[1/5]
Changmin
Untitled thougths part. 1
- to die, to sleep, to dream -
Changmin non aveva mai pensato di diventare
un cantante: all'età di dieci anni qualcuno aveva già deciso per lui e la
possibilità di riflettere, di scegliere, di cercare la sua strada nel mondo,
non l'aveva mai avuta.
Aveva accettato un futuro che non sentiva
suo, forse per compassione di quella madre che lo pregava in ginocchio,
assicurandogli il successo, forse perchè i compagni intorno a lui sembravano
cosi felici di intraprendere quel cammino che un po' la invidiava quella
sincera aspettativa; e così, senza soffermarsi troppo, cominciò a percorrere
quella strada dai confini già segnati, seguendo le orme di qualcun'altro,
nonostante l'orizzonte apparisse ancora sfocato e il ragazzo si ripromise di
disegnarne lui stesso le forme, sebbene arte non fosse mai stata la sua materia
prediletta.
Changmin impara poco a poco, e col tempo si
ritrova ad apprezzare quella voce soave che esce melodiosa dalle sue labbra,
quella a cui non aveva mai dato molta importanza, ma che ora incanta le
orecchie e il cuore di milioni di persone. Impara il significato di lavoro,
resistenza, dolore, cerca sul vocabolario le parole che non ricorda o che non
ha mai saputo e chiede spiegazioni su quelle che anche dopo una definizione non
riesce ancora a comprendere; è quello che accade con 'sogno', le sopracciglia
si inarcano e sul volto si dipinge un'espressione spaesata, confusa, fino a
quando una mano familiare gli accarezza la spalla e una voce dolce gli svela il
più ovvio dei segreti
Ma quando Changmin inizia a sognare il
mondo intorno a lui decide che è troppo tardi e gli si rivolta contro
all'improvviso. Gli strappa di dosso la gioia di vivere e quelle emozioni che
aveva appena scoperto, lasciandogli solamente incertezze e una cascata infinita
di lacrime trasparenti.
Changmin ha perso il suo 'manuale
d'istruzione per la vita' e dopo mesi deve ancora ripetersi di non guardare
indietro, che è troppo doloroso e lui non ha più voglia di soffrire; si appunta
su un nuovo quaderno le cose da non fare, quelle pericolose, quelle che
rischiano di mandarlo in frantumi, eppure i ricordi tornano da soli, contro il
suo volere; si morde il labbro cercando di resistere, ma i demoni sigillati
nella sua memoria sono troppo forti, e si uccide, Changmin, il ragazzino che si
fingeva un adulto, tra le onde del passato, in un baratro cosi profondo che
nemmeno i raggi del sole riescono a raggiungere.
Il colore scuro lo spaventa e non riesce a
dare un nome a quella paura che gli divora l'anima; cerca uno spiraglio di
luce, un soffio da seguire per uscire dalla disperazione in cui è caduto.
Ma nel buio della solitudine le lucciole
non brillano.