Capitolo 1: Adozione
"Nello
stesso momento in cui decidiamo di salvare una vita ne diventiamo i
responsabili"
Era
ciò che credevo a quel tempo e ne sono tutt'ora convinta.
“Voglio morire” fu l’unico pensiero
che il suo misero cervello tremante riuscì a formulare. Nessun attaccamento
alla vita, niente. Solo “Voglio morire”. E quando sentì che il suo respiro si
faceva irregolare, e che il suo cuore iniziava a perdere colpi, sorrise.
Non amava la vita. Non la sua.
Dalil
lo seguiva a ruota: se avesse avuto i muscoli della faccia avrebbe assunto un’ espressione
preoccupata. I passi di Kodoku- lo shinigami che le stava davanti- si erano fatti corti: sembrava
quasi che si stesse fermando.
Così lei si alzò lievemente dal
pavimento, per osservare la scena che il suo amico contemplava inorridito.
Una ragazzina umana. Gli occhi quasi
bianchi e il sangue che sgorgava copioso da una ferita in mezzo al petto. Non
le rimanevano che pochi minuti.
Kodoku allungò una mano e accarezzò lievemente il viso della
femmina, che girò i suoi occhi verso di loro. Non avrebbe saputo dire se poteva
vederli o meno.
- Non fare sciocchezze – ringhiò Dalil – Noi non dobbiamo intervenire nei problemi degli
umani. È stato deciso che oggi questa ragazza deve morire. –
- Non sarebbe la prima volta che
interveniamo sulla sua durata vitale – replicò acido.
- Dannazione! Siamo shinigami! Dobbiamo cibarci di loro, non farli vivere più a
lungo –
- Ma se è possibile, se c’è un modo
per farlo, perché lasciarli morire… lei è così giovane… sua madre non avrebbe voluto. –
- Non farlo. –
- Io devo…
glielo devo, per colpa mia lei… -
- Prima o poi morirà, cosa cambia se
la salvi adesso? Non la farai vivere in eterno! E poi…
tu… -
- Abbiamo ucciso molte persone, Dalil. Abbiamo vissuto per ucciderle, voglio almeno
redimermi un po’. –
Si avvicinò alla ragazza.
- Vivi e sii felice. –
Furono
le sue ultime parole.
Sbuffò per l’ennesima volta.
-
Che noia che sei! – esclamò.
Dalil fissò per lungo tempo la ragazza. Si mosse in
direzione della parete ma i gioielli che portava addosso tintinnarono.
-
Dove pensi di andare? –
-
… –
-
Rispondi almeno! Perché io devo starmene qui, a far niente? – si buttò sul
letto.
-
Non è colpa mia, Hikaru. – si difese lo shinigami.
-
Lo so, ma potresti cercare di iniziare un discorso, almeno? Non ce la faccio
più! – disse iniziando a lanciare pugni contro il cuscino. I giorni nei quali
non doveva andare a scuola era costretta a rimanere nella sua stanza, il che non
era per niente entusiasmante. Soprattutto se come compagnia hai solo un dio
della morte che odia gli umani e che, molto probabilmente, non vede l’ora di
ucciderti per tornarsene al suo famigerato mondo.
La cosa peggiore era che questa situazione andava avanti da cinque anni.
-
Perché non usi il Death Note? –
-
Accidenti… siamo messe proprio male, eh Dalil? –
-
Perché? –
-
Il nostro unico argomento di discussione è un quaderno omicida…
non è una cosa positiva! Non è che conosci argomenti più ameni? –
-
No. – risposta secca e diretta.
Sbuffò, un’altra volta.
-
Non sono così pazza da andare in giro ad ammazzare gente, e poi…
-
Dalil aspettò pazientemente che la ragazza trovasse
le parole. Qualche volta Hikaru si perdeva: sembrava
quasi che si fosse addormentata, in verità stava solo pensando.
-
Uccidere qualcuno non è uno scherzo, così come allungargli la vita. Un potere
del genere lo userei per proteggere. –
-
Non capisco. -
Hikaru si sedette sul letto e si grattò la testa.
-
Nemmeno io… eh eh! Ma credo
che non lo userei per salvare me stessa, ma per aiutare qualcun altro. Dopotutto
questo potere mi è stato dato da qualcuno che voleva salvarmi. –
Dalil annuì.
-
Non hai paura di morire? –
-
Non hai paura di vivere in eterno? –
-
In che senso? –
-Noi
esseri umani temiamo la morte perché ciò delimita la fine della nostra vita, ma
voi shinigami che vivete in eterno…
ecco… non avete paura dell’eternità? –
-
Non è quello il più grande desiderio della tua civiltà? –
-
Lo è. Ma a me fa uno strano effetto prendere in considerazione una vita eterna;
piacerebbe una vita lunga, ma non per sempre. –
-
Non hai, quindi, paura di morire? –
-
Più o meno… diciamo che ho solo una gran paura di
morire troppo presto e da sola. –
Lo shinigami annuì di nuovo.
Bussarono alla porta.
-
Arrivo subito – disse Hikaru mentre metteva i suoi
piccoli piedi nelle scarpe. Aprì la porta e si sentì tirare per il polso: ovviamente
era una delle tante monache che si trovavano in girò per l'orfanotrofio.
-
Sorridi.- le ordinò – Ho il piacere di annunciarti che sei stata adottata da
questa gentile coppia di signori. –
Si sentì mancare il terreno sotto i piedi: dopo anni, tanti anni di attesa, finalmente…
Sopra la testa del capo famiglia lesse la scritta: “Soichiro
Yagami”
“Mentre le campane annunciano l’inizio della mia fine,
sento il requiem invadere la chiesa… le tue mani
perdono consistenza… non volevo morire.”
Angolo di Hoshimi
Ecco il
primo capitolo di Netsuranari riscritto e rivisto… beh questo mi piace di più rispetto al primo che
avevo fatto XD spero che anche voi apprezziate!! Allora grazie mille a tutti
quelli che mi seguono, non so ancora quando riuscirò ad aggiornare, spero molto
presto!!!