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Autore: AlessiaOUAT96    17/04/2015    0 recensioni
Prese una flûte di Champagne da un cameriere di passaggio e cercò un angolino dove mettersi. Sentiva che quelle persone la consideravano solo una ragazzina, ma lei cercava di non farci caso. Tra la musica dell’orchestra, le chiacchiere altrui e i tintinnii dei bicchieri, lei sembrava sentire solo il suono dei tuoi tacchi neri a spillo in tinta con il suo abito lungo blu notte e con i suoi capelli biondo oro. “Tac..Tac..Tac..”
In mezzo ad una miriade di suoni qualcuno sembrava essersi accorto della sua presenza e dei suoi tacchi; la stava osservando dall’alto di una scalinata
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La serata si prometteva noiosa ed eccentrica, lei era come un agnello in mezzo a tanti leoni, si sentiva fuori luogo, un’estranea in quella dimostrazione di lusso e di fama; infatti lo era.
La sala era veramente grande ed addobbata in modo da rendere le cose più sfarzose possibili, piramidi di bicchieri, quadri di grande valore esposti, tavoli con buffet di ogni genere e molto altro che voleva suggerire la ricchezza e l’importanza dei colui che aveva organizzato il ricevimento.

Era diventata famosa da poco, mentre il resto degli invitati erano dei pezzi grossi da parecchi anni. C’erano gruppetti di persone che chiacchieravano tra un bicchiere e l’altro e quando lei passava vicino, questi la guardavano quasi con disprezzo e lei lo notava.

Prese una flûte di Champagne da un cameriere di passaggio e cercò un angolino dove mettersi. Sentiva che quelle persone la consideravano solo una ragazzina, ma lei cercava di non farci caso. Tra la musica dell’orchestra, le chiacchiere altrui e i  tintinnii dei bicchieri, lei sembrava sentire solo il suono dei tuoi tacchi neri a spillo in tinta con il suo abito lungo blu notte e con i suoi capelli biondo oro. “Tac..Tac..Tac..”
 In mezzo ad una miriade di suoni qualcuno sembrava essersi accorto della sua presenza e dei suoi tacchi; la stava osservando dall’alto di una scalinata.

Un cameriere le portò un vassoio con qualche stuzzichino e lei ne prese uno e si andò a sedere in un posticino nascosto al secondo piano. Osservava tutto dall’alto con noia e disagio, doveva abituarsi prima o poi a quel genere di incontri ma in quel momento di sentiva molto fuori luogo. Dopo un po’ si alzò e si mise ad osservare dei quadri che erano esposti ma non si accorse che qualcuno le si avvicinò.
-Come mai una bella ragazza come te se ne sta tutta sola?-
L’interlocutore era un uomo sulla trentina, alto, capelli scuri ed occhi castani, un po’ di barba ma non molto visibile; il suo abbigliamento era un classico smoking nero con camicia bianca e cravatta blu.
Lei lo guardò stupita e un po’ sorpresa di quella domanda ma preferì non dargli molta confidenza e di cercare di allontanarsi da lui.
-Se è un modo per attaccare una conversazione con me, sappi che hai cominciato veramente male, infatti sto per andarmene-
Lui ci rimase un po’ male –Ehi no aspetta non andartene!-
-Dammi una buona ragione per non farlo-
-Se lo fai, non avrai altre occasioni per parlare con qualcuno che non ti giudica, per tutta la serata. Non cercare di mentirmi, ho visto come ti guardano.-

Lei rimase immobile per qualche istante, poi sospirò.
-Piacere, io sono Léonard-
-Piacere, io sono Rose. Senti ma com’è  che ti sei accorto di me tra tante persone?-
-Nello stesso modo in cui tu cerchi di non sentire ciò che gli altri bisbigliano alle tue spalle, attraverso il suono dei tuoi tacchi neri-
-E tu vorresti farmi credere che tra tutti i suoni qui presenti, tu hai sentito particolarmente quello dei miei tacchi? Ma per favore!-

Lui alzò le mani in segno di resa –Sei libera di crederci o non farlo, a te il dubbio-
Lei sorrise e sorseggiò un po’ della bevanda. I suoi occhi trasparivano tutto, era visibilmente divertita da ciò che Léonard le diceva.
Discussero del più e del meno e lui scoprì che lei era una produttrice cinematografica che aveva esordito da poco con un film che incassò milioni in poco tempo, ma effettivamente Rose non sapeva nulla della fama di Léonard.
-E tu, come mai sei a questa manifestazione di ricchezza?-
-Diciamo che anche in questo momento sto lavorando.. in incognito, per così dire..-
-Cioè? Scusa ma non capisco..-
Lui abbozzò un sorriso –Tra tutte le persone in questa festa, sei l’unica che mi ispira fiducia. Se ti dico il motivo, prometti che non ne farai parola con nessun altro?-
-Léonard, mi spaventi se dici così. Non dirmi che sei un assassino..- gli disse guardandolo male.
Lui si mise a ridere e poi rispose : - No.. tranquilla, un assassino no, ma un agente segreto si..-

Lei rimase bloccata per un istante, le sembrava che la stesse prendendo in giro.
 -Ma se è segreto..perchè me lo stai dicendo?-
-Te l’ho già detto, io mi fido di te. E poi ho bisogno di qualcuno che mi aiuti, qualcuno che si limita ad osservare gli altri. Chi meglio di te, Rose?-
-Ammesso e non concesse che io ti creda, e prova a capirmi, non è facile per me fidarsi di uno che dice di essere un agente in incognito, ma quale sarebbe la “missione” per così dire?-
La prese per mano e la guardò negli occhi: - Ti capisco, ma non preoccuparti, ti spiegherò i dettagli-

-Questa serata apparentemente tranquilla, nasconde dei segreti. Un ladro mascherato ha annunciato che stasera ruberà un tesoro nascosto dietro uno di questi quadri attraverso un biglietto con scritto :”La sera in cui le persone brinderanno, io ruberò il vostro segreto”, vale a dire un gioiello di grosso valore che è nascosto dietro un’opera di altrettanto valore. Si fa chiamare The Black Mask. Il mio compito è quello di anticipare la sua mossa prendendo in custodia questo gioiello e sostituendolo con uno falso, imitato alla perfezione..-

Lei rimase senza parole ma poi chiese, un po’ dubbiosa: -E io cosa c’entrerei in tutta questa storia?-
-Vedi Rose, il tuo udito e la tua capacità di concentrarsi su un particolare, mi è fondamentale per individuare dove il tesoro è nascosto. Scusami un attimo, vado a prendere gli attrezzi per investigare e poi torno..- detto questo si alzò ed attraversò il corridoio lentamente con le mani in tasca.

Rose lo fissò per tutto il tragitto, finchè non scomparì totalmente. Trasse un respiro profondo e si alzò, osservando minuziosamente ogni singola tela, sentendone i suoni, accarezzandola e poggiando l’orecchio su ogni parte che le interessava. Le sembrava di essere in un film di spionaggio o qualcosa del genere, però in fondo non le dispiaceva, di sicuro era meglio di passare tutta la serata a nascondersi dagli occhi altrui.
Intanto Léonard era arrivato, prese il telefono cellulare e fece una telefonata stando attento che nessuno lo notasse, guardando di tanto in tanto, fuori dalla piccola finestra.
“Pronto?”
“Sì, sono io. Nessuno si è ancora presentato, ho ancora tempo e un piccolo aiutino..”
“Entro un’ora arriveranno i rinforzi. Passo e chiudo”.

Léonard tornò da Rose che si era seduta un attimo, le sorrise.
-Scoperto qualcosa?-
Lei scosse la testa: - No, mi dispiace ma con tutta questa confusione non riesco a concentrarmi-
-Stai mentendo, se lo volessi veramente ci riusciresti, ci sei riuscita con i tacchi, perché non adesso?-
Rose si morse il labbro e spostò lo sguardo altrove, non sapeva mentire a meno che non fosse stata una buona ragione, e, a suo avviso quella le pareva una sciocchezza.
-Hai ragione.. è solo che non se sono molto convinta..-
-Anche io se mi trovassi nei tuoi panni, starei così. Comunque dobbiamo muoverci, tra un’ora arriveranno i rinforzi, e se non troviamo l’oggetto in questione prima, temo che The Black Mask, capirà l’inganno e ci sfuggirà. Ho portato degli attrezzi un po’ rudimentali, ma dovrebbero funzionare..-

Rose si armò di fonendoscopio e di una buona dose di concentrazione. Léonard invece prese una lente di ingrandimento per notare i dettagli di ogni singolo quadro. Quando le altre persone passavano loro si limitavano a fare finta di commentare in maniera professionale i dipinti esposti, per poi tornare al loro vero lavoro.
-Ecco ho trovato qualcosa di anomalo!- esclamò Rose.
Léonard le si avvicinò nel punto esatto in cui lei aveva individuato l’anomalia e posizionò la sua lente. Notò che la tela era effettivamente bucata di un millimetro, quindi con una delicatezza quasi magistrale, sfilò la tela e si preparò ad aprire la serratura con una piccola chiave.
-Ma scusa, come mai avevi la chiave?-
-Il committente me l’ha date così che potessi svolgere il mio lavoro tranquillamente-
Aprì la serratura, e come per magia, anticipata da dei rumori meccanici, la piccola porta metallica si aprì, lasciando vedere il tesoro nascosto. Si trattava di un diadema fatto interamente di diamanti ed oro bianco, con incastonate varie pietre preziose. Valeva davvero una fortuna. Prese la precauzione di sostituire il tesoro con uno falso, imitato alla perfezione e rimise tutto a posto, facendo attenzione a non lasciare impronte digitali.

L’ora era passata e puntualmente le porte della sala si aprirono lasciando entrare, con sorpresa di Rose, pochi agenti. Uno in particolare, intimò agli altri ospiti di lasciare la sala per motivi di sicurezza, e come suggerito, lo fecero. Si vedevano tutti gli ospiti visibilmente spaventati ed indignati, andare via tutti ammassati.
-Sarebbe meglio che adesso anche tu andassi, così il resto della polizia potrà piazzare le telecamere per inchiodare il ladro-
-Ma.. io mi stavo divertendo.. ci rivedremo vero?-
-Certo che sì, non preoccuparti, so come rintracciarti.. a presto allora-

Lei se ne andò per ultima ma prima di lasciare del tutto la sala guardò un’ultima volta Léonard che le sembrò avere qualcosa di familiare, ma decise di lasciare tutto al caso e di andarsene. Stava camminando per raggiungere la sua automobile quando sentì la voce del suo nuovo amico parlare con qualcun altro, si incuriosì e di nascosto li seguì.

Era buio e faceva freddo ma Rose non si intimorì nemmeno quando dovette attraversare una stradina stretta che portava ad un vicolo cieco.
-Bel colpo Léonard, è andato tutto secondo i nostri piani, ora non resta che vendere l’oggetto a caro prezzo e..-
-E fare l’apparizione del nostro caro amico The Black Mask, a chi tocca dei due adesso?-

A quest’ultima affermazione a Rose venne un groppo alla gola, non si aspettava che la persona che aveva aiutato era in realtà un ladro professionista e che il poliziotto che disse agli ospiti di uscire era suo complice. Si prese di coraggio e li affrontò, in effetti aveva paura che fossero armati, ma non si scoraggiò, era decisa ormai, e si sarebbe fatta avanti.
-Tu mi hai ingannata..-
Si voltarono di scatto verso Rose, che rimase impassibile.
-Rose.. ti posso spiegare..-
-No Léonard, non mi devi spiegare niente, mi hai ingannata per rubare un tesoro di inestimabile valore, anzi, mi hai usata per i tuoi scopi. Avete ingannato un sacco di persone e per cosa?-
-Rose, per favore, ascoltami..- le si avvicinò cauto, cercando di non spaventarla o di non farla arrabbiare. – Ti prego, non chiamare la polizia, è per una buona causa credimi..-
-Ah si? E quale sarebbe questa buona causa sentiamo?-
-Léonard, non credo sia una buona idea dirle tutto. Non sappiamo chi sia veramente..- disse il suo complice.
Rose notò che gli somigliava parecchio anzi, era il suo gemello. –Quello è il tuo gemello vero? Avete approfittato di questo fatto per fare diversi colpi vero?-
-Sì.. è vero lui è il mio gemello Louis, grazie a lui abbiamo raccolto diversi soldi ma lascia che ti mostri la ragione..- la prese per mano e per tutto il tragitto non si dissero una parola. Arrivarono davanti un vecchio edificio sull’angolo della periferia, era una palazzina che sembrava abbandonata a se stessa: alcune finestre erano rotte ed i piccioni ci avevano fatto il nido.
-Vieni, entra-

Lei lo seguì, da una parte sapeva che poteva fidarsi ma dall’altra qualcosa le suggeriva che non era una buona idea. Salirono le scale scricchiolanti, ora il suono dei suoi tacchi era sempre più udibile. Ad un certo punto Louis accese una torcia per permettere di vedere dove camminare e arrivarono al secondo piano, davanti ad una porticina.
Lui bussò ed una vocina gli chiese: -Parola d’ordine?-
-Ladro dalla maschera nera-

La porta si aprì e grazie all’illuminazione di qualche candela e qualche lume ad olio, Rose riuscì a vedere tre piccole figure che li stavano osservando. Léonard le fece cenno di entrare e Louis chiuse la porta dietro di sé.
-Léonard! Sei tornato!- disse una vocina femminile che gli corse incontro abbracciandolo. Era una bambina di circa cinque anni, con i capelli scuri e gli occhi verdi.
-Si Emilie, sono tornato, e guarda, c’è anche lo zio Louis-
La bimba lo salutò e si mise a sedere sopra il divano del salotto.
-Ciao Léo, ciao Louis- salutarono due bambini, uno con i capelli rossi e gli occhi azzurri; l’altro con i capelli biondi e gli occhi castani, entrambi avevano poco più della bambina.
-Ciao Roger, ciao Tommy- li salutò Léonard.
-Sono.. bambini..- disse sottovoce Rose. Non si aspettava di vedere dei bambini in un posto del genere.
-Scusate ma chi è quella signora?- chiese Emilie.
-Bambini, lei è Rose. È grazie a lei che stasera ce l’ho fatta- disse guardando verso di lei per poi farle cenno di accomodarsi.
-Allora anche tu sei un’eroina!- disse uno dei due bimbi. Agli altri bambini gli si illuminarono gli occhi e la guardarono con ammirazione.
-Ehii, ora è meglio che andate a letto, è già tardi-
Uno ad uno gli orfani diedero un bacio sulla guancia di ognuno e se ne andarono a dormire.

-Credo che tu mi debba delle spiegazioni-
-Credo anch’io. Sono dei bambini che sono stati abbandonati dai genitori per strada qualche anno fa, erano da soli, in mezzo al freddo, e così abbiamo deciso di occuparcene anche se non sappiamo molto di loro. Sono senza una fissa dimora. Siamo una specie di Robin Hood, rubiamo ai ricchi per donare ai poveri, noi compresi. Questa casa è solo provvisoria, prima o poi li scopriranno e non voglio che finiscano in un orfanotrofio.. tu mi capisci, CI capisci, non è vero Rose?-

Li capiva eccome, anche lei era passata per uno di quei luoghi. Era stata sempre da sola perché gli altri non la volevano e la guardavano come un’estranea. Le passarono per la mente tutti quegli anni di solitudine e di tristezza. Per fortuna fu adottata e superò il trauma, ma il solo ricordo le faceva venire ancora i brividi.
-Ho la sensazione di avervi già visto.. non sarete mica..?-
-Esatto Rose, siamo i gemelli Luke e Lawrence. Abbiamo cambiato nome dopo che, dopo anni di mancata adozione, ci hanno lasciato uscire con un lavoro ed una sistemazione.. ti ricordi di noi?-

E come poteva dimenticarsi della sola compagnia che ebbe durante la sua infanzia: Luke e Lawrence, o meglio Léonard e Louis, erano stati i suoi migliori amici, i suoi compagni di “avventure” e per lei fu doloroso quando fu costretta a separsene.
-E come potrei dimenticarvi di voi?- li abbracciò –State tranquilli, non chiamerò la polizia, ma ora devo andare.. ci rivedremo come promesso..-

Il mattino seguente Rose si alzò presto e fece una telefonata ad una sua amica che lavorava in un’agenzia di traslochi.

Gli abitanti della palazzina furono svegliati da qualcuno che bussava rumorosamente sulla porta. Léonard andò ad aprire e si trovò davanti degli uomini in divisa che intimarono di seguirli. Furono costretti a farlo, presero le proprie cose e li seguirono senza dire niente. Sia aspettavano un interrogatorio da parte delle forze dell’ordine ed un conseguente allontanamento dai bambini.
-Léonard, ti avevo detto di non fidarti!-
-Non credo ci abbia tradito lei, forse sono state le telecamere di quando il ladro ha lasciato il biglietto con scritto “Credevate di fregarmi?”-
Dovettero entrare in un furgone che li portò davanti ad una villetta con giardino in campagna. Rimasero stupiti quando videro l’abitazione.

Scesero dalla vettura con i loro bagagli e quando gli uomini in divisa diedero loro le chiavi, Léonard cominciò a pensare che non era solo una coincidenza. Entrarono nella casa e subito i bambini salirono al piano di sopra a scegliere le proprie camere. Si sentivano i loro passi per tutta la casa accompagnati dalle loro urla di felicità.
Léonard e Louis si guardarono attorno spaesati.
-Cosa c’è? Non vi piace?- chiese Rose all’improvviso
-S..Sei stata tu a fare tutto questo?-
-Certo! Non mi sembrava giusto lasciarvi in quel vecchio edificio in balìa del destino; volevo darvi una mano. Ah a proposito, vi ho anche trovato un impiego qua vicino e ho provveduto in poco tempo a lasciarvi l’affidamento dei bambini. Avete tutto il tempo per riposarvi e per dare un’occhiata alla documentazione, vi lascio alla vostra nuova vita..- fece per andarsene ma Léonard la afferrò per un polso –Ti prego, resta qui-
-Léo, lasciami. Io devo andare-

Per fermarla la baciò. Le loro labbra si toccarono per qualche istante, per poi allontanarsi l’uno dall’altra.
-Era da quando eravamo adolescenti che desideravo darti questo bacio-
 Lei se ne andò di corsa.

Prese la sua automobile parcheggiata lontano e cercò di allontanarsi il più possibile da lui, qualcosa sentiva dentro di sé ma non sapeva come accettarla o cosa fare, poi dopo che ebbe guidato per più di tre ore, decise che era meglio tornare. Era tardo pomeriggio, il sole stava tramontando, si era preparata a dovere. Era ben vestita e bussò alla porta. Louis le aprì e la fece entrare.
-Ciao Louis, dov’è tuo fratello?-
-è al piano di sopra con i bambini, puoi raggiungerlo se vuoi-
Non se lo fece ripetere due volte, salì le scale e fece in modo che il rumore dei suoi tacchi si facesse sentire. Entrò in una delle stanze e vide Léonard leggere delle storie ai tre bimbi. Alzò lo sguardo su di lei ma non ebbe il tempo di alzarsi che lei lo baciò, lasciando i bambini a bocca aperta con esclamazioni di disgusto tipiche infantili.
-Lo so che sembra una pazzia ma.. Rose.. vuoi sposarmi?- disse tirando fuori dalla tasca un cofanetto di piccole dimensioni, in velluto blu con all’interno un anellino con incastonata una delle pietre del gioiello che avevano rubato insieme la sera precedente. Anche a lei sembrava una pazzia il fatto di sposarsi dopo essersi rivisti per una giornata dopo anni che non accadeva, ma come si dice.. al cuore non si comanda. Lei accettò e lo abbracciò; si unirono anche i bambini che dissero: -Ora avremo una mamma ed un papà! Che bello!-
-E lo zio Louis dove lo mettete?- disse proprio lui che era apparso dal nulla, appoggiato allo stipite della porta.
-Lo teniamo con noi!-

Tre mesi dopo, davanti ad una chiesetta lei, vestita di bianco con un abito che le stava come un guanto, e lui vestito come la sera in cui si rincontrarono, si sposarono sotto gli occhi di tutti. Le campane suonavano a festa ed i bambini si divertivano a lanciare riso addosso agli sposi. Louis, imitato poi dai tre, gli lanciò un secchio pieno di coriandoli brillantinati che resero l’evento ancora più indimenticabile.
 
   
 
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