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Autore: Carlos Olivera    18/04/2015    3 recensioni
Era molto affezionato a lei. In qualche modo, era anche per merito suo se riusciva ad andare avanti. Ammirava la sua forza, la sua caparbietà, e la sua ostinata determinazione a fare sempre ciò che riteneva più giusto. Era la donna che più di ogni altra voleva avere accanto. Ma poi, qualcosa si spezzò, e tutto smise di essere bello.
Genere: Drammatico, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
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Jake avanzava a brevi passi, nell’immensità di quella piazza deserta, perfettamente circolare, scrutando guardingo tutto attorno a sé alla ricerca di qualcosa, del più piccolo segnale di pericolo, nascosto nelle ombre della notte.

I lampioni, tutti accesi, emettevano una luce fioca, quasi irreale, cui si aggiungeva quella proveniente da qualche abbaino non sprangato, mentre la luna soprastante spariva e riappariva in continuazione tra le nuvole.

Sentiva il vento freddo scompigliargli i capelli castani, i ciottoli in pietra rossa che scricchiolavano sotto i piedi, i muscoli tesi e pronti all’azione che premevano con forza contro il tessuto rigido e resistente della tuta, e le mani serrate attorno all’impugnatura della pistola.

Uno scintillio si accese nel buio, improvviso, seguito da un fischio acuto, e subito il giovane si gettò a terra schivando un fascio di luce vermiglia che dopo averlo mancato andò a centrare la parete di una casa facendovi un grosso buco.

Rifugiatosi dietro la fontana al centro della piazza, Jake sparò tre colpi in rapida successione, facendo uscire l’aggressore allo scoperto: sembrava una via di mezzo tra un uomo e un goblin, la pelle verdognola e squamosa, occhi gialli come quelli di un rettile e gambe sottilissime, capaci di fargli compiere salti incredibili, per non parlare degli artigli affilati sulle mani palmate grazie ai quali, fatti due balzi, riuscì ad aggrapparsi alla superficie liscia di una parete.

Non era solo: subito dopo fecero la loro comparsa altre creature, tutte accomunate da un aspetto aberrante e solo vagamente umano, che scesero a dare man forte al compagno.

Per quanto Jake sparasse, quelle bestie erano così agili da riuscire molte volte a evitare i suoi proiettili, per poi rispondere agli attacchi lanciando decine di quei fasci luminosi agitando semplicemente le mani.

Il giovane allora estrasse una granata attraversata da curiose striature bluastre, e quando la lasciò rotolare a terra questa produsse non un’esplosione, ma una violenta deflagrazione luminosa, che accecò la maggior parte delle creature, oltre a dissipare lampi nemici come braci consumate dalla fiamma.

Privati del loro attacco a distanza, i mostri furono costretti ad assaltare direttamente il nemico, facendosi forti della rapidità nella speranza di coglierlo di sorpresa, ma Jake rispose al nuovo attacco sparando con molta più precisione, eliminandoli uno dopo l’altro.

Ne restava in vita solo uno quando Jake si ritrovò senza più munizioni, ma il giovane, gettata via la pistola scarica, sfoderò il machete che portava sulla schiena, e con un solo, preciso colpo, sgozzò il mostro prima ancora che questi, caricando, potesse arrivare a sfiorarlo.

Eliminato anche l’ultimo avversario, Jake si guardò attorno sospettoso, alla ricerca di un’eventuale nuova minaccia di cui, a prima vista, non sembrava esservi traccia.

Poi, però, un fulmine a ciel sereno, uno spettro nero come la notte gli saettò davanti, e coltello alla mano tentò di fargli la pelle trovandolo, per fortuna, abbastanza reattivo e preparato da rispondere.

Il nuovo assalitore indossava una tuta simile alla sua, provvista di un voluminoso casco protettivo dalla visiera oscurata, e tanto dalla costituzione minuta quanto dalle forme generose sul davanti, solo parzialmente mascherate dal tessuto elastico, era evidente dovesse trattarsi di una donna.

Per nulla preso da sentimenti di riverenza Jake si difese egregiamente, trovando però in quell’inaspettato avversario un osso molto più duro di quelli appena sconfitti, tanto da doverlo costringere, dopo aver schivato per miracolo un fendente diretto alla gola, a recitare solennemente la parola Stahlwand, generando dinnanzi a sé una sorta di scudo invisibile contro cui il secondo fendente dell’assaltatrice cozzò come su di un muro di gomma.

Questa, colta alla sprovvista, indietreggiò, ma appena passò un dito lungo la lama del proprio machete questa si ricoprì di rune luminose, quindi tornò nuovamente alla carica; stavolta, quando l’arma toccò la barriera eretta dal giovane, fu lo scudo a cedere. Nel mentre, Jake aveva già estratto una seconda lama, più corta e larga, adatta agli affondi, con la quale riuscì a costringere il nemico a rinunciare al colpo di grazia.

Il duello proseguì a lungo, senza esclusione di colpi, fino a che, all’ennesimo assalto, i due contendenti si ritrovarono avvinghiati l’uno all’altra, in un abbraccio letale, con le rispettive armi poggiate sulla gola di lei e dietro la schiena di lui.

«Ti sei scoperto» disse la donna.

«Non credo proprio» sorrise ironico, e solo allora lei si accorse di avere la punta del coltello nemico a sfiorarle una coscia.

«Fine della simulazione!» echeggiò una voce robotica, e ogni cosa attorno si dissolse, tramutando l’anonima piazza deserta in una gigantesca stanza, grande quanto diversi campi sportivi e alta quanto un palazzo di diversi piani, completamente bianca.

A quel punto i due si separarono, e come lei sfiorò un interruttore alla base del collo, il casco si piegò su sé stesso fin quasi a scomparire, scoprendo una folta e lunga chioma dorata che faceva da contorno ad un volto ovale, esotico, dominato da occhi blu e da un naso aquilino, che le dava un’aria quasi da dotta.

«Continuo a pensare che tu abbia sbagliato indirizzo, Ezra» disse scherzosamente Jake. «Con queste qualità, avresti dovuto fare domanda anche tu per il corso ufficiali.»

«Per me è solo allenamento» tagliò corto la ragazza. «Mi trovo meglio con i computer che con le pistole. Ma è ovvio che se fai parte dell’Agenzia, qualche talento nel menare le mani devi pure avercelo, soprattutto se sei la figlia di un Colonnello.»

«Grande uomo, tuo padre. Ho sentito ottime cose sul suo conto.»

«Non ci vediamo molto da quando lui è stato trasferito a Fhirland e io sono venuta a lavorare qui.»

«Ma non farà parte anche lui della tua commissione giudicante?»

«Non me lo ricordare. Al solo pensarci mi si annoda lo stomaco.»

«Anzi, ora che ci penso, non era oggi che dovevi esporre la tua ricerca?»

Ezra spalancò gli occhi, dandosi una pacca sulla fronte come a volersi svegliare da un sogno.

«La presentazione!» e corse via, seguita dallo sguardo divertito del suo sempiterno compagno di esercizi.

 

La Commissione Esaminatrice dell’Agenzia, presieduta dal Generale Nives, uno dei membri del Consiglio di Sicurezza, non aveva tempo da dedicare ai progetti o alle fantasticherie di qualche ricercatore ambizioso o sognatore, pertanto era raro che concedesse udienza.

Chiunque aspirasse a ottenere supporto economico o politico per portare avanti ricerche di qualunque genere per conto della MAB doveva passare necessariamente dal loro giudizio, impresa non facile dal momento che c’era un limite al numero di progetti che l’agenzia poteva permettersi di sovvenzionare.

Ma Ezra aveva saputo guadagnarsi nel tempo la loro fiducia; era grazie a loro se era riuscita ad ottenere l’ammissione a quel corso di alta formazione a bordo della Stazione Spaziale Ares come membro del Corpo di Ricerca Scientifico.

Diceva sempre che il suo sogno era di aumentare il più possibile il margine di sicurezza degli agenti chiamati a contrastare i fenomeni magici estremi, e in particolar modo gli EDA, quegli esseri deformi e pericolosi che si generavano da coloro che, per un motivo o per l’altro, finivano per perdere il controllo del proprio potere magico, tramutandosi in bestie sanguinarie preda di una furia omicida incontrollabile.

Una ricerca del genere non poteva non essere considerata interessante dalla MAB, che in quanto supremo organo di controllo dell’uso e della diffusione della magia era in prima linea anche nel contrasto al suo utilizzo per qualunque fine che andasse contro l’interesse del popolo di Celestis, ma Ezra era sicura che nessuno, neppure la Commissione, potesse neanche lontanamente immaginare su cosa lei avesse lavorato negli ultimi sei mesi.

E infatti, quando iniziò la propria esposizione, in quella piccola sala semibuia, illuminata solo dalle finestre virtuali che proiettavano immagini e dati, con gli occhi dei suoi esaminatori puntati contro, questi rimasero senza parole per quasi tutto il tempo, restando muti ad ascoltarla.

«Signori Esaminatori» disse la ragazza, sull’attenti dinnanzi al tavolo a mezzaluna, facendo scorrere con il pensiero le varie finestre esplicative. «I dati emersi dalla ricerca che ho portato avanti negli ultimi mesi danno conferma di una verità ormai nota, ma di cui fino a oggi si sapeva ancora molto poco. Il krylium, minerale da cui dipende tutta la nostra tecnologia, possiede una risonanza magica inarrivabile per qualunque altro elemento a oggi conosciuto. Ma quello che ancora non si sapeva, è che la sua straordinaria adattabilità, nonché la capacità di risonanza con il potere magico degli esseri umani, è di gran lunga superiore a quanto avessimo mai potuto immaginare. Maggiore è l’interazione tra stregone e krylium, più efficace è il potere magico che si può sprigionare. Il metodo da me sperimentato consente di ridurre il krylium in uno stato semiliquido lasciando inalterate le sue capacità di risonanza, a differenza di quanto avviene attualmente per la creazione delle batterie di alimentazione; in questo modo, sarebbe virtualmente possibile sviluppare dei sieri e delle sostanze integrative che iniettate nel sistema sanguigno per via endovenosa garantirebbero un contatto diretto come nessun altro apparecchio o strumentazione sarebbero in grado di fare, accrescendo notevolmente il potenziale magico dei nostri agenti.»

I membri della Commissione si guardarono tra di loro, parlottando dubbiosi; tra di loro c’era anche il comandante della Stazione, il Generale Gunther, che prese la parola.

«Di preciso, di che dosi stiamo parlando?»

«Secondo il mio modello, una iniezione regolare di dieci milligrammi di krylium comporterebbe un aumento di potere quantificabile tra le cinquanta e le cento rune. Permanentemente.»

Di nuovo si sollevò quel brusio a metà tra il dubbio e gli evidenti benefici che un tale aumento di potere poteva generare.

«Lei lo sa, vero, che esperimenti del genere sono già stati tentati in passato?» disse ancora il Generale. «E che ogni volta il risultato è stato una tragedia, con mutazioni incontrollate e morti violente in grande numero?»

«Questo perché il krylium usato nei passati esperimenti non era sufficientemente puro» obiettò Ezra rispettosamente ma con fermezza. «È risaputo che quanto più stretto è il contatto tra uomo e krylium, tanto più rapidamente quest’ultimo perde di purezza e deperisce. Quando scende sotto un certo grado di purezza il krylium può diventare perfino tossico, ed è a questo che si possono imputare molti incidenti. Ma come ho spiegato, il metodo da me sviluppato non pregiudica la purezza del krylium nel passaggio dallo stato solido a quello liquido, il che permette di salvaguardare l’organismo ed evitare danni collaterali. I nostri agenti saranno più forti, più veloci, e più potenti di qualunque altro stregone mai visto finora. Ciò aumenterà il potenziale offensivo delle nostre forze speciali e ridurrà notevolmente, forse fino ad azzerarlo, il costo di vite umane.»

Stavolta, a parlare fu Nives in persona, e dall’espressione che aveva tenuto per tutta la relazione era chiaro che non aveva belle parole da spendere.

«Signorina…» e dovette leggere il suo nome per ricordarlo. «Walker. Mi dica: lei sa cos’è un nove-nove

La dottoressa temporeggiò, inarcando le sopracciglia, quindi rispose.

«È il codice identificativo per gli Incidenti EDA.»

«Brava. E sa quanti incidenti EDA si sono verificati nella sola Kyrador nell’ultimo mese?»

Stavolta Ezra restò in silenzio, serrando la lingua tra i denti.

 

«Sette» rispose per lei l’esaminatore. «E tre di questi erano dovuti a un’esposizione impropria o eccessiva agli effetti dannosi del krylium. Si rende conto di quello che potrebbe accadere se, come dice lei, si venisse a sviluppare un tale legame tra il minerale e uno stregone?»

«Ne sono consapevole, Signore. Ma il metodo funziona. Le simulazioni hanno dimostrato che il processo è assolutamente esente da rischi. Il krylium sarebbe espulso in maniera naturale dall’organismo prima di diventare eccessivamente impuro, annullando i rischi di alterazioni genetiche o collassi magici.»

«Queste sono solo teorie. Simulazioni, come le ha chiamate lei. La realtà è tutta un’altra cosa.»

«Noi non dubitiamo della bontà delle sue teorie» tentò di conciliare il Colonnello Walker. «Ma deve comprendere che si tratta di un’ipotesi molto pericolosa. È vero, il krylium è il cardine della nostra società. Da esso dipendono sia la nostra magia che la nostra tecnologia, ma i suoi grandi poteri sono allo stesso tempo un dono e una minaccia. Lei stessa ha evidenziato come il krylium possa portare agli estremi i già considerevoli rischi legati all’uso della magia, e anche la nostra tecnologia di tanto in tanto risente degli effetti nocivi di questo minerale. Quindi capirà che l’idea di creare una tale simbiosi iniettando il krylium direttamente nel corpo dei nostri stregoni e dei nostri agenti non rappresenti una proposta attuabile, per quante precauzioni si possano prendere.»

«Abbiamo impiegato decenni a mettere a punto una tecnologia e una conoscenza della stregoneria capaci di contrastare efficacemente le manifestazioni negative della magia riducendo al minimo il rischio per i nostri operatori» disse ancora un altro membro della commissione, il dottor Orlais, uno dei più rispettati membri della divisione scientifica dell’Agenzia. «Mettere a rischio l’incolumità stessa di coloro che sono chiamati a difendere la società da queste anomalie è un rischio che non possiamo permetterci di correre, non senza le giuste garanzie.»

Ezra abbassò gli occhi, visibilmente contrariata.

«Certo» borbottò tra sé, ma a voce un po’ troppo forte. «È un peccato non vedere più giovani ventenni massacrati da qualche EDA.»

«Che cos’ha detto?» sibilò Nives.

«Niente, Signore» provò a negare lei, tradita dai suoi stessi occhi.

Quelli di Nives, invece, cercarono a propria destra la figura del Colonnello Walker, cui non mancò di rivolgere una smorfia appena percettibile ma più che eloquente.

«Le sue ricerche sono interessanti, ma pericolose» concluse «E francamente, se avessimo saputo fin dall’inizio a cosa servivano i fondi che ci aveva richiesto, non sono sicuro che saremmo stati disposti a concederglieli.»

«Aspetti, Generale» tentò di arginare Orlais. «C’è del buono negli studi della Dottoressa. Se posso esprimere il mio modesto parere, forse non sarebbe opportuno gettare via ogni cosa.»

I membri si consultarono tra di loro, mostrandosi d’accordo con il Dottore con evidente disappunto da parte del Generale; infine, il Generale Gunther espresse il suo verdetto.

«Le sue ricerche saranno portate all’attenzione dell’Alta Commissione Scientifica, che valuterà i rischi legati al suo metodo di potenziamento. Se tali rischi saranno reputati accettabili, o comunque parzialmente risolvibili, prenderemo in considerazione l’idea di continuare a finanziarla. In attesa di tale responso, però, i suoi studi e i suoi fondi saranno congelati. Ma le sarà consentito comunque di restare a bordo della Stazione come membro della Divisione Ricerche. Tutto chiaro?»

«Sissignore.» bisbigliò lei a denti stretti.

«Molto bene. Questa riunione è aggiornata.» e tutti, con l’eccezione del Generale stesso, scomparvero come gli ologrammi che erano.

 

Jake era rimasto fuori della stanza, ma nonostante ciò aveva sentito tutto, e quando la sua amica uscì tentò di confortarla, ricevendo però in cambio un raggelante silenzio.

«Avanti, non è così grave» tentò di dirle. «Vedrai che riconsidereranno le tue ricerche. E quando le avranno approvate potrai finalmente concluderle.»

«Ma in che mondo vivi? Quel bastardo di Nives mi detesta. Se la facevano nei pantaloni al pensiero di mettere in pratica le mie teorie. Tecnologicamente e culturalmente parlando, la MAB è rimasta ancora a cinquant’anni fa, ma a loro va bene così.

E come se non bastasse mio padre se ne è rimasto in silenzio, senza aprire bocca! Non mi aspettavo che mi appoggiasse apertamente, ma poteva almeno impedire a Nives di massacrarmi!»

«Ezra…»

«E anche se decidessero di realizzare la mia idea, chi mi assicura che non agiranno alle mie spalle per poi prendersi tutti i meriti mentre io sarò costretta a restarmene qui con le mani in mano?» quindi, minacciosa, sentenziò: «Ho dedicato la mia vita a questa ricerca, e se sperano di portarmela via si sbagliano di grosso!»

Jake sperava fosse solo colpa della rabbia del momento, un sentimento che anche lui aveva imparato a conoscere, e sforzandosi di pensarlo decise di ignorare la voce interione che sembrava quasi volerlo mettere in guardia.

 

Infatti, a prima vista, le cose in un primo momento parvero migliorare.

Erza sembrò superare in fretta quella delusione, tornando, almeno a prima vista, la ragazza gentile e sveglia di sempre.

Con le sue ricerche bloccate e messe sottochiave fino al pronunciamento della Commissione Scientifica era stata assegnata a un progetto secondario legato alla stregoneria medica, e malgrado tutto il nuovo incarico sembrava averla aiutata a lasciarsi momentaneamente alle spalle la sua comprensibile frustrazione.

Quando poteva, Jake cercava di passare del tempo con lei, ma più passavano i giorni, con lui impegnato nella fase più dura del corso di formazione ufficiali e lei presa dal nuovo lavoro, più le occasioni per vedersi, con l’eccezione di brevi incontri alla mensa, divennero sempre più rare.

A un certo punto Ezra smise di seguirlo nel simulatore, facendosi sempre più evasiva e irritabile, e allora Jake iniziò a preoccuparsi sul serio.

A detta dei superiori il suo nuovo incarico non presentava particolari difficoltà, eppure il volto della ragazza era spesso solcato dai segni di un affaticamento che di giorno in giorno si facevano sempre più evidenti; benché cercasse di nasconderlo, eludendo le domande relative ai problemi che pure ammetteva di avere, Ezra appariva stanca, provata sia nel corpo che nello spirito.

Jake era sempre più in ansia, soprattutto per l’atteggiamento di Ezra, che a ogni occasione possibile, se interpellata in merito, si sforzava di minimizzare le proprie reali condizioni di salute, salvo poi venire tradita in molti casi dal suo stesso corpo con capogiri, svenimenti improvvisi e crisi di affaticamento dovute all’evidente mancanza di sonno.

La conosceva da poco, ma si era reso conto di tenere molto a lei; la considerava una bravissima persona, una ricercatrice promettente, e inoltre ne ammirava l’incrollabile determinazione: tutti e due avevano dovuto lottare con le unghie e con i denti per raggiungere quel traguardo, e l’ultima cosa che Jake voleva era vederla perdere tutto, una punizione che assolutamente non meritava.

Il sospetto, per quanto lo riguardava, era uno solo. Teoricamente era impossibile per Ezra continuare a portare avanti i suoi studi, tenuto conto anche del fatto che per quanto grande quella restava pur sempre una stazione spaziale, sorvegliata in ogni suo angolo; ma più passavano i giorni più Jake, vedendola, si convinceva che quella scapestrata avesse trovato il modo di aggirare i veti e riprendere il suo lavoro, che evidentemente svolgeva nel poco tempo libero sacrificando ogni altra cosa, a cominciare dal riposo.

Così, alla fine, si risolse a fare qualcosa, e anche se sentiva quasi di stare cospirando alle sue spalle, decise di tenerla d’occhio. In altre circostanze Ezra se ne sarebbe accorta subito, ma i pensieri che dovevano riempirle la mente, oltre alle precarie condizioni di salute, l’avevano resa meno attenta; o forse, confidava troppo nell’amicizia di Jake per arrivare a sospettare proprio di lui.

Durante un ciclo notturno, Jake seguì Ezra all’uscita della mensa, poco prima che entrasse in vigore il coprifuoco - e non senza un certo stupore - la vide sparire all’interno di un ascensore di servizio.

Seguirla non fu facile, tanto che evitò per un pelo di finire tritato negli ingranaggi dell’ascensore dopo essere sceso attraverso la scala per la manutenzione, ma ciò che riuscì a spiare una volta giunto dinnanzi alla porta di un magazzino di carico lasciata imprudentemente socchiusa lo lasciò sgomento.

Una nave da rifornimento era appena approdata sulla stazione dalla superficie, e ciò che Jake vide fu il comandante scoperchiare una cassa di generi alimentari e prenderne un piccolo contenitore metallico chiuso ermeticamente.

«Questa è stata l’ultima volta» brontolò. «Per poco ai controlli non ci hanno beccati.»

«Tranquillo» rispose Ezra passandogli una mazzetta di banconote. «Ora dovrei averne a sufficienza per terminare le ricerche.»

 

Guardinga, e tenendo ben stretto il prezioso carico, Ezra fece rapidamente ritorno nella sua camera, che come tutte quelle riservate ai membri della divisione scientifica più alti in grado era dotata anche di un piccolo laboratorio personale, trovandovi però un ospite inatteso e, malgrado tutto, indesiderato.

Jake rivolse verso di lei la foto che aveva trovato sul comodino.

«È tuo fratello?» domandò quasi con tristezza.

«Come lo hai saputo?» ringhiò lei, benché la domanda potesse avere un buon numero di potenziali risposte.

«Mi è bastato fare una ricerca tra i decorati alla memoria. Settima Squadriglia, distaccamento di Jvanika».

 Quindi, la fulminò con gli occhi.

«È per lui che stai facendo questa pazzia?»

A quel punto Ezra, gettato a terra il contenitore, corse a strappargliela, per rimetterla a posto.

«Devi fermarti, Ezra. Comprendo le tue ragioni, ma questa storia sta andando troppo oltre. Se continui così rischi delle conseguenze molto serie, professionali ma soprattutto fisiche.»

«Tu non puoi capire! Mio fratello aveva solo ventisei anni! Avrebbero potuto salvarlo, ma non l’hanno fatto! Questa ricerca è tutto quello che conta per me! Tu che sei nel TMD dovresti capire meglio di chiunque altro il significato del mio lavoro!»

«Ezra, mi dispiace essere in disaccordo con te, ma la commissione non ha tutti i torti» disse il giovane deglutendo per il nervosismo. «Questa ricerca è molto pericolosa. Non dico non abbia dei risvolti potenzialmente utili, né metto in dubbio la nobiltà dei tuoi propositi, ma agendo così non ne verrà nulla di buono.»

«È proprio per atteggiamenti come questo che molti giovani agenti continuano a morire per nulla!»

«Devi solo avere un po’ di pazienza. Quando la Commissione avrà deciso, sono sicuro che ti lasceranno proseguire nelle tue ricerche.»

«Ma non l’hai ancora capito? La MAB è tutta una finzione!»

Il giovane spalancò gli occhi, impietrito.

«A loro non importa proteggere le persone, gli interessa solo preservare l’ordine che hanno costruito! Perché finché ci saranno cose come gli EDA, servirà sempre qualcuno in grado di fermarli! Se gli EDA sparissero, la MAB non avrebbe motivo di esistere! È per questo che le cose non cambieranno mai!»

Di fronte all’inamovibilità della ragazza, Jake alla fine capitolò, riacquistando il freddo contegno e l’autocontrollo di un vero soldato.

«Farò rapporto al Generale Gunther. Deciderà lui come agire.»

«Non puoi!» replicò lei, gli occhi umidi e sbarrati. «Non tu, Jake! Non puoi farmi questo!»

«Mi dispiace.»

Un ceffone si abbatté sulla guancia del giovane, il quale tuttavia non si scompose.

«Tu sei come gli altri» disse, gli occhi fattisi lame di ghiaccio.

La rabbia era tale che, un attimo dopo che Jake se ne fu andato, Ezra scagliò lontano la prima cosa che riuscì ad afferrare, ma quando vide il vetro in frantumi, la cornice spaccata, ed il volto immobile di suo fratello che la fissava dal pavimento, un peso opprimente la schiacciò a terra, piangendo come mai aveva fatto nella sua vita, mentre sentiva tutto ciò per cui aveva lottato scivolarle via tra le dita.

 

Il Generale Gunther aveva grande considerazione di Ezra, di cui ammirava l’intelligenza e l’abnegazione, e per questo non riuscì a credere alle proprie orecchie quando il Sottotenente Aulas gli comunicò ciò che aveva scoperto.

D’altro canto, però, proprio perché sentiva di conoscere bene quella ragazza, una parte di lui doveva aver realizzato che la situazione avrebbe potuto portare a quel genere di conseguenze, ragion per cui il rapporto del Sottotenente non parve sorprenderlo più di tanto.

«E lei ne è sicuro?»

«Sissignore» rispose Jake, sull’attenti dinnanzi alla scrivania. «L’ho vista io stesso acquistare krylium di contrabbando dal comandante della nave rifornimenti.»

«Quella nave sta per atterrare a Volgorad. Ordinerò che venga perquisita, e di interrogare l’equipaggio. Per quanto riguarda le sue affermazioni, non mi resta altra scelta che mettere agli arresti la Dottoressa Walker e informare la Commissione. Saranno loro a decidere.»

Jake strinse un attimo i pugni dietro la schiena.

«Signore, se posso chiedere. Che conseguenze possono esservi per la Dottoressa?»

«La Dottoressa ha contravvenuto a un ordine diretto dei suoi superiori e violato in più punti la legge militare.» rispose funereo il Generale. «Nella migliore delle ipotesi, se la caverà con una breve detenzione. Ma più realisticamente, sarà congedata con disonore.»

Jake divenne pallido come la morte; non voleva che si arrivasse a tanto. Ezra era troppo importante, come scienziato e come persona, perché la sua vita e la sua carriera venissero stroncate in quel modo.

«Aspettate, non potete farlo!» disse allungando istintivamente un braccio per impedire al Generale di avviare il comunicatore sul tavolo.

«Prima la denuncia, e poi cerca di impedire che venga punita?»

«La prego, mi dia una possibilità. Di me si fida, o almeno lo spero. Voglio parlarle ancora. Forse, se le spiego la situazione, potrei riuscire a farla desistere. In tal caso, sareste disposti a perdonarla?»

Il Generale, a metà tra lo sbigottito e il contrariato, si sfiorò il mento barbuto, meditando tra sé.

«Dopotutto, sarebbe un peccato rinunciare a una scienziata del suo livello» disse spingendo Jake a sorridere di gioia. «D’accordo. Faccia un tentativo. Se riuscirà a convincerla a interrompere le sue ricerche clandestine e a rimettersi al giudizio della Commissione, cercherò di far passare la cosa sotto silenzio.»

«La ringrazio infinitamente, Signore.»

 

Così, con due uomini del Generale al seguito, Jake tornò sui suoi passi, avviandosi verso la zona alloggi sotto gli sguardi perplessi e interlocutori degli altri occupanti della stazione. Non aveva ancora idea di quello che le avrebbe detto o in che modo, ma una cosa la sapeva: avrebbe fatto ragionare quella testa di legno, a qualunque costo.

«Ezra, apri!» disse battendo sulla porta appena le fu davanti. «Ho bisogno di parlarti.»

Dapprincipio, non si udì alcuna risposta; Jake pensò che Ezra fosse comprensibilmente ancora arrabbiata con lui, ma dopo qualche attimo, dall’interno, giunsero rumori di mobili spostati, o per meglio dire scaraventati, e oggetti in frantumi, uniti a un rantolo sinistro che gelò il sangue del giovane Sottotenente.

«Ma cosa…»

Senza ulteriori indugi i due soldati bypassarono la serratura e la porta si aprì, ma come entrarono nei loro occhi comparve l’orrore: La stanza era a soqquadro, i mobili fatti a pezzi e sparsi ovunque e suppellettili a terra, quasi fossero stati disposti a quel modo per avere più spazio.

Ezra era lì, dal lato opposto rispetto all’ingresso, inginocchiata al centro di un circolo magico; attorno a lei, alcune pistole da iniezione, consumate.

«Non… non avvicinatevi» rantolò mentre il suo corpo, sotto i vestiti, pareva ribollire. «Non avvicinarti, Jake.»

«Ezra…» capì il giovane, raggelando. «Che cos’hai fatto?!»

Un urlo straziante riempì la stanza, accompagnato da una luce fortissima sprigionata dal cerchio, e sotto l’uniforme il corpo della dottoressa iniziò rapidamente a trasformarsi: la pelle si tramutò in metallo, una spessa placca nera e liscia simile a un esoscheletro solcato da striature violacee; le gambe in punte acuminate, con l’articolazione del ginocchio capovolto; la testa rinchiusa in una specie di casco. Infine, le mani si armarono di artigli ricurvi da felino, e dietro la schiena, una via di mezzo tra delle ali membranose e le zampe di un ragno, emersero altre sei protuberanze. Nel giro di pochi attimi della Dottoressa Ezra Walker non era rimasto più niente che potesse definirsi umano.

Eppure, Jake ebbe l’impressione di vederla, di sentirla, voltarsi verso di lui e chiamare debolmente il suo nome, prima di emettere un assordante gemito acuto.

Riavutisi dallo sgomento, i due soldati imbracciarono all’istante le armi, e vani furono i tentativi di Jake di bloccarli, ma la creatura, veloce come il fulmine, riuscì a abbattere entrambi per poi fuggire nel corridoio, mentre in tutta la stazione l’allarme risuonava fragoroso.

«Allarme generale! Nove-Nove-Uno a bordo! Le unità di contenimento al settore alloggi!»

A quel punto, sulla Ares si scatenò una furibonda caccia, che tuttavia risultò inutile. Infatti, nonostante gli sforzi delle guardie, il mostro raggiunse comunque gli hangar, infilandosi in una navetta monoposto e riuscendo, incredibilmente, a metterla in moto, avventurandosi nello spazio dopo aver abbattuto i portelli con una coppia di missili.

Fortunatamente, in quel momento erano in servizio altri due velivoli dello stesso tipo, che avvertiti della fuga della creatura si misero subito al suo inseguimento, riuscendo ad abbatterla un attimo prima che penetrasse nell’atmosfera di Celestis.

Jake, accorso in sala controllo, non poté altro che osservare impotente il velivolo che si disintegrava attraverso i monitor.

 

«Quello che è successo è intollerabile!» tuonò l’Ammiraglio Khoral battendo violentemente il pugno sul tavolo attorno a cui era riunita la Commissione di Sicurezza dell’Agenzia. «Che notizie ci sono riguardo alla dottoressa?»

«Abbiamo rinvenuto i resti della navetta nelle foreste di Ebridan» spiegò il Direttore Hinkel. «Ma l’assenza di residui organici ci impedisce di stabilire se la dottoressa sia effettivamente deceduta.»

«È ancora viva» replicò Nives, funereo. «Una come lei non muore tanto facilmente.»

«Se un cosa del genere diventasse di dominio pubblico, il nome ed il prestigio della MAB ne uscirebbero gravemente compromessi.»

«Qual è la versione ufficiale?» domandò ancora Khoral.

«Una tragedia dovuta a un’esposizione accidentale durante un esperimento» rispose Nives. «Per l’opinione pubblica, la Dottoressa Walker è ufficialmente morta. Sono stati anche già celebrati i suoi funerali.»

«E suo padre se l’è bevuta?»

«Il Colonnello sapeva che la figlia lavorava su progetti pericolosi, e ha evitato di fare troppe domande.»

«Non importa a quale prezzo, non possiamo permettere a un mostro come quello di circolare liberamente» sentenziò il Direttore Wei. «Se la dottoressa ha davvero sperimentato su di sé il frutto delle sue ricerche, solo il cielo sa in che cosa può essersi trasformata.»

«Abbiamo già istituito una speciale Squadra di Ricerca. In qualunque luogo si nasconda, non riuscirà a sfuggirci.»

 

In poco tempo, sulla stazione, tutto tornò come prima.

A conti fatti l’incidente non aveva sollevato troppa polvere, e nel giro di poche settimane la routine aveva ripreso il suo corso. Jake però non riusciva a dimenticare, si domandava cosa avesse sbagliato. Forse, se entrambi avessero agito diversamente, non sarebbe finita in quel modo.

Una parte di lui però, era consapevole del fatto che il finale di quella storia in realtà fosse già stato scritto da tempo; Ezra era così determinata, e a conti fatti così ambiziosa nei suoi propositi, che una cosa del genere, prima o dopo, sarebbe accaduta comunque. Ma vederlo con i suoi occhi, vedere ciò che la magia era in grado di generare, era stato molto duro da accettare per il giovane agente; un conto erano gli EDA generati da perfetti sconosciuti o delle simulazioni virtuali, un conto era vedere una persona cara tramutarsi in un’aberrante mutazione.

Stavolta non aveva potuto fare niente, e Jake sapeva che questo peso se lo sarebbe portato addosso per tutta la vita.

Ma poteva ancora fare la differenza. Poteva evitare altre morti.

Era per questo che si stava addestrando. E ora, ne era sicuro, non l’avrebbe più dimenticato.

 

Non era raro che qualche pezzo grosso visitasse l’Archivio Centrale, il blindatissimo bunker sotterraneo in cui la MAB riponeva ed archiviava tutti i suoi segreti.

Così, la giovane cadetta in servizio ai controlli d’ingresso, malgrado l’ora tarda, non fu sorpresa di vedersi venire incontro una persona così importante, cui fece subito il suo saluto più rispettoso.

Senza dire una parola, l’alto ufficiale passò il controllo ed entrò nell’archivio, camminando a passo sicuro tra la fila, silenziosa, di banche dati, verso il più vicino terminale di servizio.

 

INSERIRE ID: *********

ID CONFERMATO

SPECIFICARE RICERCA

OGGETTO INDIVIDUATO

RAPPORTO DI LIVELLO 1

INSERIRE CODICI DI SICUREZZA:

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CODICI ACCETTATI

RAPPORTO EW-1

NOME IN CODICE: “PROGETTO RAGNAROK”

COPIA DATI IN CORSO

COPIA DATI COMPLETATA

RAPPORTO CANCELLATO

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua!^_^

Ed ecco che con questa breve (si fa per dire) storia (che partecipa al contest Fantasy e Fantascienza – Alternative Route, indetto da Mokochan) veniamo a conoscenza di alcuni importanti aspetti relativi al passato recente di uno dei miei protagonisti.

Non escludo di scrivere altri racconti riguardanti le vicende personali di Vyce e Carmy, ma per il momento sono solo ipotesi.

Da segnalare che in questa storia veniamo a conoscenza di due termini già apparsi in passato, ma che qui vengono spiegati chiaramente: la Runa e la Risonanza.

La Runa è l’unità di misura che stabilisce in rapporto tra ogni essere vivente e la magia (detto appunto Risonanza), ed è stata inventata subito dopo la scoperta della magia, nei tardi anni ’70 del XX secolo. Tale legame è possibile grazie all’M-Code, il quale a sua volta genera il Core, il nucleo magico che permette agli stregoni l’utilizzo della magia. Il Core di un essere umano genera una Risonanza compresa tra le 100 e le 150 rune, quello di uno stregone varia dalle 300 alle 400 rune.

A presto!^_^

Carlos Olivera

 

 

  
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