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Autore: LittleWillow_    20/04/2015    1 recensioni
[Scritta per un prompt del Drabble weekend che mi chiedeva di descrivere lo stato d'animo di George mentre scriveva Something. Breve, brevissima OS]
"Quando scrivi l’ultima parola di “Something” forse non sai che sarà il tuo più grande successo con i Beatles, la tua prima canzone con I Beatles a classificarsi prima nelle classifiche americane, ma hai il netto, disturbante e angosciante presentimento che se è così che andrà, sarà anche la tua ultima canzone con i Beatles a diventarlo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quando scrivi con la tua calligrafia elegante la parola “Something” non sai ancora che quello che stai per scrivere diventerà la tua prima canzone con i Beatles a toccare la vetta delle classifiche americane. 
Senti le urla di John e Paul provenire dall’altra stanza, percepisci la pressante presenza di Yoko negli studi, hai impressi nella mente gli sguardi rassegnati e impotenti di Ringo e ti chiedi perché nessuno – nemmeno tu– abbia il coraggio di pronunciarla quella parola: fine. 
Non sapresti dire il momento in cui i Beatles hanno cessato di esistere e hanno cominciato a crearti più dolore che soddisfazione, forse nei momenti di rabbia – quelli in cui Paul legge i tuoi testi con quella patetica sufficienza e ti fa sentire piccolo, piccolo come eri all’inizio -   saresti capace di affermare che non sono mai esistiti e che hai sempre fatto parte del gruppo di sostegno di John e Paul,  ed in altri – quelli in cui Ringo ti rivolge una parola gentile o perfino Paul e John sono disposti a perdere un po’ di tempo con te - vuoi ancora illuderti anche tu che non sono mai finiti.
Ma è ancora fine tutto ciò che vedi e percepisci e non solo per i Beatles.
Sai perfettamente che anche questa sera quella solitudine  tornerà beffarda a farti compagnia, accompagnata da quella maledetta  sensazione di vuoto, di mancanza. Hai fatto di tutto per allontanarla, ma è una fredda costante per te e non è fra le braccia di Pattie che cercherai conforto, ma in una di quelle pillole. In fondo, è così che vi siete avvicinati tu e John, illudendovi a vicenda per qualche ora di avere fra le mani la felicità, quella felicità melliflua e bastarda che la droga è capace di garantirvi. Ma poi c’è la realtà, la realtà è la donna che ami e che ti ama  – o forse che hai amato e che ti ha amato - che ti urla contro di smetterla di farti del male, che ti dice che l’India ti ha cambiato perché anche lì, né lei né tu  siete abbastanza arditi da ammettere che non sei tu ad essere cambiato, ma siete voi ad essere cambiati e che le vostre vite stanno continuando a scorrere come due parallele, sempre vicine ma incapaci di incontrarsi. Sapete perfettamente entrambi  e siete pronti a rinfacciarvelo a vicenda alla prima litigata che mentre tu sogni la meditazione, qualcosa che ti salvi da quello strazio, lei sogna una vita felice accanto ad uno dei tuoi più cari amici.
 L’India ti ha conquistato poco a poco e poi tutto d’un colpo,  con i suoi profumi e i suoi odori,  e nemmeno suonando la chitarra ti sei mai sentito appagato come quando imbracci un sitar o mediti. Quando hai cominciato a comprendere e hai dovuto scendere a patti con il fatto che per diventare un grande sitarista avresti dovuto incominciare a praticare lo strumento almeno dieci anni prima, gli anni dei Beatles ti sono sembrati così inutili e sprecati.
 Dell’India hai parlato con gli occhi trasognanti  ed entusiasti a tua madre, cercando di ignorare quella voragine che ti si apriva nel petto nel guardarti attorno e realizzare di essere in una fottuta stanza d’ospedale dove è l’odore della morte a regnare sovrano e dove ti sei sentito così inutile e così impotente, e hai realizzato per la prima volta che non importava come ti chiamavi - se eri uno dei favolosi quattro o il fioraio di cui ti fermavi ad ammirare i fiori quando eri bambino - non avresti potuto comunque aiutare ed alleviare le sue sofferenze. La tua condizione agiata di beatle non era nulla nel grande cerchio delle cose ed è qaulcosa che ti ha scosso nel profondo.
Torni alla realtà quando senti le urla di John e Paul cessare, una porta sbattere, perché qualcuno si è stancato di far finta per troppo tempo che nulla fosse cambiato e che sia solo un periodo come vi ripetete da mesi ormai, ed è forse capace  di ammettere che ormai siete cresciuti in modo diverso con obbiettivi e aspirazioni diverse. Non siete più quei quattro ragazzini con quel caschetto buffo che volevano conquistare il mondo con la loro musica. John si sta avvicinando allo stile di Yoko, Paul comincia a nutrire il bisogno di più spazio, tu non sei più adatto al genere di musica che loro propongono – e forse non lo sei mai stato, pensi, mentre suoni il sitar – e Ringo non può fare nulla perché tutto ciò non accada. In fondo  è la vita: Infinite le scelte che avete preso e che prenderete, infinite sono quelle che vi siete lasciati e vi lascerete alle spalle.
Quando scrivi l’ultima parola di “Something” forse non sai che sarà il tuo più grande successo con i Beatles, la tua prima canzone con I Beatles a classificarsi prima nelle classifiche americane, ma hai il netto, disturbante e angosciante presentimento che se è così che andrà, sarà anche la tua ultima canzone con i Beatles a diventarlo.


Note dell'autrice
Eccomi qui, un'altra storiellina senza pretese su George. Mi è stato detto "Prova a scrivere come si sentiva George mentre scriveva Something",ed eccomi qui. :D
Vi annuncio di avere cominciato la stesura di una long, dedicata a George e alla sua dark sweet lady. Conto di pubblicare il primo capitolo per il 18 maggio, per il compleanno di Olivia,  anche se poi da qui al 18 maggio potrei aver già cancellato tutto in un attacco d'ansia, quindi, LOL.
Nulla, ringrazio per eventuali recensioni, grazie a chi scrive sempre (gnaw, grazie mille a Paperback White, su) queste mie cose non ben indefinite su George e a chi legge silenziosamente.
  
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