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Autore: Tony Stark    17/04/2015    9 recensioni
Dieci anni sono passati dal rogo del Frazbear's Fright, l'uomo viola si è oramai arreso. La sofferenza lo ha spezzato... ma la redenzione è propio dietro l'angolo. Riuscirà a prenderla?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Our little horror stories'
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             The end of Purple Guy
                His redemption

 

Piccola legenda alla lettura:
Le parole scritte in corsivo-grassetto e fra i tre"***" sono le parti della storia narrate alla terza persona quelle scritte in questo modo precedute da “---“questi tre(o quattro) sono ambientate nel limbo di Marionette e dei bambini che vogliono salvare l’uomo viola.

New York fin da quando ero un ragazzino mi sarebbe piaciuto venirci e adesso ero finalmente qui.

E sarebbe stato bello se non fossi, uno spirito che controlla una tuta animatronica.

Non sapevo più nemmeno da quanto tempo mi trovavo qui, forse nove... dieci anni-? - dal rogo del Frazbear's Fright.

Le anime dei cinque bambini che avevo ucciso si erano liberate, ma io sono condannato a rimanere bloccato sulla terra per sempre.

Col tempo ho imparato ad ignorare il dolore, non era più il mio maggior problema... ma la colpa, oh quella non potevo ignorarla. La dannata che urlava nella mia testa dicendomi di aver sbagliato.

Da quel che potevo vedere dai riflessi di luce sulla condensa grondante, dalle pareti del sudicio vicoletto in cui mi ero rifugiato, doveva essere giorno. Una bella giornata di sole.

"Che felicità" pensai sarcastico, se avessi saputo quello che mi aspettava, all'epoca degli omicidi... mi sarei tagliato la gola dopo aver ammazzato quei mocciosetti.

E poi vidi un... un bambino, fermo di fronte a me che mi fissava, sorridendo. Aveva gli occhi azzurri e i capelli castani corti e disordinati... mi ricordava il bambino che avevo ficcato nel costume di Freddy. "No.... no, le allucinazioni. No, non voglio rivederli".

Il bambino si voltò verso un punto alla sua destra
<< Mamma! Mamma, vieni! Guarda cos'ho trovato >> esclamò felice.
Anche se io non concordavo tantissimo sul fatto che mi aveva chiamato cosa.

Sua madre si avvicinò ma non mi degnò di uno sguardo, troppo intenta a guardare qualcosa su un piccolo schermetto che aveva fra le mani.

<< Si, si, Fred. Vieni su che dobbiamo fare presto >> gli rispose con tono annoiato.

<< Ma non hai nemmeno guardato! >> s'impuntò il ragazzino, prima che sua madre lo trascinasse via prendendolo per un braccio... e per la prima volta nella mia vita, volli difendere qualcuno che non ero io. L'umidità del vicoletto però aveva danneggiato la funzionalità delle giunture metalliche e non riuscì a muovermi.

"Almeno non era un allucinazione" pensai. Le ore scorrevano lente, senza poter fare alcun che. Quasi mi mancavano le notti passate a terrorizzare quella guardia notturna... quelli sì che erano bei tempi.
Il sole stava quasi per tramontare, quando quel bambino... Fred, mi pare che sua madre l'abbia chiamato, tornò nel vicolo.

Non vedevo sua madre da nessuna parte... quale sconsiderata lascia suo figlio a scorrazzare per una città grande come New York senza preoccuparsi?!

Proprio come i genitori annoiati ed ipocriti delle mie vittime, avevano pianto solo quando sapevano che i loro figli erano spariti ma fino ad allora non avevano notato nemmeno la loro assenza.

Sembrava cercare qualcosa con lo sguardo, un’espressione preoccupata sul suo visino da bambino, e poi mi vide... sorrise, perché non lo spaventavo come avevo sempre fatto con gli altri?

<< Sei ancora qui! >> disse e si avvicinò << La mamma è stata davvero cattiva, ti ha ignorato... mi scuso per lei >> disse poi... perché adesso mi parlava come fossi una persona? Ero assolutamente certo di avere un aspetto da animatrone, per nulla rassicurante, e gli animatroni sono oggetti non persone... perché si comportava in questo modo?

Si sedette nel punto in cui l'asfalto era più pulito ed asciutto e cominciò a fissarmi... era strano, davvero strano.

<< La mamma non mi ascolta mai, pensa sempre al lavoro... e papà se n’è andato di casa con la signorina Ada. Sono sempre solo >> disse, gli occhi bassi fissava l'asfalto, la sua voce era così triste... dov'era finito quel tono felice che aveva qualche minuto fa? Un attimo perché mi interessava?

Continuò a parlarmi per un bel po' di tempo, non credo che sapesse che potevo sentirlo o forse nella sua ingenuità lo sapeva.

Si era fatto tardi e da quel che avevo visto nessuno lo stava cercando, sentì un dolore al petto all'altezza del cuore, ma era ancora possibile? Io che non ero altro che un morto fra i vivi, potevo ancora provare qualcosa?

Vidi un uomo entrare nel vicolo, non mi piaceva il modo in cui si muoveva verso Fred. E sicuramente non era delle forze dell'ordine, non aveva divisa o altro.

<< Vieni con me, ragazzino. Tua madre ti sta cercando >> disse l'uomo, ma il suo tono di voce lo tradiva, stava mentendo... ma Fred non poteva saperlo, era così ingenuo.

"Vieni, Vincent. Voglio farti vedere una cosa" non volevo rivedere quel ricordo... e non volevo che facessero qualcosa del genere a quel bambino.

L'umidità poteva rendere più lenti i miei movimenti, ma non mi interessava. Mi alzai dalla posizione seduta che avevo mantenuto negli ultimi nove o dieci anni, le giunture metalliche del costume si lamentarono con stridii metallici.

Quell'uomo viscido sentì il rumore e si voltò, per un momento spaventato e poi afferrò Fred, bloccandolo davanti a sé come fosse il suo scudo. Viscido bastardo.

<< Non avvicinarti o questo moccioso farà un brutta fine >> disse, credo si fosse convinto che dentro il costume ci fosse qualcuno.

Forse dopo averlo salvato Fred, non sarebbe più tornato ma era meglio per lui. Io sono pericoloso, più di quel viscido bastardo, molto più pericoloso.

<< C-chiudi gli occhi, Fred. Adesso. >> dissi, avevo finalmente capito come far funzionare la scatola vocale, la mia voce era così metallica e distorta da spaventare persino me, ma Fred chiuse gli occhi proprio come gli avevo detto.

Vedere chi si trovava dentro il costume non gli sarebbe piaciuto, ma avrebbe avuto l'effetto sperato per allontanare quel maledetto.
Non avevo mai fatto qualcosa del genere, ma sapevo che era la cosa giusta da fare.

Spalancai le mascelle del costume e allargai maggiormente l'apertura normale delle mascelle del costume, sperando però che non si rompesse.
A giudicare dal suono causato dal movimento, non avevo fatto altro che danneggiare ulteriormente il mio cadavere già martoriato.

L'uomo aveva lasciato andare Fred, che era riuscito a non cadere per fortuna, ed era corso via.

Al momento ero preoccupato per Fred, nonostante quell'uomo non avesse potuto fargli niente, poteva essere sconvolto. Perché mi stavo preoccupando per questo bambino?

Rimisi la maschera al suo posto, non volevo spaventarlo più di quanto già non fosse.

<< P-Puoi aprire gl-gli occhi, Fred >> dissi, lui aprì gli occhi piano piano

<< L'uomo cattivo se n’è andato? >>

<< S-Si, se n’è andato >>

Non potevo fare altro che chiedermi perché non fosse spaventato, io stesso mi sarei spaventato nel vedermi così com'ero adesso. Soprattutto i bambini non avevano paura dei mostri? Io ne avevo tutto l'aspetto quindi perché non correva via spaventato?

<< Tua madre sarà pre-preoccupata, F-Fred >> dissi

<< La mamma non avrà notato nemmeno che sono andato via. Sicuramente starà parlando col signor Jhonson, come sempre >> mi
rispose, tremava leggermente non so dire se perché era spaventato o se aveva freddo.

<< No-non ti fa-faccio paura? >> gli chiesi, con quella voce stridente. Non ero preoccupato che qualcuno potesse vederci, questo vicolo era abbastanza sconosciuto e nascosto, tanto che mi chiedevo come Fred l'avesse trovato.

<< No, perché dovrei avere paura di te? Sei il mio unico amico >> rispose, gioviale, vedevo però che era stanco. Ma non sapevo che fare, non mi ero mai prodigato ad aiutare i bambini. << H-Ho freddo >> si lamentò piano.

Non sapevo che fare, non potevo aiutarlo in alcun modo ma lasciarlo da solo per New York di notte non mi sembrava la cosa giusta.

----

Marionetta e le quattro anime guardavano il loro assassino, cambiare pian piano. Marionetta aveva mentito dicendogli che quella era la sua ultima chance, l'aveva trovata adesso la sua ultima chance. Quella che avrebbe salvato la sua anima. Vedevano quei viticci neri che stringevano l'anima viola puro di Vincent che si scioglievano pian piano.
 

----

<< Per lei è meglio che io non ci sia, non mi ha mai voluto bene >> disse d'improvviso Fred. Era un bambino così buono eppure così triste. Lo stringevo in un freddo abbraccio di metallo era il massimo che potessi fare, ma lui non se ne lamentava.

<< N-non dire così, Fred. L-Lei ti vuole bene, è-è tua madre >> gli dissi a mo' di blanda rassicurazione.

<< No, lei non mi vuole bene... non me ne ha mai voluto. Anche quando c'era papà, si lamentava sempre di me >>; i suoi occhioni celesti si chiusero piano piano, mentre si addormentava. Era così ingenuo, si era addormentato fra le braccia di un mostro metallico. Un mostro, che per quanto adesso mi costasse dirlo, lo era sempre stato... Sono io il mostro, lo sono e lo sarò sempre... ma non con lui.

Mi sentivo più leggero-? - da quando questo bambino era con me, come se un peso si stesse togliendo dalle mie spalle pezzo dopo pezzo.

Vegliai su di lui tutta la notte, sperando che la madre lo trovasse, non poteva rimanere con me. Era l'alba quando sentì un auto fermarsi di fronte al vicoletto, istintivamente strinsi di poco l'abbraccio come a volerlo proteggere da qualunque cosa.

Sentii l'ultimo peso sulle mie spalle levarsi, ero così leggero che mi pareva di poter levarmi fino al cielo e sparire. Ma non potevo, Fred poteva essere in pericolo.

Sentii il ticchettare di tacchi sull'asfalto, e poi la vidi alta e coperta da una pelliccia bianca. Lunghi capelli neri e occhi di smeraldo era la madre di Fred.

Mi ignorò con lo sguardo proprio come aveva fatto la prima volta.
Svegliò suo figlio che la guardò felice prima di guardare me e rattristirsi.
<< Mamma? Sei tu? >> chiese

<< Chi altro potrei essere, stupido moccioso, per cercarti ho dovuto lasciare in sospeso un importante riunione. Su muoviti >> gli rispose fredda. Come poteva trattare così un bambino così buono?

<< Mamma, possiamo portarlo via da qui? >> chiese, indicandomi, sua madre finalmente mi vide e la sua espressione si contorse di disgusto.

<< Quella cosa è rimasta a marcire qui, per quale ragione pensi che ti permetta di portarla a casa mia? >> chiese evidentemente disgustata, non so perché ma detto da quella donna mi ferii, sentii come una pugnalata al cuore. Forse perché era una parente di Fred e mi aspettavo che fosse buona quanto lui.

<< Non è una cosa, è un mio amico! Ieri notte mi ha salvato da un uomo cattivo quando tu non c'eri! >> le gridò contro con le lacrime agli occhi. Mi dispiaceva che soffrisse a causa mia.

Lei lo ignorò come se non avesse detto alcun che e tentò di portarlo via come aveva fatto l'ultima volta, ma Fred rimase fermo di fronte a me. Tentò di convincerla ancora una volta, ma lei s'infuriò con lui e stava per colpirlo con uno schiaffo.

Mi mossi repentino come non avevo mai fatto e le bloccai il braccio, stringendolo con una mano. Lei voltò la testa e mi guardò negli occhi per la prima volta, era spaventata, terrorizzata come chiunque altro quando mi vedeva.

"Chiunque altro, tranne Fred" pensai.

<< Cosa?! Lasciami! Lasciami... mostro! >> gridò, la mia presa si sbloccò rapida, seguita dal rumore di uno schiocco proveniente dalla mia mano. Sapevo che mi consideravano un mostro, ma nessuno lo aveva mai detto così apertamente, mi avevano chiamato "cosa", "creatura", "demone" ma mai mostro.

---
Marionetta temeva che Vincent commettesse l'errore che gli avrebbe fatto perdere la sua ultima chance di salvarsi.

Lei lo aveva sempre chiesto "Salvateli... Salvatelo", loro lo avevano odiato ma poi lo avevano perdonato. E lei aveva sperato che lo salvassero esattamente come avevano salvato loro.

Sperava che Vincent non sbagliasse proprio adesso che era ad un passo dal salvarsi, a liberarsi del tutto da quel male che lo aveva reso il loro assassino.


----

Fred si allontanò da sua madre avvicinandosi a quello che lei aveva chiamato mostro, cioè io.

Per la prima volta la vidi temere per la vita di suo figlio, certo adesso che credeva fosse in pericolo era diventata la brava mammina preoccupata.

<< Fred torna qu-qui. Per fav-favore, torna qui. >> balbettò spaventata
<< Lui non è un mostro! Lui è mio amico! >> disse Fred << Lui mi vuole bene al contrario di te, mamma. A te importa solo il lavoro >> la sua voce s'incrinò un po'.
Nuove lacrime si formavano agli angoli dei suoi occhi celesti.

Era un bambino così buono, così dolce, non poteva rimanere con un mostro come me, o la mia sola presenza potrebbe corromperlo.

<< Fred, do-do-dovre-dovresti tornare da tua ma-mad-madre... >> cominciai col dirgli, con quel ringhio metallico che era diventata la mia voce, prima che mi interrompesse

<< Vuoi abbandonarmi anche tu? >> chiese con i suoi occhioni celesti fissi sui miei

<< No! ... >> gridai, il ringhio si mescolò ad un riverbero metallico così acuto e ridondante che ebbi il terrore che la scatola vocale si fosse definitivamente rotta. Vidi per la prima volta una stilla di paura negli occhi innocenti di Fred, non volevo che avesse paura di me, perché quella paura avrebbe risvegliato un qualcosa... un qualcosa che era rimasto sopito per così tanto tempo che non avrei avuto la forza per fermarlo.

"Uccidilo, Vincent. Uccidilo." sibilò quell'oscura parte di me che mi rendeva un mostro "Noi due sappiamo che tu vuoi solo il suo sangue, non puoi affezionarti a qualcuno. Lo sai. Quindi smettila di opporti e uccidilo!"

***

Gli occhi bianchi di Springtrap sembravano brillare di luce propria che illuminava in modo distorto quel ghigno tremendo.

Un rumore simile ad un basso ronzio risuonò nell'aria, la provenienza era proprio l'animatrone dorato, quel basso ronzio si trasformò poi in una risata metallica e terrificante.

Fred arretrò spaventato, perché il suo amico si comportava tutto d'un tratto in questo modo? Il bambino dagli occhi celesti si avvicinò alla madre che era troppo spaventata anche solo per muoversi.

L'animatrone fissò i suoi occhi su di loro, cominciando a muoversi verso la madre di Fred, i suoi movimenti non erano per nulla impacciati o rallentati erano l'esatto opposto: fluidi e veloci.

***

"Così, Vincent. Uccidili entrambi. La loro sofferenza deve essere il tuo gaudio." Sibilò la voce nella mia testa, mi sentivo così... così vivo! Come potevo anche solo pensare di cambiare, di affezionarmi ad un mocciosetto?

Io sono l'uomo viola! L'assassino del Fredbear Family Dinner, non c'è redenzione per me, non c'è salvezza. Esiste solo un eterno e doloroso limbo sulla terra, quindi perché non renderlo più divertente?

Io sono un mostro, la mia anima è nera come il più profondo degli abissi e niente potrà mai salvarmi. Avevo tentato di illudermi di credere che quel bambino mi avrebbe salvato, ma io lo avrei salvato da questo mondo... proprio come avevo fatto con quei cinque bambini, quei cinque ingrati!

Fred si era nascosto dietro sua madre, ma lei non poteva fermarmi, nessuno poteva farlo perché qualunque cosa mi venga fatta io tornerò sempre.

Ma lei, quella donna, non tentò di proteggere suo figlio al contrario si levò di torno, singhiozzando un qualcosa di simile ad "se vuoi lui puoi prendertelo". Dov'era quel naturale istinto materno che l'avrebbe spinta a fare qualunque cosa per proteggere suo figlio?

Quella donna era il vero mostro e Fred non avrebbe pagato per colpa sua, era il momento per quella donna di incontrare la sua punizione.
Mi girai verso quella "madre", e prima che pensasse di filarsela l'afferrai per il collo, sollevandola di poco da terra. Tentava di farmi allentare la presa, non l'avrei mai lasciata andare.

"Che fai, Vincent? Non è lei che ci serve, è il bambino che vogliamo" sibilò quella vocetta perfida, riuscì ad ignorarla "Se vuoi anche lei possiamo ucciderla dopo"

Il muoversi convulso di quella donna si affievolì man mano, stava perdendo conoscenza.

<< Smettila! Ti prego, smettila! Lascia andare la mia mamma, per favore >>quella voce supplichevole e acuta da bambino era di Fred... non potevo portargli via sua madre, per quanto la odiassi non potevo ucciderla.

"No! Lui non può salvarti! Noi possiamo invece, Vincent, ascoltaci!" sibilò quella voce che si sdoppiò in un coro tremendo.

"No, io non ho bisogno di voi. Sto bene anche da solo” pensai sarcastico contro la mia stessa follia,

"Non puoi... Non puoi... Non puoi rimanere senza di noi! Noi siamo te, tu sei noi!"

" Io sono me stesso e mi basta, non ho bisogno di qualcun'altro che mi dica che fare!" sentì quella voce prima forte e prepotente sparire come non ci fosse mai stata.

Avevo lasciato andare la madre di Fred e mi ero allontanato, non volevo più spaventarli. Avevo già fatto abbastanza.

<< Mamma, mamma stai bene? >> gli chiese con la sua voce innocente Fred, era ovvio che sua madre non potesse stare bene ma lui era così piccolo che era, altrettanto, ovvio che non lo avrebbe capito.

<< Mamma? Mamma? >> la chiamò di nuovo,

Ero certo di non averla tenuta per il tempo necessario a farla svenire. Non potevo averla fatta svenire.

<< F-Fred? >> la voce sussurrante che aveva risposto era quella della madre, era cosciente e viva.

<< A-Andatevene! >> gridai verso di loro, spaventandoli, volevo che se ne andassero. E infatti li vidi allontanarsi, la donna camminava voltandosi di tanto in tanto terrorizzata.

Fred invece mi lanciò un solo sguardo prima di andarsene, ma non era deluso. Era lo sguardo che solo un bambino può darti, quello che significa ti perdono... non importa cosa hai fatto ma ti perdono, eppure quello sguardo sembrava così consapevole. E poi vidi che sia Fred che sua madre sparirono.

Così capì che erano loro ad avermi perdonato, Marionetta aveva creato qualcosa che permettesse loro di vedere se sarei mai cambiato.

E la vidi comparire di fronte a me, non era un più un burattino, era una donna dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi, era sempre lei aveva finto anche di essere la madre di Fred. Il suo viso era truccato come quello di Marionetta. Era lei.

Mi sorrise

<< Ben fatto, Vincent. Sapevamo che ci saresti riuscito, ce l'ho fatta... ce l'abbiamo fatta, ti abbiamo salvato >> mi disse con la sua voce soave e bellissima.

 Mentre cinque bambini apparivano accanto a lei, riconobbi uno di loro era proprio Fred, "era stata tutta una messinscena di Marionette e delle anime dei bambini, allora” pensai.

<< Come avete fatto? >> chiesi, in un primo momento non mi resi conto che quella era la mia vera voce e non quell'orrido ringhio metallico che era diventata, << Cosa? Com'è possibile? >>

<< Sei salvo, Vincent. Non ci sono più ragioni per rimanere qui. E come abbiamo fatto, beh, è il trucco di una marionetta >> rispose lei, ridacchiando piano sull'ultima parte.

<< Già, solo un trucco >> ridacchiai con Marionette, ma poi una domanda mi sorse spontanea << come avete potuto perdonarmi? Io vi ho ucciso >>

<< Ma hai sofferto, quanto noi. E hai capito, per questo ti abbiamo perdonato. Vieni con noi, Vincent >>; Tese una mano verso di me... sì, era il momento che lasciassi tutto quello che avevo fatto alle mie spalle.

***

Un bagliore chiarissimo illuminò l'intero vicolo. Mentre sei globi di luce bianca si dissolvevano nell'aria assieme ad un globo di luce viola, un viola puro senza nemmeno un impurità o una macchia di nero.

La tuta animatronica ricadde sull'asfalto, gli occhi bianchi sempre brillanti, erano adesso spenti erano gli occhi di un cadavere. 

Springtrap non esisteva più, l'uomo viola era libero, anzi no, Vincent era libero. Il Purple Guy era morto.

La parola "fine" era stata posta in questa storia lunga trent'anni.

Addio, cari bambini.

Addio, povera madre.

Addio, assassino senza cuore.

Spero che troviate la pace che non avete mai avuto.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autore

Ciao a tutti ragazzi sono tornato con quest'ultima storia su FNAF. Spero che vi piaccia, anche se so che il Purple Guy è OOC.

Ringrazio: LordGyber, Donatozilla, BabyScaryDOLL_01, Anonimo Me, Giuly Frost, KikkaDiRiso, JulyLolPop, Mattalara e maty_foxy per aver recensito la mia storia precedente.
 
Alla prossima

-Anthony Edward Stark
 
 
 
   
 
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