18/04/2015
1 recensioniA volte sembravano marito e moglie; passeggiavano per le strade di Londra tenendosi per mano, poi lui la portava a cena e qualche volta, a sorpresa, estraeva dalla tasca del cappotto due biglietti per il teatro. Forse, in un’altra vita, avrebbero formato la coppia ideale.
Irene Adler era già stata sposata due volte nonostante la giovane età, ma nessuno dei suoi precedenti mariti poteva reggere il confronto con Sherlock Holmes.
La Donna e il detective erano più simili di quanto fossero disposti ad ammettere: possedevano lo stesso genio, lo stesso acume e, soprattutto, lo stesso talento nel cacciarsi nei guai.
<< Ecco a lei, Madame >> disse Holmes, porgendole una delle due fette di dolce che reggeva nella mano destra.
Sedettero fianco a fianco su una panchina dell’Hyde Park, parlando, ridendo e prendendo in giro Watson e Mary. Irene adorava quelle giornate, quando entrambi si comportavano come se quei semplici gesti facessero parte della loro quotidianità.
<< Sono riuscito a procurarmi un paio di biglietti per lo spettacolo di stasera… >> fece Holmes distrattamente.
Lei ingoiò l’ultimo boccone e poi lo guardò.
Subito dopo rise.
<< Che c’è? >> chiese lui, perplesso.
Irene si sfilò un fazzoletto dalla manica e prese a strofinargli forte il labbro inferiore.
<< Che stai facendo?... Ahia! Mi fai male! >> protestò Holmes, allontanando il viso dalla sua presa.
<< Ti è rimasto lo zucchero sulla bocca >> spiegò lei, continuando a ridere.
Lui si tastò le labbra, incerto.
<< Ce n’è ancora… >> disse Irene, ripulendogli gli angoli.
<< Adesso? >> chiese l’uomo, dopo che lei ebbe terminato l’operazione.
Lei ripose il fazzoletto e poi lo baciò velocemente.
<< Adesso sei perfetto >>.
… A volte, quando mi partono ‘ste cose, vorrei che Downey e la McAdams avessero avuto meno chimica!