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Autore: SabrinaSala    19/04/2015    25 recensioni
Il proiettile lacerò l’aria. Poi la carne.
Sorpreso, André si portò una mano al petto. La giubba blu intrisa di sangue.
-Oscar… - mormorò in un soffio. E in quel nome c’era tutto. Dolore, sgomento, paura… Paura di perderla. Adesso. Di perdere lei, la sua vita… Dopo averla finalmente trovata - Oscar… - ripeté.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Saint-Just, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Capitolo 1 – Fragile
 
Il proiettile lacerò l’aria. Poi la carne.
Sorpreso, André si portò una mano al petto. La giubba blu intrisa di sangue.
-Oscar… - mormorò in un soffio. E in quel nome c’era tutto. Dolore, sgomento, paura… Paura di perderla. Adesso. Di perdere lei, la sua vita… Dopo averla finalmente trovata - Oscar… - ripeté.
Barcollando, si accasciò tra le braccia di Alain, fermo alle sue spalle, pronto a sorreggerlo, mentre l’ultimo raggio di sole scivolava dietro al ponte di pietra, sulla Senna placida e rossastra e la canna del fucile da cui era partito il colpo che lo aveva centrato in pieno petto.  
-Comandante!- la voce allarmata di  Alain penetrò la nebbia che tentava di avvolgere la sua mente.
Oscar si volse. Pallido spettro del comandante che era.  Impietrita, dopo lo sparo, da un pensiero che non aveva voluto credere vero.  
Si precipitò sui due uomini. Le  mani tremanti che non osavano nemmeno sfiorare il petto del soldato ferito, quasi temendo, con quel contatto, di dover ammettere una situazione inaccettabile.
-André- gridò  – André!-
L’uomo la fissò, interrogativo, le labbra semi dischiuse… Non riusciva parlare, a dare voce ai pensieri che gli sfilavano chiari nella mente confusa mentre guardava quella splendida donna in uniforme blu piegata su di lui “Perché sei così agitata, Oscar?” pensò  trattenendo il fiato. “Di cosa hai paura?“ strinse il pugno sul petto, avvertendo chiaramente la consistenza umida del sangue. Sorrise “Io non ti lascio, Oscar…”  Perse i sensi...
-Comandante…- ripeté Alain.
Oscar serrò le labbra portando la mano all’elsa della spada, come appoggiandovisi,  prima di alzarsi e rivolgersi agli uomini rimasti immobili al riparo del ponte.
-A cavallo! – ordinò. – Raggiungiamo le barricate! - Poi si rivolse ad Alain, con uno sguardo che non ammetteva repliche. – Lo porterai con te e ti assicurerai che non gli succeda niente! Noi ti faremo da scudo. Io in testa. –
L’uomo annuì senza fiatare.
Il manipolo di soldati, schierato a cavallo in una formazione perfetta, si lanciò al galoppo attraversando Parigi,  diretto alle barricate dei ribelli. Oscar guidava il drappello. Lo sguardo acceso, la voce vibrante ad incitare gli uomini, il braccio teso ad impugnare la spada, implacabile trascinatrice decisa a non lasciare nulla di intentato pur di salvare André. Incurante del pericolo e della pioggia di fuoco che circondava lei e i suoi uomini impegnati senza replicare in una corsa contro il tempo.
Riconoscendo Oscar al comando dei Soldati della Guardia, Bernard Chatelet si fece subito avanti rassicurando i cittadini, provati dall’ennesima giornata di scontri.  
-Serve un medico! –urlò compresa la gravità della situazione. –Serve un medico subito! –
Nessuno si mosse. Per un tempo che sembrò non finire mai. E non c’era tempo da perdere.
La tensione si impadronì di Oscar, mentre i suoi occhi percorrevano feroci le barricate  in attesa che qualcuno si facesse avanti e Caesar scalpitava sotto di lei avvertendo la sua ansia.  Non si faceva illusioni, Oscar. Timore e diffidenza erano i sentimenti più diffusi. Nonostante questo, la rabbia cominciava a montare. Libertà, uguaglianza, fraternità… Tante belle parole…  Solo tante belle parole?
-Io sono un medico! – disse un uomo emergendo infine  alle spalle di Bernard.
-Anche io, sono un medico… - gli fece eco un’altra voce poco lontano.
Oscar avvertì le lacrime pungerle gli occhi, ma non era il momento di piangere. Smontò da cavallo e invitò Alain a fare lo stesso, facendo scivolare il corpo inerme di André sulla barella improvvisata che i compagni di Bernard avevano provveduto ad avvicinare.
-Portatelo qui… - indicò l’uomo che si era fatto avanti per primo.
André emise un gemito. Oscar si lasciò cadere al suo fianco…
 
 
Seduta sulle scale antistanti la chiesa, Oscar stringeva tra le mani un libretto liso e sporco di sangue.  La testa abbandonata in avanti. Gli occhi stanchi rivolti al selciato e alle ombre che si aggiravano tra i piccoli sassi irregolari. Era sfinita…
La notte ormai inoltrata aveva calato sul suo cuore una rabbia profonda e una consapevolezza: era fragile. Vulnerabile. Aveva costretto i suoi uomini a correre un rischio insensato solo per salvare André. Li aveva esposti a un pericolo mortale, a una corsa contro il tempo e il fischiare delle pallottole e lo aveva fatto per un motivo personale.  E l’unica cosa a cui aveva pensato, per tutto il tempo di quella corsa folle,  era  salvare André…  solo salvare André. Dov’era finito l’algido comandante della Guardia? Scosse debolmente le spalle, incurvate sotto il peso della stanchezza e della consapevolezza.  Non era più in grado di ragionare lucidamente.
Chiuse gli occhi stanchi e fece un respiro profondo. Aveva provato paura! Per la prima volta. Una paura sorda e paralizzante. Paura di perdere André e di morire per questo. L’adrenalina che l’aveva guidata nella gestione dell’emergenza si era esaurita e sgradevoli brividi di freddo le percorrevano, ora,  il corpo esausto. Le immagini di quella sera continuavano a riproporsi nella sua mente stanca senza darle tregua e, ogni volta, un senso di nausea le stringeva lo stomaco. Non andava bene. Non poteva permettersi quella debolezza… Non se voleva rimanere al comando dei quegli uomini che credevano ciecamente in lei, nel oro comandante… Forse, avrebbe dovuto dimettersi!
-Comandante -
Alain.
Oscar sollevò lo sguardo sul soldato che l’aveva raggiunta e spezzato il filo di quei pensieri.
L’uomo incrociò i suoi occhi stanchi. Erano esausti. Lo erano tutti e due e come loro gli altri soldati della guardia e i rivoltosi che avevano assediato la città. Ma non era il momento di cedere, quello.
-Bernard Chatelet ha chiesto che vi uniate all’incontro… - disse.
Oscar emise un sospiro. Era consapevole del momento cruciale che stavano vivendo, ma era stanca… troppo stanca per trascorrere anche solo un minuto con Bernard e i suoi compagni impegnati nel discutere gli avvenimenti della giornata e i piani per il giorno dopo. E per la seconda volta in poche ore, la sua scelta fu guidata dall’egoismo.
-Vai tu, Alain. – disse. - Io non me la sento… -
Alain infilò le mani in tasca, accennando un sorriso. Masticò lo stecchino che teneva in bocca sospingendolo poi con la lingua sull’angolo destro delle labbra.
-E’ il diario di André, quello che tenete tra le mani? –
Oscar lo fissò in silenzio, aggrottando appena la fronte.
-E’ stato fortunato, il nostro André… - continuò il soldato accentuando il proprio sorriso.
Oscar strinse quel libretto malconcio.
-Non sapevo nemmeno che tenesse un diario… - mormorò soffermandosi con lo sguardo sulla costa consumata
Alain sollevò le spalle.
-Non sapevate molte cose, comandante… - ironizzò. Poi si avvicinò ad Oscar.
Affiancandola, si tolse la giubba ruvida e lisa e la posò sulle spalle di lei.
-Sembra stia per mettersi a piovere, comandante. Meglio non prendere freddo. Domani ci aspetta una lunga giornata… -  
Con calma, ridiscese i gradini incamminandosi verso l’edificio che ospitava Bernard.
-Alain… - mormorò Oscar con un filo di voce.
L’uomo si fermò, senza voltarsi.
-Vado alla riunione, comandante. Sarò i vostri occhi e le vostre orecchie, stasera. Riposatevi e state vicino al nostro André, ne ha bisogno… Ma domattina, ricordatevi di scendere in campo con i vostri uomini. – si allontanò.
Oscar lo seguì con lo sguardo, fino a quando la sua figura non venne inghiottita dalla notte e dai vicoli ciechi di Parigi. Scorse il soldato che Alain aveva messo di guardia in un angolo della piccola piazza, perché vegliasse su di lei. Accennò un sorriso amaro, un riflesso di gratitudine. Cominciava a capire perché quel rude soldato, sfrontato e un po’ arrogante,  fosse il migliore amico di André. Si alzò, assicurando il libretto nella tasca interna della propria giacca, all’altezza del cuore. Proprio come aveva fatto André. Un gesto che gli aveva salvato la vita…
   
 
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