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Autore: LadySissi    18/04/2015    4 recensioni
Al bordo di una piccola piscina, su una sedia a sdraio a righe bianche e blu, una ragazza con un caschetto di capelli bruni, un costume vintage e grandi occhiali da sole leggeva con aria svogliata. Pansy Parkinson sbuffava, scorrendo rapida le notizie del Profeta e sorseggiando il suo the al limone.
Era già la fine di agosto: mancavano quattro giorni all'inizio di settembre, alla riapertura della scuola ed al suo quinto anno.
(George/Pansy)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Chang, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, George Weasley, Pansy Parkinson | Coppie: Cho/Harry, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ora potrò baciare solo in sogno

le fiduciose mani...

e discorro, lavoro,

sono appena mutato, temo, fumo...

come si può ch'io regga a tanta notte? ( da G.Ungaretti, “Il dolore”)

 

Gli ultimi, intensi e rossastri raggi di sole illuminavano con una luce surreale le cime degli alberi e dei tetti. Le ombre si erano ormai allungate ed il pomeriggio volgeva al termine. Un alto recinto e un fitto boschetto nascondevano una splendida tenuta di campagna. Al bordo di una piccola piscina, su una sedia a sdraio a righe bianche e blu, una ragazza con un caschetto di capelli bruni, un costume vintage e grandi occhiali da sole leggeva con aria svogliata. Pansy Parkinson sbuffava, scorrendo rapida le notizie del Profeta e sorseggiando il suo the al limone.

Era già la fine di agosto: mancavano quattro giorni all'inizio di settembre, alla riapertura della scuola ed al suo quinto anno.

Come si dice in questi casi? Ah sì, “le vacanze sono volate, mi sembra quasi che siano iniziate ieri, e invece...!” Già, certamente. Condivideva anche lei. Ma non nel senso che intendeva la maggior parte delle persone. Avrebbe ricordato quell'estate, ma non perché fosse stata allegra, spensierata o divertente. Tutt'altro.

Non erano bastati gli eventi di maggio, con la morte a scuola di quel povero ragazzo di Tassorosso, Cedric o qualcosa del genere, e Potter che riemergeva dal labirinto, insanguinato e disperato, raccontando un'incredibile storia di terrore alla quale Silente non aveva esitato a credere. Per lei il peggio doveva ancora venire.

Da tre settimane il suo amatissimo nonno l'aveva lasciata. La persona a cui era più legata in assoluto dopo i genitori ed il fratello, l'uomo che l'aveva cresciuta, aiutata e compresa, un esempio in tutto per lei, non c'era più. Pansy era dovuta tornare a casa in fretta e furia subito dopo il funerale di Cedric, lasciando senza una spiegazione i suoi amici alla stazione di King's Cross. Ma non c'era tempo per le parole. La lettera che le avevano spedito i suoi genitori lasciava poco spazio ai dubbi. Da ormai un anno e mezzo il nonno soffriva di un male incurabile, ma il peggioramento era ormai evidente ed inarrestabile. A Pansy non era rimasto altro da fare se non tornare a casa, facendo costantemente la spola tra la Manor di famiglia e quella dei nonni, cercando in qualche modo di aiutare i suoi genitori e di non farsi travolgere dalla tristezza e dal dolore. Se chiudeva gli occhi, non riusciva ancora a capire come aveva potuto sopportare quel tremendo mese di agonia.

 

Quattro settimane a cercare di non guardare la progressiva immobilità del nonno, che prima non poteva più camminare, poi mangiare, poi parlare per bene.

A sorridere davanti a lui e poi scappare a piangere negli angoli bui.

A fare tutto di corsa ben sapendo che qualunque sforzo sarebbe bastato soltanto per alleviargli il dolore della fine.

Fino al giorno della morte, al funerale sotto un sole che spaccava le pietre. Fino al niente che tutto ciò aveva lasciato dentro di sé.

 

Come aveva passato queste tre settimane? Una domanda inutile. Tecnicamente si era trasferita con i suoi genitori nella tenuta di campagna di famiglia, per provare a fare almeno un po' di vacanze. Ma, se si sforzava, Pansy non riusciva a ricordare che cosa avesse fatto. Forse leggere, nuotare in piscina e passeggiare. E poi?

Pensare...no, decisamente era un eufemismo. Quello che aveva fatto assomigliava di più a un farsi coraggio, ad un aspettare non so cosa... per ottenere, come risultato, solo quello di perdere qualsiasi voglia. Di uscire, di sorridere, di fare.

Le uniche cose che le andava di fare erano leggere, mangiare, dormire e chiacchierare.

 

Anche se alla fine di ogni giornata un po' di mal di testa le veniva.

Anche se aveva inspiegabilmente perso tre chili.

Anche se alcune notti si svegliava con un peso tremendo sul cuore, come se non credesse a quello che le era successo, e allora la verità del silenzio eterno del suo terzo genitore, del suo secondo padre, di uno dei suoi primi modelli di vita la riempiva di angoscia per il futuro.

Anche se, soprattutto, ormai cominciava a sentirsi un po' sola. Dopo il suo funerale, si sarebbe almeno aspettata la vicinanza di suo fratello, al quale era molto legata e con la quale, almeno da piccola, aveva fatto tutto in simbiosi. Ed invece Daniel, che aveva vent'anni e lavorava nell'impresa di famiglia, aveva pensato bene di fuggire in Costa Azzurra con degli amici, facendole mille raccomandazioni e poi facendosi vivo con una lettera ogni tanto. Era il suo modo di reagire al dolore e Pansy lo sapeva: ma ciò non toglie che ella spesso si fosse sentita piena di rabbia, e che avesse mentalmente accusato Daniel più e più volte di essere un dannato egoista per essersi comportato così. L'aveva lasciata sola con i propri genitori, le cui lamentele ripetute riecheggiavano nella testa di Pansy come un disco rotto.

 

“Non puoi andare avanti così.”

“Perché esci così poco con i tuoi amici di qui? L'anno scorso eri sempre fuori casa!”

“Attivati, fai qualcosa!”

 

E lei non sapeva più come spiegare loro che non era colpa sua, lei ci provava, ma proprio non le andava di divertirsi. La sola parola “divertimento” la nauseava. Non era il momento.

 

Era immersa in questi pensieri per la centesima volta circa, quando, all'improvviso, un fischio stridulo attirò la sua attenzione. Era Nora, la sua civetta. Recava nel becco una lettera. Non appena riconobbe la calligrafia, sul suo volto spuntò il primo vero sorriso di quella giornata.

 

Pans, ciao! Come stai? Va meglio in questi giorni?

...Non farti problemi se vuoi ancora tornare sul discorso dell'altra volta, sai che per te ci sono. Anche se credo che sarà l'ultima volta che riceverai mie lettere, anche perché...giovedì si ricomincia! E non ho fatto un compito, tranne quelli di Aritmanzia ovviamente...

 

A Pansy scappò una risatina. Daphne era incorreggibile.

 

...Comunque, anche per me è finita la pacchia. Domani sera rimpatrio. Avrei voluto fare più vacanze, ma, come dice il mio nuovo mito, 'Less is more'! Oh Pans, vorrei che fossi qui solo per guardare le opere di Frank Lloyd Wright, è geniale! Per il resto, l'America è...ancora meglio! E anche gli Americani!

Noi stiamo tutti bene, ad eccezione della mia sorellina che è un po' strana. Riceve gufi misteriosi, sospira e sorride da sola allo specchio. Io direi che i sintomi ci sono tutti, tu che ne dici?

Sono davvero contenta di rivedere te e tutta la compagnia, comunque. Un altro anno da Serpi...suona bene! GUFO a parte, ovvio. Ma siamo ancora lontani! Per ora ti abbraccio... resti il mio prefetto preferito!

A giovedì, Daphne”

 

La lettera della sua amica del cuore la rincuorò all'istante. Ma Daphne era così. Sempre disponibile con lei, sia per le chiacchiere futili ed il pettegolezzo, sia per i discorsi più seri. E di serietà, quest'estate, Pansy pensava di averne guadagnata parecchia. Fin troppa. Alla faccia di quelle Grifondoro saccenti che l'avevano sempre etichettata come un'oca.

 

Un nuovo anno da Serpi. Sì, aveva ragione Daphne, suonava davvero bene.

 

Mi porteranno gli anni

chissà quali altri orrori,

ma ti sentivo accanto,

mi avresti consolato... (da “Il dolore”, G.Ungaretti)

 

In un appartamento ben più modesto di un quartiere interamente magico, una pentola con un cucchiaio di legno che girava da solo emise un acuto trillo e poi si bloccò. La ragazza seduta in cucina si alzò e si versò nel piatto la cena ormai pronta.

L'aspetto era dimesso: indossava una tuta e una maglietta, grigia come la pioggia che si vedeva colare giù dalle finestre, fuori dall'appartamento.

Quante piogge aveva visto a Hogwarts durante l'ultimo anno. Ma quando Cedric era morto c'era il sole. Un ultimo, beffardo raggio illuminava a giorno il maledetto prato su cui erano stati ritrovati lui e Harry.

Cho li aveva visti subito. E, per quanto ci provasse, non riusciva a rievocare quel momento in modo distinto nella sua mente. Solo sussurri confusi e domande angosciate, che poi si erano trasformate in grida di terrore. Non ricordava se vi era stato anche il suo. Non aveva ricordi visivi: solo lo shock ed una nebbia confusa.

 

Eppure voleva ricordare. Doveva, perché, se avesse lasciato andare le memorie, anche Cedric se ne sarebbe andato con loro. E l'immagine del suo ragazzo ancora vivo e sorridente si sarebbe sbiadita, giorno dopo giorno, per lasciare posto soltanto alle urla ed a quel tremendo sole accecante ed impietoso.

Per questo Cho si sentiva tanto a suo agio guardando quella pioggia battente. Le sembrava di rivedere Cedric ancora insieme a Harry, mentre si rincorrevano con le scope sotto la pioggia e si contendevano il Boccino. Ancora innocenti, felici, senza alcun presentimento su quel tremendo futuro. Come se entrambi fossero ancora nella stessa dimensione...come un ponte tra la vita e la morte.

 

Più in là, a Grimmauld Place, una riunione volgeva al termine. Piani differenti venivano discussi. Gli adulti si confrontavano con i giovani. Si creava un nuovo senso di familiarità, prevedendo tempi difficili. Sotto gli occhi di Harry Potter, si ricostituiva l'Ordine della Fenice.

Le ore ed i giorni di Agosto scorrevano sempre più veloci: e si avvicinava il momento di ricominciare, nonostante tutto quel dolore.

NOTA AUTORE: Benvenuti!
Mi piacerebbe molto sapere cosa pensate della mia storia, anche se siamo solo all'inizio.
So che la coppia proposta è un po' inusuale, ma presto se ne vedranno di tutti i colori!
A presto! Sissi

 

  
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