Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Ninfea Blu    21/04/2015    3 recensioni
Maya e Rei, due amiche che condividono lo stesso appartamento; dovrebbero avere una notevole confidenza, ma nel manga parlano poco o nulla di questioni fuori dalla recitazione. Qui ho immaginato un dialogo molto particolare tra le due... Chi è il misterioso ammiratore che manda a Maya le rose viola?
Rei, da ragazza sveglia quale è, nota certe coincidenze e ha un sospetto su chi possa essere...
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Maya Kitajima
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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rei

Le maledette coincidenze di Rei Aoki

 

 

 

 

 

La luce del sole tramontava filtrando dalle finestre e regalava una sfumatura rosso arancio alle pareti della camera. Nel salotto del piccolo appartamento che divideva ormai da qualche anno con l’amica Rei, Maya stava osservando l’ennesimo mazzo di rose violacee, portato dal signor Hijiri quella mattina.

 

Erano bellissime, come sempre.

Una meraviglia che la riempiva di orgoglio.

Bellissime e dense di tenero, profondo mistero.

Un mistero che ogni volta le faceva accelerare il cuore, e rinnovava quell’affetto e quell’ immensa gratitudine che sentiva crescere dentro di sé, per quel suo benefattore che continuava, purtroppo, a restare nell’ombra.

Le bastava guardare quei fiori stupendi per sentire di avere tutto il coraggio del mondo, per affrontare qualsiasi difficoltà a testa alta. Erano uno sprone potente, un incoraggiamento formidabile per la sua autostima, da sempre lacunosa e insufficiente. Se per una qualsiasi ragione, lui avesse smesso di inviarle quelle rose ne sarebbe rimasta afflitta, e di conseguenza sfiduciata.

All’improvviso, quando meno se lo sarebbe aspettato, Hijiri era arrivato presso il teatro all’aperto dove stavano allestendo Sogno di una notte di mezza estate, e le aveva detto che il misterioso donatore era ansioso di assistere allo spettacolo che si sarebbe tenuto nel parco di Tokyo tra una settimana.

L’idea che lui venisse a vederla recitare, le faceva tremare il cuore di profonda emozione, tutte le volte. Sembrava qualcosa di sciocco, addirittura puerile, essere tanto turbata per qualcuno che neppure si conosceva, ma era una cosa che non riusciva a evitare.

 

Dio, quanto avrebbe desiderato conoscerlo. Sapere chi era.

Ringraziarlo di persona per tutto il bene che le aveva fatto negli anni, era diventato un sogno, una speranza che coltivava nel cuore con amore. Quante volte aveva provato a immaginarselo.

Chi mai poteva essere? Che aspetto poteva avere?

Purtroppo non poteva fare domande neppure al signor Hijiri. Era il suo intermediario, attraverso cui poteva lasciargli dei messaggi, ma fin dall’inizio l’aveva pregata di non chiedergli nulla, perché aveva l’obbligo del silenzio e della riservatezza. Si era chiesta mille volte il motivo di tutto quel mistero, ma non riusciva proprio a immaginare quale ragione potesse esserci.

Con la sua immaginazione, negli anni gli aveva dato mille volti, pari solo alle sue mille maschere. Lo aveva cercato negli sguardi frettolosi e distratti delle persone mentre camminava per strada, immaginando che fosse l’estraneo assorto nella lettura del quotidiano che incontrava ogni mattina sulla metropolitana, oppure il signore di mezza età dall’ aspetto distinto che incrociava seduta in un cinema, o ancora il ragazzo gentile e affascinante che le apriva la porta di un negozio.

Un vecchietto ricco e un po’ eccentrico innamorato del teatro. Beh, ricco lo era di sicuro, visto il gran numero di regali, anche costosi, che le aveva fatto negli anni.

Un giovane di buona famiglia, dall’ aria intellettuale, uno studente universitario magari, con la passione per la recitazione.

Addirittura una donna.

Poteva essere una bizzarra filantropa, una ricca ereditiera amante della cultura e delle arti, che aveva preso a cuore la sua carriera.

O una semplice donna sposata e madre di famiglia, col sogno nel cassetto di calcare il palcoscenico, per vivere una vita diversa da quella ordinaria di tutti i giorni. Una donna che avrebbe potuto anche essere una come lei, se quelle rose, per una curiosa magia, non fossero comparse sulla sua strada come il segno benevolo lasciato da un angelo.

Questa ipotesi però si era rivelata la meno probabile, non soltanto perché una madre di famiglia, magari mantenuta dal marito, non avrebbe dilapidato tutte le sue sostanze per regalare rose rare e costose a una giovane attrice esordiente, ma soprattutto perché un giorno, il suo misterioso ammiratore, lei lo aveva incontrato in modo inaspettato e bizzarro. Nonostante questo, tuttora ignorava chi fosse.

 

“Maya, si può sapere a cosa stai pensando? È da un buon quarto d’ora che fissi quel mazzo di rose con aria seria e meditabonda…”

La voce dell’ amica Rei la raggiunse dalla cucina, dove la ragazza stava lavando i piatti. La bella androgina ora la osservava con un sorrisetto divertito, appoggiata allo stipite della porta, con uno strofinaccio in mano.

“Ancora lui, vero? È un pensiero fisso, ormai. Maya dovresti innamorarti di qualcuno che conosci sul serio, dico davvero.”

“Rei, ma che dici? Non sono mica innamorata!” esclamò, infuocandosi.

“Ah, no? Beh, dovresti vedere la faccia trasognata e paonazza che hai in questo momento.” La prese in giro Rei, che non prendeva troppo sul serio quella sua ultima affermazione. I sintomi c’erano tutti, e Rei era seriamente preoccupata al pensiero che dietro l’ ammiratore poteva nascondersi una persona sgradevole.

Maya sedette sul piccolo divano del soggiorno, gettando accanto a sé, la rivista di gossip e spettacolo che stava sfogliando senza troppa attenzione. Il vaso con le rose era poco distante posato su un ripiano, e faceva gran mostra di sé, in tutto il suo splendore; dentro il loro modesto appartamento, era un dettaglio che non passava certo inosservato, la cosa più appariscente che ci fosse.

“Rei, secondo te, chi potrebbe essere?”

Per un attimo, l’altra restò spiazzata dalla domanda. Ma comprese in fretta la direzione tracciata dai pensieri dell’amica.

“E come potrei saperlo, Maya?” Rispose con una noncurante alzata di spalle, e vide l’amica muoversi nervosa, e portare una gamba sotto di sé, assumendo una strana posizione sul morbido cuscino.

“Non ti sei fatta proprio nessuna idea? Un vago sospetto, magari…” chiese Maya speranzosa.

Era vero che non poteva chiedere nulla a Hijiri, né fare il suo nome con nessuno, ma poteva parlare dell’argomento con la sua amica, notoriamente un’ acuta osservatrice, più saggia e meno ingenua di lei su tante cose. Chissà che non avesse colto dettagli che le erano sfuggiti.

“Un sospetto, dici? Uhm, vediamo… - e parve riflettere su qualcosa, mentre la bella fronte liscia si corrugava alzando lievemente le sopracciglia. – Potrebbe essere qualcuno che in realtà conosciamo, magari uno dell’ambiente… una persona che lavora in ambito di spettacolo… un addetto ai lavori, insomma…”

Rei, da ragazza sveglia qual’ era, un fondato sospetto su chi potesse essere davvero l’ammiratore segreto di Maya, lo aveva. Ma le bastava pensare alla sua reazione drammatica a una simile rivelazione, per scoraggiarsi di fronte alla possibilità di poterglielo suggerire.

“Un regista, o uno sceneggiatore, ad esempio?” domandò Maya, con curiosità.

“Potrebbe essere… no, forse no. Se fosse un regista che ammira tanto il tuo talento, ti avrebbe già contattata per proporti una parte.”

“Sì, forse hai ragione… magari sta aspettando che io maturi in ambito artistico…” valutò Maya tra sé e sé, portando il dito indice al mento e fissando le rose poco distanti.

“No, deve trattarsi di qualcun altro…- continuò Rei - una persona che ci mette i soldi, in probabile investitore…”

A quel punto, abbandonò lo stipite dove era rimasta ferma fino a quell’istante, e si mosse per andare a sedersi accanto alla piccola talentuosa amica.

“Maya, tu una volta mi hai detto di averlo incontrato; è accaduto in quella villa sul lago a Nagano, mentre provavi la parte di Hellen Keller, ricordi?”

Altroché se ricordava, il pensiero ancora la faceva fremere di intensa emozione e felicità. Era stata una sensazione travolgente. Dopo aver lasciato la villa, al ritorno a Tokyo per l’audizione, aveva raccontato a Rei di quell’abbraccio; non era proprio riuscita a tenerselo per sé.

“Non potrei mai scordarlo, Rei.” Confessò con un tremito incontrollabile nella voce.

“Dovresti pensare a quello che hai provato, alle sensazioni fisiche che hai percepito quando lo hai abbracciato. Potresti trovare degli indizi nel tuo ricordo.” Le suggerì Rei con calma.

“Ero bendata e avevo dei tappi nelle orecchie: ero praticamente cieca e sorda, proprio come Hellen.” Obiettò un poco scoraggiata.

“È vero, Maya. Ma avevi gli altri sensi, il tatto, l’olfatto… prova a pensarci. Il nostro corpo ha una memoria. Hai sicuramente percepito qualcosa che il tuo corpo ha registrato quando lo hai toccato…”

“Oh, Rei… Hai ragione! Perché non ci ho pensato prima? – Esclamò con euforia. – Quando mi ha abbracciato, stringendomi al suo corpo, ho capito che era molto alto, e forte. Ho sentito il petto ampio e robusto, la sensazione di calore e protezione…”

Meglio non pensare che era la stessa sensazione avvertita in un’altra circostanza, proprio tra le braccia dell’uomo più impensabile.

“Cos’altro Maya?” la incalzò l’amica con interesse.

“Aveva una rosa all’occhiello della giacca, mi sono punta con una spina, ne ho sentito il profumo… poi ne ho sentito un altro, più vago… il suo dopobarba forse… aveva un buon odore.”

“Dunque, possiamo dire quasi sicuramente che è un uomo. Ti è sembrato giovane o vecchio?”

“Non potrei dirlo con certezza… ma le sue mani le ho sentite: erano morbide e curate… forse è un uomo giovane…”

“E ricco… - aggiunse Rei – questo è sicuro, visti i regali costosi che si permette di farti: hai un guardaroba nuovo ad ogni cambio di stagione, e ha pagato la tua retta scolastica per anni. Senza dubbio è una persona agiata…”

In realtà, Rei girava attorno alla sua idea, insicura di come Maya potesse reagire alla sua azzardata tesi. Quindi procedeva con cautela, nel tentativo di portare l’ingenua amica nella direzione giusta, sperando di non creare troppa confusione nella sua testa e soprattutto nel suo cuore sensibile.

“Allora, abbiamo detto un uomo ricco, alto, probabilmente giovane, o forse maturo… hai detto che hai sentito il suo dopobarba: sapresti riconoscerlo? Magari lo avevi già sentito altre volte…”

Maya rise un po’ divertita.

“Oh, Rei, sei incredibile! Potresti fare l’investigatore privato…”

“Dai, sii seria e prova a rispondermi.”

“Ora che ci penso, aveva qualcosa di famigliare…”

“Sai Maya, io un’ ipotesi su chi possa essere il tuo misterioso ammiratore c’è l’avrei…”

“Davvero Rei?!”

La vide spalancare gli occhi e trattenere il fiato per l’aspettativa.

“Sì, ma… temo che non ti piacerà, Maya…”

“Oh, ti prego Rei, dimmi cosa pensi. Lo sai quanto è importante per me.”

Eppure Rei per qualche strano scrupolo, non si decideva. Esitava e sembrava davvero essere sulle spine, ma alla fine, con un sospiro raccolse tutto il suo coraggio e si decise.

“Conosco almeno una persona che di sicuro ha visto tutti i tuoi spettacoli, Maya, da Piccole Donne in poi, escludendo forse soltanto Sorriso di Pietra e i tuoi più recenti spettacoli scolastici… - iniziò senza fretta, scrutando l’ espressione attenta sul viso della giovane - inoltre sono sicura che ti abbia vista in Takekurabe, Cime tempestose e Anna dei Miracoli e ti ha seguita durante il tuo periodo televisivo e cinematografico…”

Ora Maya la guardava perplessa, e forse anche un poco allarmata.

“Di chi stai parlando Rei? È qualcuno che conosco? Un uomo che lavora nell’ambiente… sembra proprio… - Gli occhi di Maya si spalancarono meravigliati e increduli per un istante. - Rei?” la chiamò quasi senza voce.

“Hai capito di chi sto parlando, vero?” Le domandò l’altra con un filo di apprensione.

Maya restò immobile seduta al suo posto, le labbra socchiuse in un respiro trattenuto che non voleva uscire. Dopo un tempo che parve interminabile, solo un monosillabo, quasi sussurrato con terrore uscì dalle sue labbra.

No… No!! No, Rei! Non è possibile! Non stai pensando a…” strillò quasi in modo isterico, agitandosi sul divano e l’amica proseguì la frase per lei.

“Masumi Hayami… sì, Maya. Sto pensando proprio a lui.”

 

Un istante di silenzio congelò l’aria attorno a loro.

 

Poi Maya esplose.

 

“NOOO!

ASSOLUTAMENTE  NO!

NON  PUO’  ESSERE  LUI!

MASUMI HAYAMI NON  E’  IL MIO CARO AMMIRATORE! Quel cinico iettatore affarista senza scrupoli, interessato solo ai soldi e ai diritti della Dea Scarlatta!! No Rei, ti sbagli di grosso!”

 

Era saltata su dal divano come una furia e ora sovrastava Rei in tutta la sua… altezza!  L’amica rimase per un attimo paralizzata di fronte a quello scatto imprevisto e sorprendente. Ma era decisa a farla almeno ragionare. Non che lei avesse prove di quello che diceva, ma si fidava abbastanza del suo sesto senso, che raramente sbagliava.

“Maya per favore, calmati e stammi a sentire.”

Ma la ragazza non voleva proprio saperne.

“No! No! L’ammiratore non può essere Masumi Hayami! Ti dico che ti sbagli Rei!”

Scuoteva la testa energicamente agitando le mani aperte, e inveiva senza controllo, formulando tutta una serie di epiteti poco gentili nei confronti del giovane rampante presidente della Daito: farabutto, vile arrivista, odioso menager senza cuore, e via di seguito, un’ infinita colorita sequela di insulti. Era sorprendente quanto lo detestasse.

Rei lasciò che si sfogasse, poi riprese a parlare con pazienza.

“Come fai a essere così certa che non sia lui, Maya? Quell’uomo ha sempre manifestato di avere interesse per il tuo talento, davvero non lo hai capito? E corrisponde perfettamente alla descrizione; - continuò, elencando tutte le caratteristiche sulle dita di una mano - ricco, giovane e potente, un imprenditore legato al mondo del teatro, decisamente un addetto ai lavori, che ti segue a ogni spettacolo!”

“L’unico interesse che abbia mai avuto quel mascalzone è rovinarmi la carriera! Aspetta solo il momento che io fallisca…”

Rei sospirò un po’ esasperata.

Per quanto volesse bene a Maya, certe volte avrebbe voluto prenderla a schiaffi, soprattutto quando in maniera infantile, si ostinava a non voler capire quello che era evidente. E non era più una bambina, diamine!

“Oh, smettila Maya! Avevi firmato un contratto con la Daito e mi risulta che anche recentemente ti abbia proposto di tornare a lavorare nei suoi teatri. Quando sei caduta in disgrazia, dopo la morte di tua madre, lui è stato l’unico che ti abbia incoraggiata a non arrenderti, impugnando il contratto e obbligandoti a tornare sul palcoscenico. È venuto a prenderti lui, su quella spiaggia dove ti avevano abbandonata quei motociclisti ubriaconi. Ma ti ha lasciata andare quando lo hai voluto tu. Ti sembra l’atteggiamento di una persona che vuole il tuo male, o che non crede nelle tue potenzialità?”

“Eh??”

Ora Maya la guardava seria, le labbra serrate e i grandi occhi inquieti. Non ebbe più il coraggio ti interrompere l’amica; restò ad ascoltarla sempre più pensierosa e col cuore in subbuglio.

“Mi sono trovata qualche volta ad assistere ai vostri battibecchi. Beh, Maya, io non ho mai avuto l’impressione che quell’uomo volesse deriderti o umiliarti per il semplice gusto di farlo. Anzi, spesso mi pareva che volesse essere gentile con te, spronarti a fare meglio. Passa per cinico, ma dietro le sue azioni, anche le più banali, c’è sempre un motivo, e tu il più delle volte ne trai vantaggio. Anche recentemente, il consiglio che ci ha dato di far pagare il biglietto per la rappresentazione al parco, è stato un ottimo consiglio. È un nostro avversario, eppure ci ha aiutato, ci ha fatto pubblicità gratuita. Poi, quando arrivano le rose del misterioso ammiratore, guarda che caso, lui è nei paraggi, e questo è un dettaglio che ho notato spesso. Sa sempre tutto ciò che ti riguarda, ci hai fatto caso?”

“Beh, forse perché è il suo lavoro: quell’uomo sa sempre tutto di tutti…”

“Sì, certo, il suo lavoro… - si arrese rassegnata. - Voglio farti un altro esempio, che forse ti sarà più chiaro. Mi hai raccontato sorpresa di averlo incontrato alla presidenza della tua scuola, subito dopo la tua iscrizione…”

“Sì, e allora? La Daito faceva donazioni all’ istituto…”

“Quello stesso giorno, avevi ricevuto prima dell’inizio delle lezioni un mazzo di rose dall’ammiratore. Mi hai anche detto di aver visto una rosa purpurea sul sedile della sua auto… strane coincidenze?”

“Ma Rei, lui si era giustificato dicendo che erano le rose di un’ altra attrice!”

“Certo Maya, cosa avrebbe dovuto dirti, se intende restare anonimo?” le rispose con ovvietà.

Maya ora appariva più calma, ma aveva anche un’ aria affranta. Aveva abbassato il viso e steso le braccia lungo i fianchi come se fosse arresa.

“Oh Rei, io… io non so più cosa pensare. Quello che dici ha senso, lo capisco, però… Io non posso credere che Masumi Hayami sia il mio misterioso ammiratore delle rose purpuree. Mi sembra assurdo… e crudele.”

Le veniva voglia di piangere, ma non permise al nodo in gola di sciogliersi. Lo ricacciò indietro per soffocarlo, dandosi della stupida infantile. Le sembrava incredibile quello che le aveva detto Rei, uno scherzo atroce impossibile da prendere sul serio, eppure se si fosse fermata a riflettere, mettendo da parte la sua antipatia, avrebbe trovato qualcosa di vero in quelle parole, e l’idea la spaventava. Non era ancora pronta per accettarle. A riconoscere che in fondo, quell’uomo enigmatico e per certi versi indecifrabile, la affascinava.

Ma si fidava dell’amica, del suo giudizio.

Si fidava meno di sé stessa.

Rei la guardò con tenerezza, immaginando il suo sconforto. Tentò di mitigare l’inquietudine che la sconvolgeva, pentendosi un po’ di averle detto quello che pensava. Forse aveva sbagliato a essere così sincera, in fondo lei che ne sapeva di chi fosse davvero l’ammiratore delle rose purpuree?

“Senti Maya, la mia è solo una semplice ipotesi, magari pure sbagliata. In realtà, non so chi sia il tuo ammiratore. Potrei essere totalmente fuori strada, quindi non prendere per oro colato quello che ho detto. Io ho notato delle semplici coincidenze, che magari non sono altro che questo: banali coincidenze. Non lasciarti angustiare da questo. Non ho mica la verità in tasca!”

Rise tentando di sdrammatizzare l’atmosfera un po’ pesante calata tra loro. Anche Maya tentò di sorridere, ma lo fece in modo un po’ tirato. Solo una nottata di riposo le avrebbe fatto sbollire la tempesta di quella strana emozione.

 

Certamente Rei si sbaglia, pensò.

 

Ma oramai le aveva insinuato la pulce nell’orecchio, e quel dubbio non l’avrebbe mai lasciata indifferente; non avrebbe più guardato Masumi Hayami nello stesso modo, d’ora in avanti.

 

 

*****

 

 

 

 

Le rose arrivarono ancora.

Per Le due regine, lui  la elogiò per il ruolo della solare Ardis.

Ma prima del debutto, ci fu l’ennesimo battibecco con il presidente Hayami, che la giudicò inadatta a sostenere la parte della principessa radiosa e aggraziata, che portava il tepore della primavera sul gelido regno di Lastonia.

E lei, come al solito, si era offesa a morte.

Quanto era capace di irritarla, quell’uomo! Aveva la costante impressione che lo facesse apposta. Addirittura, che si divertisse a provocarla!

 

Al diavolo le tesi di Rei.

 

Le farò vedere io! Dovrà rimangiarsi tutto! Gli aveva strillato dietro, acida.

 

Non poteva essere lui, l’ammiratore. Se lo ripeteva in continuazione, quasi dovesse convincersi. Rei aveva preso un granchio grosso come una casa. Doveva essere così, per forza.

Poi, quell’invito a cena temuto e desiderato l’aveva travolta e delusa, quando lui non si era presentato, e al tavolo di quel ristorante, inaspettato e sconvolgente era comparso Hayami, … le strane maledette coincidenze di Rei.

Dove dovrebbe esserci l’ammiratore, c’è lui, non hai notato?

Il sospetto le era rimasto attaccato addosso come un virus fastidioso di cui non riusciva a liberarsi.

 

Quell’uomo giocava con lei in modo crudele, lo aveva fatto davanti a tutti, alla prima di Isadora. Quella umiliante sceneggiata aveva procurato una pubblicità spaventosa e inaspettata a lei e al geniale spettacolo di Kuronuma. Con curiosa ironia, la bizzarra teoria di Rei a cui si rifiutava di credere, prendeva forma, e di pari passo qualcosa nel suo animo andava allentandosi sempre più. Aveva parlato con la signorina Mizuki, e aveva ritrovato le identiche parole di Rei.

C’è sempre un motivo dietro le azioni del signor Hayami. Prova a rifletterci, e ci arriverai da sola, Maya.

 

La frase le era sembrata così enigmatica e inquietante.

Lei non si era mai fermata a riflettere.

Se lo avesse fatto almeno una volta in quei sette anni…

 

E adesso era lì, immobile, l’espressione sbigottita, il cuore martellante e arreso come dopo una folle corsa; guardava la sua schiena fasciata nella giacca scura elegante mentre si allontanava. Le pareva che ogni altra persona fosse scomparsa, e che attorno ci fosse solo buio, eppure la sala era molto ben illuminata. Non notò se qualche curioso stesse guardando i fiori viola rovinati sul pavimento.

Non se ne curò affatto.

 

Le aveva posato le mani eleganti sulle spalle esili, e si era congratulato con lei per il premio vinto per Lande dimenticate. E le aveva ricordato che ora l’aspettava la sfida più difficile: incarnare la Dea Scarlatta e confrontarsi con Hayumi.

Qualcuno era venuto a distrarla.

Un omaggio floreale per la signorina Maya Kitajima.

Le era bastato vedere il colore dei fiori per sentire un repentino istantaneo moto di gioia. Aveva letto il biglietto; la calligrafia famigliare le dava sempre una bella sensazione, come se la voce rassicurante di un amico le scaldasse il cuore.

 

- La sua ragazza lupo è stata indimenticabile. Mi sono profondamente commosso quando Jane diventa consapevole della sua umanità, e riconosce nel fazzoletto blu, l’odore di Stewart.

 

 

Il fazzoletto blu. Solo uno stupido dettaglio.

Il debutto di Lande dimenticate.

Solo lui ad assistere.

Quel fazzoletto usato un’ unica volta, che solo lui poteva aver visto; si era sorpresa perfino lei del suo gesto spontaneo, quando gli aveva asciugato i capelli chiari umidi di pioggia.

 

Lui aveva sfidato un tifone, per una ragazzina insignificante.

 

Perché Hayami-san?

Quante volte se lo era chiesto. Le coincidenze di Rei che tanto l’avevano intimorita, in un istante, smisero di essere coincidenze.

 

Tratteneva ancora il bigliettino appena letto tra le dita tremanti, quella preziosa calligrafia era elegante come le sue mani.

Quelle braccia l’avevano stretta. Ricordava la loro forza. Ora rammentava il vago odore del suo dopobarba famigliare. Il suoi sensi avevano registrato ogni sensazione corporea e tutto emerse alla superficie della mente con prepotenza, in un’istantanea dolorosa.

Lo guardava ancora, fermo vicino a un gruppo di persone; sorrideva in quel modo disarmante che aveva visto altre volte, che l’aveva sempre inspiegabilmente turbata.

Se lui ora, si fosse voltato a guardarla cosa avrebbe visto? Avrebbe indovinato il suo sgomento? Avrebbe capito si essersi tradito?

I petali violacei delle rose erano sparpagliati come gemme sul pavimento attorno ai suoi piedi. Se li avesse calpestati era sicura che avrebbero sanguinato. Forse, era precipitato a terra anche il suo cuore, abbattuto della verità che colpisce come il più secco degli schiaffi.

 

Lui  ora aveva un volto.

Lui  ora aveva un nome.

Lui  era proprio Masumi Hayami.

 

L’ammiratore non aveva più maschere.

 

E neanche lei.

 

 

 

Fine

 

 

 

   
 
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