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Autore: Atlantislux    26/12/2008    5 recensioni
Akira era pronta ad affrontare le conseguenze delle sue azioni. Per quello, davanti a tutti, non aveva cercato scusanti, né aveva chiesto che la sua pena le venisse risparmiata.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedicato a Shainareth, con tantissimi auguri di Buon Natale!


Il momento tanto temuto


Akira cercò di cambiare posizione, senza farsi notare. Cosa impossibile visto che era sotto gli occhi di tutti gli uomini scelti del suo clan. Da quanto era accovacciata immobile davanti a suo padre? Minuti, forse, ma le parevano ore. Fin da piccola era stata abituata a passare le giornate accartocciata a terra in quel modo, sia che partecipasse ai riti per ingraziarsi i kami della sua famiglia, che nelle estenuanti sedute di meditazione. Ma da quando aveva preso a frequentare il Fuuka Gakuen aveva abbandonato le vecchie consuetudini e, oramai, i suoi muscoli non più abituati a tante ore di immobilità gridavano vendetta.

Akira dovette ingoiare il sorrisetto che minacciava di esploderle sulle labbra. Che onta se fosse caduta nel momento di alzarsi. Che spettacolo riprovevole per la figlia del capo. Già... la figlia dell'onorevole Okuzaki. Che adesso era davanti a lei, parimenti immobile, con il capo abbassato sul petto e gli occhi chiusi sulla figlia che l'aveva tanto deluso.

Akira deglutì, il breve momento di ilarità immediatamente dimenticato. La Stella e il Signore d'Ossidiana erano stati sconfitti, ma la ragazza aveva dovuto raccontargli per filo e per segno, in presenza dei rappresentanti di spicco del suo clan, quello che era successo. E quale era stato il ruolo di Takumi.
Il padre aveva trattato il ragazzo più bonariamente di quello che lei si era aspettata, quando li aveva sorpresi insieme, dopo che Takumi si era materializzato davanti a lei, ma Akira aveva immaginato che la resa dei conti sarebbe dovuta comunque arrivare. Non si era sbagliata e, adesso, giaceva in composto silenzio, in attesa che la propria punizione venisse decretata.

Improvvisamente il padre aprì gli occhi, fissandola intensamente. “Figlia, vieni con me...”

La ragazza si alzò, più elegantemente che poté, scoprendo di essere ancora in grado di camminare. Il suo sollievo durò poco, però, fino al momento in cui il genitore la fece entrare nel suo studio privato. Se voleva stare da solo con lei, ci doveva essere solo un motivo.

E Akira era pronta ad affrontare le conseguenze delle sue azioni. Per quello, davanti a tutti, non aveva cercato scusanti, né aveva chiesto che la sua pena le venisse risparmiata. Nemmeno se l'aspettava.

Il padre, ancora in silenzio, stava fissando un involto sulla scrivania, e lei decise di facilitargli il compito. Gli diede le spalle, denudandosi fino alla cintola. Sapeva qual era la punizione per coloro che avevano tradito il clan.

La voce le uscì roca. “Me lo merito. Cinquanta colpi di scudiscio non saranno mai sufficienti a lavare le mie colpe. Chiedo solo di essere lasciata libera, dopo.”
“Akira... si può sapere cosa stai dicendo? Rivestiti e guardami.”
La giovane sussultò per lo spavento, tanto era suonato freddo e severo il tono. Velocemente si tirò su il kimono, voltandosi verso il genitore rossa in viso.

L'espressione sul volto di lui era tempestosa. “Prima mi dici che non ti sei pentita di quello che hai fatto, e che lo rifaresti, e poi mi chiedi di punirti? E per cosa lo dovrei fare? Per una inutile vendetta postuma, che non riparerebbe comunque il danno che hai causato al tuo clan?” L'uomo alzò gli occhi verso il soffitto. “E nemmeno ti farebbe entrare in quella testa dura un po' di giudizio?”.

Akira lo fissò silenziosa, profondamente turbata. “Se non è per punirmi... quindi...”

Il padre indicò l'involto che stava fissando poco prima. “La tua divisa femminile. É appena arrivata. Controlla la taglia, non vorrei che quella gonna fosse troppo corta.”

La giovane fece simultaneamente tre cose: arrossì, cadde in ginocchio e, da quella posizione, si allungò in un inchino che la stese praticamente ai piedi del padre.
“Perdonatemi... Padre....”

“Rialzati, per favore. È quando ti sarai cambiata faremo due chiacchiere sul tuo futuro. Accetto Takumi come uno sfortunato incidente, ma se pesco qualche altro galletto a girare intorno alla mia bambina, lo mando a raggiungere i suoi avi.”

Akira non poté fare a meno di sorridere, finalmente. “Grazie, Padre” sospirò con convinzione.

  
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