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Autore: shadow_sea    19/04/2015    1 recensioni
Questa storia, ambientata durante lo svolgersi degli avvenimenti narrati in Mass Effect 2, è la prima della trilogia che ho dedicato alla coppia Shepard-Vakarian.
Pubblicata inizialmente un paio di anni fa, ho voluto rivederne alcune parti, fare delle correzioni che mi parevano necessarie, aggiungere o togliere alcuni brani e perfino scrivere nuovi capitoli. Gran parte di questo lavoro mi è stato ispirato da chi mi ha seguito allora ed ha espresso le proprie opinioni. Ed è a tutti coloro che hanno potuto e voluto dedicarmi un po' del loro tempo prezioso che io dedico a mia volta queste pagine, un po' vecchie e un po' nuove, nel nome dell'affetto profondo per Mass Effect che unisce tutti noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shepard e Vakarian'
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18. *O CAPITANO, MIO CAPITANO*



L'attimo fuggente (Carpe Diem)


L'ultima mattina di viaggio della Normandy era iniziata nel solito modo per Shepard che, prima ancora di destarsi completamente, si era girata su se stessa, in modo da trovarsi con il viso contro il viso di Garrus. Gli aveva accarezzato la pelle del volto con i polpastrelli, seguendo il profilo delle placche e delle mandibole, con un sorriso lieve. Ma una volta aperti gli occhi aveva incontrato uno sguardo celeste diverso dal solito, triste e serio, e si era irrigidita di botto, svegliandosi del tutto nell'acquistare l'improvvisa coscienza di quale giorno fosse appena iniziato.
Scansò di colpo le lenzuola ed entrò nel bagno senza spiccicare parola fino a quando vide che Garrus era comparso sulla soglia.
- Vorrei restare sola - confessò allora, odiandosi per non essere capace di accettare l'aiuto che lui di certo voleva offrirle.
- Lo immaginavo, ma dovevo esserne sicuro - fu la sua risposta e lei si sentì riconoscente per il tono quieto e rilassato con cui aveva pronunciato quelle parole.
Si infilò sotto la doccia, anche se non ne aveva alcuna voglia, solo per dargli il tempo necessario per vestirsi e uscire dal suo alloggio, senza ritrovarsi costretta a scambiare con lui qualche altra frase o, peggio, a salutarlo in qualche modo.
Provò a immaginarsi mentre lo rassicurava con un Ci vedremo presto che poteva risultare completamente falso o mentre gli si aggrappava addosso senza riuscire a trovare la forza d'animo necessaria per allentare la stretta delle braccia e girargli le spalle. Non sarebbe riuscita a evitare le lacrime e la sua voce avrebbe tremato. E tutte quelle emozioni le avrebbero solo aggrovigliato lo stomaco e i pensieri, rendendola più vulnerabile a ciò che avrebbe dovuto affrontare a breve.
Lo ringraziò silenziosamente per il tatto e la comprensione, lasciandosi scivolare sul piatto doccia e godendosi le gocce tiepide che le scorrevano addosso su tutto il corpo.
Il turian si rivestì in fretta ma prima di uscire dalla stanza ispezionò attentamente il borsone che aveva portato lì qualche giorno prima, per non dover essere costretto a scendere nella batteria primaria per cambiarsi d'abito o per prendere il necessario per la toeletta mattutina.
Tirò fuori un datapad e un modellino dell'ultima Normandy, appena più piccolo di quello appeso nella vetrina, poi aprì la lampo della grande borsa che Shepard aveva cominciato a preparare. Tirò fuori una delle uniformi e la avvolse intorno al piccolo scafo, poi ripose l'involto sotto le altre, attento a non sgualcirle.
Si sedette sul letto e digitò un breve messaggio sul datapad.

Ti ho dovuto lasciar andar via a combattere da sola questa battaglia e, come al solito, non ho avuto il mio ultimo bacio e neppure l’ultimo abbraccio: Trinity, sei un vero disastro nei saluti...
Non guardare con rimpianto il modellino che ti ho messo in borsa. E’ il simbolo di una promessa, perché torneremo a bordo della tua nave e tutto tornerà come ai vecchi tempi.
Nei momenti difficili che affronterai da sola, ricorda che basterà mettere un piede davanti all’altro, con costanza, per arrivare a quel giorno.
Ti volevo lasciare anche il fazzoletto, ma poi ho cambiato idea... non voglio pensare che tu debba usarlo. Non quando non posso esserti vicino.
A presto,
Garrus

Infilò anche quello sul fondo del borsone di Shepard, poi prese il suo e uscì dall'alloggio, ma non si diresse nella batteria primaria: sapeva che non sarebbe riuscito a fare nessuna calibrazione.

- Che ci fai qui? - gli chiese Joker quando avvertì la presenza del turian alle sue spalle.
- Non mi vuole attorno.
- Nemmeno io, a dire il vero - gli rispose il pilota e Garrus rimase incerto a lungo se stesse dicendo sul serio oppure no. Ma mentre sedeva sul sedile sulla destra, notò l'espressione del suo viso e capì che non stava scherzando.
- Voglio solo vedere, non parlare - lo rassicurò, accomodandosi meglio sulla poltrona e studiando il pianeta natale del comandante, che al momento appariva ancora come un pallido puntino blu.
Shepard ci era nata, ma non la considerava casa. Era un semplice granello di polvere, non dissimile dai tanti altri sui quali nascevano, vivevano e morivano miliardi di esseri. Un granello di polvere immerso nella luce di una stella, anch'essa minuscola, a dimostrazione della piccolezza dei singoli individui, spesso ignari della loro follia.
Non era andato sul ponte per rimirare quel pianeta, perché quel pianeta non significava nulla per il comandante. Era andato lì per avere una visione della banchina di attracco prima che la nave atterrasse.
Ascoltò le frasi del pilota che chiese indicazioni al centro di controllo del traffico dello spazioporto terrestre ed eseguì le manovre necessarie con sicurezza e la solita abilità, anche se le sue mani tradivano un tremito nervoso che non riusciva a controllare.
Non dissero una sola parola durante l'atterraggio e neppure in seguito, ma i loro occhi si mossero all'unisono quando una spia lampeggiò, segnalando l'apertura del portellone. Poi spostarono entrambi lo sguardo sul monitor sopra le loro teste, per guardare quanto avveniva sulla banchina.
Avrebbe potuto essere scambiato per un comitato di benvenuto quel manipolo di soldati che aveva atteso la discesa del comandante lungo la passerella della Normandy e che si era esibito in un saluto militare. Shepard aveva un'espressione seria sul volto e la sua andatura decisa non tradiva le emozioni che sicuramente provava nel profondo del suo animo.
- Figli di puttana - sibilò a quel punto Joker alzandosi dal sedile e spostandosi in modo da poter guardare la scena direttamente, invece che attraverso lo schermo del monitor.
Anche Garrus si alzò e gli andò vicino, fissando la sagoma di quella donna che non sapeva quando avrebbe potuto riabbracciare. La vide accomodarsi rigidamente nel veicolo militare, posteggiato vicino alla banchina, che partì subito dopo, senza che lei avesse voltato una sola volta la testa per guardare la sua nave, perché quella visione le avrebbe spezzato il cuore.
- Bastardi figli di puttana - ripeté Joker asciugandosi un occhio con la manica dell'uniforme.
- Almeno ci permetteranno di farle visita, secondo te? - chiese poi spostando lo sguardo sul turian.
- No. E' escluso – rispose Garrus scuotendo il capo - Sono giorni che cerco un modo, ma non le permetteranno di vedere nessuno. Neppure Anderson o Hackett.
- Merda! Vorrei poter fare qualcosa per il comandante...
- Qualcosa possiamo farla. Tu occupati della nave. Sai quanto ci tiene...
- E tu cosa farai adesso?
- Andrò su Palaven a far capire alla mia gente che i Razziatori stanno arrivando e che dobbiamo prepararci alla guerra. Suppongo che mi toccherà parlare con mio padre, ma per Shepard posso fare questo e altro.


Nota
Questo capitolo segna la fine di questa prima storia. Spero che vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato le modifiche apportate rispetto alla stesura originaria. Sono passata dagli 11 capitoli di partenza agli attuali 18 e ho corretto e modificato più o meno pesantemente tutto quanto avevo pubblicato. Se troverete un po' di tempo per scrivere le vostre impressioni ne sarò felice.
Mi servirà tempo per correggere la prossima storia ma, quando lo farò, metterò un asterisco all'inizio e alla fine del titolo dei diversi capitoli e li numererò, così come ho fatto qui. Non sono ancora sicura se inserirò qualche capitolo inedito, ma credo di sì perché vorrei iniziare con Garrus che organizza la resistenza su Palaven e vorrei dare più spazio a qualche altro membro dell'equipaggio della Normandy. Ovviamente sarei davvero molto felice di poter ricevere qualche suggerimento da parte vostra, che mi avete sostenuto sempre con dedizione e affetto.
Un sincero grazie di cuore a tutti voi.
  
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