proprio stato di ipnosi:«Davvero lo fai solo per questo?»

«Come?» fece Flaghart, troppo lontano per sentire distintamente le parole dell'elfa.

«Distruggi villaggi, uccidi persone. Tutto questo, lo fai solo per te stesso? Per raggiungere la somma di denaro che ti garantisca una pacifica vecchiaia?»

Flaghart rise delle domane dell'elfa, come se avesse di fronte a sé un fanciullo alle prese con le prime perplessità sul mondo:«Rassegnati, Zuccherino. Tutti voi avete agito diversamente dal sottoscritto, avete obbedito scrupolosamente alla vostra patria, avete combattuto e siete morti per servire persone che al terminare di questa pioggia non si ricorderanno nemmeno del vostro nome! Ma dico, guardati intorno! Tutti i tuoi amici sono morti e tu sei sola, triste e spaventata. Lo sai? dovrei ammazzarti come un animale allo stesso modo in cui ho ucciso il tuo amico. Tuttavia, ho deciso che oggi vivrai, affinché tu possa guardare al domani sapendo che la tua sopravvivenza è stata frutto di un mio desiderio, della mia volontà. Affinché tu sia consapevole che né noi né nessun altro su questo mondo ha libera scelta della propria vita. C'è sempre qualcuno di superiore che decide per noi, come io oggi ho fatto con te».

Kriystal passò con le dita della mano i lineamenti impassibili del volto di Bithah, là dove un tempo era scolpito costantemente un sorriso:«...non andartene». Disse, nuovamente assente.

«Sii fiera di quello che oggi tu e il tuo gruppo avete guadagnato in queste giungle selvagge» infierì Flaghart.«Avete perso tutto, e a te ora non rimane più nulla per cui combattere. Se non fosse stato per l'elfo che si è introdotto nel vostro gruppo per conto mio, a quest'ora non vi avrei messo in trappola e mi sareste ancora alle calcagna. Se lo incontrassi nuovamente portagli i miei omaggi.

E ricorda, zuccherino, se ti ostinerai a seguirmi farai la loro stessa fine!», poi girò il cavallo e sparì a galoppo nella nebbia.

Kriystal allontanò lentamente le mani dalla testa di Bithah, poi alzò lo sguardo e fissò il punto in cui Flaghart era apparso e scomparso come uno spettro. Afferrò l'elsa della propria spada e tremando la sfilò dal fodero. Parte di quello che l'umano aveva detto infondo era vero. Con ogni probabilità era l'unica sopravvissuta del suo gruppo. Tuttavia, Flaghart aveva torto nel definirla triste e spaventata. Quel che le provocava il tremore in tutto il suo corpo e che ora le aveva permesso di alzarsi in piedi era un irrefrenabile ira e una profonda sete di vendetta.

«Ho detto di non andartene!» gridò alla nebbia. Poi evocò Silbar, gli salì in sella e lasciandosi Bithah alle spalle si fiondò verso l'uscita dell'arena, all'inseguimento di Flaghart.

 

Kriystal correva. Il fango incollato alle zampe di Silbar era l'unico suono che si udiva nell'area circostante, mentre l'elfa attraversava rapidamente la giungla di Stranglethorn incurante dei pericoli di cui lei e i suoi compagni fino a poco prima si erano tanto preoccupati. Correva e non le importava di feroci pantere o Troll selvaggi, della pioggia che le scivolava sulla pelle o del mondo che inesorabilmente le era crollato addosso. Il suo unico obiettivo aveva un nome, un volto e una pallida cicatrice sulle labbra.

Ma Flaghart era lontano. Troppo lontano perché Kriystal potesse raggiungerlo. Distante dalla strada principale e da qualsiasi punto di riferimento, l'elfa non aveva idea su come raggiungere la spiaggia da cui i pirati lo avrebbero aiutato a prendere il largo. Tuttavia non arrestò il passo, né allentò la presa sull'elsa della sua spada. Tutto ciò che la circondava non aveva forma, non aveva alcun significato. Piante, cortecce e frutti non erano altro che tratti indistinti di un tutt'uno privo di valore. Kriystal saettava da un sentiero incolto a un altro, saltando pozzanghere e fossati ignorandone il pericolo.

Per un momento le parve che delle voci si sovrapponessero attorno a lei. Decise di ignorarle e proseguì imperterrita la sua folle corsa. Poi le voci divennero canti. I canti si alternarono a stridule risa. Questo distrasse Kriystal dalla freccia che sbucò dal nulla e che andò a conficcarsi nel fianco scoperto di Silbar, il quale sparì in un cumulo di polvere di mana. Kriystal si cappottò in avanti e finì di schiena nel fango. Quando si alzò, le risate attorno a lei si rivelarono due.

«So chi siete!» gridò Kriystal, tenendo alta la guardia. «Fatevi avanti!».

In tutta risposta, un'altra freccia fu scagliata verso di lei. Quando con la spada riuscì a spezzarla, una seconda le si piantò nella gamba sinistra. Kriystal strinse i denti e continuò a guardarsi attorno, per capire dove si nascondessero i nemici.

«Il paladino va, che cosa troverà...» la voce della Kald'orei femmina era incredibilmente nitida. Doveva trovarsi a pochissima distanza da lei, eppure Kriystal non riusciva a vederla. «...Usa la spada, sanguina e sbava, il paladino se ne va...!» Altre risate. Poi il compagno riprese la canzoncina. Nel frattempo era smesso di piovere, tuttavia una giungla restava il posto meno indicato per evitare attacchi nemici.

«Venite qui, vigliacchi!» inveì Kriystal, furiosa. Riuscì a udire lo scoccare di un'altra freccia, ma non fu abbastanza veloce per fermarla. La punta trapassò l'armatura all'altezza dell'addome. Kriystal si piegò per un attimo, ma l'istante seguente fu pronta a reagire all'attacco di un feroce felino.

Una pantera dal manto scuro le sie era lanciata contro e per poco Kriystal non ci aveva rimesso la giugulare. Dopo aver mancato il colpo, la pantera sparì nuovamente nella giungla.

«L'hai mancata, ma come hai fatto?» domandò l'elfa della notte al suo compagno.«Guarda e impara!». Una terza freccia colpì Kriystal al bicipite sinistro, nel braccio con cui impugnava la spada. Ormai raggiunto il limite della sofferenza Kriystal riuscì comunque ad accorgersi di un secondo agguato da parte della pantera. Lanciandosi di lato, l'elfa evitò che le fauci del felino riuscissero a penetrare la carne fino in fondo, ma ciò non la risparmiò da un profondo graffio all'altezza del ventre.

Reggendosi a mala pena in piedi, Kriystal tentò nuovamente di intimorire i nemici a farsi avanti:«Fatevi sotto. Trasformatevi in pantere, orsi, o in quello che preferite. Ma vi farò a pezzi, uno dopo l'altro!». I due elfi della notte tornarono a intonare la canzone del paladino e a ridere delle condizioni dell'elfa, rimasta sola e gravemente ferita.

Le forze di Kriystal vennero gradualmente a mancare. Prima le cedette la gamba martoriata, poi senza accorgersene lasciò andare anche la spada. La vista le si fece fioca, distorta, e le ferite cominciarono a bruciare sempre meno. Mentre Kriystal, in ginocchio, perdeva lentamente lucidità, l'elfa della notte dai capelli verdi decise finalmente di mostrarsi. Alle sue spalle avanzò anche l'altro Kald'orei, sulle cui labbra era ancora visibile il sangue prelevato all'elfa quando l'aveva azzannata sotto forma di felino.

«Vi ucciderò entrambi...» provò a parlare con fatica Kriystal.«...e poi prenderò Flaghart».

La Kald'orei sembrò studiare la sua preda da capo a piedi, come se si stesse gustando a pieno quell'immagine del suo nemico trafitto, agonizzante e completamente disarmato.

«Sai? Devo riconoscerti di esserti dimostrata parecchio ostinata. Io non mi sarei mai spinta in totale solitudine nel cuore della giungla per rincorrere un umano a cavallo. Nemmeno se egli mi avesse appena ucciso tutti i miei amichetti, capisci?». Quest'ultima frase provocò un cinico sghignazzamento al compagno. Kriystal riusciva a percepire solo in parte gli scherni dei nemici, poiché i sensi la stavano ormai abbandonando del tutto. La Kald'orei alzò l'arco, incoccò un delle sue frecce e la puntò verso l'elfa:«Hai un'ultima cosa da aggiungere?».

Kriystal guardava il cielo, quel poco scuro di cielo che era visibile aldilà delle fronde. Nel momento in cui la punta della freccia Kald'orei andava a configgersi all'altezza della trachea, l'elfa era riuscita soltanto a formulare mentalmente le uniche parole che avrebbe voluto pronunciare:«...Mi dispiace». Il fiato le morì in gola prima che le esprimesse, poi si riversò al suolo con tutto il peso del corpo. Lo squarcio che si poteva intravedere attraverso il fitto fogliame degli alberi era nascosto da un grigio velo di nubi. Gocce di pioggia cominciavano a picchiettare sul suo volto e lei, sdraiata sulla schiena in una fangosa radura, sentiva la vita venirle strappata dal petto. Come un ricordo rimosso inconsciamente. Non c'erano più gli occhi del padre a spronarla, non c'era più il sorriso di Bithah a darle sicurezza. Era sola e morente in una terra ostile.

Dopo pochi istanti tutto quanto diventò intangibile, una spada senza il suo paladino e un cuore senza il suo battito.







 N.D
Gentili lettori, 

Dopo cinque anni di lento, ma provato lavoro sono lieto di annunciare che mancano due capitoli per la conclusione del racconto "World of Warcraft: Kriystal". Il nome degli ultimi due capitoli saranno:

 

  • XXVIII - "Il cuore e la spada"
  • XXIX - "Esilio (Epilogo)"
​Colgo l'occasione (anche se lo rifarò al momento della chiusura dei giochi) per ringraziare chi ha avuto la tenacia e il piacere di avermi seguito in quest'avventura. Rileggere ora i primi capitoli di Kriystal provoca in me qualche sorriso, perché parliamo di ben cinque anni fa e il mio cammino è stato al quanto vissuto (se c'è stata maturazione nella scrittura è vostro compito dirlo, non mio!), se pur da dilettante e basato su un mondo fantastico in gran parte già ben delineato. Io mi sono divertito molto (bè, nel caso di questo ventisettesimo capitolo mi son più rattristato!) nel costruire il personaggio di Kriystal e il suo viaggio, e più di ogni altra cosa spero di avere trasmesso la sua di crescita, e il definirsi di un destino che, a vedersi, ha qui trovato conclusione.
A presto!


Sinful Theatre 
 



 

 

  
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