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Autore: hart_kinsella    19/04/2015    2 recensioni
AU, what if? | Bluebell, Alabama: Wade Hart è un giovane medico di New York arrivato in città per una questione d'eredità. Quando conosce la sexy e sfrontata barista Zoe Kinsella saranno scintille.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Wade Kinsella, Zoe Hart
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come promesso, ecco la seconda ed ultima parte! :D
Buona lettura e, se voleste lasciarmi una recensione, ve ne sarei davvero grata!
-Silvia

 

“E così questo sarebbe il mio studio medico?” Domandò Wade, seguendo George che gli faceva strada nella clinica di Bluebell.

“Beh, tuo per metà, se vogliamo essere precisi” Sorrise titubante l'avvocato, consapevole che di lì a poco il suo futuro suocero avrebbe avuto qualcosa da ridire.

I pazienti nella sala d'attesa guardarono Wade come fosse un alieno e lui ricambiò i loro sguardi con un cenno di saluto e un sorriso sprezzante.

“Emmaline, Brick è impegnato?” Chiese il giovane avvocato alla donna di circa cinquant'anni che stava dietro il banco della reception.

“È appena tornato da una visita a domicilio”

Quando notò l'occhiata incuriosita, ma garbata, che Emmaline lanciò al nuovo arrivato, il quale si guardava intorno quasi con aria disgustata, George provvide alle presentazioni “Emmaline, questo è il dottor Wade Hart. Wade, lei è Emmaline Hattenbarger, la segretaria dello studio medico”

“Molto lieta, dottore”

Wade strinse la mano della gioviale signora con entusiasmo sincero “Il piacere è mio, Emmaline”

In quel momento, Brick spalancò la porta del proprio ufficio, evidentemente contrariato, e a Wade non sfuggì il modo in cui George sembrò farsi piccolo sotto lo sguardo tagliente dell'uomo più anziano “George, volevi vedermi?”

“Ehm...sì, Brick. Hai cinque minuti da dedicarci? Preferibilmente in privato”

Intuendo che la questione di cui il futuro genero voleva parlargli fosse importante, Brick indicò con un cenno della testa il proprio ufficio a George e allo sconosciuto dietro di lui.

“Harley aveva un figlio?! E dovrei dividere lo studio con lui?!” Inveì l'anziano medico qualche minuto dopo, indicando Wade che, a braccia conserte, abbassò lo sguardo, sentendosi malvoluto.

George, che sembrava stesse per essere vittima di un attacco di panico, cercò di mediare “Brick, capisco che possa essere uno shock per te, ma devi anche comprendere che è la volontà di Harley: Wade possiede il 50% delle azioni e d'ora in poi collaborerà con te”

“Io non ho bisogno di un aiuto, me la cavo benissimo da solo! E certamente non dividerò i miei pazienti con un pivellino di New York con la puzza sotto il naso!”

Il medico più giovane rimase impassibile, per nulla sfiorato dalla cattiveria di Brick “Il qui presente pivellino con la puzza sotto il naso non ha alcuna intenzione di rubarle il lavoro, stia pure tranquillo: domani sera me ne andrò da qui, dove il caso più impegnativo che avrete avuto negli ultimi mesi sarà stata una banale paralisi da zecca” Concluse, con fare di superiorità, scatenando l'ira di Brick, che gli si scagliò addosso, prontamente trattenuto da George.

“Attento a come parli nel mio studio, ragazzino! Come medico non sarai neanche la metà di tuo padre”

Wade sorrise sarcastico, senza perdere la calma “Ho già un padre, e si chiama Ethan Hart”

Detto questo, girò i tacchi e lasciò l'ufficio, percorrendo a grandi falcate la sala d'aspetto, dove i pazienti in attesa fecero prontamente finta di parlare tra loro o di sfogliare qualche rivista per non far capire che stavano ascoltando la conversazione animata in corso nell'ufficio del dottor Breeland.

Quando George uscì dallo studio, si ritrovò davanti un Wade a dir poco nervoso che camminava avanti e indietro lungo il marciapiede.

“È così? Hai davvero intenzione di rinunciare alla tua parte dello studio?”

Il medico annuì, fermandosi sul posto “La mia vita non è qui, George: io voglio diventare un cardiochirurgo, come mio padre, quello che ritengo il mio vero ed unico padre, e voglio farlo nella città che amo, a New York” Poi sospirò, portando le mani sui fianchi “C'è un modo per rinunciare all'eredità, vero?”

L'avvocato annuì pensoso, rassicurandolo poi con un mezzo sorriso “Certo che sì: preparerò i documenti di cessione delle quote a Brick e potrai firmarli prima della tua partenza. Ora ho appuntamento con un cliente, quindi, se non hai più bisogno di me...”

“No, figurati: adesso andrò ad affittare una stanza al bed & breakfast e a riposarmi un po'. Grazie di tutto, George” Wade gli diede una pacca sulla spalla, gesto che l'avvocato ricambiò, prima di allontanarsi.

 

Davanti al Whipporwill Blossom, unico e solo bed & breakfast della città, Wade, il trolley poco distante, era nel mezzo di un'accesa discussione via cellulare.

“Che cosa intende quando dice che non ho ottenuto la borsa di studio?!” Si portò una mano sull'attaccatura del naso, cercando di frenare la rabbia “Come è possibile che non ci sia un altro posto per cardiochirurgia?! E io cosa dovrei fare? Tutti gli altri ospedali di New York sono al completo!” Ascoltò il suo interlocutore con le orecchie che gli fumavano dalla rabbia “Beh, tante grazie, capo!” Riattaccò furente, lanciando maledizioni a bassa voce, mentre scalciava con le scarpe dei sassolini sul terreno.

Zoe, intanto, camminava per la piazza principale: non appena vide Wade a qualche metro di distanza, istintivamente sorrise. Quel ragazzo, così diverso da tutti quelli che aveva sempre conosciuto e frequentato, la incuriosiva, le piaceva. Una delle sue ultime conquiste, passando in auto di lì, le fischiò dietro e lei, prontamente, gli fece il dito medio, mandandolo a quel paese. Avvicinandosi al nuovo arrivato, notò che Wade stava parlando animatamente con qualcuno al telefono.

“Brutta giornata?” Gli chiese, quando fu di fronte a lui, che nel frattempo aveva riattaccato.

L'uomo sospirò, passandosi una mano tra i capelli per la frustrazione “Prova con brutto mese! Ho appena perso il posto come tirocinante in cardiochirurgia e per di più questo stupido bed & breakfast...” Disse, alzando la voce, mentre indicava l'edificio alle sue spalle “...è chiuso per invasione di termiti!”

Zoe fece una smorfia disgustata, per poi incrociare le braccia al petto “Beh, sul tirocinio in cardiochirurgia non posso fare niente, ma conosco un posto dove puoi passare la notte” Wade le lanciò un'occhiata scettica “Oh, andiamo, che alternativa hai?, dormire nel gazebo?! È un posto sicuro e pulito, seguimi!”

“Direi che non ho altra scelta con te, vero?” Le disse Wade in un misto di divertimento e rassegnazione, recuperando il suo trolley e cominciando a seguire la ragazza, che sorrise sicura del fatto suo.

“No, infatti!”

“Hey, Zoe, quando ci rivediamo? Il mio letto è freddo senza di te!” Le si rivolse un ragazzo con camicia a quadri e jeans sdruciti che passava di lì, facendole un sorriso smagliante, sotto gli occhi annoiati di lei e quelli a dir poco stupiti di Wade.

“Wow, Scott, che romanticismo! Per quanto mi riguarda, il tuo letto finirà per ghiacciarsi” Lasciando il ragazzo deluso, Zoe continuò per la sua strada a testa alta, seguita da Wade, che la guardò in un misto di incredulità e ammirazione.

 

Poco dopo, l'auto della ragazza si addentrò in una vasta proprietà, che Wade non smetteva di fissare con curiosità dal finestrino.

“Tu vivi qui?!” Zoe si limitò ad annuire, concentrandosi sulla guida “Con il sindaco. Sei la sua figlia segreta?”

“No, spiacente, amico: qui l'unico figlio illegittimo sei tu” Sorrise lei, fermando l'auto davanti ad un'imponente costruzione bianca, in tipico stile del sud “E no, non sono la sua amante”

Wade alzò le mani con l'aria più innocente del mondo “Non l'ho mai insinuato”

“Sì, ma lo pensavi. E non sei l'unico: gli abitanti di Bluebell sanno essere molto pettegoli, te ne accorgerai!” Gli rispose Zoe, mentre scendeva dall'auto, che lui continuava ad ammirare.

“Non riesco a credere che tu guidi una Chevelle del '67: sei una rockstar!”

Zoe sorrise del suo entusiasmo “Beh, grazie!” Poi infilò la testa nel finestrino del posto di guida “Adesso, se hai finito di sbavare sulla mia macchina, andiamo a trovarti un tetto sotto cui dormire stanotte”

 

“Lavon, ti ho portato un altro randagio!” Urlò lei, rivolta al proprietario della villa nella quale Wade era appena entrato alle sue spalle: proprio lui si risentì, lanciandole un'occhiataccia.

“Hey, non sono un randagio!”

Il suo disappunto, però, scomparve non appena lui e Zoe varcarono la soglia di una spaziosa e moderna cucina in cui un imponente uomo di colore era intento a prepararsi un sandwich: riconoscendolo, Wade spalancò la bocca “Ma lei è Lavon Hayes, il linebacker dei Crimson Tide! Ed è il sindaco di Bluebell?!” Guardò Zoe con stupore, ma la ragazza, abituata a simili scene ogni volta che qualcuno incontrava Lavon per la prima volta, aveva un'espressione quasi annoiata.

Il sindaco, invece, regalò a quell'ospite sconosciuto uno dei suoi calorosi sorrisi “In persona! E tu sei...?”

Il nuovo arrivato, cercando di perdere quell'aria da fan scatenato e di mantenere un contegno degno del suo ruolo, gli porse la mano destra con sollecitudine ed evidente venerazione “Dottor Wade Hart, è un onore fare la sua conoscenza. Sono un suo grande fan!”

“Penso che l'avesse intuito...” Bisbigliò Zoe, a voce abbastanza alta, però, da farsi sentire da entrambi.

Lavon, però, sembrò ignorarla, rivolgendosi a Wade “Ti ringrazio, ma, ti prego, dammi del tu!”

La ragazza, leggermente irritata, si intromise nell'acceso ed entusiasta scambio sul football che seguì alle presentazioni “Se avete finito con i convenevoli...Lavon, Wade avrebbe bisogno di un posto dove stare questa notte, visto che il Whipporwill Blossom è stato chiuso per invasione di termiti: l'ho sempre detto io che Dash DeWitt sembra una persona poco pulita...”

Di fronte a quell'esternazione, Wade la guardò confusa, Lavon, invece, con lo sguardo di chi ormai era abituato alle sue uscite, prima di sorridere amichevole al nuovo arrivato “Ok, beh, la casa del sindaco di Bluebell è sempre aperta!”

“La ringrazio, signor Hayes...” Un'occhiata eloquente da parte di Lavon bastò a far rettificare a Wade ciò che aveva appena detto con espressione leggermente intimorita “Ehm...ti ringrazio, Lavon”

Il sindaco si sciolse in uno dei suoi sorrisi entusiasti “Così va meglio. Ti preparerò una delle mie stanze degli ospiti”

Zoe, soddisfatta di aver risolto la faccenda, unì le mani davanti a sé “Perfetto, voi due ragazzi fate amicizia: io devo scappare al lavoro. Ciao ciao!”

Senza nemmeno aspettare una risposta, si voltò e prese la via della porta, sotto lo sguardo ammirato di Wade, che si incantò a guardarla.

“Non può piacerti Zoe” Lo ammonì Lavon, facendolo tornare alla realtà prepotentemente.

Wade, leggermente perplesso, sorrise, scuotendo la testa e abbassando lo sguardo “Non mi piace Zoe: figurati, la conosco appena”

“Mmm, conosco quello sguardo! Mi sei simpatico, Wade, e per questo ti dico che Zoe porta solo guai: cambia ragazzi come fossero calzini, senza pensarci due volte”

“Te lo ripeto, non mi piace! E comunque domani sera ho il volo di ritorno per New York: non ho tempo né intenzione di farmi coinvolgere da una ragazza”

Il sindaco lo guardò di sottecchi, chiaramente poco convinto, cosa non difficile da credere, visto che il primo a fare fatica a convincere se stesso era proprio Wade.

“Scusa se te lo chiedo, ma che rapporto c'è tra voi? Parli così perché hai provato sulla tua pelle quello che lei fa agli uomini?”

Lavon fece una smorfia disgustata al solo pensiero “Cosa?! No, no, no, no! Zoe è come una sorella per me, non c'è mai stato né mai ci sarà qualcosa di più tra noi”

Il medico fece istintivamente un sospiro di sollievo, anche se era ben consapevole che non aveva motivo né avrebbe dovuto essere geloso di lei. Fu solo la voce del sindaco a distoglierlo dalle sue congetture.

“Che ne dici se, mentre sistemo la stanza degli ospiti, mi racconti perché sei in questa splendida città? Il fatto che Zoe garantisca per te non ti rende più affidabile ai miei occhi, anzi, tutt'altro!” Dichiarò, tra il serio e il divertito, Lavon, dandogli una pacca sulla spalla che per poco non stese Wade, il quale ricambiò timidamente il sorriso.

 

Quando più tardi quella sera, Zoe fece ritorno a casa del sindaco, trovò Wade seduto sul divano, una bottiglia di whisky aperta e mezza vuota su un tavolino accanto a lui.

“Non puoi tradire lo scotch così!” Gli disse divertita, risvegliandolo dal suo torpore, mentre si buttava sul divano accanto a lui, che mantenne la sua espressione cupa e pensierosa, facendola immediatamente diventare seria “Stai bene? Dov'è Lavon?”

Wade scrollò le spalle, trovando improvvisamente molto interessante il liquido ambrato nel suo bicchiere “A qualche impegno da sindaco di cui non ho capito molto”

“Oh, quindi quasi sicuramente è con la donna che frequenta in segreto da qualche settimana” Rispose tranquillamente Zoe, poggiando senza troppo riguardo i piedi ancora dentro gli stivali sul tavolino di fronte al divano. All'occhiata scioccata di Wade per le sue parole, lei rispose con un'alzata di spalle “Non fare domande, è meglio. Piuttosto, perché quel muso lungo?”

Gli chiese, reclamando con un gesto della mano che lui le servisse un bicchiere di whisky.

“Ho litigato con mia madre al telefono” Rispose lui, passandole un bicchiere pieno, prima di sospirare con aria persa “Non ho idea di come comportarmi con lei e mio padre d'ora in poi”

Zoe ci rimuginò sopra, assaporando il suo whisky “Beh, almeno hai due genitori che ti vogliono bene e che si sono sempre presi cura di te, anche se adesso pensi che l'abbiano fatto nel modo sbagliato”

Wade, la spalla contro quella di lei, la guardò serio “Fammi indovinare, nemmeno tu hai un rapporto facile con i tuoi?”

Lei sospirò, fissando per qualche istante un punto davanti a sé, prima di voltarsi verso Wade, che non le aveva mai tolto gli occhi di dosso e assumere un'aria amara e sarcastica “Beh, vediamo, mio padre era l'ubriacone della città e quando io avevo sedici anni ha ucciso se stesso e mia madre in un incidente d'auto mentre guidava ubriaco”

Il distacco e la calma con cui Zoe gli disse quelle cose colpì Wade, oltre a farlo sentire un'idiota per essersi lamentato fino a quel momento dei propri genitori “Mi dispiace: dev'essere stato terribile”

La ragazza si strinse nelle spalle, tranquilla come se quella tragedia appartenesse a qualcun altro e non a lei “È andata così”

“Sei piuttosto fatalista...” Commentò lui, senza nascondere il proprio stupore.

“Perché, tu no?” Di fronte allo sguardo scettico di Wade, sogghignò “Oh, ma certo, tu sei un uomo di scienza. Credi che non preferirei che i miei genitori fossero ancora qui? Certo, ma non posso farci niente: era tutto già deciso” Zoe sospirò, sfilandosi gli stivali e raggomitolandosi sul divano “In fin dei conti non mi è andata così male: la famiglia di Lavon mi ha accolta e io ho trovato due nuovi genitori e un fantastico fratello maggiore”

Un'ombra di sorriso intenerito si affacciò sul volto di Wade al pensiero di una giovane ed indifesa Zoe “Questo spiega perché Lavon ha detto che per lui sei come una sorella, e perché vivi nella piantagione”

Lei annuì, appoggiando un braccio sulla testiera del divano, alle spalle di Wade “Già. E perché non pago l'affitto” Sorrise divertita, prima di dargli una leggera botta sulla spalla, attirando tutta la sua attenzione “Se decidessi di restare a Bluebell, potresti vivere nella rimessa, proprio di fronte al mio alloggio e saremmo come una grande famiglia! E non pagheresti nemmeno tu l'affitto: Lavon fa tanto il duro, ma in realtà vuole degli affittuari solo per avere gente intorno!”

Wade sorrise a sua volta, contagiato dall'entusiasmo che Zoe aveva alla sola idea, che lui trovava a dir poco folle “Mi dispiace deluderti, ma il mio posto non è qui”

“E perché, New York invece sì?! Non hai più il tuo lavoro, mentre qui possiedi metà di uno studio medico. E poi sei stato tu a dirmi che non sai come affrontare i tuoi genitori: prenditi una pausa, che ne so, di tre mesi, e vedi come va, in fondo non hai niente da perdere”

Il ragionamento, anche se piuttosto semplicistico, di Zoe non faceva una piega e Wade poteva sentire le sue certezze incrinarsi lentamente, ma inesorabilmente “Non ho nemmeno più la mia metà dello studio medico, ci ho rinunciato, ricordi?” Obiettò debolmente, alzando il bicchiere verso di lei.

“Ma non hai ancora firmato i documenti di passaggio al vecchio Breeland, dico bene? Dico solo che dovresti pensarci: a volte le opportunità ci passano davanti e noi siamo troppo fissati su altro per accorgercene e coglierle al volo”

Lo sguardo intenso che Zoe gli lanciò fece mozzare il respiro a Wade e gli causò un brivido alla schiena, che lui cercò di nascondere con espressione sarcastica, mentre, dopo aver poggiato il bicchiere ormai vuoto sul tavolino accanto al divano, cambiava posizione per guardare meglio quella ragazza che lo intrigava ogni minuto di più “Vedo che la mia sorte ti sta particolarmente a cuore...”

Probabilmente qualunque altra ragazza nella sua stessa situazione si sarebbe tirata indietro, ma Zoe non era come le altre e Wade l'aveva intuito subito: lei mantenne il contatto visivo e anzi, si avvicinò ancora di più a lui, cominciando a giocare con il colletto della sua camicia e facendo irrigidire impercettibilmente Wade, che guardava le sue mani quasi terrorizzato “Nessuno mi ha mai detto che sono bella: sexy, attraente? Quello sì e anche abbastanza spesso, ma nessuno mi ha mai fatta sentire come mi fai sentire tu” La sua mano si spostò sulla guancia di Wade, al quale con un singolo gesto fece alzare lo sguardo perché lo fissasse nel suo “E adesso sto per baciarti”

Prima che lui potesse dire alcunchè, le labbra di Zoe si avventarono sulle sue in un bacio intenso, inevitabile conseguenza della tensione sessuale che li aveva circondati per tutta la giornata: senza staccarsi dalla bocca di Wade, lei salì a cavalcioni sulle sue gambe, le mani immerse nei capelli biondi dell'uomo, che, dopo qualche minuto, senza fiato, si staccò da lei “Non posso farlo, scusami”

Zoe gli sfiorò una spalla “Pensavo che anche io ti piacessi”

Wade non distolse lo sguardo “Infatti è così” E per la prima volta ammise quello che in cuor suo aveva sempre saputo da quando lei gli si era parata davanti come un'apparizione al Rammer Jammer.

Questa volta fu lei a irrigidirsi, rivolgendosi a Wade con espressione contrariata “Lavon ti ha parlato del modo in cui tratto gli uomini” Sorrise, amara, facendo per rialzarsi, cosa che lui le impedì, sorprendendola non poco.

“Me ne ha parlato, è vero, e l'ho visto con i miei occhi stamattina in città, ma non è per questo che mi sono fermato” Sospirò, mentre il suo corpo, tenendola ancorata a sé, esprimeva l'opposto delle sue parole “È che non sono il tipo da storie di una notte e poi parto domani: non avrebbe alcun senso iniziare qualcosa che sappiamo finirà tra meno di un giorno”

Zoe sorrise, colpita, avvicinando la fronte alla sua “Sempre il solito galantuomo!” Bisbigliò quasi intenerita, a pochi millimetri dal suo volto, strappandogli un sorriso. Poi scese sul suo collo, dove stampò un bacio leggero “È proprio un peccato che tu debba andartene così presto”

“Prima hai detto che non ho niente da perdere...” Insolitamente diretto, Wade, le mani ancora sui suoi fianchi, la guardò negli occhi intensamente “...ma cosa guadagnerei stando qui? Te?”

Nei suoi occhi verdi c'era la scintilla di qualcosa di più forte di una semplice attrazione, Zoe ormai riconosceva quello sguardo quando se lo ritrovava davanti, e per un attimo ebbe la spaventosa sensazione che anche per lei fosse così e all'improvviso tornò ad indossare la solita maschera che portava da anni, sogghignando maliziosa “Questo l'hai detto tu” Dopo di che, si alzò dalle gambe di Wade e, tenendo in mano gli stivali che aveva recuperato da terra, se ne andò da casa di Lavon senza aggiungere altro.

Wade, che era rimasto letteralmente a bocca aperta, la guardò andarsene e poi, ancora incredulo per quanto successo, si sfiorò le labbra mentre un sorriso si apriva sul suo volto al pensiero di quanto quell'enigma di donna lo intrigasse e affascinasse.

 

Tre giorni dopo, all'interno del Rammer Jammer, Wade Hart aspettava il suo turno per ordinare, battendo senza sosta a terra il piede destro.

Lo squillo del suo cellulare fu una gradita distrazione e lui rispose con un sospiro “Emmaline, buongiorno!” Ascoltò ciò che la segretaria dello studio medico aveva da dirgli, mentre la fila scorreva e arrivò il suo turno di ordinare: il giovane medico poggiò una banconota da un dollaro sul bancone, facendo un cenno con la testa alla giovane barista che da qualche giorno gli occupava senza sosta la mente, prima di tornare a concentrarsi sulla sua conversazione telefonica “Le gemelle Tark hanno giocato di nuovo tra le ortiche?!” Sospirò con rassegnazione, prima di sorridere a Zoe, il cellulare poggiato tra l'orecchio e la spalla, alzando il bicchiere di cartone verso di lei a mo' di ringraziamento. Lei gli rispose con un occhiolino, prima di passare al cliente successivo, mentre Wade si faceva strada tra la folla di avventori per uscire dal locale “Sì, non si preoccupi, sto arrivando!”

E, poco dopo, il dottor Hart, finendo di trangugiare il suo caffè, entrò nello studio medico, dirigendosi subito nel proprio ufficio, dove Emmaline fece cenno alle due bambine con l'aria colpevole sedute sul lettino, prima che Wade, infilandosi in tutta fretta il camice bianco, si chiudesse la porta alle spalle.

  
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